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Correndo in tondo nel cortile durante l'ora d'aria o sul tapis roulant collocato nell'angusta cella Johann continua ad allenarsi anche se è chiuso in galera. Una volta tornato in libertà non perde di certo l'abitudine, tenendosi in forma in maniera sistematica per poi arrivare a vincere diverse maratone. La corsa non è il suo unico interesse, lo sono anche le rapine in banca, attraverso le quali trova il denaro necessario per vivere senza un lavoro. Corsa e rapine strettamente legate, le qualità podistiche infatti diventano fondamentali nel momento in cui l'uomo, a corto di mezzi di locomozione più veloci, deve fare affidamento sulle proprie gambe per sfuggire alla polizia. Personaggio stralunato, praticamente impenetrabile questo Johann, si concede solo in modo parziale alla bella Erika con la quale ha già avuto a che fare in passato. Difficile stabilire in quali termini, visto che del suo vissuto ci viene rivelato poco o nulla. Mentre il presente è fatto di tante giornate uguali, in cui rapine e allenamenti massacranti si susseguono a sottolineare una vera e propria ossessione deviata. Prima parte tutto sommato introduttiva e poco avvincente con approccio minimale nel descrivere una quotidianità quanto meno sui generis, seconda più articolata e scandita da un inseguimento, ovviamente asciugato delle tipiche esagerazioni da blockbuster. La glacialità e il mutismo del personaggio sono difficilmente sopportabili, arduo entrare in sintonia col suo pensiero da disadattato sociale che resta per lo più nebuloso. "The robber" è un po' piatto in partenza, decisamente meglio a seguire dove un pizzico di umanità riesce a far capolino. La storia è tratta dal romanzo di Martin Prinz a sua volta ispirato dalle reali vicende di Johann Kastenberger (alias Pump-gun Ronnie), ovvero il maratoneta-rapinatore.
Correre fino all'ultima briciola di energia. Il protagonista è una fortezza inespugnabile: solitario, metodico, non esiste nessun riferimento al suo passato nè alle motivazione di uno stile di vita votato al dinamismo. Una pulsione autodistruttiva che si nutre di adrenalina durante le rapine e sprigiona energia negli inseguimenti e nelle fughe dalla polizia e nelle gare di maratona dove è un eccellente atleta. Come una macchina che si è imposta un programma preciso va dritto per la sua strada sempre da solo, evitando qualsiasi rapporto con gli altri. Il regista si adegua perfettamente al carattere del suo personaggio. Una regia dinamica sempre incollata al suo personaggio, pronta cogliere i mutamenti di umore, fino alla fine del viaggio, momento bello dove la fortezza si scioglie e si scopre quel velo di rimpianto per non aver operato una scelta diversa. Un flm veramente interessante.
Per me un piccolo capolavoro. La trama che leggete qua sopra non rende l'idea, lo fa sembrare un filmetto scemo, quando invece i tormenti del protagonista che lo portano a un'infinita fuga da tutto e tutti, sono la perla dentro la cozza. Mi piacciono i personaggi inquieti, che ci posso far.
veramente un buon film, specie considerando che è ripreso da una storia vera, visto che mi aveva un po' deluso il finale; ma se così sono andate realmente le cose, niente da dire.
Sempre più legati ai dettami di un liguaggio cinematografico, il rapinatore è un'opera che ha padronanza del proprio stile registico. Minimale, silenzioso e il poco espressivo protagonista colgono facilmente l'attenzione, grazie ad un connubio di svolte inaspettate, inquadrature e buon ritmo. Semplice, ma personalmente un'ottima sorpresa.
Allenamento finalizzato al furto. Ne esce il ritratto di una persona malata, che lo fa più per bisogno patologico che per necessità concrete. Ben fatto. Silenzioso, furtivo, interessante.
Ispirato da eventi reali mi è sembrato un film interessante che stà più sulla parte del minimalismo con un personaggio alla fine insondabile.. Piaciuto il finale.