Una giovane coppia si reca in un'isola remota per mangiare in un ristorante esclusivo dove lo chef ha preparato un menu sontuoso, con alcune sorprese scioccanti.
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buona commedia nera grottesca, con una forte componenete surreale. divertente per tutto il tempo, l'unica cosa che stona un po' e' la stonatura della serata. il fatto che si offra allo spettatore la possibilita' di identificarsi con quella tona stonata. mentre tutti gli altri cadono sempre piu nel grottesco recitando la parte che e' stata loro scritta.
avrei preferito non ci fosse l'ultima mezz'ora moralizzantrice, ma dopotutto non sono io il regista.
Non mi ha convinto al cento per cento - anche perchè la sceneggiatura nel finale parte per la tangente e non torna più - ma per un'ora buona il film ha parecchie cose da dire, partendo dalla critica a questi presunti guru della cucina, innamorati di loro stessi e delle loro invenzioni culinarie spesso inaccessibili ai più e, di conseguenza, ai loro esaltati seguaci, incapaci ormai di stabilire cosa sia reale e cosa finto. C'è una bell'atmosfera quindi, a metà tra il grottesco e il thriller, ed il mistero su questa serata esclusiva viene alimentato a dovere. Poi come detto la pellicola scade nel finale, anche se resta nel complesso più che sufficiente. Nel cast spicca neanche a dirlo Ralph Fiennes, che come il vino migliora col tempo.
Un puntatone di "Hell's KitchenItalia" in salsa pulp,molto pulp,come quelle di Tarantino "sangue e merd@" per intenderci.Con dita mozzate,gente che si spara in bocca,forbiciate nelle gambe evitando l'arteria femorale per poter continuare il servizio per un menu' completo di commedia,thriller ed horror.Non ci si fa mancare un c@zzo di niente,"Si,chef !!"
Commedia tendente all'horror con una scrittura confusionaria e poco approfondita che trova nelle prestazioni degli attori ed in una fotografia interessante gli unici tratti positivi. Ottimo il doppiaggio.
Di questa commedia nera mi sono piaciuti: il taglio satirico, la regia controllata, il ritmo costante, e le interpretazioni. Non è certo nulla di memorabile ed è anche meno intelligente di ciò che vorrebbe essere, ma in definitiva resta un film interessante
Una pellicola grottesca che fa dei dialoghi la sua forza. Tutto è fine alla morale del film, dalla presentazione delle pietanze, dai dialoghi dei commensali, dalla fotografia pulitissima come un reality televisivo, alla stupidità di alcuni soggetti. Indubbiamente particolare come pellicola, ma come detto da altri prima di me, peccato per il finale.
Se proprio si vuole inquadrare The Menù in un genere direi decisamente la commedia nera. Curioso come siano usciti 3 film abbastanza in simultanea che propongono un medesimo spunto, cioè The Menu, Glass Onion e Triangle of Sadness. Contesto isolato, ricconi capitalisti e radical chic da sterminare. Questo film è speculare a Glass Onion, nel senso che in quest'ultimo sai cosa succede ma non conosci il colpevole, mentre qui il colpevole è in bella mostra ma non sai cosa succederà. Fiennes è il deus ex machina che dirige questa cena super esclusiva, super concenttuale in cui si ripercorre la sua personale frustrazione verso l'arte culinaria ed il deteriorarsi del rapporto fra cliente e chef. Domina la scena ed è realmente inquietante. La Joy invece è l'elemento estraneo al contesto, l'imprevisto che potrebbe far scardinare un meccanismo studiato meticolosamente. Tra una satira piuttosto evidente e l'inquietudine nel non sapere come si articolerà il gioco il film scorre piuttosto bene. Il finale è piuttosto pirotecnico ma non tanto sorprendente. Tuttavia è un finale logico dove è più importante non tanto la soluzione quanto come ci si arriva.
Sofisticata satira culinaria orchestrata dal pluristellato chef Julian Slowik, interpretato da un magistrale Ralph Fiennes che come il buon vino invecchiando migliora sempre più. Difficile inserire "The Menu" in un genere specifico che fa dell'originalità uno dei suoi punti di forza. Inizio molto avvincente con l'arrivo dei vari commensali nell'isola dove ha sede il ristorante così come la presentazione delle varie portate a base di gastronomia molecolare. Scesa di stile in qualche punto tra tutti la fuga all'interno dell'isola con lo staff che insegue gli ospiti. La Taylor-Joy, ospite inattesa ed estranea al ceto sociale degli altri commensali, crea un siparietto con il diabolico chef che è il punto cardine dell'intero film. La sospirata vendetta di chi non sa apprezzare il suo cibo ed alla fine la soluzione è nel cheeseburger... Hoult e Leguizamo recitano bene la parte macchiettistica a loro dedicata, la Taylor-Joy sempre più brava come attrice deve però rimettere su qualche chilo mangiando più hamburger poichè è diventata tutto naso ed ossa....
Protagonisti bravi Sviluppo storia ottimo sino al momento verità poi perde phatos sempre più. Si doveva oltrepassare la linea. Il messaggio alla superficialità è chiaro. Chiaro anche nel finale. Non a tutti però arriva. I misteri che via via prendono luce son ben posti. Avrei osato di più. Soprattutto perché avevi sotto mano l'attore che ha interpretato uno dei personaggi più maligni in Shindler's List, e qui lo ricordava parecchio. (ok era una mia sensazione).
Ottimo da seguire, capire, trama, e il messaggio se si ragiona arriva... Poteva essere di più.
Film che si può definire una critica alla borghesia e al consumo di cibo sempre più sofisticato, sotto veste di horror. Idea anche originale per certi versi, ma comunque realizzazione non proprio convincente. Non è da buttar via ma non mi ha esaltato. Comunque la protagonista femminile sembra finta, come se fosse fatta in CGI, ha una faccia veramente da videogioco.
Horror culinario che fa di trama e cast i suoi punti di forza The Menù è una piacevole variante gioco al massacro di altri film, meno efficaci. Qui invece, complice la sceneggiatura e soprattutto la produzione Adam McKay il film si rivela tutto sommato efficace. Non è tanto la critica alla RICCHEZZA come hanno fatto notare alcuni critici,ma l'esasperazione della superficialità e dell'ignoranza accompagnano tutti i protagonisti verso un esito scontato (forse). In tutto questo la sola Margot, una Anya come sempre pefetta ma senza fornzoli rimane l'outsider, a cui SOLO LO CHEF SLOWIC continua a ripetere "lei non dovrebbe essere qui". D'altronde essere li vuol dire far parte di quel mondo, a cui anche il suo accompagnatore Taylor sogna di appartenere soltanto perchè possiede un tipo particolare di attrezzo da cucina. Insomma certamente non c'entra niente con Glass Onion, anzi se ne discosta in maniera palese. A volte credo che alcuni critici non abbiano voglia di fare le recensioni una per una.
Film grottesco sorretto da un ottimo cast che impreziosisce l'idea del regista. Non è un genere che conosco e quindi ho pochi termini di paragone, posso dire che alcuni messaggi arrivano bene allo spettatore, altri magari meno, però si arriva con molta curiosità al finale, che conclude la vicenda in maniera chiara.
Diciamo che è un film che non riguarderei ma che mi sento di consigliare per l'originalità e le ottime interpretazioni, su tutti lo chef.
Distribuiti dalla Walt Disney Company, McKay e Ferrell si consorziano di nuovo per un'analisi dell'assoggettamento gerarchico com'in "FMJ" (Kubrick 1987) e sociale com'in "Il cuoco, il ladro, sua moglie e l'amante" (Greenaway 1989). Andrebbero ringraziati giusto per averci ricordato l'abisso fra la gloriosa stagione di quei drammi d'autore e questi surrogati sempr'annacquati dai sottogeneri della black comedy e del popcorn horror. "Una sorta di scuola epicurea". "No, bioma d'idee culinarie è meglio."
Satira grottesca molto interessante, nonostante qualche passaggio di sceneggiatura un po' debole verso il finale; probabilmente un regista con più personalità di Mylod ne avrebbe ricavato un film ancora migliore. Ma comunque il film graffia il giusto, e Fiennes e la Taylor-Joy sono strepitosi come sempre, praticamente fanno il film da soli (ma anche Hoult non sfigura affatto).
Una satira un po' malata (in parte parodia e in parte horror) sui programmi di cucina e sul mondo degli chef stellati, questo The Menu si è rivelato una grande sorpresa.
La chiave è stata sicuramente il cast: Ralph Fiennes in versione quasi-Voldemort col camice da chef, Anya Taylor-Joy che non importa cosa fa ma risulta sempre magnetica e Nicholas Hoult, con questo personaggio quasi fastidioso per quanto è ossessionato ma interpretato davvero bene.
Un film molto attuale, scorrevole e originale - che forse cade nel finale, con una conclusione un po' prevedibile e anche approssimativa - che però merita assolutamente la visione.
Pellicola particolare ed abbastanza originale a cavallo tra i generi... Ottimo il cast con un Ralph Fiennes istrionico, incisiva la critica sociale, ben estremizzata la tematica culinaria molto attuale e piacevoli le location. Un film che può dividere ed è giusto così.
La trama non è nulla di più semplice e il suo andamento attraverso i generi è altalenante, visivamente è perfettamente riuscito però a livello narrativo si perde un po' nella costruzione del climax finale, rifacendosi comunque sugli ottimi duetti della citata Anya a confronto con quel mostro d'attore (e in questo caso anche cuoco) che porta il nome di Ralph Fiennes, con questo non voglio dire che il cast di contorno non faccia il proprio lavoro: Leguizamo e Hoult fanno la loro bella figura in caratterizzazioni macchiettistiche assieme a Janet McTeer con la sua ipocrita/aulica critica culinaria e senza scordarsi della inquietantissima cuoca camerata invasata di Hong Chau. Ma fra tutti, come ho già detto, spicca il deviato chef santone (stile Manson) interpretato da Fiennes, che semplice la sola imposizione delle mani crea pathos tra dialoghi interessanti e sguardi che dire ambigui sarebbe poco. Fatto sta che la pellicola mischia, con metodo molto sicuro (un po' adagiato) e pragmatico, la moda dell'alta cucina con il genere survival a tinte horror e dal ritmo indubbiamente posto tra la commedia nera e il classico thriller.
Mi sono fatto grasse risate. Originale, da vedere però una volta sola. Poi ci sono Finnies e la Taylor-Joy... quest'ultima secondo me è dimagrita troppo, dovrebbe riprendere un pò di fisicità perchè gli occhi magnetici che ha perdono un pò su un viso da acciuga e un corpo a passerottino da modella.
così come la servile e totale devozione dello staff allo chef
mi han ricordato un po' il cinema orientale. L'idea, di suo non originalissima, è portata avanti in modo molto ben calibrato: il ritmo ed i cambi di registro non annoiano mai ed il film vola in un niente. Fiennes stratosferico, primeggia per bravura su tutto lo staff, reggono molto bene il ruolo anche la coppia Taylor-Joy e Hoult
bravissimo Hoult quando viene chiamato a cucinare... la sua mimica ed espressività cambiano completamente in pochi secondi, trasmettendo il crescendo di tensione
Non c'è un lieto fine, Taylor-Joy viene fatta andare perché non c'entra nulla nel piano di vendetta/riscatto personale della lucidissima ma totale follia dello chef..."é fuori posto" ribadisce più volte. Si poteva intuire che l'ultima portata sarebbe stata avvelenata... ma l'idea di incendiare tutto è ancora più grottesca e macabra mentre Taylor-Joy mangia il cheesburger sul motoscafo porta un impatto e un contrasto potentissimi
la critica alla società contemporanea del consumismo e dell'apparire é sottile ma tagliente e ferocissima: esempio emblematico tra le tante stoccate disseminate nel film, il tipo che ha mangiato dallo chef ben 11 volte ma non ricorda neanche una portata
L'idea è buona, discretamente originale, molti interpreti eccellenti (gli occhi della Taylor-Joy bucano lo schermo), ma il tutto sembra sconclusionato, è il caso di dire nè carne nè pesce. Accettabile ma nulla di più.
Raffinata black comedy prodotta da Adam McKay, regista del kolossal Don't Look Up dello scorso anno, e che esattamente come il precedente film ha diversi pregi: il suo concept unico, l'originale sceneggiatura che riesce efficacemente a mescolare dramma ed umorismo dark e la caratterizzazione riuscita dei personaggi grazie anche alle abilità recitative degli attori (in particolare ho adorato Nicholas Hoult nella parte dello "*******", ruolo che ben gli si addice a quanto pare dopo la brillante prova in The Great).
Può non piacere (in alcuni momenti in effetti vira sul grottesco e sfiora il surreale) ma la visione di questo film è un'esperienza unica, non ne esistono altri simili a questo.
Non sarà l'horror del secolo, ma è certamente il film più esilarante della stagione. Non va minimizzato viste le sue molteplici velleità, ma neanche preso troppo sul serio. Forma una Triade con i marines al Car di "Full Metal Jacket" e la dura escalation artistica del jazz di "Whiplash". Poi facile citare Bunuel, e raccontando un Rito cfr. L'Integralismo dei Gourmet - a proposito quanto avranno speso?!?! - lo script è interessante sulla carta, i dialoghi fanno pena e non tutte le vittime o i carnefici sono credibili. In realtà domina alla grande un Ralph Fiennes più diabolico che mai, regge la parte fino a rendere efficace ogni nonsense legato alla sua comprovata follia. Ripeto, se non si prende davvero sul serio, tra echi di Hitchcock (appunto, lo Chef alla Norman Bates) e Black comedy, il divertimento è assicurato. Fin troppo scoperto però il rimando a "10 piccoli indiani" di Agata Christie, specialmente quando vengono messi alla berlina riferimenti delle "vittime" alla loro vita privata. Il miglior comprimario alla fine mi sembra proprio l'"esperta" con le sue elucubratorie giustificazioni da Stella Michelin. Tutto sommato un divertissment spassoso, ecco