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Che delusione, questa sarebbe una biografia sugli undic'anni di imprese politiche e rivoluzionarie dell'era thatcheriana in Inghilterra? Ci vuole almeno mezz'ora per entrare nel vivo delle vicende e tutto il film risulta frammentario, poco entusiasmante e spesso non si capisce dove sta la realtà dall'allucinazione, visto che la vecchia Thatcher ne soffriva. Non capisco proprio perché siano state fatte scelte registiche di questo tipo: se voleva essere un ritratto femminista, allora è scadente anche sotto questo punto. La Streep ovviamente ci mette il meglio di sé nella caratterizzazione del personaggio, ma non mi è sembrato nemmeno il suo ruolo migliore, poi mi è curioso notare che molto del resto del cast sia stato presente successivamente in the Crown: la regina Olivia Colman qui interpreta la figlia della Thatcher; mentre Pip Torrens, il Tommy Lascelles di The Crown qui interpreta il conservatore Ian Gilmour. Tornando alla biografia della Lady di ferro, per me con questo film non c'è stata giustizia, non accende l'interesse e si arriva al finale pensando 'tutto qua?', si poteva fare di meglio.
Vita e miracoli di Margaret Thatcher in questo film agiografico e ridicolmente femminista. Ritratto della Lady di ferro, dura e determinata, peccato che la parte politica è lasciata quasi in secondo piano. Sembra quasi che la cara Margaret, la figlia del droghiere, alfiere del neoliberismo in Europa, abbia ideato da sé le sue politiche antisindacali di deregolamentazione del marcalo del lavoro, magari colloquiando con un altro neoliberista come Ronald Regan, anch'egli non certo la mente del progetto neoliberista. Un film bruttino in cui spicca l'ottima interpretazione di Meryl Streep, ma non basta per risollevare questa specie di spot di regime. Bocciato.
Un biopic veramente brutto e di una banalità sconcertante. Raccontare la storia della Thatcher in questo modo molto americano trasformando la figura della lady di ferro in una sorta di dea è un crimine. Il lato politico è messo in secondo piano e trattato in modo molto superficiale e il tentativo da parte della Llyod di impietosire lo spettatore facendogli ricordare continuamente la malattia della Thatcher evidenzia anche la mancanza di voglia di creare qualcosa di serio. Inoltre l'apparazione del fantasma del marito tecnica già vista in passato nel sopravvalutato A Beatiful Mind lascia indifferenti.
Raccontare la complessa figura di Margaret Thatcher in questo modo è stata una scelta ridicola e pretenziosa; perchè, di fatto, un film del genere non racconta nulla di questo controverso primo ministro. Che la si ami o la si odi, la Thatcher meritava ben altro tipo di rappresentazione, che non affondasse i suoi cardini nella vecchiaia e nella malattia, ma in quel decenio che, nel bene o nel male, ha cambiato il volto dell'Inghilterra. Tutto ciò nulla toglie alla comunque otiima interpretazione della Streep, che rimane l'unica qualità id questa malriuscita pellicola.
Approfittando della morte dell'ex primo ministro avvenuta ieri, commento questa scialba opera che non rende omaggio a un personaggio così controverso.La Lloyd alza il tiro dopo il successo al botteghino del musical d'esordio, ove però vantava anni e anni di riproposizioni a teatro, insomma era più facile fare centro che sbagliare. Qui commissionata dalla Streep, si trova mossa come un ventriloquo incapace di prendere le redini di una regia così ambiziosa, un'opera che aveva lo scopo di fare da trait d'union con gli ultimi biopic britannici sui monarchi che furono. La Lloyd non riesce a tenere a bada il suo eco femminista e dunque si concentra ad evidenziare l'inusuale presenza femminile in un contesto maschile (e maschilista), spinge su una caratterizzazione rigida, decisionale ma non spiega la genesi di tali scelte antipopolari (Il film è come una lezione di storia insegnata da un approssimativo maestro, mera memorizzazione con nessun punto di riferimento umano) nel suo governo che l'hanno resa alienata ai colleghi e alla sua fazione, rimanda ad una ottuagenaria senilità redenta.Mostra ma non spiega, vorrebbe ma non può.. mancano troppi passaggi, troppi episodi omessi, giustamente imputata di manierismo, monopolizza sulla Streep (che ovviamente per lei è come nuotare nel latte) a discapito di eventi abbozzati (come le Falkland) o proprio saltati insomma non risulta neanche un' amara meditazione sull'utilizzo del potere.
Male, molto male. le scelte della regista non hanno portato ad un quadro biografico completo e appagante per lo spettatore, ma ad un ritrattino da due soldi, poco preciso e superficiale, a tratti banale ed irritante.la scelta di raccontare il tutto tramite flashback dell'ormai anziana e malata thatcher risulta penosa e poco funzionale, per non parlare dell'inventata presenza del defunto marito come fantasma durante gli anni senili della stessa, cosa che tra l'altro sembra aver interessato più del lato politico della vicenda la regista, visto che su questa artificiosa macchinazione pare incentrare l'intero film. per quanto riguarda meryl streep, mi dispiace dire che non ho apprezzato particolarmente neppure la sua interpretazione: troppo macchiettistica, univocamente indirizzata verso una lady veramente e solo "di ferro", dal principio alla fine( esclusi gli anni della malattia naturalmente).mi è parso anche poco sentita. Male, molto male.
"C'era una volta in Inghilterra negli anni 70 l'avvento di una crisi economica. In seguito la Thatcher ballò con Reagan e tutto andò a posto. Vissero felici e contenti... ma con i figli indebitati"
In un paio di minuti, questo è come stato trattato uno dei temi più importanti, che si riflette tutt'oggi nella crisi che stiamo affrontando. O forse, ironicamente, il problema finanziario di oggi è che il primo ministro Cameron è uomo, quindi non balla con Obama.
Guardando questo film otteniamo qualche certezza: - Il mondo cinematografico, anch'esso!, è privato dalla libertà su certi temi di divulgare informazioni esaustive e complete - Gli spettatori ottengono solo le briciole dalle lobby sempre più omessive e potenti
"The Iron Lady" è talmente ben confezionato, che la peggior critica è la superficialità. Non ci fa riflettere su fatti importanti. L'emancipazione della donna è ben messa in mostra, ormai cosa Quasi acquisita ( in occidente) anche culturalmente. La curiosità più attraente è invece osservare cosa è stato omesso. La politica economica della Thatcher, con Reagan, ha deregolamentato il mercato mondiale, il "Big Bang" del 1986. Desidero evidenziare la parola deregolamentare, e non regolamentare, dando pieni poteri ai finanzieri e investitori. Ovvero la nascita del capitalismo odierno, come lo conosciamo oggi. Hanno spianato la strada a dei carnefici che man mano hanno modellato il capitalismo a loro immagine e somiglianza; avido e prepotente, seguendo le dottrine keynesiane, il quasi fondatore del mondo capitalistico moderno. Di passo in passo dottrine deregolamentate. Keynes si rivolterebbe nella tomba, se vedesse quale piega ha preso il suo processo di capitalismo Regolamentato. La Thatcher e Reagan rimangono ingranaggi di un sistema a pressione completamente neoliberista, probabilmente nato negli anni 50. Due persone che per quanto brillanti, non potevano avere la visione completa di un mondo economico complicato e in formentazione, ma prendendone le responsabilità di decisioni altrui. Burattini, ma di chi? Probabilmente del più potente, ricco, antidemocratico, e silenzioso quartiere centrale di Londra, dove stanno le più grandi banche mondiali: La city di Londra. Nel parlamento inglese hanno accesso solo i parlamentari, ma la city possiede un portavoce addirittura in quest'ultimo; il remembracer (mai inquadrato nel film), che ricorda e non lascia oltrepassare i limiti del loro mondo finanziario. Un tabù nel cinema, vista la potenza delle sua ragnatela distribuita su tutti i paradisi fiscali del commonwealth (cayman, jersey, bahamas, isola di man....ecc), utilizzata dalle maggiori multinazionali (da segnalare che appaiono nella lista bianca dell'ocse, è il più grande inganno legalizzato che potessero creare). Se tutti quei soldi evasi dal fisco rientrassero nel "giro onesto", oltre ad ottenere un disequilibrio iniziale, la crisi e i piani di austerità sarebbero finiti.
Sui tre mandati della Thatcher, la politica economica è stata una delle tappe fondamentali. Nel film totalmente omessa. Tutto il passaggio dalla nazionalizzazione alla privatizzazione, poco niente. Il problemi dell'industria manifatturiera, poco niente. (trattata in We want sex) In cambio avremo delle immagini storiche di gente che non si sa bene per qual motivo di disoccupazione, protesta e sfida la polizia. Lo spazio per gli attentati irlandesi è paradossalmente più lungo, rispetto alle spiegazione della vita sociopolitica. È ridicolo. Come anche il fatto che l'Argentina si sveglia un mattino e invade le Falkland. E guerra fu. Non parlano del motivo per cui gli argentini e inglesi si contendono il territorio. Un invasione senza motivo, la cui risposta inglese è onorata da un imperiale e patetico discorso di umiltà, forza, e coraggio. La verità è che il petrolio nelle isole possiede un valore immenso, inoltre le Falkland offrono ai Britannici quel vantaggio come lo sono le isole Cayman; un paradiso fiscale. Tornando al film, il lato migliore rimane quello registico che presenta scenografie tipicamente britanniche, e una serie di molteplici flashback che danno almeno vivacità alla visione. Questo per ovviare alla superficialità, notata da tutti, nel trattare un personaggio tanto importante. La differenza con Clint Eastwood e il suo, per certi versi, altrettanto scomodo personaggio J. Edgar Hoover è evidente. Il confronto con "Gli intrighi del potere" o "JFK" risulta inverosimile, eppure i temi son quelli. Ripeto ri-di-co-lo.
Insomma tra il 10 di downing street, il Westminster, e la Regina c'è un insidia che malgrado l'onnipresenza mediatica, rimane celata ancora nell'ombra, oltre che a rispecchiarsi negativamente la trasparenza del film, gestisce quello che è probabilmente il più grande traffico, soprattutto intoccabile, di denaro fuori bilancio. Lo stesso fuori bilancio che fece entrare nell'UE, e poi cadere, la Grecia. E ancora, lo stesso fuori bilancio che si trovava nelle banche americane a Londra durante lo scandalo dei subprime del 2008. Fuori Bilancio a cui noi, popolo, dobbiamo ovviare con i piani di austerità.
Il voto è un 1 simbolico. Giocando di parole, il film soffre di tacerismo, invece che di Thatcherismo. Trattare gli spettatori in questo modo è come renderli dei deficienti, e sapere a priopri che sono già diventati degli ignoranti. Ho messo nel commento tante informazioni, sperando che qualcuno legga, possa approfondire, e anche correggere.
Il cinema è la settima arte, ed è cultura. Queste sottigliezze di superficialità, son appositamente create per dimenticare la Storia, dandone un fine giustificativo e patriottico. Grazie, ma non ne avevamo bisogno.
Ho visto il film senza aver letto alcun commento e, come tutti, mi aspettavo una biografia socio-politica della Tatcher, cosa per altro ovvia, visto che stiamo parlando di un grande ex politico. E invece il film è interamente concentrato sulla malattia dell'ormai quasi 90enne Margareth, cioè l'Alzahimer e ci propina un idilliaco (e inventato) rapporto fra lei e l'allucinazione del marito defunto. In poche parole, e come già evidenziato da altri utenti, questo non è un film biografico ma un opera di fantasia su un personaggio storico. Perchè? Perchè gli autori hanno preferito questa scappatoia anzichè concentrarsi sul lato politico, che fra l'altro è descritto in modo molto sommario e del tutto insufficiente tramite flashback? Perchè fare un film con pretese storiche e biografiche e poi creare confusione fra realta e invenzione?
Devo dire che non me lo aspettavo e di conseguenza la visione del film è risultata noiosa e addirittura fastidiosa, soprattutto dal secondo tempo, cioè dal momento in cui è apparso chiaro quale fosse la strada scelta dalla regista e dagli sceneggiatori.
Davvero un peccato, perchè l'interpretazione della Streep è stata davvero unica e sublime, ma non basta per risollevare le sorti di un lungometraggio sbagliato in partenza.
Se avete intenzione di guardare questo film, fatelo coscienti che non vi verrà spiegato molto di chi è stata la Tatcher per l'Inghilterra e per l'Europa, nel bene e nel male. Nella vostra mente cambiate anche il titolo: non "The Iron Lady", che non è per nulla azzeccato visto che lascia presupporre un altro tipo di film, ma intitolatelo "Dolce vecchietta alle prese con l'alzahimer", perchè purtroppo solo di questo si tratta.
No, così non mi piace: le imitazioni non mi sono mai andate giù e non capisco perchè ci ricasco sempre. Torniamo al diavolo e ai suoi Prada e non osanniamola sempre.
Vado controcorrente ma questo film non mi è piaciuto. La Streep è bravissima, ma non ci azzecca molto nell'interpretazione di una donna politica. Ne esce Thatcher fin troppo perfetta, quasi una dea, sempre decisa e senza mai un segno di cedimento. Per quanto fosse la "lady di ferro" viene descritta quasi come una androide, senza mai l'ombra di un dubbio neanche nelle scelte più difficili... A poco serve vederla in età avanzata, ormai ridotta a uno straccio... Anzi, direi abbastanza inutile ai fini del film. Personalmente, non ha lasciato un segno.
Tanto di cappello alla Streep, alle sue capacità camaleontiche di attrice consumata, ma un film sulla Thatcher meritava un trattamento più approfondito, mentre vediamo in una successione di flashback l'ascesa di una donna in un mondo politico tutto al maschile, al suo carattere caparbio, alla sua figura quantomeno controversa (personalmente l'ho sempre detestata) tanto quanto le sue scelte di politica economica ed estera. Una figura ormai vecchia e decadente a causa della malattia alle prese con i fantasmi di quelle scelte così impopolari e il ruolo della guerra delle Falkland, decisivo alla sua rieliezione. Tanti spunti, tante occasioni per approfondire, considerata la tante carne al fuoco, ma rimane in superficie come un biopic sui generis. Un film con un soggetto simile come Nixon di Stone aveva ben altro spessore.
Meryl Streep è bravissima nella parte della Tatcher, anche Broadbent offre un'ottima interpretazione e il trucco è ben curato. Detto questo, il film è sprecato per gli attori, la storia si concentra troppo (e inutilmente) sul presente e passa in maniera esageratamente superficiale tutti gli eventi sociali e politici che hanno caratterizzato la storia della Tatcher. Le mie idee sono lontanissime dalle sue, ma un personaggio così importante della storia contemponea avrebbe meritato un approfondimento maggiore.
Ottima interpretazione della Streep (ma l'ho di gran lunga preferita ne "il dubbio", per rimanere ad una sua performance recente), con grande aiuto dei truccatori, sprecata in un film modesto.