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Buon documentario di Moore che affronta una tematica purtroppo ancora attuale,e cioé quella delle grandi compagnie che nonostante guadagnino miliardi delocalizzano in paesi dove il costo del lavoro è più basso per conseguire profitti ancora maggiori... Abbastanza interessante anche se in alcune parti (come succede in quasi tutte le pellicole di Moore) si scade un po troppo nella provocazione..... Vedibile,con tutti i suoi difetti risulta di gran lunga migliore degli ultimi lavori di questo regista.
Se Roger and me era la fotografia del disfacimento del tessuto economico di Flint, Big One allarga il discorso all'America centrando quel cortocircuito mentale delle corporation: si fanno enormi profitti, ma per poterne ottenere di più si delocalizzano le fabbriche in altri paesi con paghe da fame per poterne fare di più. E' oltre l'avidità, è follia pura quando un lavoratore di un'azienda deve aver paura anche quando le cose vanno bene. In queste condizioni paradossalmente si rischia il licenzamento e non oso pensare se le cose vanno male, mi viene da pensare ad impiccagioni di massa per i lavoratori. Il guaio è che il documentario di Moore tende ad eesere troppo frammentario e a divagare troppo, anche se la storia dei contributi elettorali all'inizio del film è da applausi. Se avesse avuto maggior linearità sarebbe stato certamente migliore.
Girando per piccole localita' Statunitensi per promuovere un suo libro Moore ne approfitta per parlare con chi,lavorando nelle grandi aziende milionarie,perde all'improvviso il lavoro! Il film è del '97 ma anche oggi risulta attuale e non solo in America... Non mancano alcuni eccessi sentimentali o inutili provocazioni come quando si tenta di dare una "pulita" a degli uffici... Comunque un documentario ben fatto che ci mette di fronte alla freddezza che hanno alcuni magnati...il signor "Nike" non ci fa una bella figura ma pare che a lui non freghi poi tanto...
Documentario di Michael Moore assolutamente da vedere. "The Big One" è l'occasione di denunciare le corporations che per restare competitivi, chiudono interi stabilimenti seppur da profitti milionari, con lo scopo di minimizzare i costi fissi traslocando dove la mano d'opera costa pochi cents; lasciando a terra migliaia di famiglie americane. E' l'opera in cui emerge su tutte la simpatia del carismatico e rassicurante autore/regista/intrattenitore di Flint. Peccato però che il libro che andava a promuovere - e il film è il documentario su quel tour - sia diventato un best-seller grazie ad una corporation, o che ad una scena di una donna disperata perché appena licenziata, ci sia montata proprio quella in cui apprende, esatasiato, gli eccellenti risultati delle vendite. Per ora tifo Moore, ma qualcosa che suona male lo sento.
Nato come un semplice documentario sul tour di presentazione di un libro di Michael Moore, diventa un atto d'accusa verso le grandi corporations ree di licenziamenti selvaggi, sfruttamento della manodopera etc. E' secondo me il migliore di Michael Moore.