the artist regia di Michel Hazanavicius Francia 2011
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the artist (2011)

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locandina del film THE ARTIST

Titolo Originale: THE ARTIST

RegiaMichel Hazanavicius

InterpretiJean Dujardin, Bérénice Bejo, John Goodman, James Cromwell, Missi Pyle, Penelope Ann Miller, Malcolm McDowell

Durata: h 1.40
NazionalitàFrancia 2011
Generesentimentale
Al cinema nel Dicembre 2011

•  Altri film di Michel Hazanavicius

Trama del film The artist

Hollywood 1927. Georges Valentin č un divo del cinema muto. La vita sembra sorridergli finché l'avvento del film sonori lo condannerŕ all'oblio. Peppy Miller, giovane comparsa, sta invece per esssere lanciata nel firmamento delle star. Il film racconta i loro destini incrociati.

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Voto Visitatori:   8,10 / 10 (164 voti)8,10Grafico
Miglior filmMiglior regia (Michel Hazanavicius)Miglior attore protagonista (Jean Dujardin)Migliori costumi (Mark Bridges)Migliore colonna sonora (Ludovic Bource)
VINCITORE DI 5 PREMI OSCAR:
Miglior film, Miglior regia (Michel Hazanavicius), Miglior attore protagonista (Jean Dujardin), Migliori costumi (Mark Bridges), Migliore colonna sonora (Ludovic Bource)
Miglior filmMigliore regiaMiglior attrice protagonista (Bérénice Bejo)Migliore fotografiaMigliore scenografiaMiglior colonna sonora
VINCITORE DI 6 PREMI CÉSAR:
Miglior film, Migliore regia, Miglior attrice protagonista (Bérénice Bejo), Migliore fotografia, Migliore scenografia, Miglior colonna sonora
Miglior film commedia o musicaleMiglior attore in un film commedia o musicale (Jean Dujardin)Miglior colonna sonora (Ludovic Bource)
VINCITORE DI 3 PREMI GOLDEN GLOBE:
Miglior film commedia o musicale, Miglior attore in un film commedia o musicale (Jean Dujardin), Miglior colonna sonora (Ludovic Bource)
Miglior attore (Jean Dujardin)
VINCITORE DI 1 PREMIO AL FESTIVAL DI CANNES:
Miglior attore (Jean Dujardin)
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Voti e commenti su The artist, 164 opinioni inserite

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carrie  @  27/02/2015 18:06:11
   5½ / 10
Sono profondamente delusa da questo film.
Premetto che amo charlie chaplin, il mio film preferito è luci della città.
Possiedo tutti i film di Chaplin e quindi sono un'amante del genere muto.
Sono contenta che un regista poco conosciuto abbia voluto fare un omaggio a questo grande genere di cinema, è ammirevole.
Ma dire che è un capolavoro è tanto. I capolavori ti sconvolgono. ..ti prendono emotivamente.
Questo film mi ha emozionato come una puntata di peppa pig che guarda mio figlio treenne.
Mi dispiace essere così cattiva, ma leggendo i vostri commenti prima della visione del film, pensavo di trovarmi davanti a qualcosa di unico.
L'ho trovato troppo pretenzioso e a tratti irritante, nonché veramente freddo!
Non mi è arrivato nulla al cuore...e i film muti fanno esattamente l'opposto, arrivano dritti all'anima e ti scuotono con forza lasciandoti nel limbo dell'emozione dopo la visione.
La colonna sonora aiuta molto in questo, ciò che in questa pellicola era piatta e ripetitiva.
La trama scialba, scontata. ..e già messa in scena molto meglio in viale del tramonto e luci della ribalta.
Bisognava trovare qualcosa di originale per perseguire questa nobile e bellissima idea del regista, per cui non me la sento di dargli la sufficienza.
Non me ne vogliate, ma non vorrei che qualcuno come me si trova davanti ai commenti da 9 e 10 che fanno credere di poter vedere qualcosa di unico se così non è.
Rispetto le altre opinioni ma mo sento delusa.
Gli attori bravi, jean dujardin davvero con una bella presenza scenica...ma non basta una bella faccia a lasciarmi nel cuore un'emozione sorprendente come il cinema muto sapeva fare senza mai essere banale.

2 risposte al commento
Ultima risposta 04/03/2015 15.23.08
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Fluid-man  @  22/08/2012 23:59:44
   7½ / 10
Di certo è un ottimo film!
Lo ho apprezzatto molto: la storia e la scenografia sono ottime, e ci sono delle scene veramente da lodare, come quella del sogno, e grazie a tutte le tecniche che ha usato questo film riesce a farti tornare indietro nel tempo molto bene.
Gli attori hanno recitato benissimo (Grande Missi Pyle!) e anche i costumi e tutto il resto sono fantastici, però ha anche qualche diffettuccio... personalmente non mi è piaciuto molto il montaggio in alcuni momenti e a volte ci sono momenti in qui ci sono un sacco di scritte su quello che dicono e a volte neanche una, mentre potrebbe essere interessante sapere ciò che dicono (come sapere cosa dice Missi Pyle all'inizio quando è arrabbiata dietro le quinte del palco).
Tutto sommato però è un ottimo film che merita di passare alla storia (del muto)!


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Ultima risposta 23/08/2012 00.01.40
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junglegal  @  13/05/2012 05:48:51
   1 / 10
Capisco che dare questi bei votoni a questa roba faccia fighi e lo raccontate agli amici ma... esiste il sonoro, esiste il colore.
Nostalgici? Davvero? quanti di voi hanno più di 80 anni? perché sarebbe quella l'età per essere nostalgici di questo scempio.
Una schifezza immane che premia i benpensanti.
Pastrocchio inutile, meglio ancora " Amore 14 ", almeno hanno avuto la decenza di farlo con l'audio e a colori.

12 risposte al commento
Ultima risposta 03/03/2014 18.03.45
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McLovin  @  29/03/2012 17:03:25
   7 / 10
Alla fine degli anni venti un divo del cinema muto (Dujardin) si trova in crisi quando ad Hollywood cominciano a fare la loro comparsa i primi film sonori. Parallelamente una giovane starlette (Bejo) muove i primi passi nel mondo dello spettacolo.

Un bizzarro esperimento di meta-cinema che è diventato il film più chiacchierato dell'anno fino alla conquista di 5 oscar tra cui miglior film, regia e attore protagonista. Hazanavicius dimostra ottima conoscenza del cinema d'epoca proponendo un'opera che ricalca tecnicamente in tutto e per tutto lo stile degli ultimi film muti. Gran parte del successo lo si deve agli interpreti dotati di una fisicità strabiliante. I due protagonisti bravissimi, ma anche quelli secondari con caratteristi di lungo corso come Goodman e Cromwell.

Un film che probabilmente ha ricevuto consensi ben oltre le più rosee previsioni (e forse ben oltre i propri meriti), ma che diverte e commuove, ponendosi come un sentito omaggio ad un'epoca cinematografica che ha regalato grandi capolavori.

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Ultima risposta 29/03/2012 23.35.13
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Invia una mail all'autore del commento Jason XI  @  18/03/2012 19:08:39
   9 / 10
Non un film epico ma un progetto furbo e anomalo, tuttavia tutto funziona meravigliosamente, a cominciare dalla regia, dai dettagli dell'epoca, dalla fotografia alla musica quantomai importante nel contesto, ma soprattutto le interpretazioni, oserei dire totali. In mezzo a tutti questi rivoltanti "ANCHE IN 3D" spicca questo film che mantiene vivo il sapore del cinema vero... fortunatamente esiste ancora qualche critico che si ricorda il significato di tale termine.

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Ultima risposta 26/03/2012 16.39.58
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Invia una mail all'autore del commento Totius  @  16/03/2012 15:49:33
   8 / 10
In barba a chi dice che è un film buonista e ruffiano. Piccolo omaggio al cinema muto. Di più: un film muto sul cinema muto! Ottima interpretazione ed Oscar strameritati !! The Artist è un gran bel film, un piccolo gioiello curato nei minimi dettagli!!

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Ultima risposta 16/03/2012 21.48.03
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scantia  @  14/03/2012 19:43:10
   7½ / 10
Al di là dei meriti indiscutibili del film che molti hanno già evidenziato, durante la visione nella mia mente prendeva progressivamente forma un'idea abbastanza deprimente.
In Italia un film del genere sarebbe irrealizzabile semplicemente perchè non esiste un attore giovane in grado di poter affrontare un personaggio del genere, capace oltre che di ballare di calarsi nella finzione più totale come richiesto agli interpreti dell'epoca (vedi la scena dei vari ciak in cui il protagonista ironizza sul "calarsi nel ruolo").
Il nostro cinema è composto solo da intepreti pre-costituiti, capaci di esprimersi in un solo ruolo, quelli che un tempo si definivano "caratteristi": serve il bello tenebroso e tormentato? Prendi Scamarcio, serve il bello timidone che ispira tenerezza? Ecco Raoul Bova o in sostituzione Argentero. La simpatica canaglia dal lineamento duro ma affascinante? C'è Favino. Il burbero coatto ma dal cuore d'oro? Mastandrea, se vuoi spingere sulla coattagine è pronto Ricky Memphis...e così via.
Le donne poi neanche a parlarne, ancora non riesco a cogliere la differenza tra le appartenenti del club delle "C"-sosia (Chiatti, Capotondi, Crescentini) d'altra parte si sa che il nostro, con qualche rara eccezione, è un cinema che non brilla per ruoli femminili.
Recitazione come finzione, nel senso di calarsi in un personaggio completamente differente da se stessi sembra essere una componente non più necessaria tra le nuove generazioni di attori italiani, complice forse un cinema che racconta solo storie e poco si interessa ai personaggi.
Il commento non ha molto a che fare col film ma questa è in effetti la sensazione principale che mi è rimasta addosso all'uscita dalla sala.

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Ultima risposta 16/03/2012 21.48.36
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axel84  @  13/03/2012 20:14:47
   8 / 10
davvero un gran bel film!!!
assolutamente imperdibile per chi ama la cultura cinematografica, la classe nel riuscir a proporre anche se in bianco e nero qualcosa di veramente innovativo e per chi ama gli attori veri; cioe' il protagonista e' davvero straordinario anzi!!! meritava l'oscar anche la protagonista al femminile!! strepitosa!!!
ma lasciatemi dire che davvero la cosa piu' bella di questo film sono le musiche!! non ho mai sentito nulla di piu' azzeccato per tutto il film!!!
strepitose!!! unica pecca che non c'e' ne era uno degna davvero di nota!! tutte bellissime am non una che spiccava purtroppo!!

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Ultima risposta 16/03/2012 11.00.53
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TheGame  @  11/03/2012 12:27:01
   5 / 10
A Hollywood fa comodo premiare un omaggio del genere, non solo per il riferimento, ma perché rientra a piè pari nel modello main-streaming moderno, perché "The Artist" è un effetto speciale, in egual modo artificioso, un orgasmo formale che ammalia furbescamente quel tanto per far sentire il pubblico come parte di qualcosa di chic. Spettacolarizzazione fine a se stessa insomma, ma dopotutto "Il pubblico ha sempre ragione"...

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Ultima risposta 23/04/2012 02.34.49
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Gruppo COLLABORATORI paul  @  05/03/2012 01:59:44
   9½ / 10
Questo non è un film sul genere muto, nè un film d'amore: è un film sul cinema.

Il passaggio dal muto al sonoro che stroncò la carriera a tanti attori e registi di allora è stato il più sconvolgente della storia della Settima Musa.

E, attraverso una via che spesso entra nel metacinema (solo Mario Bava e Jodorowsky avevano osato prima addentrarsi in tali rischi), Hazanavicius ripercorre un periodo che è anche un'era: dall'age d'or hollywoodiana al "viale del tramonto" coincidente guarda caso con il crack della borsa del '29.

I divi smettono di essere divi, ma l'omaggio al cinema in tutti i suoi aspetti e' sempre presente.

E nulla è lasciato al caso: dalle riviste inquadrate ("Variety", a tutt'oggi la bibbia del cinema mondiale) a "Hollywooland" (prima che diventasse semplicemente Hollywood) sulle colline, passando per un pre-Asta (o Lassie) fino al "Lonley man", titolo malaugurato a tutti gli attori, ed il protagonista in particolare, abbandonati dalla dura legge del cinema.

Il lieto fine coincide con la nascita del Musical: e con una bella storia d'amore. A mio giudizio un grande film, uno dei più belli degli ultimi anni.

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Ultima risposta 30/07/2012 10.10.02
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theandroidrunne  @  03/03/2012 17:44:31
   6½ / 10
Apprezzo il coraggio della produzione! Divertente e geniale.. ma dopo un pò mi ha stancato..
Non è certo un film per le masse, ma solo per critici secondo il mio parere.

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Ultima risposta 03/03/2012 19.17.16
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Gruppo COLLABORATORI SENIOR Ciumi  @  02/03/2012 16:28:35
   6 / 10
L'aspetto più interessante rimane quello metafilmico (e paradossale): il regista teletrasporta il pubblico moderno dall'era del 3D all'epoca del muto; anche la storia d'amore tra l'attore in declino e la diva emergente è vissuta all'interno di un cambiamento tecnico cinematografico, ma in direzione opposta: il muto va in crisi a causa dell'avvento del sonoro.

Per il resto vale più o meno lo stesso discorso dei film di Tarantino. Cambiano gli ambienti, i generi, i soggetti ecc. ma per quanto mi riguarda pure in peggio. Se la parte formale è proposta con una certa inventiva, la trama replica tutti i cliché hollywoodiani dagli anni '20 in poi.

Un curato omaggio all'industria cinematografica delle atmosfere preconfezionate e dei facili sentimentalismi, in sostanza. Difatti Hollywood ringrazia e ricambia.

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Ultima risposta 10/04/2012 19.54.28
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sonoalessio  @  01/03/2012 16:57:51
   7½ / 10
piů carino di quanto mi aspettassi e bellissima la protagonista. tuttavia secondo me non vale i 5 oscar.

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Ultima risposta 01/03/2012 17.04.14
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Gruppo REDAZIONE Pasionaria  @  29/02/2012 16:23:16
   7½ / 10
Film di gran classe, piacevolissimo e originale nella struttura, meno nella storia, ma penso che questa non sia stata il punto focale dell'opera di Hazanavicius. che rappresenta una ventata d'aria fresca , ma per la quale cinque premi Oscar mi paiono eccessivi. Sicuramente meritato quello a Dujardin.

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Ultima risposta 29/02/2012 16.39.28
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david briar  @  25/01/2012 17:44:56
   4½ / 10
Ma veramente è il principale favorito all'Oscar?Cosa si erano bevuti quando ieri hanno annunciato 10 nomination per questo filmetto?

Mi è difficile capire i motivi che hanno spinto il pubblico e la critica ad acclamarlo come un capolavoro.La sceneggiatura fa proprio schifo:si sprecano le scelte poco convincenti,le soluzioni semplici,le scene superflue e le trovate furbe.
Tutti hanno detto che era un rischio fare un film muto in questo periodo.Certo,ma se poi il film è fatto per piacere a tutti,con una storia che sembra fatta apposta per non essere coraggiosa,e che si risolve in un modo più scontato,banale e paradio* man mano che va avanti,è difficile trovare qualcosa che si distingue per originalità e coraggio.Nomination per la sceneggiatura?Ma siamo seri?

Il regista Hazanavicius se la cava,ma non va mai oltre il compitino ben fatto,un po' troppo per considerarlo fra i cinque migliori registi dell'anno,visto che poi hanno snobbato Refn per "Drive".
Il comparto tecnico è buono,ma il film ha il difetto di non sembrare assolutamente del passato,non si respira quell'atmosfera,sembra una furbata,o al massimo un esercizio di stile,inutile e noioso.
La colonna sonora inizialmente è molto piacevole,ma poi ci si accorge che è ripetitiva fino alla nausea,tanto da risultare irritante.

Mi ha lasciato freddo per tutta la durata,senza un minimo di coinvolgimento ed emozione,mai mi son sentito vicino al protagonista,addiritura sul finale

Nascondi/Visualizza lo SPOILER SPOILER. E,per parlare del finale,era proprio necessario farlo così lungo,peraltro con una scena che rovina ancora di più la scarsa atmosfera del passato che si dovrebbe respirare?
E la durata è un altro dei tanti problemi della pellicola.Era proprio necessario superare i 90 minuti per una storia così esile,con una seconda parte in cui praticamente non c'è nessuna svolta a livello narrativo,inserendo un sacco di scene di cui non si sarebbe sentita la mancanza?

Peccato,perchè l'inizio non sembrava male,perlomeno fino al momento in cui lui incontra lei,cioè il primo quarto d'ora.Dopo,una serie di sviluppi prevedibili,tant'è che a un certo punto mi son chiesto perchè continuassi a guardarlo,visto che avevo già capito come sarebbe finita.Ho continuato nella speranza di qualche sorpresa,cosa che purtroppo non è avvenuta.
Non funzionano tantissimo le didascalie,in diversi casi se ne poteva fare a meno.

Jean Dujardin e Bérénice Bejo sono bravi,come il resto del cast,ma comunque non bastano a salvare la baracca,vista la storia che si ritrovano fra le mani.

In conclusione,oltre ad avermi annoiato,"The artist" mi ha profondamente irritato.Per avermi fatto perdere tempo,e soprattutto perchè sta dominando la stagione dei premi,mentre preferirei si premiassero pellicole un pochino più coraggiose ed emozionanti,anche se di quest'anno ho visto poco.I titoli superiori a questo,comunque,non mi sembra che manchino,e se mancano allora è proprio un'annata di basso livello..

19 risposte al commento
Ultima risposta 19/03/2012 20.26.37
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Gruppo COLLABORATORI Marco Iafrate  @  24/01/2012 22:45:05
   9 / 10
"Coltivavo la fantasia di realizzare un film muto. Ma soprattutto perché una scelta di questo genere impone a un regista di affrontare le proprie responsabilità e di adottare un modo molto particolare di raccontare una storia. Non è più compito dello sceneggiatore o degli attori raccontare la storia: spetta solo al regista farlo. E' un tipo di cinema dove tutto passa attraverso le immagini, attraverso l'organizzazione dei segni che un regista trasmette agli spettatori. E poi è un cinema molto emozionale e sensoriale. E' un lavoro appassionante. Mi sembrava una sfida magnifica e sentivo che se fossi riuscito a portarla a termine, sarebbe stato molto gratificante".
"Una sfida magnifica". Questo è coraggio. Cinematograficamente ci si comincia ad annoiare anche del 3D, è già acqua passata, la tecnologia guarda avanti. Pensare di proporre oggi, a telespettatori che sbuffano per la mancanza di idee nuove e sempre più insofferenti una pellicola in bianco e nero stile anni 30 come minimo comporta il rischio di oblio per i prossimi 20 anni, per la maggior parte degli appassionati delle sale, oggi il cinema muto è come la kriptonite per superman, molti preferiscono la sala d'attesa del medico ignari che l'intensità trasmessa da quelle immagini non è seconda a nessun altro genere di cinema, è semplicemente diversa, ineguagliabile. Forse questo gioiello potrà servire a stimolare la voglia di qualcuno che soddisfatto e incuriosito andrà a cercarsi qualche capolavoro degli anni 20 e 30, scoprirà parole come espressionismo, surrealismo ed avanguardia, scoprirà l'intensità e la profondità degli sguardi che sostituiscono la parola, scoprirà la fatica che facevano registi e attori per lavorare in certe determinate condizioni. Quel mondo non c'è più, tutto è cambiato, ma quel mondo è la storia del cinema, un monumento indistruttibile che meritava questo tributo.
Mi affascina pensare che nel 2112 gli spettatori vedendo un film al cinema in 3D proveranno la stessa nostalgia che abbiamo provato noi nel vedere questo gioiello bianco e nero, chissà che evoluzione seguirà la tecnica cinematografica da qui a 100 anni, sarà la stessa dei cento passati? Il sonoro, il cinemascope, il technicolor, passaggi fondamentali e inevitabili che ci hanno portato oggi a godere di effetti speciali allora inimmaginabili. Non tutti hanno accettato serenamente l'avvento del sonoro qualcuno lo definì il parlato "un fastidioso drappeggio colorato sopra un monumento di marmo", molti attori ed attrici entrarono in depressione vedendo venir meno l'esigenza di quella capacità teatrale con tanta fatica acquisita. Quella pantomima indispensabile per trasmettere le emozioni soltanto con gli sguardi non era più necessaria, anzi interferiva negativamente con il nuovo che avanzava.
Magicamente, in pochi fotogrammi, il regista sintetizza un passaggio epocale, all'uscita da una prima, il divo di Hollywood George Valentin si fa fotografare tra le braccia di una ragazza, lei diventerà Peppy Miller simbolo dell'avvento del sonoro, Valentin rimarrà ancorato ed imprigionato alla sua vera, unica passione: il cinema muto.
Le cose possono piacere e non piacere, noi obbediamo ai nostri sensi, giudici del bene e del male, i quali ci fanno apprezzare cose che magari ad altri non piacciono, soltanto che a questa funzione poi deve presiedere la ragione, la quale a sua volta dovrebbe metterci in guardia su quello che pensiamo possa non piacerci, ritengo non sia da persone ragionevoli andare a vedere un film muto in bianco e nero prevenuti e poi starlo a criticare nonostante le indubbie qualità, trovo che sia invece da idioti entrare in sala NON sapendo di star per assistere ad un film muto e per tale motivo iniziare a fischiarlo. E' successo anche questo.

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Ultima risposta 31/01/2012 06.53.22
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Gruppo COLLABORATORI JUNIOR Invia una mail all'autore del commento LukeMC67  @  16/01/2012 23:21:34
   9½ / 10
Se proprio devo trovare qualche difetto a questa autentica genialata venuta d'Oltralpe, posso dire che vi sono forse un po' troppi movimenti di camera rispetto al periodo rievocato e omaggiato con così tanta perizia e dovizia di particolari; inoltre -e forse questo è il vero "errore" tecnico- mi sarei aspettato un effetto di invecchiamento della pellicola: qua invece ci sono immagini così perfettamente nitide e definite da tradirne la modernità...
Ma, detto questo, si può tranquillamente gridare al capolavoro.

Non c'è una cosa che non riesca a funzionare in questo "The Artist", a cominciare dalla superlativa fotografia bianco e nero formato 1:1,43 di Guillaume Schiffman: mozzafiato le illuminazioni dei set, per non parlare dei frequenti giochi di specchio o di profondità di campo e delle focali; le scenografie, semplicemente perfette nel ricreare quelle dei film anni '20 e '30; le musiche, superlative, gran tour de force del giovane (e, a suo dire, inesperto in arrangiamenti sinfonici!) Ludovic Bource, che per orchestrare questo film s'è fatto una vera e propria scorpacciata di partiture anni '20, '30, '40 e '50! Il montaggio, assolutamente "in linea" con quelli dei film dei primi anni del secolo scorso; la sceneggiatura, scritta dallo stesso regista, che è un perfetto congegno a orologeria; la grafica, in rigorosissimo stile film muto; la post-produzione, con quell'autentico tocco di genio nelle sequenze "pastellate" (prima dell'avvento della pellicola a colori Agfa, i fotogrammi venivano colorati a mano direttamente sulla pellicola originale); e poi gli omaggi, i rimandi, le citazioni, da far morire d'orgasmo qualunque cinefilo!...

Che dire poi degli attori? Menzione a parte per Uggy, il cane più bravo e simpatico della storia del cinema: da solo strappa risate, sorrisi e lacrimucce. Splendida Bérénice Bejo, moglie di Hazanavicius. E poi un immenso Jean Dujardin, istrionico, versatile in ogni tipologia di recitazione (e bellissimo, e affascinante...), gran ballerino (semplicemente da antologia la sequenza del tip-tap "à la Fred & Ginger"); stupendi e perfetti nelle loro parti anche James Cromwell e Malcom McDowell, due maggiordomi di gran classe. Menzione ulteriore per trucco e costumi che contribuiscono a rievocare con un'efficacia rara l'atmosfera degli anni Venti e Trenta negli Stati Uniti.

Sì, perché questo film è anzitutto un omaggio alla Hollywood di quegli anni, con produttori onnipotenti e registi geniali ma bistrattati; attori divissimi ma soggetti a essere gettati fuori dallo show-biz non appena la loro popolarità avesse subìto una minima flessione. E soprattutto è una grande riflessione sull'avvento del sonoro, la vera rivoluzione che il cinema abbia conosciuto e che ad oggi fa spesso la differenza in molte pellicole (compresa questa, visto che la musica è signora e padrona, insieme ad alcuni inserti "rumorosi").

Di grandissima suggestione l'incipit ambientato in una lussuosa sala cinematografica durante una prima, per non parlare dell'incubo di Valentin la notte dopo la riunione con il suo produttore che gli mostra in anteprima la novità delle novità: il suono, per l'appunto. Suono che lui, divissimo del muto, rifiuta sdegnosamente come "inutile".

Bella e davvero d'altri tempi la storia d'amore che di fatto è il tema portante della trama del film: devo confessare che, pur non essendo affatto amante di film a sfondo sentimentale, sono stato catturato emotivamente da questo mix di erotismo pudicissimo e di formalismo seduttivo d'antan di cui, forse, si sente la mancanza: da gay sognerei di essere corteggiato in quel modo da un uomo così bello e affascinante come Valentin; se fossi eterosessuale vorrei tanto conquistare la donna di cui fossi innamorato allo stesso modo elegantemente sfacciato di Valentin... E se fossi una donna, userei il mio fascino contro i "tromboni" stile-produttore esattamente come Peppy Miller, andandomi poi ad infilare nascostamente nel vestito dell'uomo di cui fossi innamorata per sentirne tutta la fragranza (sequenza memorabile! Vero erotismo distillato puro): magia del cinema e di un finale cui si perdona tutta la sconfinata dolcezza perché nonostante tutte le apparenze riesce a non degenerare nel melenso.

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Ultima risposta 19/01/2012 08.48.45
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Rand  @  16/01/2012 09:34:16
   10 / 10
Sarà che a me il cinema di una volta, da chaplin a Keaton mi porta sempre a provare una certa commozione, ma con questo film è la stessa cosa. Hazanavicius fà qualcosa di semplice, girare un film muto su quell'epoca gloriosa, ma incasella tutti i pezzi in maniera pressochè perfetta, e questo spiazza completamente lo spettatore. In un epoca di remake, di 3D, di rebot, lui ha fatto la cosa più semplice ma allo stesso tempo rischiosa. Un film muto con attori sonori, una parte della critica ha definito il film furbo, fatto apposta per vincere nei festival, spesso purtroppo il lavoro del critico dei giornali in questo caso è di sobbarcarsi il vizietto di demolire qualcosa perchè oggettivamente non si è all'altezza dell'opera in questione. D'altronde chi scrive è soltanto un critico, ma non ha mai girato un film. Invece se si mette da parte i pregiudizi e si guarda i film per quello che sono allora riusciremo a farci sorprendere. Il cinema è prima di tutto intrattenimento, la magia di raccontare storie apparentemente uguali ma sempre diverse, e in questo The Artist ci riesce benissimo. Jean Dujardin perfetto nella parte di Georges Valentin, Berenice Bejo in quello di Peppy Miller, veramente bella e affascinante. Un plauso ai costumi, che trasportano gli anni 20 e 30 nel nostro presente.
Finale sonoro da antologia. Finalmente "sentiamo" la voce degli attori!
Il cane è la coostar del film, eccezionale!
Merita sicuramente qualcosa a livello i oscar, ma sicuramete non vincerà niente, troppo retrò per quei bacucchi dell'accademy.
"George, perchè non vuoi parlare?"
Il tip tap della Bejo e di Dujardin è eccezionale!

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Ultima risposta 28/02/2012 18.58.19
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zeta  @  09/01/2012 12:01:59
   6 / 10
E' tutto una questione di pretese e promesse. Se questo film vuole essere un simpatico amarcord del cinema che fu, un gioco, un divertimento stilistico, allora va bene, strappa qualche sorriso, incuriosisce, immalinconisce. Se, però, la pretesa è quella di aver girato un capolavoro, allora la resa tradisce le attese. The artist non è un film epocale, non lo è nella struttura narrativa, semplice fino all'inverosimile, non lo è nelle emozioni, edulcorate, non lo è nella recitazione, discreta quella della Bejo, monoespressiva e mascellare quella di Dujardin. Senza contare che il ricorso al sonoro in due momenti del film crea un effetto straniante che spazza via la (appena accennata) magia del muto. Il risultato finale è un disagio, paradossalmente, contrario a quello vissuto dal protagonista del film. Un attore del muto non si poteva adattare al sonoro negli anni '30. Un attore di oggi, non si può adattare al muto. Manca la preparazione mimica che ci fa commuovere ancora oggi con quelle pellicole sgranate e silenziose.

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Ultima risposta 15/01/2012 14.36.24
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Gruppo REDAZIONE amterme63  @  08/01/2012 23:08:03
   8½ / 10
Oggi come oggi è molto diffusa la tendenza a rifiutare il futuro e a guardare al passato come a qualcosa di mitico, da scegliere come modello per il presente. E' come se ci si fosse bloccati sfiduciati nella ricerca del "nuovo" e che si ritenga che solo nel passato ci sia l'avvenire dell'umanità. Visto così, in maniera nuda e cruda, sembra un'idiozia, perché il passato non ritorna, non può ritornare e soprattutto questo atteggiamento può rappresentare un segno di debolezza e smarrimento ideale.
E' in quest'atmosfera ideale che è nato "The Artist", un'opera d'arte che riprende questo modo di sentire e in qualche maniera lo spiega, lo puntualizza, lo trascende e fa capire che effettivamente il passato può insegnare, può ancora dire qualcosa di positivo.
Il passato, quindi, come modello per il futuro, ma del passato non si prendono le forme esteriori e superficiali, ma soprattutto i valori fondanti, i risultati, i messaggi. L'operazione "nostalgia" operata da "The Artist" non è un semplice revival alla "American Graffiti", ma un vero e proprio recupero di valori. E' questa caratteristica etica che eleva il film a qualcosa di speciale e universale, un'opera imprescindibile di questo 2011-2012.
Il mondo del passato che viene eletto a punto di riferimento, che viene fatto rivivere nel suo rappresentarsi e porsi come modello etico, è quello del cinema nel suo passaggio da muto a sonoro. C'è da dire che in "The Artist" si fa un'opera di ricostruzione filologica e spirituale notevolissima. Io ho visto diversi film muti, ho letto libri a riguardo, ho visto documentari di "dietro le quinte" di quel periodo ed è proprio così. Proprio quell'atmosfera spensierata e operosa, il divismo, le gelosie, i tira e molla con i produttori, la voglia di indipendenza, la grande passione per il mezzo artistico. C'è insomma tutto quel mondo nel suo spirito più genuino.
La storia che viene raccontata invece è una specie di sintesi contenutistica di tanti grandi film, dei migliori film dell'epoca. Come base si pone il grande valore della semplicità e dell'onestà interiore di fronte al materialismo e alle falsità della società. C'è poi la grande fiducia nella solidarietà, nei sentimenti delle persone, nella loro incrollabilità e nel loro resistere ai rovesci della fortuna. C'è poi la ritrosia, il pudore interiore, il proprio orgoglio di essere vivente. C'è poi il sentimento, tanto sentimento, ma mai sentimentalismo. C'è infine la voglia di non arredersi e buttare via tutto, di credere nell'occasione di riscatto, nel risollevarsi. Insomma c'è la speranza, parola persa e uscita dai nostri vocabolari.
Altro aspetto intelligentemente recuperato è quello della grande potenza espressiva che aveva raggiunto il cinema muto nei suoi ultimi anni di vita. L'alternarsi di primi piani e piani lunghi, le riprese di insieme sono solo alcune delle modalità visive che vengono riproposte e additate a "modello", a soluzioni che sono, che possono essere, che devono essere ancora vive e vitali.
Si arriva così al nucleo ideologico del film: il rapporto dialettico fra passato e futuro, fra conservazione e innovazione. La soluzione proposta è quella di uno sviluppo che non cancelli il passato, che lo integri dentro di sé, ne conservi il meglio. Il corso della storia, lo sviluppo non si può fermare, questo è implicito nella scena finale, occorre però procedere non a strappi, a brutali rinnegazioni del passato. Anzi, il nostro futuro è nel passato, nel meglio che ci hanno lasciato e insegnato i grandi del passato. E' il messaggio umanista del film. Nel nostro procedere non bisogna schiacciare chi ci ha preceduti, guardarli dall'alto in basso, ma portarceli idealmente con noi. Ecco che il passato non è più una zavorra ma addirittura la speranza nel futuro.
Veramente bravo questo regista. Bravissimi anche gli attori, soprattutto il protagonista maschile (che ha fatto come rivivere la figura di Douglas Fairbanks) e il cane. Beh sì, lui è stato uno dei migliori !!

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Ultima risposta 21/01/2012 23.16.10
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Tanner  @  03/01/2012 00:38:37
   10 / 10
Questa volte è davvero il caso di dirlo: senza parole.

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Ultima risposta 04/01/2012 21.50.38
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Gruppo COLLABORATORI JUNIOR pier91  @  30/12/2011 21:53:12
   8 / 10
"Addio, Norma. Non t'ho mai amata."

Piacevolissima è la sensazione di deja vu. Penso alle note di Vertigo, al cagnetto di Umberto D, al dramma di Norma Desmond, a Fred e Ginger in Top Hat.
Se anche non è così stupefacente girare un film muto in bianco e nero, è però formidabile il modo in cui il Hazanavicius giustifica e valorizza la propria scelta.

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Ultima risposta 31/12/2011 00.31.52
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dagon  @  24/12/2011 09:53:50
   7½ / 10
Forse eccessivo l'entusiamo per questo film (non mi va di ripetere il solito discorso), però, sicuramente, pellicola ben riuscita, omaggio dichiarato al cinema di un tempo. I rimandi più smaccati sono, ovviamente, a "Sunset boulevard" e a "the kid", ma il film è costellato di rimandi a decine di pellicole del passato. Cosa non mi ha convinto? Forse l'ho letto male, ma mi è sembrato di cogliere un retrogusto di leggera furberia in tuta l'operazione, di non sincerità, la stessa che trovo nelle pellicole di Woody Allen. Peraltro, concettualmente, questa sarebbe potuta essere, per certi versi, una pellicola sfornata dall'Allen di metà anni '80.
Eccellenti i protagonisti, alcune finezze sparse

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Forse meriterebbe l'8, ma rimanderò ad una eventuale seconda visione.

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Ultima risposta 25/02/2012 08.30.54
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Gruppo COLLABORATORI JUNIOR strange_river  @  19/12/2011 22:46:09
   8 / 10
Quello che più mi ha colpito di questo film è una strana sensazione di sdoppiamento, un totale calarsi nell'epoca che racconta, un trasporto nel tempo per cui, seduta in un cinema del nuovo millennio, mi pareva al contempo d'essere una spettatrice di allora, una di quelle inquadrate nella grande sala affollatissima e partecipe delle vicissitudini dell'eroe del muto.
Una splendida magia resa possibile dalla ricostruzione perfetta degli ambienti, costumi e modi di fare degli anni 20, dalla recitazione impeccabile di tutti i protagonisti e dal loro caleidoscopio di mimiche volte a esprimere i sentimenti: una fusione di elementi che ricrea in modo vivido e suggestivo un'atmosfera perduta, ma evidentemente non dimenticata e ancora fortemente capace di affascinare.
E' un'idea di film che poteva benissimo essere partorita dalla mente dell'Allen che fu.

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Ultima risposta 30/12/2011 22.14.33
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Niko.g  @  19/12/2011 13:23:37
   10 / 10
Eccolo finalmente! Uno schiaffo al cinema ipertecnologico. Un vero omaggio alla settima arte, nella sua forma più pura, originale e intelligente.
Quella di Michel Hazanavicius sembra essere, in partenza, una scommessa folle. Rinunciando al colore e alla parola, per affrontare il pubblico del 2011 usa le armi del talento e della creatività, che quando sono di questo livello, non possono che incantare e conquistare la vista e l'anima.
Tutto è apparentemente semplice, ma tutto è curato nei minimi dettagli e con arte: dai riferimenti al glorioso cinema del passato, alla sceneggiatura e montaggio sincronizzati alla perfezione con l'accattivante colonna sonora; dalle sfumature infinte dei grigi, giuste per ogni situazione, all'accelerazione calibrata dei fotogrammi.
Infine loro, i protagonisti: Jean Dujardin e Bérénice Bejo sono semplicemente strepitosi nella loro espressività; una coppia carismatica di cui ci si innamora e che eccelle letteralmente nel brillante e travolgente finale, strappando gli applausi dalle mani.

The artist è un tocco di genio e di poesia, che merita assolutamente la visione sul grande schermo. Ora arrivano le feste natalizie, non avete scuse.

Silenzio, parla il Cinema!

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Ultima risposta 19/12/2011 23.23.57
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--Pio--  @  18/12/2011 10:16:43
   1 / 10
Ma che filmaccio...non riuscivo a sentire nulla!
Scherzi a parte sono profondamente contrario al cinema muto, sopratutto allo stato attuale delle cose: le tecnologie per il sonoro ci sono, ergo la ricerca esasperata (ed esasperante) di un diverso, in questo caso il muto, da ostentare con innegabile boria mi da profondamente sui nervi. La trama sarebbe da 7, il film è pure gradevole a tratti, ma la scelta del sonoro fa precipitare vistosamente il mio giudizio.

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Ultima risposta 15/01/2012 17.53.09
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Gruppo COLLABORATORI Terry Malloy  @  13/12/2011 21:53:57
   8 / 10
In sala si sono alzati solo in quattro. Miracolo.
Sì, perché non è semplice vedersi al Cinema un film del genere.
Eppure questo misconosciuto Hazanavicius, esordiente di un grandissimo paese quale la Francia, è riuscito in un film che ha del prodigioso. Non annoia, non stanca, ma emoziona, diverte, commuove lasciando un sapore amarissimo in bocca. Rituffarsi nel Passato, specialmente se è stato un grande passato, non è mai un'operazione indolore. Midnight in Paris (un altro sogno ad occhi aperti, diciamo il suo fratello a colori) è lì a testimoniarlo.
In sala credo che i tanti spettatori abbiano apprezzato molto questo film. Si respirava una bella atmosfera.
Vedere il Drugo di Arancia Meccanica, l'amico del Drugo de Il Grande Lebowski e James Cromwell in un film muto è davvero un'esperienza unica. Penso che si debba guardare questo film al Cinema. Altrimenti non ha molto senso. O meglio rimane un gran bel film, ma senza quella magia in più che il regista ci suggerisce fin dalle scene iniziali: il Palco, il Pubblico in visibilio. Mi ha sempre affascinato vedere le reazioni delle vecchie platee.
Strepitosa la scena finale, oppure quella del sogno, o quella del manichino. Molte scene sono da inserire nell'album dei ricordi per quello che è uno dei film più interessanti, commuoventi e sperimentali dell'ultimo decennio.

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Ultima risposta 19/12/2011 20.28.18
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