surviving life (theory and practice) regia di Jan Svankmajer Repubblica Ceca, Slovacchia 2010
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surviving life (theory and practice) (2010)

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locandina del film SURVIVING LIFE (THEORY AND PRACTICE)

Titolo Originale: PREZÍT SVUJ ZIVOT (TEORIE A PRAXE)

RegiaJan Svankmajer

InterpretiVáclav Helsus, Klára Issová, Zuzana Krónerová, Daniela Bakerova

Durata: h 1.45
NazionalitàRepubblica Ceca, Slovacchia 2010
Generesperimentale
Al cinema nel Settembre 2010

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Trama del film Surviving life (theory and practice)

Evzen vive due vite: una reale, nella quale è sposato con Milada, e una all"interno dei propri sogni, nella quale si accompagna ad una bella giovane. Interessato ad interpretare i propri sogni, l"uomo frequenta una psicanalista, ma anziché liberarsi di essi, come gli viene suggerito, sceglie di viverli più a fondo e scopre un preciso rituale per visitare il proprio mondo onirico in qualsiasi momento. Rivive così la perdita dei genitori da piccolo la crescita in un orfanotrofio. Intanto la moglie, sospettando che abbia una relazione, spia il rituale e trova il modo di entrare nel sogno del marito, nel momento in cui aspetta un figlio dall"altra donna.

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Voto Visitatori:   8,81 / 10 (8 voti)8,81Grafico
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Voti e commenti su Surviving life (theory and practice), 8 opinioni inserite

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  Pagina di 1  

Oskarsson88  @  30/05/2023 08:41:02
   7½ / 10
Film originalissimo, con un disclaimer iniziale molto simpatico, che tratta la psicoanalisi tramite un misto di sogno e realtà ed un misto di animazione e non. Un passo avanti...

Danae77  @  20/11/2015 19:11:59
   9 / 10
La ricerca, un sogno curato e perpetrato, il valzer di Morfeo. Donne piumate, biglietti vincenti ed un sapore che riporta indietro. Esistenza parallela, affascinante binario alla realtà. Unico volto dai mille nomi. Foto, racconti, pezzetti leccati per scampare l'astinenza. Scenario confuso, che plasma forma e mette sul palco l'odio a se somigliante, miti incestuosi e coscienza di se. E uno e due e tre..le bracciate nel mare della vita in un bagno purpureo allo scorrere di essa.

Gruppo COLLABORATORI SENIOR The Gaunt  @  08/08/2014 00:12:43
   8 / 10
Quello che Svankmejer compie in Suviving life è un viaggio a ritroso nel passato del protagonista, un percorso verso un trauma rimosso che il grigiore del quotidiano fa riemergere in tutta la sua potenza. Il protagonista è una sorta di essere incompiuto, senza un apparente passato, che cerca di ricostruire sè stesso attraverso la sfera onirica che viene di volta in volta intepretata dalle gustose sedute psicoanalitiche in cui si fronteggiano nel senso letterale del termine teorie freudiane e junghiane senza esclusione di colpi. Il sogno quindi diventa una (ri)scoperta del passato, un mezzo tanto attraente quanto pericoloso per le sue conseguenze. Ottima l'introduzione sarcastica dello stesso regista.

4 risposte al commento
Ultima risposta 09/08/2014 21.27.44
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tris  @  13/08/2013 02:16:49
   9 / 10
Lucido e geniale. Il Maestro non è artisticamente invecchiato come tanti colleghi lui ha ancora molto da dire.

Invia una mail all'autore del commento scrib0  @  26/07/2012 23:52:59
   10 / 10
Jan ma da dove ti escono certe pensate? Mente perversa si, ma film geniali come questo!

Gruppo COLLABORATORI Compagneros  @  08/06/2012 16:46:20
   9 / 10
Dal genio di Svankmajer un altro grandissimo film.
Dove incontrare la donna dei proprio sogni se non nei sogni? Un'idea al contempo banale e geniale.
Ironico nei riferimenti psicanalitici a Freud e Jung. Particolare la tecnica utilizzata. Sempre grande e mai banale il regista surrealista ceco.

"...il film è un parto continuo, un perenne nascere di immagini e oggetti da altre immagini e oggetti... ogni scena è fotografata, stampata e ritagliata e il computer non serve che per archiviare i passaggi." (Marianna Cappi)

Gruppo COLLABORATORI JUNIOR Tumassa84  @  23/01/2012 07:47:19
   9 / 10
Jan Svankmajer mente quando all'inizio del film si rivolge direttamente agli spettatori in un divertente monologo. Egli dice che la sua è una "commedia psicoanalitica", perchè compare una psicanalista; mentre per quanto riguarda la commedia non si ride un gran ché. Tutto il contrario. Svankmajer dimostra di essere un profondissimo conoscitore delle teorie di Freud e Jung, che nel film vengono citate e usate in modo corretto e preciso; e con le quali non manca di giocare. Per quanto riguarda la commedia... beh, si ride eccome! Soprattutto i siparietti con le foto di Freud e Jung sono davvero spassosissimi, ma sono tante le originali trovate che strappano più di un sorriso.

La trama racconta la storia di un uomo che si innamora di una donna che compare nei suoi sogni. Per capire come fare a incontrarla più spesso, decide di entrare in terapia perchè gli dicono che gli psicoanalisti sono esperti di sogni. Da qui, tramite l'analisi dei suoi sogni egli si troverà invece a ricostruire il proprio passato, dimenticato per i traumi subiti nella primissima età. Se il contenuto del film è già di per sé interessantissimo, non da meno è lo stile (e trattandosi di una pellicola di Svankamjer ciò non può assolutamente sorprendere). Il risultato ottenuto tramite la combinazione di un grezzo step motion e inquadrature live action, unite al genio artistico e visionario del regista, è estremamente surreale, perfettamente adatto a un film come questo sempre al confine tra sogno e realtà.

Visione d'obbligo per gli estimatori del regista, ma caldamente consigliata anche a tutti gli altri.

Gruppo COLLABORATORI SENIOR elio91  @  10/11/2011 23:32:24
   9 / 10
"Se ti fa male la testa, ti do delle pillole.
Se ti ustioni con la stufa, ti do una pomata.
Se ti spuntano le emorroidi, ti do una supposta,
ma i sogni..."

Il poeta francese Gerard de Nerval diceva che i sogni sono una seconda vita. Anni prima dell'avvento di Freud forse neanche immaginava la veridicità di queste parole.

Evzen è un uomo che ha superato la mezz'età, vive con una moglie non bella e con cui fa raramente l'amore e il loro unico stimolo nella vita di coppia diventa vincere la lotteria. Evzen ha un lavoro in un ufficio dove viene costantemente tenuto al guinzaglio da un padrone-cane (mai affermazione è più veritiera, chi vede il film capirà), non è soddisfatto. Ma Evzen sogna: e nel suo sogno incontra una donna vestita di rosso sangue, rosso peccato, e si innamora di lei. Fino a diventare totalmente succube a causa di queste fantasie oniriche; i sogni si verificano con una frequenza quasi violenta, e Evzen scopre a poco a poco di avere molte cose in comune con la donna, arrivando ad inscenare una seconda vita, trovando la propria realtà e ragione di vivere proprio nel sogno.
Per razionalizzare le proprie esperienze oniriche si consulta con una psicanalista. E poi...
poi direi troppo. Perché già la sinossi sul sito è per me eccessiva e rovina troppo del film stesso, figurarsi poi andare nel dettaglio.
La verità è una: Svankmajer ha diretto una commedia psicanalitica, e mai definizione fu più azzeccata.
Lo stile non ha la stessa blasfemia di Sileni, sarà forse perché quest'ultimo fu diretto negli anni della morte della moglie Eva Svankmajerovà (uno dei tanti nomi assunti dalla protagonista, non sarà certo un caso). Ma ancora una volta quest'opera contiene una carica sovversiva di rara grandezza, capace di dileggiare e immalinconire allo stesso tempo. Per intenderci in parole povere, la tecnica usata in larga parte (a parte i frequenti primi piani, spesso ossessivi sulle bocche e il consumo di cibo) è la stessa usata da Gilliam nei Monty Python, si risparmia e si fa economia facendo Arte (lo dice proprio Jan nel prologo, da vero Artista quale è).

Svankmajer fa prendere a pugni le cornici di Freud e Jung (pure lì in perenne contrasto, a fare linguacce, a strabuzzare gli occhi), ci fa entrare in un mondo grottesco con galline dal corpo di donna e uomini dalle fantasie morbose in cui il sogno entra con prepotenza nella realtà, eppure noi spettatori riusciamo a distinguere bene i due livelli (sogno e realtà) grazie alla sceneggiatura che "spiega" il meccanismo sonno, come da manuale della psicoanalisi. Freud sarebbe fiero di questo lavoro, pochi dubbi. Da surrealista, l'occasione di parlare esplicitamente di psicanalisi non poteva lasciarsela sfuggire dopo anni di Poe, Sade, Goethe, Carroll e chi più ne ha più ne metta.

Quando Svankmajer dipana il bandolo della matassa in un finale che più esplicativo non si può, balzano agli occhi piccoli cenni che avevamo confuso con altri, i polsi tagliati dei protagonisti cambiano di significato e diventano un legame ancora più profondo e la forza di una mente che attiva i suoi meccanismi di protezione si rivela in tutta la sua potenza.

Questo ultimo Svankmajer (il prossimo sarà nel 2015) parla di come sopravvivere alla vita, ben più crudele e spietata del sogno: bisogna imparare a nuotare in un enorme vasca in un lago rosso sangue, rossa come la donna del peccato amante e madre, e continuare a nuotare al ritmo di una guida. Solo così si sopravvive, o almeno ci si può provare. Non è facile, non lo è mai stato, ma bisogna pur fare pratica...



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Ultima risposta 11/11/2011 20.59.48
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