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Discendente del noto pittore, il regista Theo Van Gogh a causa di questo corto venne brutalmente assassinato da un pazzoide fanatico nel Novembre del 2004. "Submission" racconta alcune storie di donne oppresse nell'ambito di una società islamica integralista, regolata da severe leggi maschiliste ed ottuse. Sceneggiato dall'attivista per i diritti umani Ayaah Hirsi Ali, a sua volta travolta da questa follia e vittima di infibulazione, illustra senza apparire mai patetico o retorico questa folle condizione femminile, cogliendo semplici bisogni legati ad un desiderio di normalità, ovviamente stroncato da un' interpretazione coranica distorta applicata secondo metodi subdoli. Si avverte una fortissima e fastidiosa manipolazione -guarda caso di carattere religioso- mirata alla totale devozione al maschio, nei casi più estremi carnefice, comunque sempre padre/padrone di chi non ha mai avuto voce in capitolo. Le parole sono efficaci ed esaurienti, poco altro c'è da aggiungere. Allo spettatore l'invito a tirare le proprie somme.
Senza dubbio animato da intenti genuini e liberali il film, costato la vita al suo artefice, vorrebbe un mondo più giusto, equo e libero.
Qua e là impostato (certe frasi della donna mi sono sembrate a tratti poco spontanee), ben girato e montato, fa riflettere e pensare.
Per alcune esperienze personali non sempre condivido la totale emancipazione femminile, ma è ovvio ed indiscutibile che la sottomissione, in ogni caso ed in ogni tempo, è una cosa negativa e da combattere.
R.I.P. Theo Van Gogh (omaggiato poi da Steve Buscemi con Interwiev).
Da stato a stato, da governo a governo, da religione a religione si nota il desiderio di seguire una via che il popolo di generazione in generazione tende ad avere come meta: la libertà. Quasi il mondo dovesse accettare le differenze di religione, di colore della pelle, dei modi di fare, solidificarsi socialmente e finanziariamente, mischiarsi e creare un umano multiculturale che sarà la somma della storia di secoli e millenni.
Probabilmente in un passo futuro, non quello conclusivo come fosse un cammino, l'islam sarà la religione più diffusa, minareti votati oppure no. Ma durante la conquista dell'occidente, come tutte le cose devono modificarsi col tempo per un'integrazione coerente e funzionante, dovrà rivedere alcuni dettagli fondamentali ed estremi sulla libertà personale, in questo caso femminile.
Il regista, Theo Van Gogh, crea una sorta di preghiera, una sottomissione, un messaggio schietto e forte che non lascia spazio a retorica o scuse. Fu assassinato da un estremista per aver girato questo corto.
quoto i due commenti che mi precedono... il regista è stato estremamente coraggioso nel mostrare quello che è racchiuso nel breve documentario:ovvero lo sfruttamento della donna islamica ma anche altri fattori. bello.
Importantissimo culturalmente, ma anche dal punto di vista artistico, "Submission" è un grido per la libertà che risuona in modo assordante nelle nostre orecchie. Il requiem di Theo Van Gogh.