strade perdute regia di David Lynch USA 1997
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strade perdute (1997)

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locandina del film STRADE PERDUTE

Titolo Originale: LOST HIGHWAY

RegiaDavid Lynch

InterpretiBill Pullman, Patricia Arquette, Balthazar Getty, Robert Blake, Natasha Gregson Wagner, Richard Pryor, Lucy Butler, Michael Massee, Jack Nance, Jack Kehler, Henry Rollins, Giovanni Ribisi, Scott Coffey, Gary Busey, Robert Loggia, John Roselius, Louis Eppolito, Jenna Maetlind, Michael Shamus Wiles, Mink Stole, Leonard Termo, Ivory Ocean, David Byrd, Gene Ross, F. William Parker, Guy Siner, Alexander Folk, Carl Sundstrom, John Solari, Jack, Al Garrett, Heather Stephens, Amanda Anka, Jennifer Syme

Durata: h 2.14
NazionalitàUSA 1997
Generethriller
Al cinema nel Marzo 1997

•  Altri film di David Lynch

Trama del film Strade perdute

Un sassofonista, dopo aver ricevuto da uno strano individuo cassette in cui viene ripreso in casa sua durante la sua vita quotidiana, viene accusato dell'omicidio della propria moglie. Ma, una volta in carcere, si trasforma in un'altra persona, che viene scarcerata e inizia una vita in qualche modo parallela a quella precedente...

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Voto Visitatori:   8,33 / 10 (208 voti)8,33Grafico
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Voti e commenti su Strade perdute, 208 opinioni inserite

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Scuderia2  @  13/03/2018 20:20:43
   4 / 10
Lynch realizza ciò che abbiamo sempre sognato.
Cioè, mette in immagini quello che ci balena nella testa mentre russiamo sonoramente
Nel caso specifico c'è il sospetto che la dormita sia stata preceduta da una cena pesante, tipo polenta cinghiale peperonata, annaffiata con Gordon's G.
87 dissolvenze al nero, qualcuna incrociata, giusto per dare quel tocco in più di discontinuità e di frammentazione ad un quadro generale che già di suo aveva i canoni della confusione notturna.
Uccidere qualcuno, trombare una moglie rossa, camminare nel buio, interpretare la vita di qualcun altro, trombare la sorella bionda della rossa di prima, ascoltare un amico che racconta di avere una Mercedes con 1400 cavalli, trombare ancora come se si fosse in un porno e vari deliri tra sogno e incubo.
Tutto insieme, tutto in una notte con dei dialoghi essenziali, anzi, dei dialoghi ridicoli perché tanto lo sappiamo tutti che i sogni non regalano eloqui da ricordare.
Poi ti svegli, ossia, il film finisce, cacci 4 bestemmie e ringrazi il cielo che per fortuna le tue notti sono più regolari delle ossessioni oniriche lynchiate.
Purtroppo non sono accompagnate dalle musiche di Reznor, Manson, Rammstein.

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Ultima risposta 29/03/2018 14.41.06
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deliver  @  02/03/2015 14:17:11
   6½ / 10
Un film che si apprezza unicamente per lo stile registico di Lynch e l'uso della fotografia. Dopo i primi 40 minuti, ero propenso per un 7/8: c'è mistero, c'è thrilling, c'è l'uso delle dissolvenze, c'è tanta carne al fuoco. Peccato che lo sviluppo successivo, fino al finale, tralascia qualsivoglia inclinazione alla spiegazione, alla punteggiatura, alla giusta collocazione di fatti apparentemente inspiegabili, perché il desiderio dello spettatore e' proprio questo: capire il perché di quei misteri. Il cinema del resto, dovrebbe fare proprio questo, sconfinare nel verosimile, non perdersi negli anfratti dell'inverosimile spogliato dalla logica. Ad esempio, chi è il Mistery Men ? Che ruolo ha ? Quale la sua funzione nella storia ? Perché usa sempre riprendere con la videocamera ? E perché il protagonista diventa un altro, poi ridiventa se stesso e poi subisce di nuovo un'altra trasformazione ? E mettiamoci anche il nastro di Moebius, alla cui struttura circolare questa pellicola si ispira... Che ne viene fuori ? Manca un ipotesi di base, manca una direzione, manca insomma la volontà di arrivare ad un punto fermo. Troppe strade, affascinanti sicuramente, ma troppe. Certo, Lynch è Lynch, uno che riesce ad ammaliare anche solo con la regia e il suo gioco di luci, uno che ti ammalia anche se la trama è solo un abbozzo di tante trame possibili. Però dispiace. Perché il senso del film poteva essere definito assai meglio e anche il mio voto sarebbe stato molto più generoso. Troppo frettoloso l'epilogo ed è qui che il castello s'incrina.

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Ultima risposta 02/03/2015 17.25.16
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Dick  @  25/07/2014 15:37:23
   5 / 10
Bello esteticamente e tecnicamente in effetti, ma... non c' ho capito niente o quasi! Soprattutto con la seconda parte. Poi ste scene di sesso... mah!

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Ultima risposta 31/07/2014 22.46.39
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BrundleFly  @  16/12/2013 12:09:23
   7 / 10
Premessa: ho visto il film senza sapere assolutamente nulla della trama e senza aver letto nessuna recensione (o pseudo-tale).
La prima mezz'ora entra di diritto tra le cose più disturbanti, angoscianti e, se vogliamo, paurose che abbia visto su pellicola. Il tutto semplicemente grazie al magistrale utilizzo di luci, musiche e movimenti di camera.
La seconda parte del film, dopo la prima visione, non mi permette di andare per il momento oltre al voto dato.
Penso che un film per essere definito capolavoro a tutti gli effetti non debba mai far passare la trama completamente in secondo piano, ok che stiamo parlando di Lynch e per lui la trama è spesso solo un pretesto per catapultare lo spettatore in uno dei suoi deliri onirici, ma così ci si trova semplicemente davanti a un puro esercizio di stile, realizzato magistralmente, ma pur sempre un esercizio di stile.
Sicuramente lo rivedrò con occhio più critico.

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Ultima risposta 16/12/2013 15.18.40
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Gruppo REDAZIONE amterme63  @  11/02/2013 18:39:14
   8½ / 10
Commentare i film di Lynch è sempre imbarazzante, e questo non fa eccezione. Ora che conosciamo chi è Lynch, sappiamo che va preso come un autore creativo, al di fuori degli schemi, interessato più che altro all'effetto emotivo, alla suggestione che trasmette la propria opera d'arte, più che al messaggio razionale e logico.
Basandosi sulla produzione passata di Lynch (escludendo "Eraserhead"), pochi all'uscita di questo film avrebbero capito che dovevano focalizzare l'attenzione soprattutto sull'atmosfera creata dalle immagini e dalle situazioni, sull'angoscia, lo smarrimento, il terrore, il vortice dei sensi, più che sulla connessione narrativa e sulla verisimiglianza dei fatti mostrati.
Certo il film in sé non aiuta a dimenticare queste connessioni, a fare finta che non esista alcuna logica. Le storie (soprattutto quella che coinvolge il meccanico) sono troppo radicate nell'universo quotidiano, hanno troppo un trattamento "ordinario", per riuscire a dimenticare che sono metafore, o rappresentazioni figurate di determinati stati profondi dell'essenza spirituale umana. In effetti, proprio eliminando qualsiasi chiaro richiamo a logiche ordinarie che Lynch raggiungerà la perfezione della propria arte ("Inland Empire"). Diciamo che "Strade Perdute" è un tassello che porta a quest'ultimo film.
In sé "Strade Perdute" è uno sviluppo e un perfezionamento delle tematiche trattate in "Twin Peaks": lo sdoppiamento-stravolgimento della propria personalità in qualcosa di violento ed estremo, espresso tramite la metafora di un'entità separata che si impossessa e diventa tutt'uno con l'animo del personaggio-essere umano. Quello che in Twin Peaks appariva quasi goffo, dozzinale, troppo diretto e quasi forzato, qui funziona in modo sottile, pervasivo, efficacissimo. Quest'opzione quasi assurda e inspiegabile in Twin Peaks qui diventa palpabile e convincente. Tutto questo grazie ad un affinamento espressivo del mezzo cinematografico di prim'ordine. La prima mezz'ora del film è una delle vette del cinema dell'inquietudine. Il ritmo lento, l'atmosfera rarefatta, un senso di sospensione temporale, i colori scuri, la prevalenza dell'oscurità e delle ombre, angoli di ripresa eccentrici, il senso di lugubre e di angosciante che avvolge l'appartamento (a volte sembra di vedere Obsession di Polanski), i fatti strani e incomprensibili, la presenza misteriosa, lo stress emotivo, una musica decisamente inquietante, tutto concorre a creare una miscela tra le più esplosive mai create dal cinema. Basta confrontare la scena dell'apparizione e del dialogo fra Fred e il personaggio misterioso (ricorda la Morte del Settimo Sigillo) al cocktail, con la scena dell'apparizione del Gigante alla Roadhouse in Twin Peaks, per capire l'arte finissima e meravigliosa di Lynch nel far scivolare in maniera così naturale l'inquieto nell'ordinario.
Il film poi nella seconda parte perde purtroppo molti dei suoi picchi artistici particolari e unici e diventa più che altro un normale thriller/noir (di altissimo livello comunque) a tematica misogina (la femme fatale che porta alla distruzione una persona ordinaria e "innocente").
Il finale tenta un accordo ideale fra le due storie, ma non ci riesce alla perfezione secondo me. Rimane comunque alla fine nello spettatore uno strascico inquieto, come se il Male fosse qualcosa di onnipotente, un'aspetto umano incontrollato che domina, inquieta e rovina lo stato d'animo di come noi che stiamo vivendo in questo autunno di civiltà occidentale.
Bello, splendido film, dalle atmosfere noir/thriller/horror ineguagliate. Meravigliose interpretazioni (accidenti l'Arquette ...), ancora più meravigliosa la regia. Peccato per gli scompensi prima-seconda parte.

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Ultima risposta 11/02/2013 22.30.30
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Gruppo COLLABORATORI JUNIOR rain  @  15/09/2012 18:48:00
   8 / 10
Nonostante la fama di Lynch devo dire di essere un quasi-neofita per quel che riguarda questo regista. Prima di "Strade Perdute" avevo visto solamente "Mulholland Drive", film dalla nomea di capolavoro che però mi aveva estremamente deluso in quanto l'ho subito considerato un'accozzaglia di immagini senza senso. A mente fredda, e dopo averci rimuginato sopra per parecchio tempo, sono giunto alla conclusione che probabilmente la mia delusione sia stata causata, più che dal film in sè, dalla mia (non) preparazione in merito all'immaginario di Lynch (di cui, mea culpa, non sapevo praticamente nulla) e al mio approccio sbagliato verso un film così fuori dagli schemi canonici. Fu così che ho deciso di visionare un'altro blasonato film del regista, ovvero questo "Strade Perdute", cercando di liberare la mente da certe costrizioni che viene naturale avere durante la visione di un film. Tutta questa tediosa premessa, di cui probabilmente non fregherà niente a nessuno, per far capire quanto possa essere, almeno lo è stato per me, difficile visionare per la prima volta un film di Lynch. Quindi vorrei dire a tutti quelli che, come me, sono rimasti "scioccati" da un film del regista di non metterci una pietra sopra, pensate parecchio e poi provate a guardare lo stesso film, o un'altro, con un differente approccio psicologico. "Mulholland Drive" me lo aspettavo diverso e non mi è piaciuto (ma a questo punto mi sembra d'obbligo dire che per un giudizio definitivo dovrei riguardarlo), andando a guardare "Strade Perdute" avevo un'idea abbastanza chiara di cosa aspettarmi e al termine della visione il parere è stato molto diverso.
Scusate il sermone non richiesto.

Fin'ora del film in sè non ho detto una mazza ma effettivamente non ho molto da dire. Anche stavolta non è che c'ho capito tantissimo però, e credo sia questa la cosa più importante, mi ha tenuto sulle spine per tutta la durata, dai bellissimi titoli iniziali fino a quei stupendi minuti finali,



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Ora non voglio dire che sia stato tutto rose e fiori, anche in questo caso la difficoltà di interpretare un'opera di questo tipo mi ha lasciato varie perplessità però posso dire che nel complesso sono rimasto più che soddisfatto della visione.
Discorsi più approfonditi li lascio fare a chi di Lynch ne capisce veramente, se andassi avanti a farneticare finirei col dire un mucchio di *******, però mi preme citare le bellissime musiche di Badalamenti.

Ora non mi resta che vedere altri film di Lynch per avere conferma o smentita di quanto ho scritto inizialmente, e soprattutto devo riguardarmi "Mulholland Drive".

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Ultima risposta 26/08/2014 18.47.08
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giraldiro  @  06/01/2012 17:21:02
   7½ / 10
So che può sembrare strano detto da uno che non apprezza questo genere di film, ma in questo caso sono rimasto soddisfatto (a differenza di Mulholland Drive di cui ho visto solo un'ora). E' un'opera che non ha senso, è vero, ma possiede un tocco d'arte che non può essere messo in discussione (almeno a me è piaciuto per questo). E' inquietante, curioso e a tratti sognante, e nonostante crei confusione in chi lo vede riesce comunque ad essere interessante.

A questo punto mi pare appropriato concludere con quanto detto nella recensione:

"Può apparire irritante, geniale, assurdo, ma di sicuro non lascia indifferenti".

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Ultima risposta 27/09/2013 22.56.07
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Gabbone  @  27/11/2011 20:01:52
   9½ / 10
Alla terza visione di questo film mi sono deciso a dargli un voto. E' un voto difficile, pesante, ma sentivo il bisogno di darlo. Questo è il capolavoro del Maestro: se Mulholland Drive mi ha fatto innamorare di lui, se Twin Peaks mi ha fatto capire di aver preso la giusta decisione, Strade Perdute mi ha fatto capire che lui è il regista della mia vita. "E' lui il ragazzo", volendolo citare.
Prende una storia, se vogliamo anche banale, e poi te la racconta in un modo che ti spiazza. Tutto è perfetto, tutti conosciamo il suo particolarissimo modo di fare i film, ma mi vorrei soffermare su due cose. La prima è l'attenzione ai particolari: nella prima mezz'ora, le scene girate in un "normale" appartamento hanno la forza di catapultarti una terribile angoscia dentro. Le lampade, lo stile dell'arredamento, le luci, le sue tanto care tende rosse, nulla è messo lì a caso. Nessuna scena è girata a caso ( avete presente quella scena, di una trentina di secondi, dove Pete è in giardino e affacciandosi vede un cane?).
La seconda sono le musiche: dall'ottima scelta nelle canzoni ( non è un grande un vecchietto che va pazzo per Rammstein e Manson?), alle musiche vere e proprie che accompagnano la scena. Tra lui e Badalamenti c'è un feeling che difficilmente si trova così.
E' un film tosto, va guardato con molta attenzione e mi sembra giusto: lui ci mette grande cura nelle cose, e si aspetta che lo spettatore faccia altrettanto. E non si cura di chi non lo capisce o di chi non è pronto, lui non cerca una approvazione, è conscio di quel che fa ed è consapevole che quel che fa lo fa maledettamente bene.
Di film "normali" in giro ce ne sono a bizzeffe, lo sa bene. Quello che lui fa con un film è stravolgerlo, piegarlo a suo piacimento per farti assaporare quello che LUI prova, è come se ti desse un biglietto omaggio per un giro nella sua mente: per questo o lo si ama o lo si odia. E cosa c'è di più bello di un film che realmente ti trasmette qualcosa, un film che ti fa poi parlare e pensare per ore ed ore riguardo una tua personalissima interpretazione della pellicola. Perchè non c'è un solo significato, ed è questo il bello, non ci possiamo fare nulla. Perchè dovrebbe dare a tutti la sua interpretazione, rovinando il suo ultimo scopo?
Nonostante tutto questo, metto qui uno spoiler dove provo a dare una mia rivisitazione della spiegazione, al solo scopo di far vedere come e quanto possono essere diverse le interpretazioni della stessa pellicola ( ed è qui la sua forza ) e perchè no, far nascere un dibattito tra chi ha avuto una visione totalmente diversa. Grazie David.

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Ultima risposta 29/11/2011 19.13.30
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albert74  @  12/06/2011 00:34:57
   5 / 10
questo film è la trasposizione su pellicola di un certo tipo di surrealismo psicanalitico che ho avuto modo di "studiare" su alcuni quadri iperastratti. In altre parole è l'immagine di una realtà onirica in cui la realtà lineare di tutti i giorni viene spezzata, modificata, distorta e frammentata seguendo la psiche malata di un assassino che soffre di disturbo multiplo della personalità.
Già da qui si capisce che questo film è astrazione e simbologia allo stato puro. Non c'è una trama, non c'è una realtà, non c'è una dimensione ma molteplici piani dimensionali, molteplici simboli di complicata lettura. C'è un ego, un alter ego, un super ego, dozzine di riferimenti freudiani e il tutto diventa incomprensibile, delirante.
Per comprendere questo film occorre essere nella mente di un pazzo, essere un pazzo oppure essere il regista (che non mi pare molto sano almeno in questo prodotto).
Purtroppo il mio giudizio non può essere positivo poiché a forza di sminuzzare e distorcere la realtà, le dimensioni e il tempo si finisce con lo spiazzare il telespettatore, si finisce con l'annoiare.
Il film è eccepibile da un punto di vista delle musiche, delle immagini, anche dei personaggi ma non ha una trama.
Avevo già visto film psicanalitici (questo è psichiatrico più che altro) piuttosto contorti ma non mi era mai capitato un film "dadaista" come questo.
In mancanza di una trama si va avanti per immagini, sensazioni, sugestioni, suoni e deliri.
Pur avendo studiato psicanalisi alcuni punti non mi sono chiari mentre altri sono troppo al di fuori dei canoni comprensivi.
Un film deve avere un significato e una chiave di lettura qui non ci sono e quindi il film scade nel nonsense. E' un vero peccato.

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Ultima risposta 17/06/2011 22.48.04
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Feelhigh  @  10/05/2011 17:12:01
   9 / 10
Geniale, onirica, suggestiva ed indimenticabile opera del Maestro...
il primo film della "trilogia del sogno" - a cui seguiranno Mulholland Drive ed Inland Empire- merita di essere guardato e riguardato, assaporato in ogni sua piccola sfumatura e dettaglio, interpretato e reinterpretato...
Memorabile il personaggio interpretato da Robert Blake, l'Uomo misterioso, inquetante come non mai..
Un film che lascia il segno
grandissimo

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Ultima risposta 11/05/2011 09.46.29
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chem84  @  14/07/2010 12:33:23
   8½ / 10
Il solito sorprendente Lynch verrebbe da dire, difficile da seguire, ma dannatamente semplice da apprezzare;
Una storia tutto sommato lineare viene rivoltata come un calzino, tra personaggi che forse esistono e forse no, flashback, colpi di coda in parte attesi e in parte geniali e quant'altro, anticipando così lo schema che verrà riproposto più avanti nell'appena inferiore MD.
Il tutto viene poi sapientemente supportato da interpretazioni a dir poco eccellenti (tra le quali mi sento di menzionare una Patricia Arquette davvero indimenticabile)
Non c'è nulla da fare, una volta compreso il modo con cui approcciarsi a questo regista, c'è solo che da guadagnarci.

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Ultima risposta 19/07/2010 14.25.00
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Gruppo COLLABORATORI Compagneros  @  21/02/2010 12:40:22
   9 / 10
Grandissimo film, poco da dire. Lynch si supera forse solo in Mulholland Drive.
Mi spiace per quanti, schiavi dei significati, non possono apprezzare pellicole come questa.
Bella la recensione di Zero00.
Film da vedere più che da commentare. Lynch geniale come pochi.

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Ultima risposta 13/05/2010 00.59.04
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unpoeta67  @  13/11/2009 20:17:02
   5 / 10
basta , basta , basta con lynch , basta , con lui ho chiuso , non ce la posso più fare, non fa per me punto ...non è il mio genere di film , lo devo riconoscere ,...non è drammaticamente penoso ma non riesco a digerire un regista che per me è un non-sense ...folle , ok ma non lascia nulla in me.
....

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Ultima risposta 22/07/2014 18.21.45
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Gruppo COLLABORATORI SENIOR Ciumi  @  09/11/2009 11:39:19
   8½ / 10
Parte quasi fosse un film dell’orrore, pervaso da un mistero che terrorizza e seduce: una videocamera che penetra in una casa, di notte, quando le mura si colmano di tenebra (impressionante la trasformazione che il regista riesce ad attuare all’appartamento da diurno a notturno), sino alla camera da letto, filma Fred e Renee mentre dormono; svanisce, non lascia impronte, viene recapitata una cassetta ogni giorno che mostra uno spezzone in più del filmato.

Poi qualcosa succede: il magma lavico d’irrealtà di Lynch si propaga, erutta il mistero in un moltiplicarsi di soluzioni enigmatiche e di personaggi ambigui, le personalità dell’omicida si trasfigurano, divengono molteplici, in una vicende che s’intrica, piuttosto che risolversi, attorno all’ora di un delitto.

Una prospettiva plurima in chiave surrealista che può essere accostata in qualche modo al corto capolavoro (e pressoché sconosciuto) della Deren “Mashes of the afternoon” (1943).

Le strade perdute sono quelle dell’identità e del reale, percorse e ripercorse da due fari nella notte, che fanno da spola ai luoghi dell’inconscio e della visionarietà.

Con questa pellicola Lynch preavverte molti dei temi di “Mulholland drive”, quali lo sdoppiamento delle personalità, l’amalgamarsi dell’una dentro l’altra, il risolversi (?) dell’enigma seguendo gli indizi dell’insolito; o il perdersi tra le invisibili tele analogiche del verbo surrealista.


p.s. La “Song to the Siren”, qui in versione non originale, che si può ascoltare in una delle sequenze più suggestive della pellicola, è di Tim Buckley (padre di Jeff), a mio parere uno dei cantautori più ingiustamente ignorati della storia della musica.

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Ultima risposta 05/06/2010 16.59.17
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Invia una mail all'autore del commento Ødiø Pµrø  @  26/09/2009 13:12:35
   8½ / 10
La mia prima esperienza lynchana è stata più che soddisfacente.
Non sono un amante sfegatato della roba visionaria, ma quando diventa un'arte gestita con una maestria tale è impossibile anche per me non restarne affascinato.

Piacevole, piacevolissima follia.

Special thanks to Enzo001.

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Ultima risposta 26/09/2009 19.50.51
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Invia una mail all'autore del commento Andre82  @  17/01/2009 14:37:48
   5 / 10
Sarà ineccepibile dal punto di vista realizzativo e delle musiche, ma quando un film non ha senso io alla sufficienza non ci arrivo. Perchè scrivete tutto quello che volete ma questo film, a livello di trama, un senso non ce l'ha: è un viaggio nell'inconscio malato e disturbato del protagonista, niente più. Io nell'arrivare ad una fine mi aspetterei che non tutte ma almeno la maggior parte delle scene abbiano un senso; invece il bello del film, a quanto leggo in recensioni e critiche, sta proprio in questo viaggio nell'interiorità del protagonista. Lynch, a parte "Mullholland drive", non è un regista che apprezzo particolarmente.

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Ultima risposta 28/06/2009 16.11.19
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Invia una mail all'autore del commento wega  @  24/12/2008 19:05:50
   8½ / 10
E finalmente ho visto "Strade Perdute", bastava ordinarlo ok, ma non ho mai voluto privarmi dell' emozione di trovarmelo fra le mani. Apparentemente nonsense ed inestricabile, in realtà la semantica filmica (se mai dovesse esistere), prendendo in considerazione il più vicino parente "Mulholland Drive", risulta chiara. Proprio come il film che venne successivamente la struttura è quasi la stessa, c'è una prima parte reale, e una seconda parte onirica: il sogno. E come tutti sanno, per lo meno chi è abituato a farci caso, i sogni non sono altro che pensieri, desideri, paure -soprattutto quest' ultime- in cui compaiono oggetti e persone che abbiamo visto, situazioni già vissute e rielaborate intimamente. Lynch, non fa altro che trasporle su pellicola, sia mai da sminuire la capacità più unica che rara nel saperlo fare, rendendo concreta la risibile linea di demarcazione tra sogno e realtà. Fred ripercorre un ultimo sogno nella persona che desiderava essere, in questo caso Pete (insomma avrebbe voluto essere Justine Timberlake). Punto. Il resto è pura suggestione sinestetica, quindi soggettiva, che non ha poi tanto valore spiegare. "The Lost Highway" trovo sia un esercizio di riscaldamento per i capolavori che saranno "Mulholland Drive", e "INLAND EMPIRE" che sto iniziando ad apprezzare sul serio, l' inizio di una trilogia vera e propria, forse. Forse perchè si può notare il manifesto di "Gilda" in uno, e "Lolita" nella sua ultima opera, qui non ho visto nulla del genere, chissà che la trilogia non sia iniziata un film dopo e quindi ce ne sia un altro in arrivo. L' Arquette è la frangetta della mia vita, assolutamente!

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Ultima risposta 24/12/2008 21.51.29
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mike_meBad  @  04/10/2008 16:18:43
   4 / 10
fanatici di lynch non aggreditemi.
da perfetto ignorante in materia mi sono calato nella visone di mulholland drive e me ne sono innamorato e ho detto "bene, li volgio vedere tutti i film di lynch"
poi ho visto questo e non mi è piaciuto per niente.
lento, molto lento, noioso, apparentemente insensato, tiene lo spettatore in un continuo stato d'ansia fastidiosa generata da scene inquietanti che non giungono in nulla.

se volete investrire 2 ore e un quarto nel cinema lynch lasciate perdere strade perdute
guardatevi mulholland drive.

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Ultima risposta 24/12/2008 13.52.19
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JOKER1926  @  11/09/2008 14:56:28
   7½ / 10
David Lynch confeziona un film perverso, malato ed estremamente cattivo: "Strade perdute"…
Siamo nel lontano 1996, il regista riesce a colpire lo spettatore con una pellicola a dir poco devastante, rocambolesca, onirica…
Il protagonista di questa odissea di incubi e deliri è un giovane sassofonista di nome Fred…
Il film "vive" in vari generi, la pellicola non trova facilmente "casa", essa "spiazza" tutti e tutto e occupa diversi generi: Thriller, Horror, Drammatico…
"Strade Perdute" è un totale delirio, Fred genera il tutto e distrugge tutto…
Il lavoro di Lynch potrebbe sembrare senza logica, scene al limite del possibile (e apparentemente senza senso)si intrecciano beffardamente; ma il regista ha un disegno ben chiaro, il tutto combacia perfettamente con il tutto…
Qualsiasi scena ha un "sequel", ogni dialogo è profondo e le musiche si affiancano divinamente al concetto del film.
La pellicola è simile (come dinamica) a "Mulholland Drive" generata circa cinque anni dopo…
Fred dopo il suo "flop" si "incarna" in un altro uomo, è l'inizio dell'apoteosi…
La vita è fatta da sogni, incubi , deliri, desideri…
Il passato purtroppo è "registrato" ma il nostro protagonista prova a screditare questa irrevocabile, tangibile teoria con una sua Concezione…( tornano utili i dialoghi)
Le cassette sono "opera" di Fred del suo complice, ovvero del suo inconscio…
"L'uomo Misterioso" è ovviamente una delle figure più macabre, strane, grottesche e suggestive del film, tale uomo è il "riepilogo mentale" di Fred (addirittura anche il giovane musicista ha paura dell'omino, nella sua mente si intersecano crudelmente concetti di rivalsa , paura e follia)…
Come detto il lavoro del regista va capito e soprattutto bisogna ricordare le scene e specialmente i confronti fra i personaggi chiave del film.
Il dialogo (una delle migliori scene del film) fra Fred e la sua mente (ovvero fra Fred e "l'uomo misterioso) è l'enfasi, il tutto della pellicola, il conscio fa a botte con l'inconscio e viene a "galla" la personalità, i timori, le incertezze di Fred…
Il film dunque è un mosaico di metafore che si accoppiano freneticamente con sogni e disperazione…
La prima parte (abbastanza lenta) è buona, la lentezza è "coperta" dalla tensione, lo spettatore assisterà a scene agghiaccianti, importante tenere a mente i vari dettagli della casa…
Essa praticamente è la metafora, la "struttura" della mente di Fred, corridoi lunghissimi, bui che "sperdono" completamente il nostro protagonista, ovvero Fred è imprigionato negli abissi della propria mente, e non c'è via di scampo…
La seconda parte del film è abbastanza entusiasmante, Fred è "rinato" ed è pronto a riscattarsi…
Le scene in questa parte sono importantissimi, Fred è Pete, questo ultimo si "impossessa" di una donna di nome Alice (la donna del boss) e si sente Padrone Supremo, nella sogno Pete (ovvero il Fred reale) ha una fidanzata, quindi Pete realizza il sogno di "playboy", il ragazzo è in possesso di due donne…
Ma nella realtà Fred in questa sfera (ovvero quella sessuale) è un flop (per ovvi motivi), la sua donna frequenta un altro uomo e cerca riscatto nel sogno con Pete…
Il film è una bomba Suprema di indizi, sogni, dettagli, incubi…
L'uomo lavora in un officina e appena ascolta musica "vecchia" (ovvero quella del sassofono) cambia frequenza, Fred è completamente cambiato, è una "pedina" "nuova" e odia il sassofono, ama il sesso e ha fortuna in questo ambito…
Il film contornato da metafore spinge lo spettatore su "binari" allegorici, scene trash mutano magnificamente in scene metaforiche di abissale importanza….
La donna è la rovina, l'uomo (in questo caso Fred) subisce e non riesce a vincere questo confronto…
Ma il suo boss umilia , mortifica la donna e sicuramente risulta essere più Uomo e non coniglio…
(questa è una Mia Concezione)…
Film molto erotico, la scena della scopa.ta finale è un ritorno al passato con Alice che si allontana e si incarna nell'inconscio di Pete (ormai divenuto Fred), "l'uomo misterioso" riprende il "fallimento" di Fred e lo aiuta ad uccidere il boss…
Ovviamente il film deve essere capito in ogni piccolo particolare quindi è logico "penetrare" cautamente in questo sogno-incubo, l'inconscio di Fred (ovvero l'uomo misterioso) è anche complice e aiuta Fred a fare vendetta… (una specie di "Cowboy" della pellicola Mulholland Drive), il regista introduce sulla scena sequenza agghiaccianti, scene di sesso lesbo con i vari uomini (nemici di Fred/Pete) che assistono allo spettacolo ove compaiono strani personaggi che inesorabilmente svolgono funzioni allegoriche nel film…
Il finale è la metafora della frustrazione, il nostro Fred ritorna a casa e al citofono si esalta e afferma che il boss è morto, la scena si collega perfettamente con quella iniziale e ricomincia il tutto…
Il percorso di Fred in auto è la metafora di "Strade perdute", esse sono vie senza ritorno, esse sono "vere" ma hanno strette funzioni allegoriche, l'ultimissima allegoria del film è il "percorso" dell'auto che lascia capire allo spettatore che essa è percorribile solo in un senso, ovvero nella discesa degli inferi…

La pellicola gode di moltissimi pregi e di nessuna pecca rilevante…
Le scene sono Mostruose, il sonoro è pressoché Perfetto e accompagna divinamente tutte le scene (alcune di esse sono davvero suggestive), lo spettatore è in totale delirio!
Il cast è buono, musiche ottime e ovviamente lode al regista per la dinamica dell'Opera…
Il film è unico, nessuno riuscirà a fare di meglio o di simile, viaggio allucinante nella profonda psiche umana, episodi intrecciati sesso, sangue, tensione, drammaticità, sono i pilastri dell' "edificio" "metaforico" e "visivo" di Lynch…
Molte simbologie, pellicola "cattiva" che tratta una miriade di tematiche che sfociano beffardamente nel niente e nel tutto…

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Ultima risposta 24/12/2008 14.27.17
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ide84  @  04/07/2008 08:43:53
   3 / 10
No dai ragazzi qui non ci siamo proprio...allora in un giorno ci sono 24 ore giusto? 8 si lavora, 8 si dorme e quelle che rimangono son preziose.. se decido di guardarmi un film prima di dormire e alla fine mi viene voglia di spaccare la tv a pedate non esiste! Ho letto commenti e recensione dopo per non farmi influenzare, ma è stato un errore. Non bastano una bella atmosfera e una bella protagonista.. il senso di aver sprecato del tempo al termine della visione è troppo.

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Ultima risposta 19/08/2008 11.33.05
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Gruppo COLLABORATORI JUNIOR Granf  @  25/06/2008 11:21:17
   10 / 10
Questo film mi ha cambiato, dopo averlo visto il mio modo di intendere il cinema è stato stravolto. Un pò come accadde quando vidi 2001-Odissea nella Spazio oppure un qualsiasi film di Fellini.
Un capolavoro di immagini, di suoni, delle musiche avvolgenti di Badalamenti, di sequenze oniriche e sconvolgenti, surreali e indimenticabili. Meravigliosa Patricia Arquette.

La mente sullo schermo.

This Magic Moment.

Il cinema è un''opera d''arte.

"Preferisco ricordare le cose a modo mio; come le ricordo, non necessariamente come sono avvenute."

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Ultima risposta 25/07/2008 18.58.08
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Gruppo COLLABORATORI Zero00  @  08/06/2008 15:58:02
   10 / 10
Questo è un capolavoro, un'opera d'arte, da vedere e rivedere, da penetrare, da vivere.

Per il resto, vedere la recensione!

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Ultima risposta 09/06/2008 10.54.33
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Gruppo COLLABORATORI JUNIOR Invia una mail all'autore del commento Enzo001  @  06/06/2008 13:54:13
   9 / 10
Lynch percorre le strade perdute della mente dell'uomo; attraverso il personaggio di Fred il regista da vita ad una sorta di dramma universale, in quanto universali sono le tematiche trattate.
Chi non ha mai bramato di essere diverso?
Chi non ha mai desiderato un'altra vita?
Chi non si è mai abbandonato alla fantasia?
Ciò che Lynch porta sul grande schermo è la psiche dell'uomo medio, l'uomo insoddisfatto di sè stesso, l'uomo che si adagia sulle candide spiagge dell'immaginazione per sfuggire ad una realtà che vorrebbe non fosse reale.
"Strade perdute" è il concretizzarsi del vagheggiare dell'intelletto, un'allucinazione, un viaggio, un ricordo, un sogno, un delirio, un'eterna fuga.
Tutto è proiezione della mente di Fred, tutto è Fred...

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Ultima risposta 24/12/2008 19.09.31
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Phelps  @  20/04/2008 20:01:19
   10 / 10
temi che il grande lynch riaffrontera' in Mulholland ma in maniera totalmente diversa...grandissimo come al solito

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Ultima risposta 20/04/2008 21.21.49
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somberlain  @  16/03/2008 10:55:04
   9 / 10
Personalmente mi è piaciuto molto: un film in perfetto stile Lynchano, dove tutto sfugge ad una logica lineare, di una complessità tale da spiazzare completamente lo spettatore e da indurlo a profonde rflessioni per i giorni successivi alla visione.
Unica pecca: che cavolo ci fa Manson????

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Ultima risposta 20/04/2008 13.15.40
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Boston George  @  11/02/2008 19:50:45
   4 / 10
Voti alti solo perchè è di Lynch quindi tutti a sbavare. Sono fermamente convinto di questo. Mi piacciono anche i film "pazzi" ma in questo non ho trovato nulla se non un senso di inappagatezza dopo averlo visto. Non capisco che ci troviate Ovviamente non è completamente da buttare via ma a me non è piaicuto nella maniea più assoluta.

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Ultima risposta 10/03/2008 12.16.34
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momo  @  23/12/2007 12:24:10
   6 / 10
Che abbia un senso non lo nego, ma se per scoprirlo devo prendermi una vacanza o una guida, non vedo come sia possibile stimarlo un capolavoro. E' uno di quei film da "libretto d'istruzioni" che lo vedi e gli vuoi mettere 4 dopo
leggi la spiegazione scopri che tutto ha un senso, e ti sembra di essere uno stupido a non averlo capito allora per fare bella figura gli dai un bel voto. Ce da dire che almeno questo film, a differenza di molti altri, un senso, se pur nascosto bene, ce lo ha.

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Ultima risposta 07/07/2008 22.18.59
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HATEBREEDER  @  27/11/2007 10:58:52
   10 / 10
"Preferisco ricordare le cose a modo mio. Come le ricordo, non necessariamente come sono avvenute."
Come in Mulholland Drive, il rimorso per un'omicidio scatenerà la catastrofe psichica del protagonista, una inesorabile discesa negli inferi più reconditi dell'animo umano.
Dopo Eraserhead, il Lynch più "cattivo".

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Ultima risposta 29/11/2007 16.41.00
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dolphin_27  @  06/11/2007 15:30:50
   1 / 10
Mah... non capisco cos'abbia di bello questo film da avere un voto così alto!
Mi sono annoiato a morte! E poi il film è senza senso.

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Ultima risposta 04/02/2012 01.50.08
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Gruppo COLLABORATORI JUNIOR Marlon Brando  @  18/07/2007 14:50:15
   8½ / 10
Se seguiamo il filo logico della vicenda spiegato in modo più che esauriente da Banchelli probabilmente emerge un po' di incoerenza psicologica nel personaggio di Fred

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ma il film va visto nell'ottica bunueliana di Un chien andalou (film che secondo me ha ispirato tutte le opere più visionarie e incomprensibili del regista) del desiderio che ci stravolge trasportandoci in altre dimensioni/proiezioni della nostra mente. Il desiderio, poi, accresce maggiormente fino a esplodere irrazionalmente in un'ambiente chiuso e claustrofobico come la propria abitazione.

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Ultima risposta 18/07/2007 15.55.11
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statididiso  @  19/05/2007 16:03:33
   9½ / 10
x il mio pensiero su Lynch rinvio al commento di "Mulholland Dr". qui mi limiterò a dire che l'orrore a cui assistiamo nei film di Lynch è frutto della normalità, ed è proprio x questo motivo che ci fa + "paura".
"x la capacità di andare a fondo dal punto di vista psicanalitico" (cit. agentediviaggi, con il quale ho avuto un piacevole scambio) questo film è di "mezzo voto" inferiore al già menzionato "Mulholland Dr.": al termine della visione di "Strade perdute", dopo una seconda visione, ho "afferrato" i punti-chiave del film, contrariamente a quanto era accaduto con l'altro film del regista, dove + cercavo di rimettere insieme i pezzi del puzzle, e + mi accorgevo dello "sforzo" che facevo. il "mezzo voto" in +, così da eguagliare la valutazione data a "Mulholland Dr.", è motivata dalla denuncia di base (il mercato pornografico) e dalla sua "connotazione" (goth, fetish e dark), che ritengo, personalmente, + "interessante" di quella del mercato cinematografico.
ma lo ribadisco, x me, "Eraserhead" (la visione del quale mi causa un forte "rigetto") è di mezzo voto superiore ad entrambi i film.
il film inizia con un primo piano di Fred Madison che fuma, immerso nei suoi pensieri: l'unica cosa che ricorda con certezza sono le parole "Dick Laurent è morto", ma ignora il perché (il momento in cui Fred risponde al citofono, premendo il tasto "listen", è una metafora della passività con cui "subisce" quelle parole). poco dopo, nella mente, l'immagine di una cassetta viene a sostegno di quelle parole, e darà il via ad una serie di flashback: il pensiero va a quella volta che non riuscì a fare l'amore, accecato dalla gelosia (Fred è convinto di aver visto la moglie Renee con un altro durante il suo concerto al "Luna Lounge", concerto al quale la stessa Renee si era rifiutata di andare) e a quel sogno ricorrente, che sa molto di presagio. poi ancora l'immagine di una cassetta ad interrompere la sequela di flashback, ma stavolta c'è registrato sopra di +. ora Fred ricorda che era andato ad una festa di amici di Renee e di aver incontrato Andy, la persona che gli sembrava aver visto accompagnare la moglie al "Luna Lounge" e che scopre essere un amico di quel Dick Laurent. qui fa anche la comparsa un uomo misterioso con cui Fred avrà una strana conversazione. Fred tornerà a casa, e durante il viaggio in macchina chiederà alla moglie chiarimenti sul suo passato. finiti i flashback, di nuovo l'immagine di una cassetta, che stavolta va fino in fondo, rivelando il drammatico epilogo (le immagini da grigie - oggettive - diventano a colori - soggettive): Fred ora ricorda (nella realtà) di aver ucciso la moglie. viene arrestato e condannato dal giudice a morire sulla sedia elettrica. è da qui che comincia e finisce la seconda parte, in quei pochi secondi necessari perché sia fatta "giustizia". lo capiamo in quel momento perché la luce si spegne (quando viene usata la sedia elettrica ci sono sempre sbalzi di tensione all'interno dell'edificio) e il corpo di Fred viene "investito" da una strana luce azzurrina (probabilmente la corrente elettrica che attraversa il suo corpo). la mutazione non è altro che il corpo di Fred che brucia lentamente sotto l'effetto della scossa, e nel bruciare quello che rimane ancora di lui immagina, in punto di morte, un'altra esistenza (parallela): diventerà così Pete Dayton, del tutto sconosciuto alle autorità, che si rivelerà essere esattamente il suo opposto (giovane e bello, sicuro di sè, soprattutto a letto, capace, che odia il sax etc.). meccanico di fiducia del Sig. Eddy (nella realtà, Dick Laurent), si innamorerà di Alice Wakefield (nella realtà, la moglie Renee), sua "compagna di giochi", e tra i due comincerà una relazione. quando questi li scoprirà, i due cercheranno di scappare, e, x farlo, decideranno di derubare una persona di conoscenza di Alice, Andy. l'introduzione di questa persona da parte di Alice e la visione della camera n. 26 (la stessa del "Lost Highway", il motel dove Dick e Renee erano soliti "incontrarsi"), cominceranno a "compromettere" il sogno; da quel momento le cose che vedremo, saranno nella "sostanza" quelle realmente accadute: si scoprirà che Renee faceva pornografia per conto di Dick Laurent; che Andy li riprendeva (e che, probabilmente, Fred era venuto in possesso di una delle sue cassette); che Fred, in preda alla gelosia, aveva ucciso entrambi etc. le parole pronunciate da Alice in mezzo al deserto - "Tu non mi avrai mai" - trasformeranno anche la" forma" in "sostanza". l'immagine in cui Fred citofona, premendo "talk" (metafora che sta ad indicare il ruolo "attivo" che il protagonista ha avuto nella vicenda, sia in chiave onirica che in quella reale, e la ritrovata consapevolezza), precedente alla folle corsa finale (un "viaggio di sola andata"), rende il processo "irreversibile". e Mr. X?! probabilmente, una rappresentazione delle paure umane, una sorta di "meccanismo di rimozione" e, nel caso specifico, il timore di essere "scoperti" e "svegliati", di vedere con quale "volto" ti si presenterà il" fallimento", e la consapevolezza di non poter fuggire dalla realtà (un pò quello che significa l'uomo con i capelli neri x la Diane di "Mulholland Dr.", quello stesso uomo che lei immagina l'abbia vista al bar parlare con il killer). come in quel film, il regista reinterpreta a suo modo un tema banale come quello della gelosia, in questo caso, tra marito e moglie, e ne esce fuori un vero e proprio capolavoro.
Lynch è un direttore d'orchestra che dirige con mano ferma i suoi musicisti. nel girare, sembra comporre musica. sicuramente, il suo film + musicale (grandi le canzoni dei Rammstein).
VOTO 9 1/2!! L
ps: che ne pensi agentediviaggi?!
ps: "la mente non può immaginare quello che l'occhio non ha ancora visto" (traduzione "è la realtà che forgia le menti").

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Ultima risposta 09/04/2009 23.30.30
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Invia una mail all'autore del commento Mr Mandarino  @  29/03/2007 11:13:47
   4½ / 10
Lynch si buca col vinavil...

Bello fare un film che capisce solo lui...
Ma avete mai pensato che 'sto film senso non ce l'abbia proprio e Lynch se la goda a casa sapendo che la gente sta lì a pensare a una possibile soluzione quando invece non esiste?

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Ultima risposta 11/09/2008 16.13.20
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Quilty  @  28/03/2007 10:52:11
   9 / 10
LA TRAMA SPIEGATA: Strade Perdute è stato frettolosamente bollato come un film incomprensibile. In realtà presenta una visione estremamente razionale e lineare:rappresenta,assieme a Mulholland Drive, INLAND EMPIRE e Eraserhead,il genio di questo autore e del suo cinema sperimentale. L' atmosfera suggestiva,la ricchissima simbologia -soprattutto psicanalitica-che si trova in questo film ,la scomposizione del racconto in una trama APPARENTEMENTE senza senso ,ma in realtà costruita sulle immagini rende a mio parere questo film un gioiello per la mente e per gli occhi,un piccolo capolavoro,un'opera d'arte post moderna. Lynch ci guida in un mistero da incubo che con un po' di attenzione può essere risolto.

Qui in seguito su Spoiler la mia soluzione.




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Ultima risposta 25/11/2007 14.21.27
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super zik  @  20/03/2007 00:39:27
   9 / 10
Wow.

Bellissimo film alla Lynch.

Come sempre, adesso passerò qualche giorno a pensarci su...

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Ultima risposta 20/03/2007 00.53.19
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Gruppo COLLABORATORI Harpo  @  16/03/2007 00:35:21
   8½ / 10
I primi venti minuti sono da 10: inquietanti, onirici, visionari, insomma distillato puro di David Lynch. Per intenderci, ai livelli di “Mulholland Drive” e “INLAND EMPIRE”. Il resto del film è bellissimo, ma comunque non unico. Se lo avessi visto prima di “Mulholland”, gli avrei dato un 10 senza problemi, ma conoscendo il potenziale di questo regista nonché i capolavori che firmerà poi successivamente, non voglio esagerare.
“Strade perdute”, oltretutto, è la prosecuzione naturale del processo iniziato con “Eraserhead” e, in particolare, il primo film ad avere distintamente la struttura di una fuga musicale. “Stare dietro” ai fatti è relativamente facile e, con un po' di attenzione, si potrà capire la vicenda già alla prima visione. Con i due capolavori successivi, Lynch, supererà sé stesso realizzando films molto più complicati ed infinitamente più belli. Ma dopotutto, quando si fissa un primato, il superamento dello stesso è naturale ed ovvio.
Splendidi anche titoli di testa e di coda, oltreché l'epilogo incredibilmente intenso e decisamente chiarificatore.

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Ultima risposta 11/09/2008 16.16.54
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Vegetable man  @  20/02/2007 22:06:22
   8 / 10
Ineccepibile "solito" ( a posteriori ) film di Lynch, che ha solo il demerito di non raggiungere le vette espressive di altre opere del regista.

Se qualcuno, come è capitato a me, ha visto per la prima volta questo film con in testa la Patricia Arquette del "Medium" televisivo... beh, che mi prenda un colpo!

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Ultima risposta 20/02/2007 23.17.40
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Gruppo COLLABORATORI Marco Iafrate  @  20/01/2007 16:25:21
   9 / 10
Il film è un saggio psicanalitico-filosofico sulla vita come ciclo continuo e sulla perdita di identità.
La storia si snoda, come in altri film di Lynch, sul labile confine tra realtà e sogno, sulla rimozione del passato rifugiandosi nell'immaginazione.
Atmosfere claustrofobiche e allucinate accompagnano lo spettatore in questo intricato ma stupendo poema visivo.
Ogni azione, ogni dialogo, ogni sguardo vanno seguiti attentamente e successivamente interpretati, è questa la bellezza dei film di Lynch, tutto, ma proprio tutto, è studiato alla perfezione.
Un uomo, possessivo e geloso della propria moglie, a seguito dell'accusa di uxoricidio viene condannato alla sedia elettrica, nel momento in cui le scosse di corrente elettrica gli friggono il cervello, si rifugia nei meandri della mente e sogna di essere un altro uomo.
Questi è più giovane, bravissimo a fare il proprio mestiere, ha degli amici, una fidanzata ed ha successo con le donne, praticamente tutto quello che Fred (è il nome del tizio di cui parliamo) non è riuscito ad essere nella vita reale.
Il ragazzo è circondato, e qui apriamo le porte dell'onirico che si sovvrappone alla realtà, da personaggi che cambiano l'identità ma non l'aspetto, la donna di un boss che lo corteggia ha il volto della moglie di Fred, tocchiamo il tema dell'ubiquità con un uomo misterioso( l'attore Robert Blacke, protagonista negli anni 80 della serie televisiva Tony Baretta, accusato, qualche tempo fa, ironia della sorte, proprio di uxoricidio) ed a un continuo scambio di ruoli.
Durante il percorso onirico ci sono dei brevi e frequenti inserimenti della realtà a disturbare la bellezza del sogno, sino all'epilogo, bellissimo, che chiude il film accompagnato dalle musiche di David Bowie.

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Ultima risposta 15/02/2007 13.55.50
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Living Dead  @  03/11/2006 17:22:11
   8½ / 10
Un film senza dubbio superbo nella regia, forse un pò meno nelle interpretazioni. Momenti silenziosi, angoli bui, personaggi misteriosi (Mistery Man mi metteva addosso un'inquietudine pazzesca) ed una trama complessa ma non insensata. Per certi versi Mulholand Drive è dello stesso stampo ma a mio parere è migliore.
Ottime pure le musiche tra cui la bellissima Song to the siren dei This mortal coil. Un film diverso dagli altri come solo Lynch sa fare.
Molto bello, consigliato.
Peccato per l'edizione dvd che è semplicemente oscena.

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Ultima risposta 04/11/2006 12.47.13
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la mia opinione  @  08/09/2006 12:35:25
   4 / 10
Niente per me Lynch è grandissimo regista ma apprezzo isuoi film degli esordi, Strade Perdute è fatto tecnicamente fin troppo bene pero non mi piacciono i film che ti fanno rompere il cervello senza contenuti particolari anzi li odio proprio questi film, il gusto di stare a capire e di ricostruire una sequenza non ha senso non c'è una trama interessante, valida. Esattamente come Mulholland Drive, boccaito. W THE ELEPHANT MAN E UNA STORIA VERA

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Ultima risposta 03/01/2007 21.11.08
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Invia una mail all'autore del commento INAMOTO89  @  04/05/2006 16:18:06
   9 / 10
MI E' PIACIUTO D + MULHOLLAND DRIVE XO' ANKE QST FILM E' 1 CAPOLAVORO COME DALTRONDE TT I FILM DI LYNCH.....AZZECCATISSIME LE COLONNE SONORE E LA COMPARSA DEL GRANDE MARILYN MANSON INSIEME AL MITIKO TWIGGY RAMIREZ (STORIKO EX COMPONENTE DEI M.M.).....KE ALTRO C'E' DA DIRE...IL FILM è DAVVERO FATTO BENISSIMO TANTO KE ALCUNE SCENE E ALCUNI XSONAGGI FANNO VENIRE I BRIVIDI.....1 VERO E PRORIO DELIRIO PSICHICO

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Ultima risposta 03/01/2007 21.12.20
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tatum  @  13/03/2006 14:56:36
   9 / 10
Potremmo interpretare il film come un lungo sogno, come il vaneggiamento
di un folle, come una malattia della mente umana. Come al solito una spiegazione non c'è, inutile cercarla, lo stesso regista dice che non c'è. E probabilmente il significato ultimo del film ,come in Mulholland drive o Ereserhead è che non è solo la storia a fare un film, ma dietro la difficoltà di trovare una spiegazione, l'unica spiegazione è quella dell'opera d' arte fine a se stessa, puro senso estetico da genio, nascosto dietro una storia intricata ma che in realtà non c'è se non come pretesto per creare arte. Geniale.

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Ultima risposta 11/04/2006 16.29.39
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desi  @  25/12/2005 20:58:01
   6 / 10
Un altro appuntamento con il "rompicapo lynchiano".
Questa volta il regista abbandona gli incubi inquietanti e tetri stile Eraserhead per affidarsi al più convenzionale genere thriller.
Molto simile nella sceneggiatura a "Mulholland dr." anche se molto meno persuasivo in alcune scene (troppe le scene di sesso, tra l'altro mai sopra le righe). Insomma, rimane il dubbio che "Mulholland dr." data la somiglianza del genere, sia di gran lunga superiore.
Rimane pur sempre una pellicola del maestro del non senso...
Passionale

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Ultima risposta 04/05/2006 16.40.33
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Invia una mail all'autore del commento cinefilo malato  @  08/12/2005 21:50:33
   8 / 10
Bellissimo, ma ho preferito di gran lunga Mulholland drive!
stupenda la scena dello "strip" di Alica sulle musiche di Marylyn Manson: la miglior scena mai girata da Lynch!!!

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Ultima risposta 04/04/2006 16.05.05
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Invia una mail all'autore del commento luca986  @  29/09/2005 23:07:21
   8 / 10
Davvero assurdo ma altamente affascinante. La scena di sesso nel deserto è unica.Forse è meglio Mulholland Drive.

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Ultima risposta 26/11/2005 19.53.31
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Guy Picciotto  @  25/08/2005 11:51:08
   10 / 10
Tra i 20 film più grandi di tutti i tempi, la trama è piuttosto lineare e per nulla complicata: il film va assolutramente visto in chiave psicoanalitica freudiana, prima si studia e poi si potrà capire un film così, fred il sassofonista sogna di essere pete, pete è solo la proiezione dei suoi sogni sotto sedativi ( quelli donati a lui dal dottore del carcere) , la prima parte è il reale, la seconda col personaggio di pete è un sogno di fred che è stato condannato alla sedia elettrica per l'uxoricidio ed evade subconsciamente: se notate alla fine del film, il fred che scappa in macchina ha delle scosse : quello è il momento che viene giustiziato con la scarica di volt.
Un film sulle lacune della nostra percezione del mondo e della verità, sulle lost highways della nostra mente e del nostro rapportarci al reale. L'odio verso la rappresentazione oggettiva della telecamera, in cui non ci riconosciamo, l'incapacità di assumere una visione asettica del nostro io e della nostra storia personale. Il nano malefico è il cinema, o meglio la cinepresa, che ci giudica e ci illustra la verità fattuale, sta sempre lì a tirare i fili del nostro esserci, e noi non lo accettiamo, lo troviamo ambiguo e cattivo, con lo stesso senso di repulsione che possiamo provare quando vediamo per la prima volta una nostra foto, mentre l'immagine dello specchio (che pur sappiamo invertita), ci dà consolazione e identificazione. E insieme un'esperienza visiva, coi visi che sbucano dalle zone d'ombra a cercare la luce, e insieme lo spettatore che percorre le lost highways del (doppio) protagonista, con la sua paura di essere ripreso dalla telecamera (e la conseguente fuga nelle lost highways dello spazio, del tempo, della soggettività), il suo sesso masochistico, i suoi ricordi senza tempo e logicità (ma cosa è logico?), forse le sue riflessioni nel momento di essere ucciso da una scarica elettrica.

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Ultima risposta 02/04/2009 12.40.01
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alphaduran  @  14/07/2004 22:16:06
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STRADE PERDUTE
Il 1895 è l'anno che vide nascere contemporaneamente il cinema (il 28 dicembre di quell'anno, per la prima volta, il "Cinematographe" fu oggetto di spettacolo per un pubblico pagante) e la psicoanalisi (Breuer e Freud pubblicano gli Studi sull'isteria). Ma non è la semplice coincidenza anagrafica a legare due tra le più grandi "invenzioni" a cavallo del XIX e del XX secolo: se Freud stesso, nell'Interpretazione dei sogni sottolineava che "Il sogno pensa innanzitutto per immagini prevalentemente, ma non esclusivamente, per immagini visive", moltissimi sono gli studi, fin dai primi decenni del secolo scorso, che avvicinano il funzionamento del linguaggio cinematografico a quello dei sogni. È facile accorgersi che, così come nella produzione onirica, anche nel film le immagini non sono unite né da legami temporali né da legami spaziali univoci e che, anche dal punto di vista della causalità, lo spettatore procede più immaginando e completando ciò che ha visto con una serie di supposizioni, piuttosto che in base a delle certezze o a delle relazioni logiche, ripetendo, certo in piccolo, il lavoro di interpretazione che è alla base della psicoanalisi. Che poi il cinema nel suo complesso, ovvero come dispositivo che utilizza un proiettore, uno schermo ed una sala (per di più buia), abbia alla base del suo funzionamento una serie di meccanismi molto simili a quelli propri della mente umana individuati dalla psicoanalisi, è stato evidenziato soprattutto durante gli anni Settanta da studiosi come Christian Metz e Thierry Kuntzel. Processi mentali inconsci come lo spostamento, la condensazione, la censura, sono dunque alla base della comprensione non tanto dei significati latenti, quanto della "significanza" (da intendersi come modello di organizzazione generale delle strutture narrative e dei temi trattati) tanto del sogno, della fantasticheria, dell'immaginazione, quanto del film. Di qui, un filone di analisi connotato proprio dall'uso di uno sguardo psicanalitico che ha privilegiato i film di quegli autori che, con maggior coerenza di altri, hanno tracciato percorsi e sistemi narrativi che più e meglio si avvicinano a quelle che sono le strutture originarie del linguaggio inconscio.
Un autore contemporaneo i cui film si prestano molto bene ad un'analisi in chiave psicanalitica è di sicuro David Lynch. Da Eraserhead - La mente che cancella (Eraserhead, 1974) al celebre serial TV Twin Peaks passando per Velluto Blu (Blue Velvet, 1986), le sue opere sono state oggetto di disamine incentrate prevalentemente sulla scopofilia - dello spettatore, dei personaggi, di entrambi - più o meno dichiarata dalla storia (pensiamo alla mostruosità, di volta in volta nascosta ed ostentata, in Elephant Man) o dall'articolazione del discorso costruito da Lynch (in Velluto blu, il complesso incrocio di sguardi e desideri che s'instaura all'interno dell'appartamento di Dorothy).
Ma, fra tutti i film del regista statunitense, Strade perdute (Lost Highway, 1996), forse meglio di qualunque altro, si presta (anzi, sembra quasi accoglierla e suggerirla) ad un'analisi fondata non tanto sul confronto con una singola tendenza o nevrosi - feticismo, voyeurismo, identificazione speculare - quanto invece sulla più classica delle teorie psicanalitiche: dalla storia narrata alla struttura del racconto, dai personaggi agli scenari nei quali questi si muovono, dalle forme della rappresentazione a quelle della comunicazione, tutto in questo film pare guidare chi lo osservi verso un'analisi condotta secondo i parametri di quella prima topica freudiana (elaborata prima del 1920) che divideva l'apparato psichico in conscio, preconscio, inconscio e della seconda topica (posteriore a quella data) che individuava nell'Io, nell'Es e nel Super-Io le istanze psichiche corrispondenti ai poli razionale, pulsionale e censorio della mente umana.
Già l'impianto generale della storia, che finisce lì dove era incominciata, che vede l'affastellarsi di diversi livelli di realtà paralleli, in certi casi tangenti e tali da favorire la possibilità di introdurre nella narrazione ricordi, sogni, ma anche testimonianze tangibili (le videocassette anonime recapitate a casa di Fred, il protagonista) provenienti da altre dimensioni spazio-temporali, ci ricorda quella "coazione a ripetere" individuata da Freud in Al di là del principio di piacere (1920), grazie alla quale il fondatore della psicanalisi scopriva una concezione del tempo completamente diversa da quella lineare, progressiva, tipica del pensiero occidentale, basata essenzialmente sullo studio esclusivo del meccanismo percettivo-cosciente. Già nel saggio Il perturbante (1919), Freud parlava di un "tempo-ripetizione" all'interno del quale ciò che ci è noto da lungo tempo, addirittura familiare, dopo esserci diventato estraneo per mezzo della rimozione ritorna come a far valere le proprie ragioni, a reclamare un'urgenza rimasta sopita. La prima sequenza di Strade perdute ci proietta in una dimensione molto simile a questa. Fred Madison, il protagonista della vicenda, viene svegliato una mattina dallo squillo del citofono di casa; all'altro capo dell'apparecchio, una voce misteriosa pronuncia una frase sibillina ed enigmatica: "Dick Laurent è morto" e dalla strade sentiamo in lontananza i suoni di una sirena della polizia e di una macchina in corsa. Fred, che non conosce Dick Laurent (o che, almeno, così pensa), più che perplesso e stupito dall'annuncio ne è turbato, senza tuttavia riuscirsene a spiegare il motivo. Invece di chiedere direttamente dall'apparecchio chi stia parlando, si affretta a spiare dalle finestre, quasi consapevole di un pericolo incombente, il volto contratto in un'espressione angosciata, proprio quella di chi teme senza conoscere l'origine del suo stesso timore. Successivamente, alla festa di Andy (amico di Reneé), quando durante un dialogo riemerge il nome di Dick Laurent, Fred dice di aver saputo che quest'ultimo è morto, suscitando tra l'altro l'apprensione sul momento inspiegabile di Reneé. Subito contraddetto da Andy, sarà costretto ad ammettere di non conoscere affatto Dick Laurent e, tuttavia, sempre più preoccupato, abbandonerà la festa per rincasare precipitosamente.
Il film, del resto, non manca di altri momenti di riemersione del rimosso sotto varie forme, tutte appartenenti ad una sorta di catalogo freudiano. Fred incomincia a sospettare che sua moglie Renée lo tradisce quando una sera, al termine di un'esibizione nel club dove abitualmente suona il sax, le telefona sicuro di trovarla in casa, dato che, poco prima, lei gli aveva detto di non voler uscire preferendo rimanere a leggere. Da questo banalissimo evento, l'equilibrio già precario della coppia (sottolineato dal décor spoglio ed essenziale della loro casa che fa da ambientazione perfetta ad una serie di situazioni nelle quali contano più i lunghi silenzi, le frasi ambigue, il non detto, che la calma apparente, costellata da pochi, banali dialoghi) si incrina. Il giorno seguente, nella mente di Fred si affaccia un ricordo in cui Renée è al club insieme a un uomo che la accompagna verso l'uscita. Il ricordo di Fred possiede tutte le caratteristiche del ritorno del rimosso, è quasi un'immagine subliminale che, fissatasi per un attimo sulla sua retina, è stata archiviata nella parte più remota del cervello e ripescata quasi per caso sotto lo stimolo del sospetto, tanto da far credere allo stesso protagonista (come s'intuisce da un'espressione quasi impercettibile ma significativa del suo volto) che possa essere frutto della sua immaginazione.
Il ricordo di Fred si materializza, significativamente, proprio nel momento in cui si prepara per andare a letto: alla vista della moglie completamente nuda che si appresta a raggiungerlo, il protagonista pare quasi interpretare quella nudità come innocenza e ricacciare il brutto ricordo al fondo del suo subconscio, per archiviarlo come il frutto di un'immotivata gelosia. Il rapporto sessuale cui i due, subito dopo, sembrano piegarsi più per dovere coniugale che per reale trasporto, consumato in un'atmosfera gelida, in silenzio, è evidentemente gravato dal ricordo affiorato alla mente di Fred poco prima. Costretto poco dopo ad ammettere una defaillance ed a ritirarsi nell'angoscia cui s'era illuso di poter sfuggire grazie al contatto fisico con la moglie, confortato soltanto da una frase di circostanza e da una consolante ma poco lusinghiera pacca sulla spalla da parte di quest'ultima, ferito nel suo amor proprio, Fred rievoca, a questo punto, un sogno fatto la notte precedente: è con Renée, in casa, ma, nonostante si cerchino (Renée lo chiama: "Fred. Fred, dove sei?") non riescono a trovarsi e quando infine lui riesce a trovarla, non la riconosce: "Ad un certo punto eri sdraiata sul letto. Non eri tu. Sembravi tu, ma non eri tu." Terminato il suo breve racconto, Fred si volge verso Renée ma, al posto della donna, gli appare il volto inquietante di un uomo misterioso: terrorizzato accende la luce, ma si accorge che si è trattato solo di un'allucinazione. La sera seguente, ad una festa, Fred ha la possibilità di incontrare proprio l'uomo misterioso che credeva frutto della sua suggestione: costui, cellulare alla mano, prova a Fred che in quello stesso istante si trova a casa sua e, alla domanda su come sia riuscito ad entrare, risponde tranquillamente: "Mi hai invitato tu. Non è mia abitudine andare dove non sono stato invitato."
Cerchiamo di interpretare questa sequenza di avvenimenti: Fred sospetta che Renée gli sia infedele; un ricordo - contenuto psichico del preconscio, assente quindi dall'area della coscienza ma riattivabile - gli si riaffaccia alla memoria sotto lo stimolo della gelosia; respinge il ricordo come fallace per mezzo di una censura attuata dal suo Io che cerca di difendersi dall'incertezza provocata da questa situazione; cerca una conferma alla fedeltà di sua moglie attraverso un rapporto sessuale (tenta di possederla o, per lo meno, di riappropriarsene dato che sente che qualcun altro gliela sta sottraendo) ma fallisce; a questo punto rievoca un sogno (espressione diretta delle sue pulsioni inconsce) nel quale sono presenti, evidentemente, la distanza creatasi tra sé e la moglie - i due sono nella stessa casa ma non riescono a trovarsi -, la negazione dell'identità del partner - "Sembravi tu, ma non eri tu" -, il desiderio di eliminarlo; è vittima di un'allucinazione (sintomo di un'incipiente stato psicotico); assiste alla materializzazione della sua allucinazione che, oltretutto, gli conferma - se mai ce ne fosse il bisogno - la sua provenienza endogena: "Mi hai invitato tu". La catena sospetto/ricordo/sogno/allucinazione, indica inequivocabilmente una manifestazione sempre più insistente delle pulsioni inconsce del protagonista, che arriva fino ad un vero e proprio dialogo con un personaggio che è la personificazione delle pulsioni stesse all'interno di quello che è possibile definire come un vero e proprio delirio psicotico. L'origine di una psicosi veniva individuata da Freud nella rottura dei rapporti tra l'Io e la realtà esterna in seguito alle pressanti richieste pulsionali da parte dell'Es, fino ad una completa sottomissione alle costruzioni deliranti corrispondenti a desideri fino a poco prima tenuti repressi dalla censura del Super-Io: questo è proprio quanto sembra accadere a Fred quando, successivamente, scopriamo che ha ucciso sua moglie, nonostante tenti di mascherare un evidente meccanismo di rimozione con un'amnesia. Ciò che va notato, infine, prima di passare ad altro, è come le varie tipologie di affioramento delle pulsioni inconsce di Fred rispettino, in fondo, una sorta di gerarchia: il sogno - che esprime le istanze inconsce più represse - corrisponde perfettamente alla realtà dei fatti quale in seguito si verificherà, acquistando, così, un valore maggiore del ricordo, del quale, in effetti, nel film non è data la possibilità di sapere con certezza se corrisponda alla realtà o se sia soltanto il frutto dell'immaginazione o della suggestione del protagonista. Per molti versi ciò corrisponde a quella che Freud definiva la "via regia verso la scoperta dell'inconscio" che, a paragone con il ricordo - sottoposto continuamente al vaglio della memoria che filtra il materiale fornito dalla percezione attraverso una censura forse più severa di quella attuata dall'inconscio sui dati della vita cosciente - riesce a rivelare molto meglio i segreti di un mondo che, nel nostro caso, è subordinato più alle leggi dell'apparato psichico che non a quelle - presunte - razionali della realtà. Il "perturbante" freudiano (inteso come di qualcosa di banale, quotidiano, familiare, che all’improvviso suscita inquietudine e non appare più familiare perché tornato a farsi sentire dopo un processo di rimozione) costella tutto il film (e viene amplificato dalla mente angosciosamente sospettosa di Fred) nella forma di piccoli particolari misteriosi, quali l’abbaiare del cane che sveglia Reneé poco prima di trovare la prima videocassetta e che lascia sul momento Fred stupito ("Di chi diavolo è quel cane?") o l’allarme disinstallato perché "scatta da solo. Non so il perché... forse è un contatto". Banalità che contribuiscono però a dare l’impressione che "qualcosa sta per accadere".
Questo "quadro clinico", malgrado il crescendo pulsionale fin qui evidenziato, non costituirebbe, tuttavia, un banco di prova sufficiente per poter affermare come necessaria, ai fini di una comprensione più completa della storia narrata, un'analisi strutturata sui fondamenti della psicanalisi. In fondo, Fred Madison è semplicemente un uomo che in un raptus di follia ha ucciso sua moglie e, gli unici eventi finora inspiegabili nei quali è stato coinvolto sono l'incontro con l'uomo misterioso e le altrettanto misteriose videocassette recapitategli anonime, l'ultima delle quali contenente una ripresa che lo mostra coperto di sangue accanto al corpo orribilmente mutilato di Renée (avremo modo di vedere, tra poco, quale valore profondo abbiano questi avvenimenti nell'economia dell'analisi). Ciò che letteralmente spinge l'analisi verso una direzione psicanalitica è la distribuzione degli spazi all'interno della casa di Fred - scenario principale di questa prima parte del film - secondo una struttura che aderisce perfettamente proprio a quella prima topica freudiana che divideva l'apparato psichico in tre polarità distinte: conscio, preconscio, inconscio. L'arredamento spoglio ed essenziale dei pochi ambienti ci aiuta a focalizzare ulteriormente l'attenzione sugli elementi che lo compongono, invitandoci ad assegnare a ciascuno di essi un valore simbolico ulteriore. La casa è composta, essenzialmente, da tre zone: un soggiorno, il cui unico elemento d'arredo, oltre al divano, è un televisore; una stanza, nella quale spicca un letto sempre coperto da lenzuola nere; un terzo ambiente utilizzato da Fred come studio che, tuttavia, ci viene mostrato di sfuggita, in un'unica occasione, rimanendo così relegato ai margini della visione. Se il soggiorno è l'ambiente nel quale si svolge la vita diurna e, dunque, cosciente del protagonista, la camera da letto, collegata a questa zona dell'abitazione da un lungo corridoio, è la sede delle attività connesse al sonno (sogni), al rilassamento dell'organismo che precede il sonno (emersione dei ricordi) e di fenomeni di suggestione favoriti dalla penombra e dal dormiveglia (allucinazioni). Si tratta di una zona-filtro tra l'attività cosciente e quella inconscia del soggetto alla quale si accede dopo aver attraversato un corridoio buio, la cui valenza simbolica è rafforzata da una pesante tenda rossa che corre per tutta la sua lunghezza, chiaro elemento di censura (secondo Lynch, che inserisce spesso dei tendaggi simili nei suoi film, le tende rosse indicano che, dove esse si trovino, c’è qualcosa che è stato nascosto ma può essere svelato) che aumenta il fascino misterioso dell'ambiente, ulteriormente accresciuto dal letto nero, vera e propria superficie liquida all'interno della quale i corpi dei due coniugi paiono sprofondare assorbiti da una sorta di palude dell'inconscio nella quale i confini tra realtà e sogno sono sempre più labili.
Non per questo, il soggiorno è un ambiente meno inquietante: sede della vita cosciente di una mente disturbata com'è quella di Fred, questa zona della casa è destinata a fungere anch'essa da luogo di rivelazione dei desideri inconsci, ovvero a rivelare l'invasione progressiva della mente del protagonista da parte di pulsioni di morte. Il televisore qui collocato funziona da vera e propria superficie d'affioramento di una sorta di forza oscura che pare impadronirsi dell'intera casa, proprio come prende possesso della mente di Fred. Le tre misteriose videocassette ritrovate fuori dall'uscio di casa costituiscono una sorta di documentazione di tale processo invasivo e, al tempo stesso, una specie di sintomo, di avvertimento che, fatalmente, resta inascoltato. La prima videocassetta, infatti, ci mostra la facciata dell'abitazione come se vi sia qualcuno che dall'esterno stia sorvegliando o spiando, un luogo nel quale si appresta a far irruzione. Il secondo nastro mostra, minacciosamente, l'attuazione del piano, portando la telecamera direttamente all'interno della casa, percorrendo l'itinerario che va dal soggiorno alla camera da letto, riprendendo la coppia nel sonno, ovvero proprio nel momento in cui è maggiormente indifesa soprattutto dalle pulsioni inconsce più nascoste. Subito dopo, poi, assistiamo al dialogo con i due poliziotti chiamati ad indagare da Fred e Renée su questo inquietante evento. Quando uno dei detective chiede a Fred se, per caso, possieda una videocamera, questi risponde che odia questo genere di apparecchi, preferendo ricordare le cose a modo suo. Di fronte all'insistenza del poliziotto, che gli chiede di spiegarsi meglio, Fred afferma seccato: "Preferisco ricordare le cose come le ricordo io, non necessariamente come sono avvenute". Questa frase apparentemente innocente - pronunciata, però, con evidente senso di fastidio - getta una luce nuova e ambigua sulle riprese anonime, quasi che anche questo materiale rappresenti una specie di beffa ai meccanismi di rimozione normalmente operati dal protagonista. Da notare l’espressione di Fred che guarda dal basso verso l’alto il poliziotto che sta ispezionando il tetto trasparente della sua casa, quasi a presagire la sua condizione di colpevole posto sotto lo sguardo pesantemente inquisitore della corte marziale dopo l’accusa (da lui, ricordiamo, mai accettata) di uxoricidio.
Durante questo stesso dialogo, poi, vi è un accenno alla fantomatica terza stanza: dopo una breve esitazione, di fronte alla domanda se la casa sia composta solo dal soggiorno e dalla camera da letto, Fred ammette che c'è anche un altro ambiente che lui, musicista, utilizza come studio, dato che ha le pareti insonorizzate. Si tratta, dunque, di un ambiente isolato dal resto della casa, nel quale il protagonista elabora la sua musica, studia quelle improvvisazioni di cui abbiamo avuto un breve ma significativo saggio nella primissima parte del film. Dal momento che la musica è una parte fondamentale della sua vita nonché il suo mestiere, alcuni dettagli "acustici" estratti da varie scene-chiave - ad esempio gli stessi titoli di testa percorsi letteralmente dal brano "I’m Deranged" (trad. "Sono disturbato") di David Bowie; il summenzionato non-dialogo iniziale con Reneé che si rifiuta di andare ad assistere alla sua esibizione; l’evidente fastidio provato dal suo alter-ego Pete quando, intento nella riparazione di una macchina, sente un estratto di quella stessa esibizione trasmesso alla radio nell’officina; il poliziotto che, di fronte ad un blando e vano tentativo di Fred di intavolare una discussione sul jazz, risponde subito con un secco "non ho orecchio"; lo stesso Pete che viene definito da Mr. Eddie "l’orecchio più sensibile della città" - sono da considerarsi accenni alla progressiva scissione della sua identità col mondo esterno, che sembra rifiutarlo nella sua intima essenza, quasi che egli soffra perfino di complessi di persecuzione. Proprio la sequenza in cui Fred suona il sax al club ha tutta l'aria di essere una specie di sublimazione delle sue pulsioni più profonde e represse che trovano, all'interno dell'ambiente domestico, il loro alveo naturale proprio nello studio e non nella camera da letto, attraverso un normale rapporto sessuale con sua moglie. La valenza di questo ambiente come luogo isolato nel quale fermenta qualcosa di inconfessabile e, forse, anche di sconosciuto allo stesso protagonista, impenetrabile ad una percezione normale, è confermato da uno degli episodi chiave del film. Quando Fred torna precipitosamente a casa dopo il dialogo con l'uomo misterioso alla festa (ammettendo poco dopo di non avervi trovato nessuno, nonostante prima che lui entrasse siano apparse due ombre dalla finestra), omette di ispezionare proprio quella stanza della casa che lui usa come studio: è evidente che proprio in questo ambiente si cela qualcosa o qualcuno con cui il protagonista vuole evitare il contatto. Da notare che all’improvviso il telefono squilla due volte...esattamente quanto aveva squillato il cellulare prima che l'Uomo Misterioso rispondesse alla telefonata fatta da Fred durante il party! Tale confronto, tuttavia, sarà soltanto rimandato di pochi minuti. Difatti, di lì a poco, assistiamo alla sequenza di avvenimenti rievocati da Fred durante la narrazione del suo sogno, con un ritorno, identico a se stesso, di ciò che è stato già identificato come il desiderio del protagonista di eliminare la moglie. A soddisfarlo - o a favorirne il dispiegarsi in tutta la sua violenza - sarà proprio la forza misteriosa che si nasconde nello studio e che, ad un tratto, si materializza sotto forma di un denso fumo grigio che si spande per la casa - manifestazione della presenza demoniaca dell'uomo misterioso - prendendone definitivamente possesso.
Un altro aspetto del film che conduce decisamente l'analisi in direzione di quella suddivisione dell'apparato psichico oggetto della seconda parte degli studi freudiani - quella seconda topica che non individuava più delle vere e proprie zone, dei luoghi di formazione delle istanze psichiche, ma delle funzioni che interagiscono e si vincolano a vicenda - è il complesso dei rapporti tra i personaggi. Anche in questo caso, tutto porta ad intravedere un insieme di relazioni tra le figure del racconto che travalicano la pura e semplice funzionalità drammatica e che consentono di scoprire una serie di significati più profondi che, a loro volta, possono portare ad una miglior comprensione di una trama intricata e misteriosa come poche altre.
È interessante notare, anzitutto, come tutti i personaggi si sdoppino, nella seconda parte del racconto, in una serie di figure speculari ed opposte per valenza drammatica. Fred, del quale, nella prima parte del film, abbiamo constatato l'impossibilità di agire autonomamente, si sdoppia - ma, sarebbe più esatto dire che si trasforma - in Pete Dayton, il giovane meccanico che, inspiegabilmente ne prende il posto nella cella del carcere dove il musicista era stato rinchiuso con l'accusa di uxoricidio. Pete rappresenta, in relazione a Fred - almeno fino ad un certo punto della vicenda - una sorta di doppio che agisce più liberamente, realizzando una serie di desideri e di pulsioni che il protagonista non era in grado di soddisfare. Anzitutto, Pete è notevolmente più giovane, dunque meno legato da una serie di vincoli - sociali, matrimoniali - che impacciano Fred. Più volte nel corso della storia narrata, riesce a possedere sessualmente Alice - doppio di Renée, anzi sua sosia, dal momento che entrambi i ruoli sono interpretati dalla stessa attrice, Patricia Arquette - mentre invece Fred non riusciva a fare altrettanto con sua moglie, roso dal sospetto ma, forse, anche stanco di un rapporto coniugale ormai logoro. Può intrattenere rapporti con più donne e quando Alice, una sera, è costretta a disdire un appuntamento con lui, lo vediamo sfogare la sua frustrazione attraverso un violento rapporto sessuale con la sua fidanzata Sheila. Pete, anzi, riesce a sottrarre Alice al potente boss Mr. Eddie, laddove Fred, invece - come vedremo meglio tra poco - si vedeva sottratta la moglie da Dick Laurent (che, altri non è se non Mr. Eddie). Pete è talmente sveglio che Mr. Eddie, dopo averlo visto all'opera nel riparare la sua automobile - un simbolo di potenza sessuale al pari della bionda Alice - sembra tentato inconsciamente di prevenirlo, proponendogli un surrogato della stessa Alice sotto forma di un film pornografico. A conferma del fatto che Pete sia una specie d'emanazione della mente di Fred, nella parte del film agìta dallo stesso Pete, da Alice e da Mr. Eddie, quest' ultimo è una sorta di doppio neutralizzato di quel Dick Laurent che, successivamente, si scoprirà essere l'amante di Renée. Di fatto, Mr. Eddie ha su Alice una specie di possesso soltanto virtuale: nella sequenza che rievoca il racconto fatto da Alice a Pete riguardo al suo primo incontro con Mr. Eddie, ci troviamo di fronte a una scena in cui la donna è al centro degli sguardi di molti uomini, minacciata da una pistola che pare essere il sostituto simbolico del pene del boss che, comodamente seduto in poltrona, si diverte più ad osservarne le reazioni che a possederla materialmente. Insomma, Pete sembra proprio essere una sorta di Es dell'Io-Fred, un doppio che, forse, ha anche una parte nell'omicidio di Renée, dal momento che, al pari di Fred, anche lui soffre di un'amnesia riguardo a una notte misteriosa cui molti fra i personaggi alludono, ma che nessuno vuole rievocare compiutamente. L'unico elemento che ci viene rivelato circa tale evento è il fatto che Pete sia stato visto in compagnia di uno sconosciuto che, a questo punto, possiamo identificare, con certezza pressoché assoluta, con l'uomo misterioso. Cosa può impedirci di supporre che durante la notte misteriosa cui tutti alludono, nello studio di Fred fosse nascosto anche Pete? Dal momento che, infatti, costui, in questo modo, avrebbe potuto anche vendicarsi di Alice - uccidendo il doppio di costei, Renée - che, prima di abbandonarlo per sparire definitivamente, gli dice che non potrà mai essere sua? Questo non razionalizza questo punto della trama, ma, facendo ricorso anche a una frase presente nel copione originale ma tagliata in fase di montaggio del film, in cui l’Uomo Misterioso al telefono con Pete si sbilancia sul mistero di “quella notte” ricordando al meccanico (che ha un’amnesia al riguardo) che loro due (Pete e l’Uomo Misterioso) hanno “ucciso un paio di persone”, possiamo dedurre che potrebbe trattarsi di un tentativo di Fred di discolparsi dell’omicidio di Reneé, a sua volta trasfigurata in Alice.
Riguardo a Mr. Eddie/Dick Laurent, abbiamo visto come questo personaggio venga in qualche modo neutralizzato nella parte della storia che vede protagonista Pete. Il boss è decisamente più vecchio di Fred e, così, anche se quest' ultimo ancora non sa che è l'amante di sua moglie, potrebbe rappresentare una sorta di Super-Io allo stato embrionale che gli contende la figura materna di Renée in una sorta di triangolo edipico. Secondo Freud, infatti, il Super-Io compare nel bambino come istanza differenziata dall'Io in concomitanza con il venir meno del complesso edipico, quando, cioè, il divieto viene interiorizzato a discapito del desiderio incestuoso. Nei confronti di Pete si rafforza la valenza paterna - anzi paternalistica - del personaggio Mr. Eddie/Dick Laurent: come già abbiamo visto, tenta di deviare la libido del ragazzo su un surrogato sessuale; tratta Pete come un figlioccio perché questi sa prendersi cura delle sue automobili, lodandolo davanti ai suoi scagnozzi; quando scopre che Pete è l'amante di Alice lo minaccia con un'enorme pistola paragonata, neanche tanto velatamente, ad un organo sessuale; lo impaurisce con una telefonata minatoria, aiutato dall'uomo misterioso. Si tratta, comunque, di minacce puramente virtuali, che non hanno conseguenze reali su Pete che, ad ogni modo, dovrà infine pentirsi del suo amore per Alice. Gli accenni al fatto che l’uomo misterioso sia un amico di Mr. Eddie e poi alla fine lo uccida esprimendo la volontà di Fred, non prima di aver mostrato anche al moribondo gangster i suoi "scheletri nell’armadio" (gli snuff-movies in cui durante un’ orgia una pornostar viene sanguinosamente quanto misteriosamente uccisa davvero), potrebbe non solo fornire un rovescio della medaglia sull’identificazione dell’effettivo protagonista di questa vicenda ma anche implicare che c’è un uomo misterioso in ognuno di noi, come in una sorta di "inconscio collettivo" junghiano.
Il doppio personaggio Renée-Alice è l'oggetto attorno al quale ruota tutto il film e, di conseguenza, la rete dei rapporti tra i personaggi. Se Renée è, dunque, un personaggio bloccato nel suo ruolo di moglie fedifraga - che, per questo, può soltanto essere punita - Alice ha tutte le caratteristiche dell'oggetto del possesso sessuale da parte di Pete (l'Es dell'Io di Fred) e di quello simbolico di Mr. Eddie, al pari di uno status symbol soltanto esibito. Se Renée aveva soltanto l'aspetto di una dark lady da film noir anni Cinquanta, Alice è il prototipo della "pupa del boss": bionda platino (laddove l'altra era mora), alla sua prima apparizione nella scena in cui incrocia il suo sguardo con quello di Pete, scende da un'auto e, scortata dai gorilla di Mr. Eddie, risale subito su un'altra vettura, come una specie di oggetto che venga difeso perfino dagli sguardi altrui. La seconda volta che la vediamo è, invece, una vera e propria apparizione, fasciata com'è da un abito dorato che mette ancor più in evidenza le sue forme prosperose, viene sottoposta al giudizio lapidario di uno dei colleghi di Pete che esclama: "Che carrozzeria!". Poco prima, durante il dialogo in automobile con Mr. Eddie, Pete aveva affermato: "Mi piace mettere le mani sulle sue automobili". Il fatto, poi, che Alice sia protagonista dei film porno girati da Andy per conto di Mr. Eddie, la consacra sia come oggetto sessuale sia come prodotto essenzialmente finzionale: al pari di Pete - che è una copia più giovane, più abile e libera di Fred - e di Mr. Eddie - che viene neutralizzato come amante, essendo ridotto a puro e semplice "personaggio" (la paradossale lezione di guida impartita, con il consueto paternalismo, da questi ad un automobilista incauto, fa parte di un'immagine stereotipata del boss violento, ma in fondo bonario, tipica dell'universo gangsteristico postmoderno) - Alice è un prototipo della femme fatale da film noir che può portare alla rovina qualsiasi uomo s'invaghisca di lei. Anche nelle inquadrature che la ritraggono in primissimo piano mentre parla al telefono con Pete, il suo volto è quasi completamente nascosto da un'ombra che lascia scoperto solo il rosso delle labbra, accentuandone ancor più la valenza di feticcio sessuale.
Il definitivo smascheramento di Alice come prodotto finzionale - della mente di Fred, al pari di Pete e di Mr. Eddie? - sta tutto in una delle ultime sequenze in cui sparisce nella fotografia in cui compariva a fianco di Dick Laurent/Mr. Eddie, Andy e Renée, per lasciare quest'ultima sola a reggere il peso di una trama che ha soltanto attraversato, per poi sparire nel nulla (lo stesso uomo misterioso ribadisce a Fred/Pete "Il suo nome è Reneé. Se ti ha detto di chiamarsi Alice mentiva. Tu invece come ti chiami? Che c***o di nome hai tu, eh?" affermando al contempo la falsità del personaggio interpretato dalla Arquette e mettendo ulteriormente in dubbio l’identità del protagonista).
Possiamo, a questo punto, tentare di tracciare un quadro dei rapporti che legano i personaggi: se Pete riesce a soddisfare - sia pure attraverso Alice, doppio di Renée - il desiderio di Fred di sottrarre al padre/Mr. Eddie l'oggetto della sua libido, Fred restituisce il favore a Pete eliminando in una delle ultime sequenze Dick Laurent, liberando, così, il proprio doppio che, però, paradossalmente riprende il suo posto nella cella del carcere come una sorta di capro espiatorio. La folle fuga nel deserto di Fred nell'ultima sequenza, allora, ha la valenza definitiva di una sorta di autoesclusione del figlio che, infrangendo un tabù, ha ucciso il padre totemico e adesso deve allontanarsi. Ma la fuga di Fred non possiede le caratteristiche della liberazione dall'interdetto, bensì quelle di una condanna a ripetere all'infinito un percorso circolare ed ossessivo che, fatalmente lo riporterà a doversi confrontare con i suoi fantasmi. Allora, l'avvertimento che il protagonista lancia a se stesso in una delle ultime sequenze, identica alla prima ("Dick Laurent è morto"), è un vano tentativo di forzare la coazione a ripetere di cui è vittima, un disegno a cui è destinato in ogni caso a soccombere, come suggerito anche dalla frase dell’uomo misterioso "nell'estremo Oriente, quando qualcuno è condannato a morte viene mandato in un luogo da cui non è possibile fuggire" - la sua mente - "e non sa mai quando il boia gli arriverà alle spalle e gli piazzerà una pallottola nella nuca". Osservando attentamente la scena sopracitata, oltre ovviamente a sentire la ripetizione della stessa frase, vediamo da vicino quello che nella scena iniziale da casa di Fred avevamo solo intuito, ovvero che effettivamente fuori una macchina della polizia munita di sirena sta inseguendo un'altra auto. Ma ora abbiamo un nuovo elemento: la persona che manda il messaggio al citofono e quella che lo riceve è, contemporaneamente, Fred. Un paradosso che si può spiegare tirando in ballo una figura topologica che elude il sistema spazio-temporale lineare, il cosiddetto "nastro di Moebius" (citato dagli stessi sceneggiatori del film, David Lynch e Barry Gifford, come la sua struttura-base), trattato per la prima volta dal matematico ottocentesco August Ferdinand Moebius. Si tratta di una figura che sfida le leggi dimensionali, un ciclo ricurvo di una pellicola con un lato continuo, costruito prendendo una striscia di carta (che ha quindi due superfici) e congiungendone le estremità dopo aver fatto compiere ad una delle due estremità un giro di 180 gradi. percorrendola con gli occhi si nota che il nastro ora ha appunto una sola, infinita superficie. Lo psicanalista Lacan, ha usato questa figura per rappresentare il meccanismo della "riemersione del represso", una topica, come abbiamo visto, importante in Strade Perdute. Vi si implica anche la coincidenza degli opposti (Fred è Pete, ma è anche Mr.Eddie e l'Uomo Misterioso). Trasformando il Tempo in un nastro di Moebius si ottiene una linea temporale in cui la causalità è rotta da un segmento di tempo che si ripete. In questo caso, l’estremità rigirata di 180 gradi corrisponde ovviamente al momento della trasformazione di Fred in Pete. Se consideriamo Fred in una condizione di esperienza ripetuta della stessa serie di eventi, notiamo che la distruzione della sua identità accade quando egli uccide una manifestazione di se stesso in Dick Laurent, mettendo in moto un disegno del destino che lo condanna a perdersi (per sempre?) nell'autostrada perduta generata dal riflesso della propria mente. Per comprendere meglio, basta riconoscere il gioco di significati insiti nelle parole "dick" (=organo sessuale maschile) e "laurent" (=allori, e quindi onore, se letto come assonanza di "laurels"). Il che spiega anche il significato della frase detta in apertura e in chiusura del film: "Dick Laurent è morto" sta per "Fred [uccidendo Dick Laurent ovvero uccidendo metaforicamente, come abbiamo visto, anche la figura del Padre] ha perso la propria potenza sessuale", anticipando il motivo della sua defaillance con la moglie. Proseguendo con le interpretazioni dei nomi sulla base delle allusioni e dei giochi di parole abilmente scelti da Lynch, "Madison" starebbe per MADe of hIS OwN (=persona fattasi con le proprie risorse), a presagire, nomen-omen, il progressivo indirizzamento della sua identità su binari propri, alieni alla realtà, basti pensare alla sua selvaggia esecuzione di sassofono solista al club che si rende difficile da seguire da parte degli altri musicisti della band, quasi che andasse fuori tempo. "Alice", nel suo flashback pornografico, richiama una versione perversa del viaggio di conoscenza di Alice nel Paese delle Meraviglie e si riallaccia alla frase “Leggo” detta da Reneé verso l’inizio del film (leggere implica conoscenza e desiderio di novità rispetto a quello che già si conosce, con evidente allusione alla sua natura fedifraga). Significativa anche la connotazione notturna dei nomi di alcuni posti nominati nel film: il club infatti si chiama "Luna Lounge"; l'albergo dove Pete ed Alice si incontrano di nascosto si chiama "Starlight Motel" ("starlight" indica in inglese un cielo illuminato solo dalle stelle). In contrapposizione, infatti, abbiamo "Pete DAYton" (day =giorno).
Tornando all’analisi strutturale, da quanto affermato finora si evince che l'unica parte reale è la sequenza che va da quando
il poliziotto sveglia Fred con un pugno ben assestato ("Seduto, assassino!") a poco prima che Fred, all'interno della sua cella e in preda alle allucinazioni, vede la dimora dell'Uomo Misterioso implodere (il fuoco come metafora della repressione delle sue proprie passioni e l'implosione come speranza di una nuova vita tramite magari un uomo più giovane, un meccanico) per lasciare il posto a Pete. Volendo interpretare cosa veramente è successo durante il meccanismo di "fuga psicogena" (termine medico indicante una patologia analoga a quella di Fred Madison della cui esistenza Lynch è venuto a conoscenza solo dopo la realizzazione del film) messo in atto dal protagonista, in realtà Fred non sparisce affatto dalla prigione. Non ci viene detto quanto tempo ha trascorso in attesa di morire, ma non è del tutto impossibile che abbia passato parecchi mesi o anni là. Il momento della sua esecuzione alla fine è giunto. Appena si posiziona sulla sedia elettrica e migliaia di volts cominciano a friggere il suo corpo, Fred decide di fuggire nell'unico luogo che gli è rimasto - la sua immaginazione. Così, nella "realtà alternativa" creata dalla sua mente in fuga (per il rimorso inconscio di aver commesso uxoricidio), le scene in cui Pete ha dei violenti mal di testa e gli cola il sangue dal naso, corrispondono nella realtà agli istanti in cui Fred sta subendo una dopo l'altra le scariche fatali. Arrivati alla fine del film, mentre la polizia insegue Fred attraverso il deserto, vediamo la faccia di quest'ultimo contrarsi in una espressione di orrendo dolore e l'interno dell'automobile riempirsi di luci blu. Fred sparisce e noi restiamo soli sull'"autostrada perduta". Fred Madison è morto sulla sedia elettrica. L'attesa che a noi (e a lui) è sembrata durare giorni, nella realtà è durata appena i pochi secondi necessari prima che l'elettricità arrivasse al suo cervello. Significativo notare che la condanna definitiva di Reneé in quanto moglie fedifraga si concretizza sotto forma di intrusione di un ricordo represso - una visione sfuocata di Reneé che tradisce Fred con Dick Laurent in una camera d’albergo - di Fred (che fino all’ultimo ha vanamente sperato non solo nella sua innocenza ma anche in quella della moglie) nella mente di Pete quando questi ha l’ultimo mal di testa a casa di Andy (ed è in quest’occasione che Fred, nei panni - letteralmente - di Pete, individua il "Lost Highway Hotel" come la sede degli adulteri da parte di Reneé, dove alla fine troverà e aggredirà il suo rivale Laurent).
A sostegno di questa interpretazione del finale del film e della sua struttura ciclica viene in aiuto tener conto dell'interesse manifestato da Lynch per la cultura tibetana, interesse esplicitato in molteplici episodi del telefilm-cult "Twin Peaks". Esiste, in tale cultura, una complessa strutturazione della vita e della morte, tra cui sono contemplati i cosiddetti "Bardo". Questo termine significa letteralmente "intervallo tra due istanti" (temporali o spaziali), e ne esistono sei: uno dei più cruciali è il risveglio dell'esistenza, dal momento della nascita a quello della morte; esistono poi il Bardo della condizione di sogno, che dura dal momento in cui ci addormentiamo di notte fino al momento in cui ci svegliamo la mattina, e il Bardo della Meditazione. Per una persona ordinaria, il trauma della morte produce una condizione di incoscienza, che dura un tempo indefinito: può essere molto breve o abbastanza lungo. Tradizionalmente, si ritiene che questo periodo di mancanza di corrente elettrica duri tre giorni e 1/2. In seguito, la coscienza dell'individuo comincia a svegliarsi ancora e ha esperienza delle cose in un senso completamente nuovo. L'intervallo dell'ultima natura dei fenomeni è detto "Chö Nyi Bardo"(o, in una traduzione semplicistica, Bardo della Morte): qui la mente è immersa nella propria natura, sebbene in un senso confuso o ignaro. La fase successiva dell'esperienza post-mortem è la rianimazione della coscienza, che include i molti giorni che possono passare avvertendo le proiezioni fantastiche della mente, le allucinazioni prodotte e sperimentate dalla mente dopo la morte. Dal momento di questa rianimazione della coscienza (la conclusione del "Chö Nyi Bardo") al momento in cui avviene la rinascita fisica, ci troviamo nel Bardo del Divenire. Il sesto intervallo che distinguiamo è il Bardo della Gestazione, che comincia alla conclusione del Bardo di Divenire, quando la coscienza dell'essere si unisce allo sperma ed all'uovo nell'utero della madre, e dura fino al periodo della nascita fisica, all'inizio del "Bardo fra la Nascita e la Morte". Dei Bardo parla diffusamente il "Libro Tibetano dei Morti", che alla sua prima pubblicazione nel mondo occidentale presentava una prefazione di C.G.Jung.
Diversi autori letterari e cinematografici del mondo occidentale, seppur con ogni probabilità inconsciamente, hanno raccontato storie in cui è possibile identificare la struttura del Bardo della Morte e contemporaneamente del Bardo del Sogno. In queste storie l'ultimo istante prima di morire è dilatato in un sogno lucido che agli occhi della mente che lo ha generato può durare anche parecchio tempo.
Il primo esempio è il racconto breve di Ambrose Bierce "Incidente al Ponte di Owl Creek"(1890). Durante la Guerra Civile Americana, un soldato sta per essere impiccato per tradimento, e, dopo aver sognato la fuga, al momento in cui sta per essere gettato giù dal ponte, la corda si spezza ed egli mette in pratica la fuga e, dopo aver attraversato i boschi, sta per arrivare a casa. Pochi istanti prima che egli riesca nel suo intento una luce bianca lo avvolge all’improvviso e si accorge di non essere affatto sfuggito al capestro, ma di essere sempre rimasto lì al momento dell’esecuzione e di trovarsi ora morto, col collo spezzato, sul ponte di Owl Creek.
Il secondo esempio è il racconto "Il Miracolo Segreto", pubblicato da J.L.Borges nella raccolta "Finzioni" nel 1944.
Esso narra della sorte di Jaromir Hladík, poeta, traduttore, scrittore e autore di una tragedia non ancora ultimata, I nemici, che viene catturato a Praga dai nazisti e, in quanto ebreo, condannato a morte. Nella sua disperazione, chiede aiuto a Dio: "Se in qualche modo esisto, esisto come autore de I nemici. Per condurre a termine questo dramma, che può giustificarmi e giustificarti, chiedo ancora un anno". Al momento della fucilazione, il tempo si arresta, anche se solo per Hladík. Dio compie per lui un miracolo segreto: l’avrebbe ucciso, all’ora fissata, il plotone tedesco, ma nella sua mente, tra l’ordine e l’esecuzione dell’ordine, sarebbe trascorso un anno. in quel lasso di tempo egli sopprime, abbrevia, amplia e infine termina il suo dramma: non gli manca che risolvere, ormai, un solo aggettivo. Lo trova. E' allora che la quadruplice scarica lo fulmina. In un istante senza tempo (ma che per lui è durato un anno), Hladík ha raggiunto la pienezza del proprio essere: ha raggiunto ed identificato il vero se stesso, al momento della morte. In quest’ultimo racconto la fuga trova un suo termine ma resta significativa la presenza esplicita in entrambe le opere (come anche in Strade Perdute) di una condanna, un segnale di ineluttabilità della propria condizione di essere morti. Ci sono anche alcuni film che hanno trattato più o meno esplicitamente questo stesso tema (il morto che pur di non accettare l'idea di esserlo costruisce nella sua mente sogni illusori), ad esempio "Carnival Of Souls" di H.Harvey (1962), "Jacob's Ladder"(impropriamente tradotto in italiano con il titolo "Allucinazione Perversa") di A.Lyne (1990), "Apri Gli Occhi" di A.Amenabar (1997), "Donnie Darko" di R.Kelly (2001) e, sotto una certa prospettiva, l’ultimo capolavoro dello stesso D.Lynch, “Mulholland Drive” (2001)..
Tornando a Strade Perdute, resterebbe, a questo punto, l'ultimo e il più enigmatico dei personaggi da ricondurre ad una delle istanze che animano l'apparato psichico: l'uomo misterioso. Di tutti i personaggi fin qui evocati, egli è l'unico ad avere la capacità di spostarsi da una dimensione spazio-temporale ad un'altra con la consapevolezza di chi conosce, unico fra tutti, le regole di un gioco che, fino alla fine - e grazie alla sua circolarità - resta oscuro alla comprensione (incidentalmente, l’attore che lo impersona, Robert Blake, qualche anno dopo sarà arrestato per uxoricidio). La sua eccezionale mobilità - che, nella sequenza con Fred Madison alla festa, diviene addirittura ubiquità - fa di lui un essere che vive fuori ed al di sopra del tempo, una sorta di narratore che rifiuta di restare relegato in un fuori campo assoluto che ne limiterebbe le possibilità. Il suo "domicilio" occupa uno spazio che si sottrae a un'individuazione precisa: la baracca, che nel corso del film implode per due volte, suggerendo l'appartenenza del luogo ad una dimensione in cui non solo la circolarità, ma anche una regressione del tempo è possibile, è collocata nel deserto, non-luogo per eccellenza che si sottrae per sua stessa natura all'individuazione di punti di riferimento, nel quale è facile perdere le coordinate attraverso cui solitamente ci si può orizzontare nella vita quotidiana e che, tuttavia, funge da punto di incontro delle strade percorse dai due protagonisti. L'uomo misterioso parrebbe essere la personificazione delle emozioni represse di Fred: nell'inquadratura della baracca - la mente di Fred - che esplode al contrario, vediamo tutto il fuoco risucchiato in essa ed allora vediamo l'uomo misterioso emergere dalla baracca, così come la sua ricomparsa nel finale è presagita dall’auto-accensione dei fari anteriori della macchina rubata da Pete (il fuoco rappresenta la collera, la passione, ecc.). Fred lo ha generato - "non è mia abitudine andare dove non sono stato invitato". Notare la passione di questo personaggio per le telecamere a bassa definizione: ad un tratto ne brandisce una contro Fred, come se fosse un'arma e, questi fugge spaventato dalle conseguenze che possono derivare dall'essere ripreso con un mezzo che, più che registrare, pare essere in grado, attraverso la grana grossa che compone le immagini, di dare vita alle pulsioni più profonde ed inconsce, agli istinti più repressi. L'Uomo Misterioso abita letteralmente la mente di Fred, indipendentemente dal fatto che questi accetti che lui si trovi "a casa sua", egli non può mandarlo via neanche volendolo, ovvero non può rifiutarsi di negare la realtà, in questo caso prepotentemente e paradossalmente simboleggiata da un mezzo tramite cui è possibile creare finzioni, una videocamera, che puntata contro Fred è un tentativo di forzarlo ad accettare la realtà. La sequenza in cui vediamo l'Uomo Misterioso uccidere Mr.Eddie e sussurrare qualcosa di misterioso nell'orecchio di Fred, mentre nella scena successiva c'è il solo Fred a tenere in mano una pistola, è una manifestazione dell'incapacità dell'io di Fred di ritenersi capace di commettere un omicidio, anche nella sua immaginazione: così come ha rimosso lo squartamento di sua moglie, ha preferito illudersi di essersi solo dovuto difendere (con un coltello messogli in mano dall'Uomo Misterioso) dall'attacco di Dick Laurent piuttosto che di aver ucciso un uomo, delegando tale compito al suo lato più oscuro. Interpretando quindi, al pari di Pete e di Mr.Eddie, anche la figura dell'Uomo Misterioso come un'ulteriore identità assunta dalla mente di Fred, lo si potrebbe vedere come il suo stesso cadavere, apparso per ricordargli che solo la sua morte è ineluttabile e reale, la condanna alla sedia elettrica verrà eseguita e non potrà in alcun modo sfuggirvi, nemmeno cercando vanamente la fuga nella sua immaginazione. Non riuscire ad affrontarlo e a ucciderlo significa, perfino dopo aver negato la sua identità sessuale e la coscienza del suo delitto, non essere in grado di accettare la propria morte.
La struttura del film a nastro di Moebius implica che la sua fuga rappresenta in realtà un'infinita coazione a ripetere, un time-loop in cui la sua mente è imprigionata e in cui in ogni caso andrà a finire male, perchè di mezzo, bionda o bruna, c'è sempre la stessa donna fedifraga. Ogni scena che vede protagonista Pete ricalca qualcosa accaduto a Fred, come in uno specchio, a partire dalla sequenza in cui Pete se ne sta comodamente sdraiato in giardino mentre nella realtà Fred sta agonizzando sulla sedia elettrica, allo stesso dialogo con Alice/Reneé su come questa(e) abbia(no) conosciuto Andy, alla scena in cui, rievocando "quella notte" Sheila (che, come Reneé, si tinge le unghie di nero) chiama Pete che sta sul bordo della strada come Reneé aveva chiamato senza risposta Fred scomparso nel corridoio buio della sua stessa casa! Tornando al nastro di Moebius, potremmo dire che, nella struttura ciclica del film, tutta la parte precedente l'arresto di Fred è solo il primo braccio esterno del nastro (in cui è già "pre-registrato" il suo destino di gelosia e morte, che si ripeterà all'infinito) scaturito dopo la seconda trasformazione avvenuta nel deserto, quando Fred ricompare, dà la caccia a Dick Laurent e lo uccide nella Valle della Morte dietro Los Angeles, per poi imboccare di corsa l'autostrada perduta (che si riavvolge su se stessa), annuncia a se stesso al citofono che "Dick Laurent è morto" e poi, sentendosi inseguito (dalla polizia o dai suoi alter-ego Pete e l'Uomo Misterioso, le cui silhoulettes sono visibili all'interno della macchina guardando il film al rallentatore, fotogramma per fotogramma), riprende la sua fuga (fermata definitivamente dalla scarica finale che lo colpisce sulla sedia elettrica). Inoltre, potremmo ipotizzare che la prova che ha fatto scattare la gelosia omicida di Fred è stato il video che l'Uomo Misterioso mostra a Dick Laurent prima di sparargli nel deserto, quello in cui si vede uno snuff movie girato da Andy ma in cui compare chiaramente anche Reneé. Nella realtà prima della rielaborazione allucinata che ne fa retroattivamente Fred prima di compiere il delitto (reprimendone subito il ricordo per togliersi da ogni responsabilità agli occhi della propria coscienza decaduta) potrebbe essere stato proprio Andy a recapitarlo a casa Madison, forse per ricattare Reneé; magari la fugace visione che all'inizio del film Fred ha di loro due che se ne vanno insieme dal club Luna Lounge, in cui lui si esibiva come sassofonista, implica che Andy aveva seguito Reneé magari per chiederle un legame più serio di quello tra semplice produttore di film porno (per conto di Dick Laurent) e pornostar, e venendo a sapere che in realtà lei è sposata proprio con il sassofonista che sta vedendo esibirsi al club, aveva deciso appunto di ricattarla. Così si spiega l'espressione terrorizzata di Reneé quando rinviene la videocassetta fuori dalla porta di casa (dopo essere stata svegliata da un misterioso cane)...temeva già che dentro ci fosse la testimonianza della sua doppia vita, e si spiega anche il suo sollievo quando vede quella che crede essere la semplice pubblicità di un'agenzia immobiliare. Nella versione dei fatti data dalla mente di Fred (che preferisce ricordare le cose a modo suo, non necessariamente come sono avvenute), infatti, il video compromettente è sostituito da quello che illustra il progressivo omicidio di Reneé da parte di suo marito. Le videocassette sono a tutti gli effetti la sola testimonianza di realtà presente nei deliri di Fred, dei ricordi repressi che però tornano insistentemente a farsi sentire, solo che nella sua distorta visione (e cioè da quella, soggettiva, da cui dobbiamo necessariamente porci per poter vedere il film) i tempi e i luoghi si scambiano continuamente tra loro (e il futuro influenza il passato), anche se la facciata del nastro rimane sempre una sola, infinita. Importante notare inoltre che entrambe le trasformazioni avvengono dopo due momenti particolari: lo stato di pre-morte nella cella e dopo l'amplesso liberatorio con Alice nel deserto, ed entrambi hanno a che fare con l'elettricità (simbolo di forze misteriose e di pericolo imminente molto frequente nei film di Lynch). Non è detto che, in un'altra combinazione-prosecuzione-braccio narrativo del film-nastro non si giunga ad una soluzione perfettamente congrua, basta ricordarsi che, come sentenzia alla fine uno dei detective a casa di Andy (nel frattempo ucciso da Pete inconsapevolmente, ma forse non tanto, anche in quanto uno degli amanti di Reneé/Alice), "le coincidenze sfortunate non esistono". Infatti, il momento della scossa finale potrebbe coincidere con un'ulteriore trasformazione in Pete, che potrebbe essere arrestato dalla polizia. Nella sequenza dopo la sua comparsa nella cella di Fred, la polizia accenna al fatto che l’unico precedente del giovane meccanico è stata una breve condanna, cinque anni prima, per furto d’auto…durante la sua ultima corsa Fred è ancora alla guida dell’auto di Andy, rubata da Pete e Alice dopo la violenta morte del pornografo, e la confusione dei due arresti (il suo per uxoricidio, quello di Pete per furto d’auto) potrebbe costituire l’ultimo possibile tentativo di scambio di identità da parte del condannato a morte che non vuole realizzare la sua condizione (e fornire anche qui retroattivamente un indizio del fatto che “quella notte” si riferisce all’omicidio di Andy, avvenuto dopo rispetto all’omicidio stesso, ennesimo paradosso temporale) e vorrebbe affievolire la sua pena venendo giudicato per un crimine minore. Oppure Fred potrebbe continuare la sua corsa tornando indietro a Los Angeles, trasformarsi in un gruppo di automobilisti in gara sulla Mulholland Drive (dove peraltro si svolge la sequenza di Mr.Eddie e del tamponamento), e andare a sbattere contro una limousine ferma al bordo della strada…ma questa è un’altra storia.


11 risposte al commento
Ultima risposta 17/01/2013 17.49.50
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Banchelli  @  05/04/2004 15:25:03
   9 / 10
SPOILER
Fred e Renee Madison sono sposati da poco. Fred è un tipo di persona calma e riservata. Renee è una donna dal passato torbido che per qualche ragione a noi non nota ha deciso di spesare un ragazzo come Fred. All’inizio il matrimonio è felice ma poi con il passare del tempo fred diviene sempre più insicuro e geloso riguardo al passato di Renee (di cui sa poco o nulla).Si entra nella storia in un punto in cui il matrimonio non è ai suoi massimi livelli. Infatti Fred spende tanto tempo nella sua musica mentre Reneee mostra scarso interesse per le attività del marito. La loro vita sessuale è pessima, Fred non è esattamente un grande amante e Renee dal canto suo non è la moglie ideale. Renee frequenta personaggi poco raccomandabili come gangsters, trafficanti di droga, produttori di film pornografici.. Tutto ciò contribuisce a rendere fred assai insicuro del passato della moglie. Egli sospetta che lei abbia una relazione, verosimilmente con uno di questi personaggi (es.: quando la vede lasciare il jazz club con Andy). Fred ha l’impressione di essere sul punto di perdere la propria moglie.
Una notte Fred decide di seguirla. La segue fino ad un motel chiamato “Lost Highway Motel”. Nella camera numero 26 Renee incontra un uomo che Fred ha già visto ad un party: si tratta di un certo Dicl Laurent, un noto mafioso. Dopo avere fatto sesso insieme, Renee lascia l’hotel. Fred attende che se ne sia andata, irrompe nella stanza di Laurent, lo conduce fuori, lo chiude nel bagagliaio della propria auto e lo porta nel deserto. Qui Fred uccide Dick Laurent con la propria pistola lasciandone il cadavere nel deserto.
Sono passati alcuni giorni dall’assassinio. Il corpo di Larent non è ancora stato ritrovato poiché è da qualche parte in mezzo al deserto. Fred e Renee si recano ad un party dove Fred si intrattiene in una conversazione con Andy. Quando Andy menziona Laurent, Fred accidentalmente replica con la domanda: “Dick laurent è morto?” alla quale Andy repica chiedendo a Fred come facesse a sospettare che lo fosse ed eventualmente chi glielo avesse riferito.
Fred e Renee lasciano il party e se ne vanno a casa. Quella stessa notte Fred torna a casa di Andy e lo uccide nel dubbio di averlo insospettito (ma forse anche per gelosia).
Fred capisce che l’unico modo di uscire dall’intricata situazione in cui si è messo è di eliminare quella che è la vera causa di tutti I suoi problemi, ovvero Renee. Così torna a casa ed uccide brutalmente la moglie (veniamo a sapere che il corpo è tagliato in vari pezzi).
La mattina seguente la polizia arriva a casa di Andy e trova le impronte digitali di Fred ovunque. Ed ecco la scena con la quale inizia il film: vediamo Fred seduto nel suo appartamento, appena dopo avere ucciso la moglie, accorgersi dell’arrivo dei poliziotti. A questo punto salta sulla macchina e fugge. Questa è l’ultima scena del film ma in realtà siamo solo a metà della storia.
Fred viene catturato. Dopo il processo, è condannato alla pena di morte per sedia elettrica. Pertanto viene recluso nel braccio della morte. Mentre aspetta di essere giustiziato, comincia a rendersi conto di quanto gravi sono i crimini di cui si è macchiato e comincia anche ad essere a sentire il rimorso per l’omicidio di Renee. Il senso di colpa è tremendo e ciò gli causa terribili emicrania.
Dopo avere atteso nel braccio della morte per un tempo indefinito, Fred Madison viene giustiziato e muore sulla sedia elettrica.
Nel momento in cui le centinaia di volts iniziano a “friggere” il suo corpo, Fred decide di fuggire nell’unico posto possible: la propria immaginazione.
Ecco così che nella sua mente si trasforma in un giovane uomo di nome Pete Dayton. Dayton è tutto ciò che Fred non è: è giovane, bello, macho, ha una ragazza molto sexy, è molto bravo a letto ed ha contatti con persone molto influenti attraverso il suo lavoro nel garage. Pete e Fred non hanno assolutamente nulla in comune.
Seguiamo la vita di Pete per un momento. Una vita perfettamente normale, genitori carini, lavoro onesto, ragazza carina: tutto ciò che Fred vorrebbe avere. Il problema è che la coscienza colpevole di Fred fa si che egli non possa fuggire completamente dalla realtà neppure nelle sue fantasie così lentamente l’influenza della sua vita reale comincia ad avere il sopravvento.
Da principio vediamo il personaggio di Dick Laurent presentarsi nella fantasia con il nome di Mr. Eddy. Pete sembra molto orgoglioso di conoscere questo Mr. Eddy. Ma poi Renee fa la sua comparsa con il nome di Alice e questa sconvolge anche il rapporto tra Mr Eddy e Pete dei quali è l’oggetto del desiderio (ma anche la causa della reciproca autodistruzione).
Quando Pete comincia ad essere seriamente coinvolto dalla storia con Alice, l’influenza della vita reale di Fred comicia ad avere il sopravvento. Improvvisamente la fidanzata ed i genitori di Pete cominciano a citare una terribile evento accaduto nella notte della scomparsa di Pete (riferimento all’omicidio di renee accaduto nella vita reale). Ed anche il passato di Alice richiama fortemente quello di Renee. Alla fine, per suggellare la fine della fantasia idilliaca di pete, Alice introduce un personaggio di nome Andy (stesso nome della realtà perchè da adesso in avanti non è più fantasia ma ricordo di eventi). E anche se è Pete che va a casa di Andy e lo uccide , noi sappiamo che si tratta del ricordo dell’omicidio commesso da Fred. Quando Pete si reca nel bagno al piano di sopra vediamo di nuovo la hall dell’”Lost Highway Hotel” (per la prima volta nella sequanza cronologica del film, in realtà) con Renee e Dick che fanno sesso insieme.
Pete ed Alice se ne vanno nel deserto e mentre aspettano qualcuno con cui hanno appuntamento ne approfittano per fare l’amore. Quando Pete piange “ti voglio…ti voglio…” Renee/Alice replica “ non potrai mai avermi”. A questo punto la fantasia di Fred finisce, infatti l’omicidio di Dick Laurent viene mostrato esattamente come è avvenuto.
Ed ecco che arriviamo alla fine del film. Mentre i poliziotti inseguono Fred nel deserto noi vediamo la faccia di Fred sconvolta da terribili espressioni e dolore..e mentre luci blu illuminano l’interno dell’auto Fred scompare e ci troviamo soli sulla Lost Highway. Questa scena simboleggia la morte di Fred Madison sulla sedia elettrica. Quello che abbiamo visto per circa 60 minuti è durato nella realtà i pochi secondi durante i quali l’elettricittà a cotto il cervello di Fred Madison.
Ma chi è il Mistery Man? Non è forse vero che egli compare solo quando Fred/Pete è nei paraggi? E non è forse il Mystery Man ad uccidere Dick nel deserto? Si, lui ha premuto il grilletto, ma in che mani scompare la pistola? Mystery Man e Fred Madison sono la stessa persona.


8 risposte al commento
Ultima risposta 14/02/2008 02.14.29
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Gruppo REDAZIONE maremare  @  18/03/2004 09:19:31
   7 / 10
Un film difficile e a volte faticoso ma con una grande atmosfera.
Preludio a Mauholland Drive

2 risposte al commento
Ultima risposta 20/02/2007 22.52.58
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