state of play regia di Kevin Macdonald USA 2008
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state of play (2008)

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locandina del film STATE OF PLAY

Titolo Originale: STATE OF PLAY

RegiaKevin Macdonald

InterpretiRussell Crowe, Ben Affleck, Rachel McAdams, Helen Mirren, Wendy Makkena, Katy Mixon, Viola Davis, Jeff Daniels, Maria Thayer, Harry Lennix, David Harbour, Rob Benedict, Zoe Lister Jones, Gregg Binkley, Arabella Field, Robin Wright, Jason Bateman

Durata: h 2.05
NazionalitàUSA 2008
Generethriller
Al cinema nel Maggio 2009

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Trama del film State of play

Stephen Collins, membro del congresso statunitense, vede compromessa la sua carriera politica a causa dell'omicidio della sua amante. Un gruppo di giornalisti decide di avviare un'inchiesta sul triste avvenimento e tra loro figura anche Cal McCaffrey, un ex collaboratore di Collins.

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Voto Visitatori:   6,82 / 10 (93 voti)6,82Grafico
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Voti e commenti su State of play, 93 opinioni inserite

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  Pagina di 1  

JOKER1926  @  16/10/2009 14:21:25
   6½ / 10
"State of play" è un aggrovigliato Thriller del 2008 del regista Kevin Macdonald incentrato su Cal McCaffrey (interpretato da Russell Crowe) giornalista "old style" che si avventura (quasi da detective) in casi abbastanza "caldi" avviluppati in scandali politici che spesso non hanno una fine determinata coinvolgendo una miriade di persone.
Il film dunque (come trama) è tutto sommato (quasi) accettabile ma allo stesso tempo molto comune, insomma manca quella particolarità, quella "diversità" a volte il tutto sa di già visto.
"State of play" in un primo momento riesce ad ammaliare, con il tempo purtroppo la pellicola perde l'enfasi e inizia quasi a scocciare, inoltre la narrazione seppur in linea di massima capibile e molto vasta ed intrigata e dunque alla lunga diventa pesante e soprattutto poco coinvolgente.
Non mancano comunque nel complesso scene soddisfacenti ma francamente Mi aspettavo molto di più.
Gran parte delle positività di questo prodotto si riscontrano inesorabilmente nella parte prettamente tecnica: fotografia bellissima ornata da colori iridescenti che, abbinata in caratteristiche ambientazioni, soddisfa in modo totale il palato di tutti i cinefili; inoltre da ricordare gli attori (su tutti Russell Crowe), il giornalista interpretato dall'attore de "Il Gladiatore" offre (come al solito) una prova sontuosa, compatta e dunque senza sbavature. (anche se a Mio avviso l'icona di McCaffrey si intona davvero poco alla personalità sanguigna e spavalda di Crowe.)

"State of play" fra storie personali (trattate ovviamente in modo abbastanza ristretto) e complicate e lunghissime investigazioni giornalistiche ci guida verso un finale davvero orribile (facilone, superficiale e colmo di forzature).
In conclusione bisogna riconoscere il buon lavoro della regia (sul piano tecnico, da segnalare anche le splendide inquadrature) ma allo stesso tempo da criticare (almeno in parte) la sceneggiatura "claudicante" a tratti e il contenuto troppo scontato e noto al pubblico; insomma era doveroso fare di più congetturando una storia più ammaliante e vibrante.

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Ultima risposta 07/01/2013 02.09.50
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Gruppo REDAZIONE K.S.T.D.E.D.  @  18/05/2009 13:29:07
   6½ / 10
Posso votare/commentare il film senza tener conto dei 5 minuti finali? Si, dai.

Durante la visione del film pensavo a "Michael Clayton", pellicola dalla costruzione perfetta se relazionata ad una sceneggiatura di quel genere(intrecci politico/industriali e conseguente corruzione). "State of Play" ricalca, in termini di atmosfere, di tempi e se vogliamo anche nel modo di fotografare la città, lo stesso stile. Non cerca il classico colpo di scena a tutti costi, non punta a ritmi frenetici sul thriller andante, anzi. Come la pellicola sopracitata di Tony Gilroy, anche questa può essere tranquillamente classificata come drammatica, e come tale segue appunto ritmi ben più adatti a storie di questo tipo. Non vengono sacrificati i dettagli, la descrizione dell'ambiente giornalistico ed un, seppur non eccessivo, approfondimento psicologico del personaggio. Segue, in definitiva, lo schema che andava seguito. Voto: 7,5.

No, in realtà no posso non considerare quella leggerezza, volendo usare un eufemismo, finale. Quel colpo di scena che non cerca per tutto il film, spunta fuori, invece, prprio nei minuti finali, rovinando, praticamente, tutto il film. Voto 5.

Arrotondo a 6,5.

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Ultima risposta 18/05/2009 16.16.40
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Gruppo COLLABORATORI SENIOR ferro84  @  08/05/2009 12:08:10
   5½ / 10
Thirller banale è già visto sul giornalismo di inchiesta.
Francamente l'ho trovato abbastanza noiosetto anche perchè eccessivamente lungo.

Alcune cose proprio non le ho capite a cominciare DAL MALEDETTO ABUSO DELLA TELECAMERA A SPALLA, ora mi viene da dire che senso ha andare avanti e indietro in un ufficio con sta telecamera?
E' una tecnica molto complessa che solo i grandi registi (e non tutti) sanno usare.
Sarà una moda, come moda è il colpo di scena finale che oramai è diventato un gioco di parole "Il colpo di scena c'è quando non c'è il colpo di scena".

Mi ha ricordato la brutta copia di Micheal Clayton......

Poi le interpretazioni lasciano veramente a desiderare, Russel Crow è una macchietta e Ben Affleck una statua di cera.....

Nel complesso si può vedere ma nonostante l'impegno di fare qualcosa di rilievo mi è sembrato tutto già visto e fintamente impegnato

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Ultima risposta 09/05/2009 12.40.18
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Gruppo COLLABORATORI SENIOR Invia una mail all'autore del commento pompiere  @  05/05/2009 16:44:45
   7½ / 10
E’ proprietario di una Saab vecchia, sporca e piena di cartacce, ascolta abitualmente la radio a tutto volume, parcheggia in sosta vietata. La scrivania del suo ufficio è sommersa da un mucchio di fogli sparsi. Quando parla della “ristrutturazione” di casa sua si riferisce allo spostamento di mezzo metro fatto fare al divano. Lavora al “Washington Globe” da 15 anni e ha un PC vecchio di 16.
Ma ha dalla sua un ordine e una lucidità mentale invidiabili. E’ un giornalista che segue ancora le piste del “quinto potere” come fosse un segugio o uno scafato detective che mira al sodo, e il suo sarcasmo è pungente e circostanziato.
Il suo nome è Cal McAffrey, esperto corrispondente di uno dei più prestigiosi giornali della capitale statunitense, interpretato da un ottimo Russell Crowe. L’attore australiano sfodera una recitazione ruvida, senz’altro adatta al suo ruolo di paffuto bisbetico.

Il bel Russell viene presto coinvolto in una serie di morti ammazzati e scoprirà che avranno a che fare con un personaggio politico di rilievo, l’Onorevole Collins, suo amico dai tempi del liceo. Peccato che a incarnare la giovane figura istituzionale sia Ben Affleck, prodigo di espressioni un po’ impagliate. Immagino quanta differenza ci sarebbe stata se la produzione non si fosse fatta scappare l’opzione che aveva con Edward Norton; il suo Stephen Collins sarebbe stato sicuramente più enigmatico e controllato.

Il film è un thriller dalle considerevoli potenzialità: non esamina solo i rapporti tra carta stampata e forze politiche o imprenditoriali ma scava anche nei rapporti tra vecchi e nuovi modi di comunicazione. L’utilizzo di internet come mezzo per arrivare in modo più diretto e specifico alle masse, contrapposto alla necessità di mantenere un certo distacco e un’aurea di orgoglio utilizzando solo una penna a sfera piuttosto che la tastiera di un computer, è una fase di indubbio interesse nel film (peccato che la si sia sviluppata in modo un po’ sbrigativo).

Le vicende sono spesso rappresentative della necessità di restare aggrappati al mercato dell’editoria, offrendo ai lettori anche notizie speculative su scandali e gossip, cercando di mantenere al contempo un rigore giornalistico che privilegi invece l’approfondimento politico. “Non è un articolo, è un caso!”, si sente urlare dalla determinata caporedattrice Helen Mirren. Questa fase della pellicola si intromette apertamente nella cronaca e nell’attualità: da qualche giorno, infatti, si è venuti a sapere della crisi che sta colpendo il “Boston Globe”. Dopo ben 137 anni di vita, il giornale rischia di cessare le proprie attività e si spera in un accordo coi sindacati.

La parte riservata agli agenti di polizia è troppo marginale in confronto al resto della storia: i piedipiatti fanno spesso la figura dei fessacchiotti o dei principianti e si fanno scavalcare smodatamente dalle iniziative (più da detective story che da giornalisti) degli altri interpreti. E qui si dovrebbe richiamare l’attenzione su una sceneggiatura che di coerente ha mostrato ben poco.

Ottimi caratteristi sono Robin Wright Penn, abile nel rappresentare il dolore della moglie tradita, Viola Davis, incline a un divertente siparietto con Cal mentre svolge il suo lavoro di medico legale e Jeff Daniels, imbolsito e misterioso uomo del Congresso, doppiato splendidamente da Paolo Scalondro il quale restituisce all’attore il senso smisurato del Potere che rappresenta.

Un consenso indubbio lo riscuote la regia di Kevin Macdonald, con uno stile scosceso, conciso, lontano dagli stilemi televisivi. La scena nella quale Russell Crowe è nascosto tra le auto del parcheggio sotterraneo è di una tensione quasi insostenibile. Ulteriori elogi vanno destinati anche alla montatrice Justine Wright (già distintasi ne “L’ultimo re di Scozia” e, soprattutto, ne “La morte sospesa“).

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Ultima risposta 21/06/2009 03.37.49
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SANDROO  @  03/05/2009 20:41:38
   7½ / 10
Ha una media un pò troppo bassa per i miei gusti essendo un film che ti tiene la mente occupata dall'inizio alla fine essendo un Thriller..... Spettacolare una scena che lo dico nello spoiler..... OK!!!

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Ultima risposta 04/05/2009 13.05.45
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TheGame  @  02/05/2009 16:13:58
   4 / 10
Kevin Macdonald avvia la procedura di americanizzazione, sbarcando in quel di hollywood tra complotti di fanta-poltica, vicende di spionaggio giornalistico, schemi narrativi superati, poco appeal e noia a go go con al seguito un Russel Crowe che "sprizza" America da tutti i pori...Affleck non pervenuto...

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Ultima risposta 02/05/2009 21.36.25
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Gruppo COLLABORATORI peter-ray  @  02/05/2009 13:18:56
   5 / 10
Il film parte lentamente ed è a tratti noioso.
Verso la metà del primo tempo comincia a farsi interessante in quanto, la ricerca di informazioni per un articolo riguardante Collins apre una vera e propria indagine investigativa.
Complotti, Lobby, omicidi e interessi economici diventano la parte principale dell'intreccio narrativo.
Tuttavia, per come è stato sviluppato, lascia due sole ipotesi di conclusione allo spettatore, rendendo il tutto fin troppo prevedibile.
Il finale è quanto di più banale e sconclusionato si possa immaginare.

Ecco come si fa a buttare nel gabinetto un lavoro di tutto rispetto negli ultimi 15 minuti.

La regia, nonostante la discreta fotografia, non è impeccabile (un po' di mano ferma sulle inquadrature e carrellate non avrebbe guastato) e lascia allo spettatore medio l'impressione di dilettantismo puro.

Bravo Russell Crowe, molto bene Rachel McAdams, ma non mi ha convito affatto Ben Afleck a mio avviso troppo poco espressivo.

Un film che può essere visto ma che non lascierà tracce di se.
Evitabile al Cinema
Guardabile in Home Video, ma c'è molto di meglio

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Ultima risposta 18/06/2009 19.09.45
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Lefty  @  02/05/2009 11:32:49
   8 / 10
Un'ottimo film interpretato da ottimi attori,un giallo che ti tiene incollato alla sedia fino all'ultimo minuto,era da tempo che non se ne vedeva uno fatto così bene!Complimenti anche a Macdonald che dopo il re di scozia ha diretto un'ottimo film......

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Ultima risposta 02/05/2009 11.47.51
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simonssj  @  30/04/2009 23:28:39
   6½ / 10
Sono il primo? Allora inauguriamo i commenti dicendo che, pur non avendo grandi errori e difetti di fondo, e pur essendo girato discretamente, questo "state of play" non coinvolge come dovrebbe, forse e soprattutto a causa di una sceneggiatura vista e stravista, usata e abusata, che coinvolge il mondo del giornalismo, delle indagini criminali e dei connubi politici.
Crowe (compitino, nulla di più nè di meno dall'ordinario) è un giornalista navigato che segue un caso di sparatoria con un morto e un ferito grave, Affleck (perfettamente in forma e coerente nella sua inespressività) è un politico amico del nostro Massimo Decimo Meridio impegnato da un lato a portare avanti delle pesanti accuse contro una organizzazione militare di sicurezza privata, dall'altro a schivare i pettegolezzi sui presunti rapporti intimi con una sua collaboratrice, che nel frattempo pensa bene di morire sotto una metropolitana...così si apre questo ennesimo thriller-giallo-giornalistico, mantendendo un buon ritmo di fondo e giocando molto con l'arma dei colpi di scena. Peccato non aver sfruttato meglio la bella & brava Rachel McAdams, talento inespresso in questa pellicola. Alla fine dei conti un thriller onesto, ben construito, ma che lascia poco una volta giunti i (bei) titoli di coda

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Ultima risposta 01/05/2009 10.24.08
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