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Senza fare grossi ghirigori: un film sulla disabilità che non fa il Braccialetti Rossi del caso. Ovvio che si provi pena per chi è costretto a vivere con questo disagio, ma Ruben è umano, un umano da compatire ma che sbaglia, che ha una sua personalità e non è solo una vittima. Spettacolare Riz Ahmed, capacissimo di entrare nel ruolo di un ex tossico platinato pieno di tatuaggi che inizialmente non può non starti sui maroni. Poi il tuo rapporto con lui cresce con il passare del tempo e finisci per vivere la sua storia. Ottima anche Olivia Cooke, specialmente nel saper mostrare una evoluzione del personaggio non indifferente e Paul Raci, una maschera pazzesca per un simbolo di una comunità. Marder dirige un'opera prima scevra da clichè ma ricca di amore per un racconto trattato con una delicatezza unica. La presa di coscienza non è un percorso semplice e così non deve sembrare. Pazzesco il sonoro e i momenti (ansiogeni) in cui sentiamo come il protagonista intervallati da momenti iper silenziosi. E alla fine non è il suono del metal, quello per cui Ruben vive, a rimanere, ma quello metallico, fatto di distorsioni senza le quali si può forse vivere.