somewhere regia di Sofia Coppola USA 2010
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somewhere (2010)

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locandina del film SOMEWHERE

Titolo Originale: SOMEWHERE

RegiaSofia Coppola

InterpretiBenicio Del Toro, Michelle Monaghan, Stephen Dorff, Elle Fanning, Robert Schwartzman

Durata: h 1.38
NazionalitàUSA 2010
Generedrammatico
Al cinema nel Settembre 2010

•  Altri film di Sofia Coppola

Trama del film Somewhere

Un attore vive una vita sregolata ed eccessiva al Chateau Marmont, fino a quando non riceve la visita inaspettata di sua figlia, una ragazzina di undici anni. L'uomo si trova così costretto a fare il punto della situazione sulla propria vita.Un'impegnatissimo attore di Hollywood ri-esamina la sua vita dopo una visita a sorpresa fatta dalla figlia di undici anni.

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Voto Visitatori:   5,61 / 10 (83 voti)5,61Grafico
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Voti e commenti su Somewhere, 83 opinioni inserite

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  Pagina di 1  

DarkRareMirko  @  25/04/2014 01:37:35
   7 / 10
Lo stile è quello di The brown bunny di Gallo, dove non succede praticamente nulla e la mancanza di trama si fa più o meno sentire.

La mano della regista si sente in certe scene (tipo quella dello show di pattinaggio con la musica della Stefani) e nella scelta del cast (bravo Dorff, e buona la scelta di chiamare il Pontius di Jackasss!!!), ma non c'è nulla che prenda davvero, e anche la musica poteva esprimersi meglio.

La sequenza coi telegatti l'ho trovata inutile (e Frassica lo stesso anno incontrerà un altro attore straniero, ossia Deep in The tourist), molta inerzia e finale aperto che un pò strizza l'occhio al pubblico.

Alti e bassi e premi un pò troppo esagerati; la Coppola ha fatto di molto meglio; un film discreto, ma anche ambizioso, velleitario (il più velleitario tra i film sinora realizzati da questa figlia d'arte) e troppo preoccupato a non urtare nessuno.

Come biopic è medio, come analisi hollywoodiana non è troppo profonda e come film arty non lascia troppi solchi.

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Ultima risposta 25/04/2014 01.42.39
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Gruppo COLLABORATORI JUNIOR oh dae-soo  @  09/05/2012 00:12:17
   7 / 10
Il Ferrari nero sfreccia nell'ovale deserto.

Al primo giro vedi solo la strada, l'asfalto nero che ti scorre veloce sotto le ruote. Senti il rombo del motore, assapori la stanca ebrezza della guida. Senti il cambio sotto una mano e il volante nell'altra, le curve che sempre uguali si ripetono. Questa è la visione superficiale delle cose Johnny, la parte dura di esse e te la conosci bene.

Al secondo giro cerchi di intravedere la tua vita fuori dal finestrino ma non vedi niente. Mentre continui a guidare pensi che la tua esistenza è come questa macchina che gira in un ovale deserto, ogni metro d'asfalto una consuetudine, ogni rettilineo un'agevolazione, ogni curva la routine del nulla. La verità Johnny ce l'hai sovrappensiero, come la morte, tu lo sai che quella non è la felicità ma continui a fartela vendere così. E la compri di continuo. Non c'è bisogno di fare la maschera per gli effetti speciali quando la porti già una nella vita di tutti i giorni.

Al terzo giro non sei più solo in macchina, è entrata tua figlia. Lei danza davanti a te, ma te quelle linee perfette dell'amore ancora non le vedi, quello è poco più di un corpo che si muove. E tra un sms e l'altro pensi che forse anche quella figlia è soltanto una consuetudine, che so, magari potevo caricarla già al secondo giro.

Al quarto giro ti scatta qualcosa. Ti sei accorto improvvisamente che la sensazione di guida del terzo è stata più forte di quella del secondo, che c'era qualcosa di diverso dentro quell'automobile. Ti giri e nel sedile a fianco al tuo vedi che c'è ancora quella ragazzina. Sarà mica lei che mi impedisce di vedere l'asfalto, di sentire il motore, di concentrarmi nella guida? Perchè non provare a mangiarsi un gelato sul letto con lei, perchè non suonare con lei, perchè non vederla nuotare, perchè non accorgersi sott'acqua quanto è bella, quanto è importante, perchè non stare stesi al sole lasciando che le mani si sfiorino?
Quanto è diverso guidare così.
I primi due giri sono quasi dimenticati, è come se ci fosse stato un cambio al volante, tipo 24 ore di Le Mans.
Perchè la vita è lunga Johnny.
Tipo 24 ore di Le Mans.

Al quinto giro lei deve scendere, tu le vorresti dire quanto desidereresti che non lo faccia, quanto spereresti che quella portiera non si aprisse mai o che, ahimè, non si fosse già aperta. Glielo vorresti dire ma il rumore di un elicottero copre la tua voce, il destino è beffardo, mica gli sta bene che tu sia un altro uomo dopo solo 5 giri in un ovale, troppo facile action man.

Il sesto giro lo fai da solo ma ormai sei fuori da quell'ovale, le strade sono tutte diverse, le curve tutte diverse, gli asfalti tutti diversi, i luoghi tutti diversi.
Poi scendi.
E te sei diverso.

Il settimo giro sarà quello che farai domani Johnny.
Però prima apri la portiera di destra.
E aspetta.
Fino ad allora stai fermo lì in piedi.

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Ultima risposta 04/10/2013 06.32.23
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Gruppo COLLABORATORI JUNIOR Invia una mail all'autore del commento emans  @  26/07/2011 00:18:07
   6 / 10
Bastano i primi minuti per accorgersi che non ci si trova di fronte a un film tradizionale...nel bene e nel male perche questo di Sofia Coppola ha molti pregi e alcui difetti!
La storia non è il massimo dell'originalita',la solita accusa allo star system di Hollywood che sembra una multinazionale di Zombie come il nostro protagonista che vive attaccato ai beni materiali senza nessuna voglia di guardare altrove...
La sua Ferrari è il simbolo del successo,di questa vita costruita dai soldi,ed è quella vita da cui si...

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ma per arrivare a cio il percorso è molto lento,anche troppo...prevale la noia e anche noi viviamo le stesse (poche) emozioni del protagonista solo che noi che guardiamo siamo troppo lontani dal suo Mondo e rischiamo di non capirlo...
Esperimento riuscito solo in parte ma non sono daccordo con chi dice che sia un film fatto apposta per incassare un premio...

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Ultima risposta 24/08/2011 19.42.30
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Gruppo COLLABORATORI JUNIOR Freddy Krueger  @  04/06/2011 12:40:19
   6 / 10
Sofia Coppola ancora una volta con il suo argomento preferito: la noia, brutta bestia che colpisce sia borghesi che persone importanti (come in questo caso). Un film guardabile, però dico: fare un film noioso per trasmettere la noia del protagonista mi sembra troppo facile…
Leone D'Oro sprecato, anche perché non ho visto scene spettacolari o una regia notevole… è tutto nella norma, senza infamie né lodi. Non mi sembra il caso di elogiare un filmetto carino elevandolo al capolavoro.
Elle Fanning carinissima, Dorff in parte.

Nella scena in cui compare Simona Ventura e Valeria Marini non sapevo se sbogolarmi dal ridere o piangere.

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Ultima risposta 05/06/2011 20.36.53
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RHCP  @  30/11/2010 13:27:24
   4½ / 10
Leone d'oro IMMERITATISSIMO a mio avviso.
Il film è di una lentezza allucinante e immotivata.

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Ultima risposta 26/01/2011 13.48.32
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Carlitos_83  @  01/11/2010 20:03:13
   4 / 10
Era parecchio tempo che non mi addormentavo al cinema. Toccasana per chi ha problemi di sonno. Ancora mi chiedo come abbia fatto a vincere a Venezia...la risposta forse non la sapremo mai...

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Ultima risposta 25/12/2010 12.10.53
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White Boat  @  17/10/2010 20:00:58
   4 / 10
La lentezza di alcune scene ha forse lo scopo di far comprendere il vuoto della vita del protagonista.
Il film però è molto noioso e scontato.
Come ha fatto a vincere il Leone d'oro?

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Ultima risposta 25/12/2010 12.12.09
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Gruppo COLLABORATORI fidelio.78  @  04/10/2010 12:11:14
   4 / 10
Son contento che di tanto in tanto gli inganni vengano svelati. I miei dubbi riguardo l'osannitissimo "Lost in translation" rivelavano perplessità su una regista che mi sembrava decisamente sopravvalutata. Tali perplessità vengono finalmente rese palesi da questa sozza pellicola senza anima che non fa altro che esasperare tutti i difetti del precedente film.
Scandaloso il Leone d'oro. Inconcepibile.
Un'ora e mezza di nulla con drammatizzazione assente. Questo è finto minimalismo o, come mi piace chiamarlo, è furbismo. Si maschera il vuoto con il vuoto stesso.
La signora Coppola farebbe bene a riguardarsi i film di Antonioni o di Bergman per capire cosa vuol dire "minimalismo".
E la giuria che ha premiato questa.... porcata dovrebbe vergognarsi della propria ignoranza e della poca stima nei confronti dei veri autori e del pubblico.

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Ultima risposta 12/08/2011 15.01.31
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john_doe  @  02/10/2010 20:22:16
   3½ / 10
Visto a Venezia: qualche applauso e molti fischi, i commenti più disparati tra i presenti (da 'molto interessante,lento ma toccante' a 'porcheria assoluta'); sicuramente Somewhere è un film che ha diviso pubblico e critica, molto discusso, ma che, come diceva qualcuno prima di me, dopo aver vissuto poche settimane di ribalta mediatica (qualcuno mi spieghi per quale motivo ha vinto il Festival!), mi auguro finisca presto nel dimenticatoio, poiché, dietro alla patina raffinata, al tentativo di far credere che la noia, il piattume, la ripetitività, le scene più patetiche siano frutto di una ricerca meticolosa, espressione della vita del protagonista, ecc., sono abbastanza convinto che vi sia il nulla più assoluto, l'assenza di idee, la necessità di prolungare allo strazio quello che avrebbe potuto essere al massimo un simpatico corto.
Si salvano la giovane attrice e alcune scenette divertenti.

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Ultima risposta 03/10/2010 23.12.43
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Invia una mail all'autore del commento Michylino  @  21/09/2010 15:54:05
   5½ / 10
Non capisco quali eccelse menti hanno deciso che dovesse vincere il leone d'oro a Venezia.

Se dovete pagare per vederlo...risparmiatevi sti soldi!

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Ultima risposta 11/12/2010 17.16.50
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redbird899  @  20/09/2010 13:25:10
   2 / 10
Non posso dire che sia uno dei film più brutti che abbia mai visto perchè qualcosa di buono c'è, certi spunti di riflessione la Coppola riesce a farli passare. Peccato che per comunicarle basterebbero 5 minuti, i restanti 90 sono pura AGONIA in cui non accade nulla, pellicola buttata via! c'è chi dice "bisogna guardarlo senza grosse aspettative, lasciandosi trasportare dal film". Allora io vi dico ascoltate una canzone di 30 minuti in cui 28 sono di silenzio e di tanto in tanto si sentono delle melodie armoniose che durano pochi secondi. Ora quei due minuti di melodie armoniose sparsi per la canzone sono sicuramente soavi, ma è inconcepibile dover ascoltare mezz'ora di silenzio. La soluzione più logica è di eliminare i silenzi, magari non tutti. Probabilmente facendo questa Operazione la Coppola non sarebbe riuscita a produrre un film di tale durata, ma il risultato sarebbe stato un corto, o al massimo un mediometraggio, che avrebbe reso giustizia a questo sfortunato film.

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Ultima risposta 21/09/2010 15.48.18
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forzalube  @  18/09/2010 19:22:12
   5½ / 10
Va bene che si vuol rappresentare una vita vuota ed un protagonista in crisi di identità, ma a vedere un film "vuoto" e noiosetto poi alla fine ci si annoia (o ci si addormenta addirittura).
Francamente questo film non mi ha detto granché.
Qualcuno mi spiega il senso della scena finale?

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Ultima risposta 19/09/2010 12.05.53
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Gruppo COLLABORATORI Gabriela  @  17/09/2010 12:56:05
   4½ / 10
Somewhere inizia, passano i minuti e capisci che non succederà altro. L’ossessione della Coppola è il personaggio di questo film, ed è talmente ossessionata e concentrata su di lui che la storia non decolla, non funziona, non dice nulla perché non c’è nulla, se non una noiosa quotidianità.. che sinceramente non mi coinvolge e non mi trasmette emozione.
Troppe situazioni lasciati lì, troppe cose non sviluppate.
Primi piani focalizzati sul nulla fino ad arrivare al momento più drammatico: il circo del telegatto italiano e la cagna di Laura Chiatti (ha ragione Renè è proprio na' cagna).

Certo la bambina è bravissima ma non basta a placare quella sensazione molesta di aver visto un film così.

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Ultima risposta 17/09/2010 14.45.24
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Gruppo COLLABORATORI JUNIOR Satyr  @  17/09/2010 12:00:08
   4 / 10
Sono perfettamente in linea con il commento al piano di sotto, le impressioni a fine proiezione sono state pressochè le stesse: un film vuoto e insulso incentrato su un personaggio completamente privo di fascino e phatos. Cinema minimalista che gioca di sottrazione senza riuscire minimamente a graffiare.
Praticamente in un quasi due ore di film non succede nulla, l'analisi del personaggio è appena abbozzata, manca la giusta empatia, il rapporto con la figlia non tocca le giuste corde emotive - deliziosa cmq Ellis Fanning - e il siparietto dei telegatti è di un trash indescrivibile - nonostante l'intento fosse propio quello di descrivere lo squallore di certi siparietti televisivi -
Poche le scene davvero riuscite, fra le tante cito quella del trucco: unico momento in cui l'incomunicabilità del protagonista con il mondo intero mi è arrivata forte e chiara.

Due righe le spreco per contestare per la scarsa originalità del soggetto: ragazzi, il film è una sintesi riuscita male del personaggio interpretato da David Duchovny in Californication, con la differenza che qui si parla di un attore mentre nella serie tv di uno scrittore. Stesse location con un paio di citazioni ai limiti del plagio - vedi le partite padre-figlia a guitar hero. Me qui c'è la telecamera fissa e tutti imbocchiamo con la storiella del cinema d'autore. Ma percarità.

Per il resto non posso non pensare che il premio ricevuto a Venezia non sia figlio di un cognome tanto pesante come quello dei Coppola.

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Ultima risposta 17/09/2010 13.11.33
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Gruppo STAFF, Moderatore Jellybelly  @  17/09/2010 10:33:12
   4 / 10
Ok, a me Sofia Coppola non piace. Per niente. La trovo sempre troppo dedita a far dimenticare il proprio cognome piuttosto che a raccontare una storia.
"Somewhere" ha lo stesso problema: vorrebbe essere una storia minimalista ma è solo sciatta, inconcludente e quasi snervante.
La storia della solitudine dell'attore di hollywood è completamente priva di punti di rottura, di analisi, di empatia con il pubblico: Johnny Marco si sveglia, mangia, tromba, esce in ferrari, beve, si addormenta e ricomincia così. Geniale, mi dirà qualcuno, il vuoto dell'esistenza dell'attore strapagato reso attraverso la banalità della sua quotidianità. Eh no, belli miei: rivedetevi "Io la conoscevo bene" per capire come vada girato un film che proceda per immagini raccontando il quotidiano di una persona che si vuole mostrare come (apparentemente) "vuota". Per non parlare del rapporto con la figlia (una straordinaria Elle Fanning): anche in quel caso, nessun contrasto, nessun punto di rottura, nessun approfondimento. La figlia è solo una figurante, proprio come l'amico inutile, che ad un certo punto lascia presagire sviluppi pedofili che in realtà non ci sono. E non ci sono perché non c'è niente, niente di niente, solo mangiate, bevute, Ferrari, Guitar Hero, Wii, poi di nuovo Ferrari e trombate. Un velo pietoso poi sulla parentesi italiana con Telegatti e Simona ventura: imbarazzante.
Vabbe', insomma, un film che ha fatto la fortuna degli addetti al product placement ma che verrà dimenticato (fortunatamente) tra non più di un mese. Con buona pace di Sofia, Roman, Francis Ford e tutto il cucuzzaro.

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Ultima risposta 22/08/2011 10.11.36
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ingsissi  @  13/09/2010 23:47:42
   4½ / 10
Ma di cosa stiamo parlando? Pronto! Qualcuno risponde al telefono di casa Coppola? C'è qualcuno? Forse sono tutti usciti per accompagnare in elicottero i figli al campo estivo. Ma Tarantino, per farle vincere tale onorificenza, o è ancora innamorato di lei o forse vuole ottenere il contatto delle due lap dancers ( l'unica scena divertente). Per non parlare della colonna sonora, tutti brani già presenti nell'i-pod di tutto il mondo da anni.
E allora? un segnale di vita anche minino sarebbe stato apprezzato dal pubblico pagante!

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Ultima risposta 15/09/2010 12.09.56
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Gruppo COLLABORATORI Invia una mail all'autore del commento L.P.  @  13/09/2010 23:24:42
   8 / 10
Un film che avrebbero potuto scrivere un Carver o Ellis (epurato dall' ostentazione della violenza). Di Ellis c'è pure una citazione letterale in uno dei pochi dialoghi del film.
Non so se meriti davvero il Leone d' Oro, non so nemmeno se sia il film più riuscito della Coppola (io continuo a preferire l' esordio), ma è sicuramente un bell' esempio su come si possa raccontare gli istanti di una vita giocando soltanto di sottrazione e facendo, nonostante questo, risaltare senza mai accentuare nessun sentimento, lo sconforto, il vuoto, ma anche la complicità di un rapporto pulito e sincero che annega in una serie di istanti tutti uguali, caratterizzanti un' esistenza dominata dal nulla.

11 risposte al commento
Ultima risposta 20/09/2010 09.20.55
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Gruppo COLLABORATORI JUNIOR Gardner  @  13/09/2010 11:29:33
   3 / 10
Eh no! Ma che stiamo scherzando? Cara Sofia, un film sull'alienazione contemporanea di un divo hollywoodiano è una zuppa che si fa con ben altri ingredienti. Già l'argomento non è propriamente di interesse universale, ma qualcosa per suscitare l'interesse dello spettatore lo vorrai fare! Ritmo di lentezza esasperante, attori imbambolati, luoghi comuni a go-go. Forse tra addetti ai lavori....... Compito a casa: rivedersi 10 volte a fila viale del tramonto

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Ultima risposta 15/09/2010 12.09.02
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Gruppo COLLABORATORI SENIOR Invia una mail all'autore del commento kowalsky  @  13/09/2010 01:06:06
   6 / 10
Premetto che continuo a trovare "Lost in translation" assolutamente delizioso, ma "Somewhere" non è il "The player" di Sofia Coppola, nonostante le (ottime) intenzioni. Mi vengono in mente decine di film introspettivi come questo, su tutti "Un uomo a nudo" (1968) con Burt Lancaster. Cerco perciò di evadere dall'irritazione per certi siparietti patinati, per le vasche idromassaggio e i massaggi zen, per i fotogrammi che sfumano in un'inutile esercizio di stile per addentrarmi nel personaggio. E' evidente lo sforzo della Coppola di raccontare lo squallore di un personaggio di fama, con la sua disperata ricerca (utopica) di una vita "normale", in perenne fuga da donne che la danno via senza troppi problemi - un bell'esempio di misoginia antihollywoodiana da parte di una donna - e lussuose suite di alberghi, red carpets e atroci premiazioni televisive (ahimè la sequenza dei telegatti, con la Ventura, Marini e il redivivo Nichetti è il punto più basso).
Come è sincero il rapporto di Johnny con la figlia, smussato dalla banalità delle luci della ribalta che impediscono ai divi di vivere una vita privata come quella di noi comuni mortali.
E poi? E poi basta.
Perchè ok la regista gioca di sottrazione, non giudica nè infierisce - e invece DOVREBBE - e non fa tremare il mondo hollywoodiano raccontando (per citare un altro titolo di film recente) "la solitudine dei numeri primi".
Non posso empatizzare per un miliardario triste così come non mi dispero se Britney Spears ha trascorso qualche mese dall'analista.
Steven Dorff è davvero molto bravo, ma qui il cerchio si chiude.
Trasmette più alienazione che introspezione, più passività che empatia.
L'intro à la Punto Zero è un bel segno a favore della Coppola, ma il Leone d'oro non ruggisce, semmai guarda il protagonista allontanarsi dalla potenzialità enorme di farsi dei nemici. E lo stesso dicasi della (brava o rispettabile) regista

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Ultima risposta 13/09/2010 01.44.26
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Gruppo COLLABORATORI JUNIOR williamdollace  @  09/09/2010 21:31:12
   9 / 10
Disamina Disanonimi Vincenti collocati nel girone dei perdenti, voce coperta dal frastuono, silenzio, telefonata e materassino che va, lentamente, fuori inquadratura. E tuttavia. E tuttavia.

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Ultima risposta 18/09/2010 14.54.32
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Gruppo COLLABORATORI SENIOR jack_torrence  @  09/09/2010 12:40:27
   6 / 10
Premessa.
Nel bene e nel male, questo è un film autenticamente minimalista.
Dove comunque la letteratura era arrivata almeno 25 anni fa: si intenda il libro di esordio di Bret easton Ellis "Meno di zero", citato dal protagonista di "Somewhere" quasi alla lettera in una battuta in cui afferma di sentirsi "meno di niente". Ellis per tematiche e ambientazioni; altrimenti si pensi al grandissimo Carver e alla sua capacità di esprimere tanto partendo (e rimanendo) al niente. Far risuonare uno strumento entro le pareti di una casa vuota.
Credo che il disappunto di noi spettatori che magari non amiamo alla follia il minimalismo (o viceversa l'esaltazione di chi vi legge pura poesia) siano fattori puramente soggettivi.
La ricerca di "qualcosa che succeda" è fuori luogo così come occorre distiguere nettamente il minimalismo statunitense dal lavoro "per sottrazione" tipico di una tradizione autoriale europea (che parte, forse, da Bresson). La differenza di sensibilità e di tradizione tra USA e Europa esiste e si fa sentire.
Infine, il film è diversissimo da Lost in traslation, che era più "vivo" e conteneva personaggi originali in una situazione originali. Qui la staticità è voluta. Probabilmente (valutazione ancora soggettiva) il valore di "Somewhere" può essere considerato inferiore (perché ci parla di meno) ma la ricerca stilistica c'è, non nel segno di un'involuzione ma di una voluta maturazione - in una certa direzione.

Poi potrebbe non essere la direzione che ci auguravamo e ci aspettavamo, ma è di nuovo una questione di premesse soggettive. Mentre un discorso critico deve prima cercare di spogliarsi di quello che avremmo voluto o preferito vedere.
Qui potrebbe iniziare il commento.

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Ultima risposta 16/09/2010 21.38.45
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suzuki71  @  09/09/2010 12:19:30
   7 / 10
La non-storia qui rappresentata è una scelta precisa e non una mancanza di idee o inventiva della brava regista che, ad esempio in Maria Antonietta, dimostra di saper ben condurre un film ricco di eventi ed azioni. Detto questo, mi chiedo: quanto è interessante tutto questo? Mi è venuto in mente Paranoid-Park, a cui lo accosterei senza indugi: in entrambi i film vengono rappresentate angosce e quotidiane disperazioni filmando scene dove non accade nulla di straordinario. Entrambi i film sono stilisticamente ben fatti, eleganti ma: quanto può interessarci? Quanto può parlarmi questa storia di solitudine, che sconta - davvero peccato - un banalissimo finale...

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Antonioni era un maestro del non dire-non fare, ma qui (forse è un mio limite) non ho avvertito la stessa profondità, e sia il soggetto che lo stile mi sembrano un po' troppo prevedibili.

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Ultima risposta 13/09/2010 12.43.09
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Gruppo COLLABORATORI SENIOR ferro84  @  09/09/2010 10:56:19
   5 / 10
Stagione cinematografica che comincia con i peggiori auspici se una regista talentuosa come Sofia Coppola dimostra di aver già cominciato una fase discendente.
Spiace dirlo ma, anche le buone speranze riposte per il suo futuro vengono meno.

Perchè qui non siamo solo in presenza di un film malriuscito ma siamo parlando proprio di un lavoro che denota una mancanza di idee.
Somewhere è un film distante dove non accade praticamente nulla.
Certo questa è una caratteristica dei film minimali ma in genere anche storie piccole lavorano molto sul non detto, sulla psicologia dei personaggi, qui in somewhere è tutto molto abbozzato.
L'attore protagonista sembra essere uscito dal solito clichè dei divi maledetti e la figura della figlia è troppo stridente, positiva, bidimensionale, per creare il minimo pathos.
In conclusione i personaggi non evolvono in modo significativo e sopratutto non coinvolgono, restano sospesi ma sopratutto distanti.

Troppo giovane la Coppola per ricorrere all'autocitazione e sopratutto all'autobiografia, il solito fumo per nascondere la poca ispirazione.

Classico film da festival.

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Ultima risposta 17/09/2010 15.00.42
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Gruppo COLLABORATORI JUNIOR Invia una mail all'autore del commento LukeMC67  @  06/09/2010 16:01:55
   5 / 10
Torna sempre in mente il precursore delle telenovelas in Italia: "Anche i ricchi piangono". Magari in una sequenza sola.
Non basta chiamarsi Coppola per poter impunemente campare di rendita su due bei film riproponendo le stesse tematiche con tanta stucchevolezza in più!
Se il giro in tondo della Ferrari nera prometteva il fascino di un film sulla più profonda solitudine; se, nonostante tutto, il film mi ha fatto sospirare per l'intero arco della visione: "Dio mio, se avessi una vita così vuota penso che sarebbe meglio ammazzarsi", il che è positivo perché significa che la regista ha fatto centro sul messaggio che voleva dare; se tutta la pellicola è una discesa agli inferi nel vuoto interiore più pneumatico e dunque più insopportabile possibile, rimangono però tutte le perplessità su una messa in scena che non si capisce mai se vuol parare verso un parossismo interiore delle immagini o verso la loro parossistica trasandatezza (come interpretare la presenza della giraffa su buona parte del girato, per esempio?). E l'incontro del protagonista con la bimba, lungi dal migliorare le cose, sembra accomunare due adolescenti con età anagrafiche diverse, più che un padre con sua figlia: due adolescenti che, in quanto tali, possono solo abbandonarsi appena la vacanza concessa dalla mamma è finita.
L'ambientazione "stralusso" scelta dalla Coppola risponde ai suoi ricordi di infanzia, ma accentua la distanza con lo spettatore medio che proprio fa una fatica immane a riconoscersi in uno solo dei personaggi: troppo finti per essere credibili, o troppo credibili -nel loro contesto- da essere finti.
La fotografia "sporca" (oggi tanto di moda) non riesce ad aggiungere quel necessario tocco di poesia che invece impregnava "Lost in Translation", segno preoccupante che il filone "la-solitudine-dei-poveri-ricchi" è in via di esaurimento precoce in Sofia Coppola (o in generale?). Speriamo davvero che la regista sappia guardare altrove e ci sappia narrare altre storie. E che sappia stupirci più e meglio delle sue perfette bamboline che ballano professionalmente la lap-dance mostrando accuratamente ciò che devono e non un millimetro in più. Da una persona sensibile come Sofia Coppola è lecito pretenderlo.

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Ultima risposta 18/09/2010 20.15.13
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willard  @  06/09/2010 12:14:43
   9 / 10
Continua l'esplorazione di sconfinati campi di solitudine su personaggi sopra le righe di Sophia Coppola.
Dal Giappone alla West Coast USA, come per "Lost In Translation" abbiamo un personaggio che deve riempire le sue giornate fatte di niente: Johnny Marco è una star hollywodiana di prima grandezza che vive nel mitico hotel Chateau Marmont sul Sunset Boulevard di Hollywood (testimone dai primi del secolo scorso di ospiti e disastri illustri di personaggi del mondo del rock e del cinema): fra sesso, alcool, festini, auto veloci e paranoie (ma niente droga, a quanto pare) arriverà la figlia undicenne, che fino a quel momento era stata poco più di una distrazione dal suo quotidiano scandito da incontri e sedute sul set gestite da una manager invisibile che appare solo telefonicamente; causa un allontanamento più lungo del solito della madre separata a cui la figlia è affidata, dovrà portare con sè la piccola Chloe nelle sue "scorribande", ma sarà proprio il tempo trascorso insieme a lei che riuscirà a fargli riprendere contatto con la realtà e a riavvicinarlo alla vita vera e, forse, a far ritrovare più profondamente suo padre anche a Chloe.
Diretto come al solito in un'atmosfera di "poetica" lentezza, forte di una fotografia di grande effetto e di una colonna sonora sempre intrigante, il film scorre mantenendo viva l'attenzione senza mai indulgere in qualche coup de theatre di troppo facile presa. Un'altra bella tacca per l'ormai affermata Sophia Coppola.
Dopo gli Air per "Il Giardino delle Vergini Suicide", Sophia Coppola si affida alle cure di un altro gruppo dell'ondata francese di questi ultimi anni, i Phoenix, per le musiche originali della colonna sonora, arricchita ulteriormente da brani di Strokes, Bryan Ferry, Foo Fighters, Kiss ed altri... da ascoltare.

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Ultima risposta 06/09/2010 17.55.38
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Invia una mail all'autore del commento logical  @  06/09/2010 00:59:17
   5 / 10
I primi 5 giri in Ferrari nera sono divertenti. Sembra l'inizio, versione per adulti, di Mister Lonely di Harmony Korine, gusto arty, impostazione avanguarde-pop. Poi con la scena delle gemelline dal palo portatile e radiolone soundtrack, si guadagna tutti e 5 i punti che merita.

Ma dopo, che succede?

L'improbabile mito di qualche film d'azione prova la sua assoluta e richiesta inespressività ciabattando tra cliché e cliché, con la chicca del passaggio a Milano dove incontra i produttori stile Medusa e conosce il bel mondo del Telegatto (il nano lo fa il povero Maurizio Nichetti e la ballerina è Valeria Marini). E' troppo anche per chi non sa cuocere un piatto di spaghetti e quindi corre in taxi verso Malpensa.
A Los Angeles che cosa lo aspetta, oltre all'instacabile ferrarino nero? incredibile... piscine e ragazze dal c_ulo d'oro, Las Vegas e videogames, quadri-poster di Ed Ruscha e sms nel blackberry, tutto da dividere con la viziatissima figlia che sembra uscire dal suo - tragico - precedente Maria Antonietta.

Non succede a s s o l u t a m e n t e nulla, ma non nel senso Antonioniano, Moraviano, Ellissiano del termine: nulla nella trama, nulla nel cervello, nulla nel sogno. Proprio come il pedantissimo ferrarino nero ripreso sempre di spalle, girata la chiave, semplicemente si spegne. E allora?

"Un'impegnatissimo attore di Hollywood ri-esamina la sua vita dopo una visita a sorpresa fatta dalla figlia di undici anni"?
"Un attore qualunque è impegnatissimo a vivere la sua vita in modo talmente prevedibile da essere indistinguibile dalla sua figlia di 11 anni", questo ok.

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Ultima risposta 15/09/2010 12.14.36
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gabriele  @  05/09/2010 01:19:07
   4 / 10
Non è possibile che solo perchè la regista si chiama Coppola questo film debba per forza essere un capolavoro, in realtà questo è un film brutto, davvero tanto brutto.
I primi 20 minuti sono: inquadratura fissa su una pista e circa 6/7 giri della Ferrari del protagonista, un paio di balletti di lap dancer con il personaggio che prima si addormenta e poi dice brave. Scena di sesso con lui che si addormenta di nuovo.
Personaggi di contorno? Inutili ed insignificanti (vedi, per citarne uno Laura Chiatti).
Dialoghi? Imbarazzanti e involontariamente comici. Esempio: La Chiatti che parla con la figlia del protagonista: Quanti hanni hai? Undici Ce l'hai il ragazzo? (proprio così il ragazzo, non il fidanzatino). Risposta: No Io alla tua età avevo un ragazzo con il motorino, ti piace il motorino? Fine. Il personaggio della Chiatti finisce qui.
Altro esempio: Telefonata del protagonista alla ex moglie o compagna. Piangendo le dice di sentirsi un niente e di essere inutile. Risposta: perchè non fai volontariato (testuale).
Dirò di più, almeno 3 volte la giraffa è entrata in scena, questo per dire il livello della pellicola.
Il top si raggiunge con le scene girate in Italia, in cui per far capire agli americani il livello della tv nostrana chi ci infila la Coppola? Ventura Frassica e udite udite un bel balletto di Valeria Marini.
Davvero poche le note positive, tra cui la bravura della Fanning che continua la tradizione iniziata dalla sorella maggiore.
Tirando le somme, film pienamente insufficiente.
P.S. Se volete commentare questo mio giudizio siete liberi di farlo evitando però il solito paragone: questo ha dato 7 a Natale a (non ricordo) e 4 a questo.
Ogni serata ha il suo film e se una sera uno ha bisogno di fare due risate può essere utile anche il cinepanettone pur nella conapevolezza della pochezza del genere da un punto di vista di tecnica e stile.
Ovviamente molti non saranno d'accordo, basti vedere i voti altissimi dati fino ad ora a questo film, ma questo, a me, non ha lasciato niente niente.

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Ultima risposta 18/09/2010 19.37.35
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mirkoworld  @  04/09/2010 23:36:48
   6 / 10
Perché 6...?

La mia cara Sofia Coppola, è molto brava...così brava che mi aspettavo di più...Sicuramente se fosse stato il suo primo film così, le avrei dato un bel 8,5/9 ma dopo Lost in Translation, non se ne può uscire con una storia pressoché identica, ma che non è ai livelli di Lost in Translation...

Gli attori sono bravi e la regia è ottima...è il concetto di fondo, la solitudine negli eccessi, nel materialismo, che comunque aveva già espresso nel precedente capolavoro...credo che tutti coloro che hanno amato quel film, dopo aver visto questo si sarebbero aspettati cmq una storia diversa...invece (passa allo spoiler prima di proseguire)

Nascondi/Visualizza lo SPOILER SPOILER

...Continua...

Oltretutto molti dettagli sono migliori in Lost in Translation e lo dico da addetto ai lavori:

La fotografia, seppur buona, non è minimamente ai livelli di L in T dove le inquadrature sono perfettamente studiate, quelle notturne sono a dir poco favolose... La colonna sonora, tra ambient e qualcosa di New Wave è bellissima in Lost in Translation...mentre qui neanche me la ricordo...

Secondo me, poteva benissimo affrontare il tema della solitudine negli eccessi, non ripetendo la vita di un attore in un Hotel...a Los Angeles è pieno di Rock Star che hanno questi eccessi e vivono ai limiti, pieno di Managers esauriti, di artisti, pittori, modelli e modelle che vivono queste vite di materialismo e solitudine...Perché ripetere la vita di un attore, quando cambiando personaggio e situazioni, ne sarebbe uscito un film nuovo, senza un copiare se stessa, ma che avrebbe espresso comunque quello che la cara Sofia voleva comunicarci...

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Ultima risposta 12/09/2010 16.42.59
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Weamar  @  04/09/2010 01:11:42
   9 / 10
Poesia allo stato puro. Azzardo a dire che potrebbe persino essere la rivelazione di questo festival tra i palpabili vincitori.
Perché descrivere questo ennesimo capolavoro della Coppola risulterebbe banale. Silenzi pieni di parole, inquadrature che c'entrano sempre la purezza che la Fanning - egregia - sfuma nell'interiorità del padre (un bellissimo Dorff).
Ad occhio esterno questa pellicola potrebbe apparire fredda e spoglia (La Coppola aveva già dato questa caratteristica nel film Marie Antoniette) ma si leggono virtuosismi talmente tanto emotivi, da rimanerti dentro e farti venire i brividi. Bellissima la colonna sonora.

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Ultima risposta 04/09/2010 02.46.19
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Silver  @  03/09/2010 22:52:22
   9 / 10
POESIA.
Dall'inizio, alla fine.
Inquadrature lunghissime e senza senso apparente... avete capito chi segue la Ferrari del protagonista? Beh... semplice.

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Ultima risposta 27/06/2011 21.24.39
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