Intorno al 1300 a. C., due coniugi raccolgono un bimbo abbandonato sul Nilo. Chiamato Sinhue, cresce ed è nominato medico alla corte del Faraone, ma disobbedisce al sovrano e deve fuggire tra gli Ittiti. Quando scopre che questo popolo prepara l'invasione dell'Egitto, torna per informare il capo dell'esercito, il suo amico Horembeb. Ma il Faraone rifiuta l'idea di far guerra, e Sinhue viene convinto ad avvelenarlo.
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Per la prima ora il film doveva intitolarsi "Sinuhe l'idiota" viste le nefandezze che il personaggio di Purdom era costretto a fare da una sceneggiatura troppo enfatica in certe dinamiche. Fortunatamente il seguito si rivela molto più interessante e meno frivolo, suscitando delle emozioni non solo per l'aspetto visivo ma anche per lo sviluppo dei personaggi. Nonostante una lunghezza eccessiva nei dialoghi di alcuni momenti, il film diretto da Curtiz si lascia vedere in maniera abbastanza agevole, per chi sa cosa aspettarsi, e tutto sommato si merita un voto positivo per come realizzato. Il cast tenta di fare il meglio possibile ma sono i "comprimari" Ustinov e Darvi a lasciare il segno.
Polpettone pseudo biblico tremendamente serioso che non riscosse un buon successo neppure all'epoca in cui i sandaloni andavano per la maggiore. Curtiz in saldo. Purdom aveva solo la prestanza fisica. Tra le varie attricette di contorno spicca una sfiorita Gene Tierney.
Forse questo peplum ha ispirato indirettamente Ridley Scott (nel suo affascinante e improbabile "Gladiator"), almeno nello script. Regia solìda ma poca sostanza, un attore (principale) come Edmund Purdom, davvero inespressivo e forse più popolare per la sua vita privata che per la sua carriera nel cinema (finìto presto nel dimenticatoio, ha dovuto ripiegare in Italia) e un Victor Mature raramente valorizzato al suo meglio (ci è riuscito il solo John Ford). Comunque un film da vedere, ma solo per appassionati del genere