shame regia di Steve McQueen Gran Bretagna 2011
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shame (2011)

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locandina del film SHAME

Titolo Originale: SHAME

RegiaSteve McQueen

InterpretiMichael Fassbender, Carey Mulligan, James Badge Dale, Nicole Beharie, Hannah Ware, Elizabeth Masucci, Jake Richard Siciliano, Robert Montano, Anna Rose Hopkins, Alexandra Vino

Durata: h 1.39
NazionalitàGran Bretagna 2011
Generedrammatico
Al cinema nel Gennaio 2012

•  Altri film di Steve McQueen

Trama del film Shame

Brandon, un trentenne che vive a New York, non riesce a gestire la sua vita sessuale. Sarà l’arrivo inaspettato della sorella più giovane e irrequieta metterà in crisi il suo stile di vita rigidamente regolato...

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Voto Visitatori:   7,11 / 10 (119 voti)7,11Grafico
Voto Recensore:   6,00 / 10  6,00
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Voti e commenti su Shame, 119 opinioni inserite

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Invia una mail all'autore del commento tnx_hitman  @  21/01/2013 16:39:59
   8½ / 10
Shame:vergogna.
Vergogna per il Sesso ormai inteso come sfogo,dove percio non vi é più sesso ammantato da amore.
Vergogna per chi è talmente ossessionato dal sesso che si rischia di vivere solo di questo,chiusi in una scatola nera,circondati da corpi da sfruttare che servono solo a peggiorare uno stato di solitudine perenne.
Fassbender in stato di grazia viene condotto in un circolo vizioso,dove la lussuria è fulcro della vita di Brandon.Costui non ne ha minimamente intenzione di rimuovere questa malattia,che lo attanaglia,lo stritola,lo persuade e poi lo abbatte.
Gode di questa vita,senza relazioni sentimentali.Il corpo marcia automaticamente alla ricerca di donne da soddisfare,di donne da possedere,da accartocciare e gettare via.
L'anima sua invece è bloccata in questa prigione fatta di unioni di carne e apparati genitali.Grida a pieni polmoni che vuole uscire da questa condizione,ma Brandon non si ascolta.Lui si autodistrugge,un masochista sesso-dipendente che non riesce neanche ad aggrapparsi ad una possibilità di una vita normale con una donna che lo fa sorridere(vi é una scena chiave che fa capire questo a metà film).
L'arrivo di sua sorella Sissy(Carey Mulligan una delle mie attrici preferite non c'e bisogno di spiegare il perche)sconvolge la sua routine.Un'altra anima senza sostegno emotivo,non c'e nessuno che le può voler bene per davvero.Si piange addosso ogni giorno,non crede di avere il necessario per progredire,maturare dentro di se,sente di essere avvolta da un alone di negatività e cerca assiduamente di avere un confronto con il fratello,che sembra non arrivare mai.

Gli incipit sono questi:e Steve McQueen gioca con lo spazio e col tempo:campi lunghi nei pochi dialoghi,primi piani ravvicinati quando si vogliono accentuare gli stati d'animo degli interpreti...dilata la durata di film per scavare nelle espressioni di queste giovani vittime di una vita che manca di stabilità,di un'esistenza spenta,vissuta con mente isolata e che fissa lo scenario in modo totalmente freddo e insipido.
Non a caso il regista ha talento nel trasformare una New York viva e pulsante in un bordello scomposto e delucidato,senza sprazzi di luce.Un caos di luci e suoni,di volti sofferti e ombre delle sagome dei personaggi impauriti e terrorizzati.
Si scappa dall'inevitabile.Più si continua a convivere con il sesso più sfrenato,più le vie d'uscita diminuiscono di numero sino a non trovare più modi per fronteggiare questa macchia dolorosa nella coscienza.
Emblematica la scena in piano sequenza della corsa liberatoria di Brandon,che si chiede come si fa a evitare tutto ciò senza trovare risposta alcuna.

Non si arriva ad un finale vero e proprio,la storia non deve offrirci per forza le soluzioni a questo tipo di problema,dobbiamo solo essere testimoni di una rappresentazione del sesso inedito,un male che annienta sempre di più un uomo schiavo di esso.

È raccomandata una visione a questa seconda prova di McQueen,riflessiva e molto ben impostata a livello registico.

Saluti da tnx.

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Ultima risposta 21/01/2013 20.29.40
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Gruppo COLLABORATORI SENIOR elio91  @  08/12/2012 12:30:05
   8½ / 10
Straordinario Fassbdender e grande prova di regia di McQueen che dimostra di essere un regista con gli attributi dopo Hunger. Condividono entrambi i film non solo il protagonista, che è bene ricordare e sottolineare si è completamente messo a disposizione della pellicola anima e corpo, ma anche l'atmosfera claustrofobica, ansiogena. Ma se in Hunger era inevitabile vista l'ambientazione carceraria, in Shame diviene una gabbia di scontri relazionali. Il protagonista affronta una dipendenza raramente mostrata al cinema, quella sessuale, laddove altri registi in un passato non proprio recente hanno sempre dato predominanza alle sostanze (alcol, droghe). In Shame il corpo presuppone l'altro, divenuto oggetto; è quindi una dinamica molto più complessa da spiegare, una trappola mentale che può diventare un abisso sul cui ciglio Brandon si ritrova.
McQueen crea uno sfondo di grande intensità emotiva, anche se il tono è asettico, quasi distaccato, fatto più di azioni che di parole. I suoi primi piani sono insistiti ma mai noiosi, dicono tutto anche grazie alla bravura degli attori coinvolti. Per non parlare delle scene in cui Brandon si perde, letteralmente, nella sua dipendenza, accompagnate da un commento musicale trascinante, struggente. Ed è proprio questa la parola che mi viene in mente quando rivedo nella mia mente il senso ultimo di Shame: struggente. Non riesco a non provare un forte dolore e una grande partecipazione quando Fassbender, ormai più disumano che umano, completamente annullato nel sesso, ghigna di disperazione mentre conduce suo malgrado anche le persone intorno a sé nel suo baratro.
Ottimo finale che si riconduce allo straordinario incipit, di giusta ambiguità. Anche se io, in fondo, voglio vederci qualcosa di positivo vista tutta la consapevolezza (?) che accompagna il protagonista.

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Ultima risposta 05/01/2013 10.32.20
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mauro84  @  11/07/2012 02:08:20
   8 / 10
ho recuperato questo film, visto che è stato acclamato.. è stato parlato da tante persone.. alcune rimaste felici altre deuse e mi son seduto e me lo son visto..
che dire..
attori principali soprattutto FassBender uno de migliori attori... uomo di davvero poche parole.. capace solo di sfogarsi per stà malattia sessuale che lo porta a frequentare donne su donne (tutte carine).. senza trovar la piena soddisfazione con la donna che ama, tra l'altro di colore come il regista,..
ottima fotografia e scenografia.. mi ha davvero preso e alla fine che dire mi ha lasciato lì lì.. l'ultimo viaggio sul treno è stato un emozione unica di sentimenti.. ricordi.. di follia.. si voleva riscattare.. ci è riuscita in parte.. e solo grazie al pianto liberatorio.
Per quanto riguarda la Mulligan mi è bastata la sua presenza per dar peso alla sua personalità femminile.. seducente.. bella

Steve McQueen si conferma un ottimo regista.

rispondo a qualcuno che citava nei suoi commenti.. secondo me..
"non avrei compreso cmq una censura vm 18.. non si vede chissà che cosa.. nulla di estremamente volgare.. tutto di molto drammatico"

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Ultima risposta 23/08/2012 22.15.03
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Gruppo COLLABORATORI JUNIOR Invia una mail all'autore del commento tylerdurden73  @  20/04/2012 15:28:46
   8½ / 10
Non può amare,né tanto meno permettersi di essere amato.Questo è Brandon,giovane e piacente uomo di successo la cui vita è scandita da pulsioni sessuali insopprimibili,tutto passa in secondo piano di fronte all'urgenza di raggiungere un orgasmo con modalità assolutamente indifferenti,l'importante è venire.Prostitute,chat,film hard,sesso promiscuo,masturbazione nei luoghi più impensabili,Brandon vanta tutto il campionario di perversioni possibile ed immaginabile pur rimanendo un individuo capace di spacciarsi come "normale".Il suo disagio attende solo di mostrarsi,aizzato da una dipendenza distruttiva inflessibile nel richiedere un'anafettività disumanizzante.
Brandon è l'"american psycho" del nuovo millennio,il Patrick Bateman senza l'ossessione del denaro o dell'abito griffatto,della perfezione fisica o del biglietto da visita sbalorditivo,la sua mente è un coacervo di immagini pornografiche come l'hard-disk del suo computer.Uccide a suo modo, negandosi e portando alla disperazione,al tempo stesso si annienta in una ricerca predatoria che è un crescendo di istinti splendidamente colti da una regia a dir poco sublime ad opera di Steve McQueen,eccellente nell'associare alle immagini un accompagnamento musicale di straordinaria intensità.
Fassbender, tanto per cambiare eccezionale, incarna con aderenza perfetta questo border-line affetto da ipersessualità,incredibile nell'assentarsi al cospetto del vero amore,feroce nel rapportarsi con la sorella,disadattata quanto lui seppur per ragioni e con modalità diverse,colpevole di essergli piombata in casa invadendo quello spazio così intimo in cui ogni fantasia nasce e spesso trova sfogo.
Ciò che sta dietro a questo malessere ha poca importanza,il passato del protagonista e della sorella Sissy non interessano McQueen,accorto nell' evitare la trappola di flashback che avrebbero reso didascalica una storia che mio avviso non ha bisogno di delucidazioni,al regista basta un lacrima che solca il viso sulle note di "New York,New York" per mostrare l'incatenante consapevolezza dell'oggi,di un presente in cui la fissazione è talmente forte da spazzare via sentimenti e calpestare qualsiasi implicazione morale.

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Ultima risposta 31/05/2012 15.38.52
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Gruppo COLLABORATORI Terry Malloy  @  26/03/2012 22:49:46
   8½ / 10
Mi è difficilissimo commentare questo complesso film d'autore.
Sì perché McQueen è sicuramente un autore coi contro.
Parto da un semplice presupposto: il film è indiscutibilmente bello e mi è piaciuto tanto.
Ma comprendo le critiche e in parte le appoggio. Io trovo (come tanti) che il passo falso sia stato nella sua notte hard. L'avrei tolta completamente (magari qualche frame confuso, ma nulla di così strutturato) e il film avrebbe brillato di luce propria.
Avrei dato più spazio anche alla sorellina, la quale SPOILER tentando il suicidio SPOILER diventa vittima di un cliché.
Al di là di queste critiche (che sono a livello intellettuale, siccome il film emotivamente mi è arrivato… e parecchio) credo che "Shame" sia un'opera di (grande) valore: a livello di immagine è un film potente, che sfrutta l'eccelsa bravura e bellezza dei due interpreti (mi ha lasciato un po' lì il capo, ma va bé) per suggerirne innanzitutto un linguaggio corporeo, fisico (poche battute e neanche troppo impegnative, alla fine son persone normali, elevate spiritualmente dal mezzo) e per poi riservare loro il Baratro del sentimento primordiale (violenza…da ambo le parti) e una goccia di Splendore (una canzone lei, una lacrima lui). Una storia adulta, vera e autentica, una storia bella e coraggiosa.
"È che veniamo da un brutto posto".

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Ultima risposta 05/01/2013 12.51.43
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somberlain  @  05/02/2012 16:47:29
   9 / 10
Un gioiello di film, che racconta come mai ho visto prima la solitudine di un uomo, Brandon, affascinante trentenne newyorkese benestante, ossessionato dal sesso compulsivo e anaffettivo, che da mezzo di piacere diventa mezzo di sfogo per la propria frustrazione personale.

Ossessione che diventa problematica solamente quando la sorella Sissy piomba in casa sua e nella sua vita, diventando lo specchio dei suoi problemi e disagi (e qui è formidabile, dal punto di vista della fotografia, la scena del primo incontro tra i due, dove il riflesso di lei, nuda in bagno, appare come se Brandon si stesse specchiando).

Steve McQueen realizza un'opera di una bellezza micidiale, dominata da nudi integrali e scene di sesso comunque mai esplicite, funzionali nel descrivere la difficile malattia del protagonista, malattia che lo porta ad alienarsi da qualsiasi altro interesse e contatto umano, a vivere una vita piatta all'insegna della routine quotidiana fatta di masturbazione e prostitute, contornato da una città in cui tutti si incontrano ma nessuno si conosce veramente, New York (e qui secondo me molto bella la scena in cui



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La presa di coscienza totale si ha quando



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Dal punto di vista tecnico il film scorre bene, si hanno parecchi momenti lenti ma questi sono veramente poetici e d'impatto, musiche dosate efficacemente, attori straordinari, fotografia sublime.

Un film che consiglio, ma capisco non possa piacere a tutti.

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Ultima risposta 28/02/2012 23.03.34
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Gruppo COLLABORATORI JUNIOR Freddy Krueger  @  01/02/2012 15:19:02
   7 / 10
Avevo sentito parlare di questo film come uno che parla di "disturbi sessuali". Mi sono fiondato a vederlo perché ce ne sono pochissimi che trattano questo tema. Vedendolo però mi sono detto che "se un uomo preferisce spipettarsi anziché andare a donne non è proprio un disturbo sessuale, forse un problema ma non così grave"... "cosa ti aspettavi?" direte voi, mah, io pensavo tipo una malattia o una depressione... vabbé, al di là di questo devo dire che ho apprezzato un sacco i silenzi di questo film, e i pochi dialoghi sono veramente grandiosi e non banali. La regia è molto pulita con una fotografia azzeccata. Un film abbastanza triste, ma i contenuti non sono chissaché. Fassbender spettacolare.

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Ultima risposta 05/02/2012 11.54.16
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Gandalf78  @  30/01/2012 09:44:37
   5 / 10
Leggendo recensioni e critiche prima di vederlo immaginavo un gran bel film...una volta uscito dalla sala ricordo solo tanta delusione.
Film con buoni propositi ma realizzato proprio male, regia a tratti con scele lunghissime e noiose e una storia feramente troppo forzata.
Ma un vietato ai minori di... non ci sarebbe stato bene?

Lo sconsiglio...

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Ultima risposta 01/02/2012 21.47.54
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ughetto  @  29/01/2012 23:18:23
   7½ / 10
Se dovessi usare una parola sola per descrivere questo film sarebbe efficace.
La realtà emotiva del protagonista è sviscerata davvero in modo consequenziale e lucido. come lucida e impressionante è la regia. La pulsione di cui si discute, la lussuria, è messa a nudo nella sua inarrestabile attività che rende oggetto tutta l'alterità che la circonda. molte le riflessioni di valore. Il fatto che la sessualità dipenda unicamente dal soggetto, la latenza dell'ossessione, per cui essa non ha dinamica, ma stagna attorno all'Io che ne è affetto: nessun luogo e nessun tempo offrono quindi riparo; la ricerca del controllo attraverso l'esasperato dominio sull'ambiente intimo che circonda il protagonista: la casa. Sucscita il mio plauso di spettatore anche l'ultima scena di sesso a tre nella quale l'uso delle luci e la recitazione raccontano una realtà multiforme che si sottrae al giudizio. mentre il sesso alla finestra con la prostituta è assolutamente dis-umano, l'amore con le due donne recupera la sua passionalità, sottraendo l'opera a facili manicheismi. Ben scritte le due figure del capo e della sorella; lei, semplicissima, e bravissima, che segue il percorso opposto, cioè rendere oggetto se stessa. Lui a testimoniare la facilità (e la banalità) della vita vista dagli occhi di chi combatte contro un male interno. Unico peccato, non veniale, l'uscita della sorella: "non siamo cattive persone, siamo solo nate in un brutto posto". la frase sembra aprire un orizzonte determinsitico e addirittura di vaga morale sociale. questo è davvero fuori luogo. tuttavia essendo un accenno isolato e non accompagnato da alcun altro segno in questo senso, ci si può anche permettere di tralasciarlo.
Un altro motivo di entusiasmo è il fatto che, per una volta, il finale apra un dibattito. e rimando allo spoiler.


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Ultima risposta 01/02/2012 17.10.09
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Gruppo COLLABORATORI JUNIOR pier91  @  24/01/2012 18:56:56
   8½ / 10
La pecca di "Shame", che del resto sconta ampliamente, è quella di attuare una selezione, rivolgendosi a tutti ma incontrandosi con pochi. Forse perché la fragilità è un sentimento democratico, ma l'averne consapevolezza è più una dolorosa anomalia.
Un film lancinante, eppure liberatorio.

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Ultima risposta 02/06/2012 19.07.35
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Gruppo COLLABORATORI SENIOR jack_torrence  @  24/01/2012 13:17:02
   9 / 10
Un film quanto mai importante sotto il profilo allegorico, supportato da uno stile di altissimo livello, il cui uso, anch'esso, riveste un significato molto importante nel panorama cinematografico attuale.

Sotto il profilo allegorico, "Shame" mi appare il film che meglio e più a fondo affronta un tema chiave, antropologicamente, per la società urbanizzata post-industriale del XXI secolo. Quella di Brandon può anche essere una patologia particolare, che in questo senso non può assurgere a condizione generale di tutti. D'altra parte la patologia di Brandon non appare altro che l'estremizzazione di una condizione nella quale, potenzialmente, tutti avvertiamo la possibilità, il rischio, di rinchiuderci.
Brandon è anzitutto un individuo solo, che, nella frenesia, non avverte la solitudine bensì il bisogno di isolarsi. Il film inizia, e insiste molto, sulla sua deliberata solitudine domestica. La sua dimensione ideale è quella di un rifugio dalla presenza dell'altro. Il contatto del mondo è filtrato: dalla segreteria telefonica per non rispondere, dallo schermo di un pc per vedere, senza essere visti.
La sessualità è una pulsione primaria che non solo continua a venire avvertita anche dalla condizione di monade cui Brandon tende: la sessualità è anche esibita, favorita e diffusa nella società contemporanea, secondo opportunità sempre più facili di fruizione apersonale e consumistica. Modalità che evidentemente ben si accompagnano all'esigenza fondamentale di solitudine.
Se questo è il panorama cui il ritratto di Brandon apre lo sguardo, d'altra parte il suo malessere è collegato non all'insoddisfazione sentimentale (che è tiepidissima in lui, quasi inesistente), quanto all'impossibilità di essere realmente solo. Coltivare la propria ossessione in completa solitudine non è possibile: il capo scopre il contenuto del suo hard disk (onta!), ma soprattutto, c'è la sorella, a rappresentare a Brandon l'esistenza dell'altro nella propria vita. Un altro che - e questo è l'elemento scatenante della crisi - ci conosce, è l'unico a conoscere i nostri limiti e vizi, e ci vuole bene, e ha bisogno di cura e affetto: e per questi ultimi motivi destabilizza dal profondo l'impenetrabilità che abbiamo scelto, la corazza che abbiamo indossata.


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Lo stile di McQueen, la sua potenza visiva è capace di coinvolgere in maniera straordinaria, stando addosso al personaggio (e avvalendosi di un'immedesimazione mimetica, epidermica da parte di McQueen).
Il racconto è lento, minimalista. "Shame" è la dimostrazione di quanto sia importante il minimalismo e di quanto possa essere potente.
"Shame", da questo punto di vista, è il crocevia tra le lezioni del minimalismo post-moderno di un Carver, o di uno Huellebeq, e lo stile cinematografico di Bresson, cui tantissimo rimanda e cui tantissimo deve, a partire dall'attenzione per la fenomenolgia dei gesti e del corpo.

Infine, "Shame" costituisce, insieme al precedente "Hunger", una coppia di film incentrati sul corpo. Là dove "Hunger" era la rappresentazione di un uomo in grado di dominare un istinto primario come la fame, dotato di una forza di volontà impressionante, capace di trascendere il corpo sino all'estremo, "Shame" è la messa in scena deliberata di un uomo viceversa dominato da un istinto, e la cui debolezza di volontà è specchio della sua incapacità di controllo sul proprio corpo.

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Ultima risposta 07/02/2012 05.21.58
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yeyegirl  @  24/01/2012 10:45:06
   9 / 10
pur seguendolo da anni, mi sono iscritta al forum appositamente per commentare questo meraviglioso film dalla media scandalosamente bassa. si è vero, qualche scena è un po' ammiccante ma sono difetti di poco conto se si tiene conto della regia, della sceneggiatura e soprattutto della recitazione fenomenale di fassbender, forse uno dei migliori attori in circolazione (e uno dei più prestanti...perdonatemi lo sfogo ormonale ma ci sta tutto :D)

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Ultima risposta 24/01/2012 20.21.16
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Crimson  @  22/01/2012 21:36:57
   8½ / 10
Spoiler presenti.

Sono uscito sconvolto dopo aver visto uno dei migliori film degli ultimi tempi.
Un film che si legge nell'avambraccio di Sissy: prima dell'ultima ferita ancora fresca, balza agli occhi la lunga serie di vecchie cicatrici indelebili, solcate con altrettanto impeto autolesionistico (e non mortale).
Chiudo gli occhi e provo a immaginare l'infanzia di Brandon e Sissy: esseri spaventosi emergono dal buio. Abbiamo, sentiamo sempre il bisogno di fornire una giustificazione a tutto ed identificare il demone; io alla fine l'ho fatto ma non voglio svelarlo, perché ciascuno dovrebbe poter misurarsi col buco nero dei ricordi e della coscienza.
Questo film apre i cassetti della memoria, qualcosa di patologico ti abbraccia dall'inizio.
Non è necessario aver avuto un'infanzia in cui sia avvenuto uno o una serie di avvenimenti tali da indirizzare la propria sessualità in un determinato modo. Il film non fornendo spiegazioni sul passato di Brandon e Sissy riesce a rievocare, a spingere con violenza, quindi persino a forzare nella direzione del ricordo di qualcosa che possa combaciare. Il risultato dell'esercizio può anche appartenere ad una dimensione artefatta, non importa, perché l'introspezione è autentica. E' un film autentico. Indica chiaramente che qualcosa è accaduto nell'infanzia dei protagonisti (forse proprio nei primi dieci anni di vita per Brandon e relativi sette-otto per Sissy, in Irlanda?).
La mancanza di cause oltre a indirizzarci verso una visione interiore ci sprona a concentrarci sul presente dei protagonisti. Riguardo questo secondo livello su cui si impernia la visione, mi viene spontaneo non aspettarmi nessun tipo di evoluzione. Non c'è un punto di arrivo perché la progressione del personaggio non è una scala ma un circolo, o forse sarebbe meglio dire una spirale. Ma il circolo forse rende maggiormente l'idea della ripetitività fine a se stessa.
Ciò nondimeno avviene per Sissy, malgrado i due fratelli manifestino, tra le loro peculiarità comuni, aspetti caratteriali/vissuti/espressione corporea del disagio/approccio esistenziale differenti.
Dico a me stesso che se non c'è una fine (e l'ultima sequenza del film, con lo "sguardo circolare" di Fassbender, è emblematica in tal senso), è opportuno intercettare i momenti-chiave in cui i due personaggi intendono interrompere la ripetitività che generalmente convoglia la curva della circolarità della loro esistenza: per Brandon è rappresentato dall'essersi messo alla prova gettando tutto il materiale pornografico, dopo la cena al ristorante con la sua collega di colore. Il fallimento nel "nuovo" approccio sessuale lo riconduce in quella spirale ossessiva da cui è impossibile fuoriuscire. Eventi hanno segnato un solco profondo, hanno mutato un'esistenza e i relativi fantasmi lo rincorreranno per sempre. Dinanzi a lui sembra apparire il cartello "questa non è l'uscita" (mi sovviene Easton Ellis).
Per Sissy il tentativo più fragile e solo apparentemente deciso è il taglio delle vene dell'avambraccio (ma lo spirito è autolesionistico, anche se stavolta sembra davvero aver reciso più a fondo).
Pertanto la chiave non è da ricercare nel contesto; non c'è nessun tipo di indagine sociologica esibita. Tutto è sul corpo di Brandon. Fin dall'inizio lo seguiamo passo per passo, persino in bagno. Viviamo sulla sua fisicità. Sissy sembra il suo specchio. Un elemento comune ha deciso la loro esistenza, specularmente, in una direzione del tutto simile.
E' vero, il film sfiora in alcuni frangenti la pornografia, ma al posto dell'eccesso denunciato da molti ho trovato molta pertinenza, anche psicanalitica, come nella sequenza dell'incontro omosessuale.
Quanta compassione desta questo personaggio principale, ma quanta dolcezza suscita Sissy. A tutti gli effetti sembra solo lei la sola detentrice del significato di quella (e sottolineo la parola "quella") interpretazione distorta del ritmo delle parole di 'New York, New York': "I wanna wake up in the city, that doesn't sleep, to find I'm king of the hill, top of the heap. My little town blues are melting away, I'll make a brand new start of it, in old New York. If I can make it there, I'd make it anywhere".

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Ultima risposta 25/01/2012 19.43.17
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Gruppo COLLABORATORI JUNIOR kubrickforever  @  22/01/2012 13:53:27
   8½ / 10
Quando un istinto primario dell'uomo non è più controllabile, l'uomo cessa di esser tale e diventa animale.
Brandon non è altro che questo, un animale senza controllo nella società del sesso facile.
McQueen ha un proprio modo di fare cinema, diretto, senza fronzoli, primordiale, basato spesso sugli sguardi più che sulle parole.
E' un autore che con la macchina da presa sa come scavare nell'anima dei suoi personaggi, consentendosi anche il lusso di mettere in secondo piano le cause che li han fatti diventare tali. Può star bene come no, ma è un grosso segno di rispetto verso il pubblico e verso la sua capacità interpretativa. E se si riflette bene, è anche questo il fascino del cinema.
Su Fassbender non si può dir nulla, è obiettivamente il miglior attore in circolazione. Regge sulle sue spalle tutto il peso del film, ogni sua espressione è naturale, mai forzata ed è solo grazie a lui che molte scene riescono ad acquisire quella potenza visiva ed emotiva alla quale ambiscono. Ma Mc Queen questo lo sapeva bene avendo collaborato con lui già in Hunger.
Ottima anche la prova della Mulligan, la fotografia e la colonna sonora.

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Ultima risposta 22/01/2012 14.20.13
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Invia una mail all'autore del commento Laisa  @  22/01/2012 03:01:01
   8½ / 10
Il sesso come strumento, sfogo, schiavitù, un uomo che non riesce ad avere un'erezione con la donna di cui si innamora, perché per lui il sesso è altro dall'amore…
Un uomo anaemozionale, che però prova emozioni fortissime mentre canta sua sorella, l'unica che può perforare il vuoto che si è scavato dentro.
La vergogna, come forza potentissima e trasformante…

Magnifico, e splendida colonna sonora…

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Ultima risposta 22/01/2012 13.12.50
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PATRICK KENZIE  @  21/01/2012 00:05:12
   6 / 10
Intenso e molto originale lo scorrere della trama,anche se spesso lento e in cui non si capisce dove voglia andare a parare il tutto. Regia davvero buona di quest'esordiente e fantastiche vedute di NY. Fassbender da applausi! Tutto sommato accettabile...

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Ultima risposta 22/01/2012 19.18.59
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Gruppo COLLABORATORI Gabriela  @  20/01/2012 10:07:14
   6½ / 10
Un film che poggia le sue basi su due pilastri fondamentali: Fassbender ed il suo magnetismo quasi brutale, sempre sul punto di scoppiare e pieno di violenza; ed una regia pulita, perfetta con lunghi piani sequenza.

Le bellissime note delle variazioni di Goldberg incorniciano una storia che però fatica a decollare; inconcludente e forse a tratti scontata.
Nonostante le perfette interpretazioni degli attori, la meravigliosa colonna sonora, New York New York e il commovente dialogo tra fratello e sorella il film non mi ha coinvolto totalmente.
Peccato, le aspettative erano molto alte.


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Ultima risposta 25/01/2012 13.22.48
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Wally  @  20/01/2012 02:31:17
   5 / 10
Ehm non ho intenzione di fare discorsi da intellettuale come leggo qua sotto! Gente che spreca 30 righe per parlare di un film inutile di cui non se ne sentirà ne la mancanza ne il bisogno di vederlo!

Personalmente l ho trovato poco interessante, mal sviluppato e soprattutto inconcludente!

Fassbender comunque è un ottima scoperta dopo Bastardi Senza Gloria e la Mulligan senza reggiseno e maglietta di cotone semitrasparente è stata capace di farmi sobbalzare sulla poltrona del cinema... ed ecco il motivo del mio 5!

Ah OTTIMA la scena del

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Ultima risposta 25/01/2012 03.08.10
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Gruppo COLLABORATORI atticus  @  20/01/2012 00:09:21
   6½ / 10
E alla fine ti chiedi: quindi? Aspettative altissime (e vorrei ben vedere, è forse il film veneziano più pompato degli ultimi anni!) ma, in tutta onesta, molto rumore per nulla.
Il film provoca disagio perché la dipendenza che mette in scena, per forza di cose, non può lasciare indifferenti. Però per parlare di sessualità nell'era contemporanea viene risfoderato il solito catalogo di perversioni da stereotipo, fatto di seghe e di scopate plastiche, di chat line e live cam, di porno e di puttan.e, fino all'irrinunciabile (udite udite) toccatina omosex. Il malessere di Brandon non si vive fino in fondo, i personaggi non hanno profondità, la storia è sospesa e sterile. Anche il ruolo della sorella (una magnifica Mulligan) si rivela come un semplice espediente narrativo utile alla ruffianeria finale di un ossessione che non si fa mai 'vergogna'. Tutto rimane indefinito e assai pretenzioso, dalla tendenza megalomane del regista a scimmiottare le sinfonie visive di Von Trier, al narcisismo con cui l'impudico Fassbender si mostra all'occhio della camera digrignando i denti.
Eppure c'è qualcosa di nascosto tra le righe, lo rivela quella "New York, New York" straziante, gli occhi di lei che tremano, gli occhi di lui che piangono.

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Ultima risposta 24/01/2012 17.25.02
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Gruppo COLLABORATORI JUNIOR Satyr  @  19/01/2012 21:36:34
   5½ / 10
La spirale ossessiva nell'animo del protagonista giustifica in parte un canovaccio narrativo abbastanza convenzionale. E se da un lato adoro l'approccio scarno e minimalista di McQueen, dall'altro non posso che criticare una storia che ha ben poco da dire. Risparmio gli elogi alla regia o all'ottima colonna sonora e passo subito a Fassbender, anima e corpo di una pellicola che poggia tutta sulle sue spalle: affrontare un copione del genere senza cadere nella macchietta coprendoti di ridicolo, è roba da fuoriclasse. Applausi.

Il resto purtroppo non mi ha convinto. La classe di McQueen non è in discussione, ma con il passare dei minuti la pellicola è sempre più costruita e le scene a effetto aumentano a dismisura cercando di tamponare una sceneggiatura povera nel senso stretto del termine. Buona la confezione, mancano storia e tensione. Non mi ha coinvolto e pur riconoscendo la mostruosa prova di Fassbender, sono riuscito ad empatizzare con lui solo nella sequenza che anticipa il finale in metro. Peccato, credevo di andare a botta sicura.

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patt  @  19/01/2012 10:21:05
   5½ / 10
Brandon non riesce a gestirla, ma anche il regista non riesce a gestire un tema così importante come quello della sessualità; mostra l'impenetrabilità e le (com)pulsioni del protagonista senza introdurci in quelle interiori che le generano, un deserto e disagio emotivo che rimane intrappolato in delle sequenze troppo scarne.
Mi è piaciuta molto l'immagine di apertura e quelle seguenti, quelle azioni ripetute sono molto efficaci per raccontare una forma di dipendenza, ma racchiudono praticamente tutto, il proseguo aggiunge troppo poco.

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Gruppo COLLABORATORI SENIOR foxycleo  @  19/01/2012 10:02:53
   6½ / 10
Film difficile da valutare. McQueen realizza un film sulla paralisi emotiva di un uomo e sul proprio sfogo sessuale senza inibizioni nè moralismi.
Michael Fassbender, perfetto nel ruolo, vive in una NY notturna e buia la propria inquietudine e i propri istinti che vengono mutati dall'arrivo nel suo appartamento della sorella; emotivamente più fragile del protagonista ma non così diversa dal fratello.
Il film ha un ritmo molto lento, pochi dialoghi e alcune scene soffrono un po' dell'ambizione autoriale del regista; nel complesso però si salva grazie a una sceneggiatura forte e agli attori; molto brava Carey Mulligan.

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Invia una mail all'autore del commento logical  @  19/01/2012 00:58:52
   4 / 10
Eccezionalmente deludente. McQueen è del 1969 e questo film ha ancora i difetti dei peggiori film anni 80, dalla regia al moralismo intollerabile.
Fassbender è eroico nel sottoporsi a una sceneggiatura così inutile e inconcludente e solo la sua faccia da tenero macellaio lo salva dall'essere una macchietta da spot di urban fitness.
Proprio dal mondo del porno, raccontato con un anacronismo che Lattuada avrebbe reso meglio, vengono inconsapevolmente i suoi difetti peggiori.
Gli ambienti di 'stile' secondo il gusto americano, i dialoghi impossibili per introdurre le scene d'azione, l'insopportabile lunghezza di scene senza motivo narrativo - una su tutte la straziante NewYork, NewYork della sorellina ugola d'oro ciclotimica.
L'insieme è un pastiche veramente imbarazzante, proprio come la serie di irrefrenabili autoerotismi del nostro eroe. Non c'è tensione, non c'è storia, non c'è affetto e non è nemmeno porno. Non serve veramente a nulla.

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Ultima risposta 28/01/2012 10.13.01
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Gruppo COLLABORATORI JUNIOR Invia una mail all'autore del commento williamdollace  @  17/01/2012 08:59:24
   9 / 10
Imponente trattato luciferino sull'urbanistica notturna dell'animo umano, pelle d'oca che scorre vibrante già dal folgorante incipit che indugia su una mappa di nervi e muscoli e subito dopo sul duetto immobile di sguardi metropolitani che scandagliano l'anima sessuata sotto scacco che siamo, duetto che si ripete durante la pellicola e si muta in duetto di sguardi fra lo spettatore e New York, fra lo spettatore e il Grande Schermo, fra lo spettatore e gli occhi sbarrati di Michael Fassbender e le lacrime nascoste di una disperazione ancora troppo umana dove non c'è elogio imperante del Vuoto perché Vuoto non è, ma la rappresentazione dell'essenza stessa s/categorizzata che lasciamo su ogni metro di marciapiede, in ogni porta sbattuta, a ogni svolta sudata, in ogni sciacquone tirato, in ogni messaggio di segreteria ascoltato, in ogni eiaculazione mancata, in ogni abbraccio negato, e l'imponenza notturna di Lei, New York, ferma e appiedata eppure in movimento tratteggiata, colta e spiata dal serpeggiare della macchina da presa che la fissa implacabile sulla retina impotente e sulle occhiaie delle feritorie come finestre di palazzi anneriti dietro le quali si consumano solitudini in disparte e solo in parte accese, dal calpestio sonoro che annuncia l'onnipresente equilibrio visivamente umanamente materico di un cinema che funziona al buio, sotto il fuoco semaforico di un cielo colabrodo a pioggia, mischiato con le lacrime.

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TheGame  @  16/01/2012 14:04:08
   7½ / 10
McQueen torna alla settima Arte smuovendo pensieri e filosofie, scatenando volendo dibattiti, tentando lo scandalo, la provocazione... ma purtroppo inciampa nel manierismo e nel conformismo talvolta, seppur il tutto sia ben sorretto dalle ormai già blasonate prove dei due interpreti.

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Gruppo COLLABORATORI JUNIOR strange_river  @  15/01/2012 19:58:56
   8 / 10
Un corpo nudo inerme, disteso a letto, immobile: la ripresa dall'alto fa di questa immagine d'apertura l'emblema stesso della stato del protagonista schiacciato dal peso del suo comportamento.
Shame mostra un uomo schiavo di se stesso e di pulsioni, meglio, compulsioni sessuali che lo dominano completamente, dedito ossessivamente alla loro soddisfazione, un uomo svuotato di emozioni, impenetrabile nel suo intimo essere, che rifiuta ogni vero contatto umano e la cui fisicità risponde solo agli imperativi della sua schiavitù.
Come un drogato, Brandon rincorre la sua droga sessuale in ogni dove pur sapendo che non calmerà la sua fame, consumando coiti che niente hanno a che vedere con l'eros, cercandoli ancora anche quando questi lo trascinano ad un acme in cui il piacere è stravolto dalla sofferenza.
McQueen è bravissimo nel ritrarre la desolazione e la profonda solitudine della sua vita, trasmettendocela non solo attraverso le immagini degli incontri sessuali mercificati, ma anche, e forse soprattutto, nella piattezza delle conversazioni con i colleghi, nella tristezza infinita del maldestro tentativo di relazione normale, nello scontro claustrofobico con la sorella, colei che fa saltare il delicato equilibrio della sua vita.
E McQueen sceglie sia la musica a raccontarci le emozioni che non escono con le parole, lasciando al suo crescendo il compito di raccontarci del dramma interiore dell'assenza di gioia dietro lo sguardo rapace sulla metro nelle scene iniziali, oppure dell'emozione che affiora durante l'interpretazione di New York, New York, unico tramite di sentimento fraterno, o ancora usando Bach che, incredibilmente, si presta in maniera eccellente ad accompagnare una corsa come una fuga nella città di notte.
La città è onnipresente, si fa ammirare distante dalla finestra del grattacielo, assiste indifferente al dramma che si concretizza, ricambia con pioggia gelida il dolore.
Nel finale, una fede al dito di una ragazza, un velo di stanchezza nello sguardo.

Pur suscitando una sensazione di incompiutezza, ma che forse è solo sospensione, Shame è un film con notevoli pregi, girato senza paura e censure e alcune scene (come quella con le due prostitute, resa magnificamente) dimostrano la cura e lo sguardo particolare con cui questo regista esplora i suoi personaggi.
Fassbender ottimo.

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Ultima risposta 16/01/2012 19.46.05
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Gruppo COLLABORATORI JUNIOR oh dae-soo  @  15/01/2012 16:04:22
   7½ / 10
Piccolo excursus. Chi volesse passare direttamente alla recensione vada oltre la linea di separazione.
Per entrare nella ristrettissima scuderia di Oh Dae-Soo bisogna presentare le caratteristiche sottoelencate.
1 Avere qualcosa nel viso, negli occhi, nei tratti somatici, che mi emoziona a prescindere.
2 Essere grandi attori.
3 Avere fatto la gavetta o comunque avere offerto interpretazioni meravigliose in piccoli film.
4 Stare più lontano possibile dal cinema fracassone e mainstream, fare scelte coraggiose e di qualità.

Annunciamo l'arrivo nel club di Michael Fassbender, già mezzo colpo di fulmine in Fish tank, conferma in Eden Lake e amore definitivo in questo Shame.
Sam Rockwell e Philipp Seymour Hoffmann lo accoglieranno nel migliore dei modi, ne sono sicuro. Ricordiamo che il club non potrà avere più di 5 membri.
-----------------------------------------------------------------------------------------------------------

(piccoli spoiler)
Non nascondo un pizzico di delusione...
Shame sarebbe potuto essere un film straordinario ma forse non c'è riuscito proprio per questo motivo, l'aver tentato di essere un film straordinario.
Brandon è un sex addicted, un sesso dipendente. L'arrivo in casa sua della sorella Sissy, una ragazza molto fragile e incapace di badare a se stessa, costringerà Brandon a uscire dalla sua (malata) routine.
Il pregio più grande di Shame è la straordinaria cura nella caratterizzazione psicologica del suo personaggio principale. Credo che mai nel cinema si sia affrontata e resa così protagonista una "malattia" così particolare, l'assoluto bisogno di sesso (anche "privato" ovviamente) . Brandon non riesce a controllarsi, il bisogno di soddisfare le sue fantasie, reali o virtuali che siano, è incontrollabile. Il suo è un sesso rapido, sfuggente, improvvisato, occasionale, senza nessun'altra implicazione. Non è un caso che l'unica volta in cui c'era qualcosa di "programmato" e il rischio di raggiungere un coinvolgimento più serio (mi riferisco alla storia con la collega di colore) Brandon abbia fatto cilecca. Il suo è un sesso usa e getta, semplice bisogno fisiologico.
Sua sorella, all'opposto, è alla disperata ricerca dell'amore, per lei anche una sola notte di fuoco porta ad un incredibile coinvolgimento. In modo forse inconsapevole e (quasi) tragico riusciranno in qualche modo ad aiutarsi l'un l'altra.
Il problema di Shame è la ridondanza.
E' ridondante nel mostrare i nudi, quasi sempre integrali (anche di Fassbnder e della Mulligan). E' vero che la tematica affrontata dal film doveva giocoforza passare per un eccesso, ma credo che si sia passato il limite inutilmente.
E' ridondante nelle singole scene, assurdamente dilatate ala massimo. Emblematica la sequenza in cui la Mulligan canta New York New York per intero, 5 minuti di primissimo piano. Se non fosse per gli straordinari 30 secondi di piano di ascolto di Fassbender (che attore ragazzi....) ci troveremmo davanti a un esercizio di stile davvero esagerato (bastava poco meno, forse un minuto, per renderla una grande scena). Stessa cosa per la scena del ristorante o per quella del dialogo sul divano tra i due fratelli, entrambe sequenze che da ottime (specialmente la seconda, gara di bravura tra Fassbender e la Mulligan) per un pelo, ma un pelo decisivo, rischiano di diventare quasi noiose.
Ed è ridondante la ripetitività con la quale si susseguono le stesse scene. Solo quelle di sesso sono almeno 7 (3 con prostitute, la ragazza in tailleur, la collega, il "colpo di scena", l'allegro trio), senza contare le 3,4 di masturbazione. C'è rischio che il film diventi un pochino monotono e perdi troppo del suo tempo nel mostrare sesso tralasciando snodi narrativi che potevano essere più importanti.
Attenzione, parliamo comunque di scene girate alla grande, la regia è pazzesca. La carrellata laterale su Brandon in corsa nella notte ad esempio è strepitosa. Ed è potentissima la colonna sonora.
A livello di sceneggiatura ho trovato magnifica la scena della metropolitana in cui sembra accaduta una specifica tragedia (anticipata ad inizio film dalla Mulligan troppo vicina al bordo della banchina) mentre la tragedia è sì avvenuta, ma in un'altra maniera, anche questa con un proprio rimando, il dialogo tra Sissy e il datore di lavoro di Brandon), segno davvero di una scrittura notevolissima.
E nel prefinale, in quel Brandon in lacrime per terra, ecco che il titolo, Shame, acquista un'altra possibile interpretazione alle due che ci aveva già offerto la pellicola.
Brandon si vergogna della sua malattia?
O si vergogna della sua vera natura (quella del colpo di scena sopracitato) e tutto il sesso che ricerca e quasi si costringe a soddisfare non è altro che un tentativo di nascondere a se stesso la verità?
Oppure, e il finale ce lo ricorda, Brandon potrebbe solamente vergognarsi della sua vita, una vita in cui non è riuscito a costruire niente sentimentalmente, in cui ogni rapporto interpersonale, compreso quello con la sorella, non è stato saputo gestire, una vita che, oltre un buon stipendio e una bella casa, rischia di non lasciargli nulla.
Cinema d'autore che, probabilmente, avrebbe solo bisogno di una piccola asciugatura.

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Ultima risposta 17/01/2012 09.44.48
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Invia una mail all'autore del commento kampai  @  14/09/2011 15:25:06
   8 / 10
questo mcqueen riserva gran belle sorprese.film difficile da interpretare per l'attore feticcio di mcqueen, michael fassbender.un uomo arido di sentimenti, che ha chiuso la sua emotività e non si fa avvicinare empaticamente dagli altri.l'unico contatto che ha sono fugaci avventure sessuali che al massimo dura 4 mesi.quando qualcuno cerca di irrompere nella sua corazza, prende una paura castrante.poi c'è l'irruzione della sorella nella sua vita,che dispensa amore a tutti ma in fondo neanche lei sa bene cosa sono i sentimenti, cmq prova un forte attaccamento al fratello.finale un pò sforzato ma nel complesso ci sta bene.un film che mi ricorda come atmosfere american psyco.bello, assolutamente da vedere.

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Ultima risposta 13/01/2012 16.03.15
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