Agnese, sedici anni, viene sedotta dal fidanzato della sorella Matilde. Il babbo pretende le nozze riparatrici, ma il seduttore nicchia. Costretto con le maniere forti, quando l'uomo accetta è Agnese a rifiutare. Il gentore non demorde e la giovane minaccia di rinchiudersi in convento.
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Film-denuncia sull'arretratezza culturale della Sicilia più profonda e conservatrice.
Il film è uno straordinario mix di comicità e dramma umano fusi insieme come una sola cosa. La Sandrelli è b-e-l-l-i-s-s-i-m-a con i suoi 18 anni, ma anche brava. Tutti i personaggi sono fenomenali, da Peppino (Puglisi) a Buzzanca, da Urzì (premiato anche a Cannes di quell'anno come miglior attore) al Barone decaduto.
Forse leggermente troppo lungo, andava sforbiciata qualche piccola scena, ma non sono nessuno per correggere Germi.
Tante, purtroppo, le macchiette e gli stereotipi degli italiani, che con questo film di successo si sono consolidati, ma va bene così.
Esilarante la scena in cui escono dalla pretura facendo finta che sia andato tutto per il meglio e, non appena chiuso l'uscio di casa, giù botte da orbi. Oppure la scena in cui invitano a pranzo il Barone e pensano di non aver fatto un pranzo alla sua altezza (quando lui praticamente moriva di fame).
Però c'è spazio anche per riflettere e lo si fa a denti stretti.