seconda pelle regia di Gerardo Vera Spagna 2000
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seconda pelle (2000)

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locandina del film SECONDA PELLE

Titolo Originale: SEGUNDA PIEL

RegiaGerardo Vera

InterpretiCecilia Roth, Jordi Mollà, Ariadna Gil, Javier Bardem

Durata: h 1.40
NazionalitàSpagna 2000
Generedrammatico
Al cinema nell'Agosto 2000

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Trama del film Seconda pelle

Il matrimonio di Elena con Alberto è in crisi e un figlio molto amato da entrambi non basta a tenerlo insieme. Ma quando Elena scopre che la sua rivale è un uomo, la donna subisce un colpo doppio. Alberto, ingegnere aeronautico, ha una storia d'amore con Diego, un chirurgo.

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Voto Visitatori:   4,80 / 10 (5 voti)4,80Grafico
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Voti e commenti su Seconda pelle, 5 opinioni inserite

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Gruppo COLLABORATORI SENIOR Invia una mail all'autore del commento kowalsky  @  11/08/2005 19:15:27
   5 / 10
Script abusatissimo, ma abbastanza interessante sulla carta: forse è merito degli interpreti, o anche del regista quando esemplifica il modello di famiglia -tipo corrosa da un adulterio imminente. Nel gioco tra le due parti, qualcuno ci rimette sempre, soprattutto se a farne le spese è una Lei (cfr. Making love) Uno spunto che puo' dar adito a diverse discussioni sul tema, per es. quanto è labile la fragile barriera tra l'impellente desiderio (e il bisogno di metterlo in atto, al di là dei vincoli) e la scelta ordinaria di una convivenza retta dal rito indissolubile del matrimonio? Tanto, specialmente se c'è di mezzo un figlio che vive in simbiosi perfetta con la propria madre. Percepisce uno status perenne di tensione che ahinoi l'intermezzo musicale profana in bilico tra melo' delirante e sit-com vigente (tanto è artificioso ogni sbattere di porta che ti viene da pensare che la casa sia ricostruita in uno studio televisivo). Plateale quando vorrebbe essere irriverente: i contatti tra i due amanti sembrano goffi e soggetti all'occhio attento e alla pruderie del regista, e anche gli interpreti sembrano stare al gioco. Un "gioco" che tratta un tema più diffuso di quanto si creda, ma che non ha mai davvero il coraggio di andare al di là di una sua patinata superficialità, soprattutto quando rilegge Almodovar con la stessa attitudine di un Ozon. La commedia delle frustazioni sessuali vere o tendenziose ripropone il clichè della solita moglie frustata e malata "di febbre di vita" che cerca di consolarsi tra le braccia di un giovane collega di lavoro. Non è tanto l'adulterio. ma il tipo di adulterio. L'uomo che tradisce, in questo caso Alberto, è un gay divorato dall'impossibilità di una vita normale, di norma è un uomo che non tradisce, se non se stesso. La definitiva rottura di un equilibrio finisce per assoggettare l'individuo omosessuale nel solito clichè abusato del vittimismo, senza una minima traccia di quella crudele apologia sociale che costringe forse all'incoscienza di un matrimonio destinato al fallimento chi pretende di non dover mascherare i propri sentimenti Al tempo stesso, Alberto trova nella moglie la figura materna di cui avrebbe bisogno, non troppo diversamente da un Diego che respinge e illude sempre l'amata collega (una splendida interprete come Cecilia Roth) Niente da dire sul cast, ma è quest'epilogo brutale e a tratti grottesco (come fosse necessario riportare le ragioni e la deprecabile frustazione di Alberto nei consueti binari del dramma Sirkiano) che è duro da digerire. Nella sua perfetta medietà, un film che non va preso sul serio e nemmeno ignorato del tutto. Credo sia giusto ritenerlo l'ennesima occasione mancata: tutto è nelle parole della moglie ("non è questo il punto. E' un problema tuo, non mio") alle quali il regista stesso sembra prestare poca attenzione, preferendo enfatizzare il (mal)essere ignoto (?) di un'uomo come tanti (nelle sue insicurezze egli è umanamente concreto alla propria identità ehm sessuale) piuttosto che rispondere davvero a una semplice, per quanto dura, domanda. Quello che gli uomini non dicono

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