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Dopo averci fatto rabbrividire con il geniale "Nekromantik"; dopo aver imposto riflessioni sulla morte con l'incredibile "Der Todesking" l'enfant prodige della cinematografia oriifica teutonica torna a stupire con un "documentario" che, tralasciando la pochezza dei mezzi, non ha nulla da invidiare al ritratto del serial killer "Henry Lee Lucas", capolavoro del cattivo maestro John McNaughton...
"Schramm" è uno di quei titoli di cui non ci si scorda e di cui non si può fare a meno...Se l'evoluzione cinematografica e l'inesorabile progredire dello sciagurato Star System Zukoriano impongono oggi parametri artistici che trascendono dal concetto di "purezza filmica" per addentrarsi in rivisitazioni stilistiche piegate a una supremazia autarchica de "l'effetto speciale", l'opera di Buttgereit colloca la sua identità in un ambiente paradossalmente "inesplorato" o quantomeno anacronistico...
E' bene precisare (e in questi casi un pleonasma non è mai di troppo) che l'opera in questione non potrà essere apprezzata interamente se non ci si pone in una condizione mentale di superamento delle convenzioni stilistiche che caratterizzano le odierne produzioni...
La regia è di ottima fattura, solida, compatta, serrata...Il respiro affannoso di Schramm (elemento narrativo claustrofobico quanto efficace) cresce col progredire della pellicola volta a mostrare l'aspetto più inaccettabile di un Killer seriale: il lato umano...