rapporto confidenziale regia di Orson Welles USA 1955
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rapporto confidenziale (1955)

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locandina del film RAPPORTO CONFIDENZIALE

Titolo Originale: MR. ARKADIN

RegiaOrson Welles

InterpretiOrson Welles, Paola Mori, Robert Arden, Patricia Medina, Michael Redgrave

Durata: h 1.39
NazionalitàUSA 1955
Genereavventura
Tratto dal libro "Mr. Arkadin" di Orson Welles
Al cinema nell'Aprile 1955

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Trama del film Rapporto confidenziale

Van Stratten un ambiguo seduttore, avvicina la figlia del ricchissimo Arkadin, con lo scopo di arrivare al padre e ricattarlo con delle false accuse. Arkadin decide di servirsene. Asserisce di non ricordarsi nulla della sua giovinezza e di non sapere quali sono le origini della sua fortuna miliardaria: incarica Van Stratten delle indagini sul suo passato e intanto lo tiene d'occhio nelle sue investigazioni in giro per il mondo. Nel suo piano però è ostacolato dall'amore esclusivo per la figlia.

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Voto Visitatori:   8,40 / 10 (26 voti)8,40Grafico
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Voti e commenti su Rapporto confidenziale, 26 opinioni inserite

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  Pagina di 1  

Gruppo COLLABORATORI peter-ray  @  02/01/2009 14:04:26
   8 / 10
Il film è molto bello e interessante, ma la verbosità della sceneggiatura lo rende a tratti noioso.
Forse per colpa del ridotto budget con il quale è stato realizzato Welles non è riuscito a dare un'impronta imponente all'ambiguità del suo personaggio.
Ho letto da qualche parte che lo stesso Welles ha criticato molto questo suo lavoro sostenendo che il montaggio ha reso la pellicola lontana anni luce da quello che voleva realizzare.
Rimane comunque una grandiosa opera cinematografica.

Sicuramente da vedere (lontano dalle ore notturne)

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4 risposte al commento
Ultima risposta 18/01/2009 12.31.47
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Gruppo STAFF, Moderatore Invia una mail all'autore del commento Jellybelly  @  31/07/2007 09:49:53
   9 / 10
Mr. Arkadin, ovvero l'ineluttabile fascino del malvagio.
Welles si cuce addosso un personaggio ambiguo, sottile ed istrionico, attraente ma repellente nella propria grandeure, con cui seduce e distrugge, dominando la scena col proprio carisma. Attorno a lui gravitano sconfitti, volti grotteschi e battiti di mani dinanzi alla favola della rana e dello scorpione.
Un capolavoro di soave disillusione.

2 risposte al commento
Ultima risposta 09/01/2009 19.46.44
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Gruppo REDAZIONE K.S.T.D.E.D.  @  17/05/2007 14:16:53
   8½ / 10
Trovo che generalmente si abusi spesso della parola "capolavoro" dinanzi a pellicole fatte con pochi mezzi e molte volte lo si fa col solo intento di darsi un tono. D'altra parte, però, ci sono pellicole attraverso le quali, nonostante la scarsità di mezzi, le capacità del regista non solo vengono fuori ma brillano al contrasto delle stesse con la povertà di altri aspetti, quali scenografia e trucco.
"Mr. Arkadin" è una di queste pellicole.

Non è necessario un occhio allenato, neanche lontanamente, per rendersi conto di quanto il trucco sia di pessima qualità; tanto che lo stesso protagonista, interpretato da un Welles sempre più a suo agio nel ruolo di mefistofelico omone, che dovrebbe incutere timore e schiacciare con la sua presenza, nelle prime inquadrature altro non sembra che una maschera, tanto rigida è la parrucca e tanto innaturale il trucco. La scenografia è minimale e l'inquadratura, non a caso, non si allarga mai troppo rispetto ai protagonisti, tanto da risultare, inizialmente, quasi soffocante e fastidiosa.
Tuttavia, nonostante fosse, questa, una situazione ben poco incoraggiante, Welles riuscì ad usare alla perfezione ciò che restava e a metter su un altro capolavoro.
Anzitutto è lampante la sua mano registica; quelle che inizialmente erano inquadrature che quasi soffocavano il personaggio tanto gli stavano addosso, immediatamente si risolvono nelle inquadrature, tipiche di Welles, dal basso verso l'alto. Tale soluzione registica consentì di trasmettere da una parte il senso di oppressione e di timore suscitati dalla presenza di Mr. Arkadin (inquadrature a volte quasi surreali, come surreale, nel film, è il potere raggiunto dal personaggio stesso. Sembra essere dappertutto nello stesso momento) e dall'altra il senso di angoscia di Van Stratten, che gira mezzo mondo per una storia iniziata con due omicidi, portata avanti da un assolutamente non limpido Arkadin che prima gli commissiona un lavoro e poi lo segue ovunque intralciando le sue indagini e resa sempre più torbida da un numero di sparizioni che continua ad aumentare. La regia, quindi, non diviene altro che uno specchio in grado di riflettere le emozioni dei personaggi; verso la fine, infatti, §SPOILER§quando Arkadin, all’aeroporto, capisce di essere vicino alla sconfitta, alla fine del suo rapporto con l'unica persona che per lui conti davvero qualcosa (sua figlia, interpretata dalla moglie), la regia non è più così reverenziale nei suoi confronti e lo inquadra in lontananza, con la folla in primo piano, come un uomo qualsiasi in preda alla disperazione. §SPOILER§
Altro elemento essenziale è l'uso delle luci, con relative ombre; la scena d'apertura è di per sé, oltre che fantastica, già abbastanza esplicativa: un uomo che fugge da qualcosa a cui non può sfuggire, la cui ombra, infatti, si dimena ma resta lì sulla superficie su cui è proiettata, senza né avanzare né retrocedere e questo grazie alle luci poste nel punto verso cui l'uomo sta scappando. E così per tutto il resto della pellicola.
Ancora, si potrebbe parlare per ore della sceneggiatura. Welles riesce a fondere diversi generi in maniera impeccabile; Van Stratten sembra un disilluso investigatore, benché improvvisato, di un romanzo Hard Boiled di Hammett, ci sono, infatti, la narrazione in prima persona, l'uso di metodi non troppo ortodossi per investigare ed anche la lotta per tirarsi fuori da quei guai che fino a qualche tempo prima riguardavano qualcun altro. Al tempo stesso, però, lo scenario viene ampliato al massimo, da Napoli a Varsavia, da Parigi a Città del Messico, di qui a Monaco, sembra uno spionistico di Forsyth; A tutto ciò, infine, Welles aggiunge una vena di surrealismo oltre che di ironia, personalizzando, distinguendo e rendendo un capolavoro questo suo "Mr. Arkadin".

Riesce, insomma, Orson Welles, nell'intento di affogare i limiti iniziali nel mare di genialità tecnica e non che ha contraddistinto i suoi lavori.

20 risposte al commento
Ultima risposta 05/11/2007 01.42.08
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