poveri milionari (1958)

Il migliore perché non si limita al compitino, come avrebbe potuto, ma gioca sull'amnesia del protagonista in maniera marcata, rendendo il tutto anche originale.
In definitiva: davvero una bella trilogia.

Ultimo atto della trilogia di Risi sui poveri belli e innamorati.
La storia per quanto esile e semplice riesce a mantenersi sui livelli dei primi due film mostrando un ritmo, una gradevolezza e un garbo tali da riuscire a divertire ed intrattenere il pubblico grazie alla presenza fisica e scenica dei protagonisti, abili nel far risaltare la girandola emotiva e sentimentale diretta da Risi.

La serie torna a suscitare interesse grazie ai guizzi di sceneggiatura, tutti facenti leva sul tema dell'amnesia da parte del protaognista.

Divertimento a go go, attori sempre bravissimi, solita buonissima qualità tecnica/visiva.

Il miglior episodio dopo il primo.

Da non perdere.

Anche questo episodio e' divertente alla pari con gli altri,quindi anche qui "7"!
Non toglie e non aggiunge nulla agli altri due...sembra tutto un unico film da vedere in famiglia per ricordare i tempi e quelle usanze che non ci sono piu'!
E non manca neanche qua il lato tragico della poverta'...il finale è emblematico!
Una trilogia riuscita perfettamente!

Ingiustamente bistrattato e ritenuto l'episodio più debole della trilogia, il film non è obiettivamente un must e anche l'invettiva sociale post-boom risulta debole. Eppure, accidenti, c'è ancora da divertirsi: le bizze tra Arena e Salvatori (da sbellicarsi quando quest'ultimo viene licenziato in tronco dall'ex amico) sono irresistibili
Stranamente lo script - al di là del tessuto sociale populista nostrano - è un tema molto caro al cinema d'oltreoceano