picnic ad hanging rock regia di Peter Weir Australia 1975
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picnic ad hanging rock (1975)

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locandina del film PICNIC AD HANGING ROCK

Titolo Originale: PICNIC AT HANGING ROCK

RegiaPeter Weir

InterpretiRachel Roberts, Vivean Gray, Anne-Louise Lambert, Jane Vallis, Jacki Weaver, Karen Robson, Margaret Nelson, Christine Schuler, Dominic Guard, John Jarratt

Durata: h 1.55
NazionalitàAustralia 1975
Generedrammatico
Tratto dal libro "Picnic ad Hanging Rock" di Joan Lindsay
Al cinema nel Giugno 1975

•  Altri film di Peter Weir

Trama del film Picnic ad hanging rock

14 febbraio 1900, durante un'escursione scolastica ad Hanging Rock, tre studentesse e un insegnante spariscono misteriosamente...

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Voto Visitatori:   8,08 / 10 (139 voti)8,08Grafico
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Voti e commenti su Picnic ad hanging rock, 139 opinioni inserite

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Goldust  @  23/03/2024 10:21:06
   7 / 10
Un mistery drama sospeso nel tempo, allusivo ed imperscrutabile, con una trama quasi volutamente aperta che porta a stimolare le sensazioni dello spettatore. Le musiche stranianti ed avvolgenti, unite alla cura delle immagini, sono due elementi fondamentali per la riuscita dell'opera. Un film d'altri tempi.

Vegetable man  @  21/09/2023 15:34:25
   6½ / 10
Caro Peter, bella la fotografia, belle le musiche, bella la boiserie, bello l'armadio...ma io mi stavo per addormentare. Film affascinante, perturbante, dalle grandi potenzialità, che però perde assolutamente di mordente ad 1/3 della visione. Peccato davvero.

Jumpy  @  30/07/2022 13:21:08
   7½ / 10
L'ho rivisto in una versione, forse, restaurata (fotografia più vivace e definita di come la ricordavo), risente un po' degli anni.
Merita comunque perchè riesce a trasmettere ansia ed angoscia da thriller/horror giocando solo di situazioni, dialoghi, detto/non detto e, su tutto, una regia magistrale.

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alex94  @  15/01/2022 19:26:43
   8 / 10
Pellicola affascinante e ammantata di mistero, l'opera che ha fatto conoscere il talento di Peter Weir al mondo.
Criptico ( forse anche troppo), può contare su un atmosfera onirica e surreale, rimanendo però al contempo molto legato alla natura dell'ambientazione.
Elegante e raffinata la fotografia,in parte gli interpreti, suggestiva la colonna sonora.
Una pellicola ipnotica che nonostante il passare degli anni mantiene intatta la sua forza e bellezza.

VincVega  @  31/07/2021 11:46:04
   8 / 10
Mistery dalle atmosfere suggestive ed oniriche, "Picnic ad Hanging Rock" è un film da vedere assolutamente anche per la fotografia, i costumi e le scenografie. Bello e coinvolgente, forse manca qualcosa a livello di caratterizzazione dei personaggi, forse troppi da gestire in una durata piuttosto moderata. Finale che non spiega tutto e rischia di scontentare qualcuno, tuttavia lo trovo ottimo. Colonna sonora fantastica.

Filman  @  19/07/2021 13:59:56
   9½ / 10
SI muove come un quadro impressionista e narra come un sogno fiabesco, questo racconto di trauma umano capace di parlare tanto dell'indole femminile quanto della società borghese australiana del secolo scorso, con tanta di critica alle sue istituzioni. Un capolavoro di difficile replicazione e di evidente unicità PICNIC AT HANGING ROCK, un film elegante nel suo essere celestialmente aulico, la cui caratura la si deve tutta ad un Peter Weir che sin da subito abbandona gli orpelli del rivoluzionario dietro la macchina da presa e plasma la tecnica con intelligenza come se avesse anni ed anni di esperienza alle spalle.

Gruppo COLLABORATORI JUNIOR Zazzauser  @  09/02/2021 23:27:15
   8½ / 10
Che meraviglia questo film del primo Peter Weir, delicato, elegante, enigmatico, perturbante, angosciante. Un dipinto cinematografico impressionista di grande impatto visivo e di non cosí immediata lettura: Picnic ad Hanging Rock e' una pellicola decisamente stratificata e lavora su piu' livelli di significato, da quelli piu' marcatamente evidenti a quelli meno espliciti. Il piu' importante di essi e' costituito dalla sottile metafora della sessualitá come istintiva, incontrollabile, perlopiù inconscia pulsione alla trasgressione delle regole, all'emancipazione/liberazione dai dogmi e dalla repressione (la gonna, il corsetto), come primordiale e ancestrale tensione verso il ricongiungimento con la natura, in particolare con l'antica Madre Terra (i piedi scalzi, la distensione sulla nuda roccia). Se interpretato in questi termini e' facile scorgere nel soggetto originale (il romanzo dell'australiana Joan Lindsay, 1967) una certa forma di riflessione sessantottina ante litteram sulla liberazione sessuale giovanile nonchè velati rimandi alla poetica e al pensiero di determinati esponenti della controcultura (Timothy Leary). Weir li coglie e li mostra, li racconta (1975) con altrettanta intelligenza e con ancor piu' lucida consapevolezza.
Se la sparizione delle tre studentesse e della maestra funge da quadro, da fulcro narrativo, la cornice apre tutta un'altra serie di chiavi di lettura, dalla diseguaglianza sociale al fallimento del sistema educativo/scolastico al concetto più esistenzialista di predestinazione e di scopo dell'individuo (fra tutti il ricongiungimento impossibile fra gli orfani Sarah ed Albert). Senza fare paragoni troppo azzardati, a me lo stile ha ricordato certo cinema di Haneke e di Malick, nello straniamento provocato dall'inspiegato e dal non detto e dalla tendenza all'introspezione e al simbolismo.
Tanto resta da dire, sicuramente un film che si disvela totalmente dopo molteplici visioni. Il primo impatto e' di sicuro quello di un film delizioso, figlio del tempo ma molto ben invecchiato, tecnicamente prezioso (la fotografia e le musiche soprattutto, da quelle originali di Bruce Smeaton alle incursioni beethoveniane e bachiane)

Skodde  @  05/05/2020 11:54:52
   8 / 10
bello bello , daltronde peter weir e' una garanzia.
film dalle atmosfere sognanti, poetico , e purtroppo anche tragico.
solo l'inizio appare un po statico e quasi verrebbe voglia di toglierlo.
invece e' davvero un bel film e vale la pena gustarselo.
visto su youtubbo

Overfilm  @  13/04/2020 01:30:49
   7½ / 10
Come sempre mi son letto parecchi commenti di altri utenti (fa sempre piacere capire leggere le altrui opinioni).
Su una cosa mi trovo in completo disaccordo con buona parte se non tutti: l'angoscia che per tanti e' uno degli elementi principali di questo film:
no, io non la vedo.
Anzi. Il contrario.
Forse aiutato dall'aver letto (su wikipedia) il capitolo finale del libro da cui il film e' tratto, ho percepito da diversi particolari che le ragazze vanno scientemente verso (vedi spoiler)...
La fotografia riporta all'impressionismo: tante scene in effetti sembrano affreschi ed il richiamo al Botticelli e' piu' che dovuto (e per la Primavera e per la Venere...).
Adeguate le musiche.
Presenti diversi richiami al sesso (soprattutto omosessuale) da cogliere (unitamente a tanti altri dettagli) in una eventuale seconda visione (per chi apprezza ritmo lento, fotografie accurate, richiami al mondo dell'Arte, etc...)

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marcogiannelli  @  24/03/2020 20:50:47
   8 / 10
In molti sono riusciti subito a vedere in questo film tantissimo simbolismo. Un sacco di presagi anche nei primi venti minuti in cui il film, a me, sembrava solo solo un inno alla giovinezza. Ad una seocnda visione ci faccio caso, e sì, Weir aveva lasciato delle tracce evidenti di ciò che stava per succedere.
L'atmosfera è fin troppo sospesa. Il film è lento, anche quando succede qualcosa sembra non succedere nulla. Aiuta tantissimo questa scenografia naturale fotografata magnificamente.
Però il mio coinvolgimento è andato scemando, capendo che non avrei avuto uno shock forte, ma solo tante piccole angosce. E' una caratteristica del film, quella di lavorare per sottrazione, ma qualcosa mi è stato così inevitabilmente tolto anche per emozioni.
Ecco, il tema che credo sia stato meglio trattato è quello dell pulsione sessuale. Siamo in un ambiente di donne/ragazze ultracaste e timorate anche solo nel dire "mutande". Ed è evidente che sia Sara che che la sig.na de Poitiers siano profondamente pervase da una sessualità tenuta nascosta. E la stessa direttrice del collegio è nemica di questo atteggiamento libertino tanto che nel finale sembra quasi essere colpevole del mistero. Ma è una cosa che va oltre l'umano, è evidente.
Ottima la regia nel rendere delle rocce molto riconoscibili, nonostante il rischio di perdersi in quella ambientazione fosse forte.
Stupenda davvero la colonna sonora, mi ha ricordato un sacco C'era una volta in America.
Un cult, senza dubbio.

kafka62  @  28/01/2018 17:38:20
   9½ / 10
"La vita è sogno, soltanto sogno… il sogno di un sogno". Questo straordinario incipit, che sembra riecheggiare i versi de La tempesta shakespeariana, fissa con esemplare icasticità le coordinate critiche in cui si muove la poetica weiriana, sintesi di un discorso d'autore che, proprio partendo da Picnic ad Hanging Rock, si è sviluppato per ben sette lustri, tra alti e bassi, conferme e mezzi passi falsi, ma sempre con innegabile coerenza, fino ai nostri giorni. E' la predilezione delle atmosfere meta-realistiche, al confine con la magia e il paranormale, la fascinazione per l'insolito, la curiosità verso il territorio inesplorato dell'inconscio, a costituire il denominatore comune dei film di Peter Weir. E questo è vero anche per le opere in apparenza più attaccate alla realtà e a un preciso contesto storico-sociale: basti pensare alla onirica sequenza dello sbarco a Gallipoli, ritmata dall'Adagio di Albinoni, con la spessa nebbia ripresa a filo d'acqua e tagliata dai riflettori (ne Gli anni spezzati), o a quella, altrettanto suggestiva, della riunione notturna degli studenti-aspiranti poeti, con i profili incappucciati e le picole torce danzanti che si fanno strada nell'oscurità del bosco (ne L'attimo fuggente). In Picnic ad Hanging Rock tali elementi sono presenti in massimo grado, e da essi non è possibile prescindere nel momento in cui ci si voglia accingere all'esegesi tematico-stilistica del film, pur nella consapevolezza che questi stessi elementi vanno sovente a sollecitare zone di ricezione pre-razionali, non pienamente controllate dalle strutture del giudizio critico, rendendo così problematico il tentativo di riportare i termini dell'analisi nel loro territorio più confacente, quello dei criteri dell'estetica cinematografica. Basti pensare alla meravigliosa musica di Bruce Smeaton, suonata da uno strumento, il flauto di Pan, i cui vibrati creano un'atmosfera miracolosamente sospesa, trascendente e arcana, pervasa da un acuto senso di presagio, di qualcosa che sta per accadere, alla quale è impossibile non abbandonarsi con tutti quanti i sensi. Una volta colpiti dalle enigmatiche parole di Miranda citate in apertura e dalle note celestiali del flauto panico, siamo irrimediabilmente catturati dalla ricattatoria abilità del regista e condannati a subire fino in fondo l'ipnotico fascino del film. Quasi ci si dimentica che a monte di tutto ciò c'è un progetto lungamente elaborato, una sceneggiatura minuziosa, una costruzione tecnicamente molto complessa, e al termine delle due ore ci si sveglia come da un bellissimo sogno, penetrati da un sottile senso di nostalgia e di purezza perduta.
Se da qualche parte bisogna comunque partire per rendere "razionalmente" ragione di questo incanto, è giusto farlo muovendo dalla scenografia naturale del film, il bush australiano. La gialla pianura bruciata dal sole, su cui si erge come un inaccessibile baluardo Hanging Rock (è la prima immagine della pellicola, talmente immobile e sfingea da potersi scambiare per una stampa d'epoca) ingenera una inesprimibile sensazione di paura e di mistero, come se avessimo di fronte un santuario che non abbia mai svelato ad alcuno i suoi terribili segreti. E' una immagine mitica se si vuole, ma il mito è una categoria che ben si adatta a questo film. Poste così le premesse di un contrasto tra civiltà e natura, in Picnic ad Hanging Rock l'antitesi ovvia e indispensabile è rappresentata da un avamposto di quella stessa civiltà, il collegio Appleyard, altrettanto compatto e monolitico della roccia cui si contrappone. Se la natura è inspiegabile, inaccessibile, inclassificabile, il mondo del collegio è invece il regno dell'ordine, della pianificazione e della disciplina. Siamo al termine dell'era vittoriana, nell'anno 1900, ed è inevitabile che queste categorie assumano in tale contesto un carattere repressivo e castrante. Il film, che nel disegno ambientale e nel dipanarsi della storia rimane abbastanza fedele al romanzo di Joan Lindsay da cui è tratto (con poche importanti differenze che vedremo meglio in seguito), rende molto bene l'atmosfera oppressiva e soffocante del collegio attraverso alcuni accorgimenti tanto efficaci quanto poco appariscenti. Il primo è l'ossessionante ticchettio dell'orologio che risuona costantemente nello studio della signora Appleyard, simbolo di un mondo che della precisione pignola, degli orari da rispettare al minuto e della "cronometrabilità" dei ritmi di vita ha fatto i suoi capisaldi (non è certo un caso che Miranda, il personaggio centrale del film, non porti l'orologio perché non sopporta il suo ticchettio sopra il cuore, così come non è un caso che al cospetto della montagna tutti gli orologi smettano di funzionare); il secondo è l'uso di una illuminazione quasi totalmente artificiale negli interni dell'edificio, in contrapposizione con la solarità calda e luminosa degli spazi aperti (e qui vale la pena di sottolineare il ribaltamento della tradizionale dicotomia del cinema horror, buio-paura e luce-sicurezza, dal momento che Weir riesce nell'impresa di rappresentare il terrore attraverso meccanismi non visivi, semplicemente creando una suspense di tipo parapsicologico e badando a non rivelare la fonte dell'orrore).
Il sistematico soffocamento degli istinti (umani, sentimentali, artistici), che l'istituzione scolastica perpetra al discutibile fine di forgiare buoni e coscienziosi sudditi dell'Impero Britannico, si sintetizza nello scontro tra la sadica e malvagia direttrice e la piccola Sara, vittima sacrificale di quel sistema inumano. Weir non si preoccupa di evitare lo schematismo manicheo presente nel soggetto originale: ciò che gli interessa non è (o non è solo) l'oggettività sociologica di un confronto tra sistemi di vita e di cultura differenti, né tantomeno l'aspetto ideologico del contrasto tra Vecchio e Nuovo Mondo. Come il regista stesso ha dichiarato in un'intervista, "in genere, i libri australiani tendono a concentrarsi sul problema dell'identità nazionale, o sulla crisi degli europei che cercano di adattarsi ad un ambiente ostile (…), e io avrei potuto sottolineare il tema del collegio Appleyard come simbolo dell'Impero, degli invasori, del paesaggio estraneo, (…) ma sono tutte cose che non mi hanno mai interessato, sono tutti temi che ho perso per strada". Questi temi sono in realtà presenti in Picnic ad Hanging Rock (e non potrebbe essere altrimenti), ma Weir li astrattizza, li decontestualizza, subordinandoli a un suo personalissimo codice estetico. Egli può permettersi quindi di fare della signora Appleyard un mostro di cattiveria e di inumanità e di Sara il simbolo di tutte le ingiustizie subite dall'adolescenza, dal momento che il giudizio del film (a meno di letture affrettate e semplicistiche) non si gioca né sul terreno della verità storica né su quello della verosimiglianza psicologica. La precisa ricostruzione della vita del collegio, con le sue regole ferree e coercitive, è da questo punto di vista meno importante delle raffinatissime immagini (di un larvato e candido omoerotismo) delle ragazze che si scambiano i biglietti d'amore di San Valentino o attendono ai domestici riti di un romanticismo languido ed estenuato (i fiori disseccati che Sara conserva tra le pagine dei libri).
Weir è soprattutto un regista di atmosfere (anche se sa raccontare una storia con il piglio di un narratore esperto) e lo dimostra egregiamente nei primi minuti della pellicola: tutto quanto accadrà nel corso del film è già tutto scritto in quelle poche inquadrature, che introducono i personaggi principali, accennano fuggevolmente ai loro reciproci rapporti (e quindi adempiono a una importante funzione narrativa, grazie alla loro ellittica eleganza), ma soprattutto creano un pathos di conturbante bellezza e di impalpabile inquietudine, suggerendo l'esistenza, sotto l'epidermica e infantile eccitazione per l'imminente escursione, di pulsioni a stento soffocate e represse, pronte a fuoriuscire alla prima opportunità di sfogo. Weir dissemina di enigmatici ma inequivocabili segnali il tragitto che porta la carrozza a Hanging Rock: le parole con le quali l'insegnante di matematica, miss Mc Craw, descrive la nascita della roccia ("lava silicea, espulsa all'improvviso dalle viscere della terra, ed eruttata allo stato viscoso con estrema violenza"), la soddisfazione manifestata dalle ragazze nel togliersi i guanti una volta uscite dall'abitato, l'ubriacatura di alberi ed uccelli che accoglie la comitiva al loro arrivo (e che il regista restituisce con una splendida sovrimpressione sul viso estasiato di Miranda). In questa prima parte, magica ed ispirata, Weir trascende il romanzo della Lindsay per la grande qualità "cinematografica" del narrato. Non c'è un solo interstizio lasciato libero dal testo scritto in cui il regista non apponga la sua inconfondibile impronta d'autore: la descrizione del caldo inebriante del pomeriggio australiano, la pregevole resa pittorica del gruppo di ragazze riposanti sul prato, la soggiogante presenza dell'"altro" (che si manifesta in ripetute riprese delle pareti e dei pinnacoli di Hanging Rock, di cui la macchina da presa sembra accentuare l'irraggiungibilità). Tutto ciò contribuisce a dare al film un ritmo molto particolare, lento, avvolgente, privo di un vero scorrimento temporale.
Proprio l'aspetto a-cronologico, di viaggio al di fuori delle leggi fisiche del tempo e dello spazio ("Pensate – dice Marion – un milione d'anni tutti per noi"), dà alla scalata delle quattro ragazze un significato fortemente simbolico. Una volta intrapresa la salita sappiamo già che nulla potrà più essere come prima, perché l'immersione totale nella natura ha un valore di iniziazione, di ingresso in una nuova dimensione totalizzante ed esclusiva. E' importante osservare la direzione degli sguardi delle ragazze al cospetto di questo spettacolo privilegiato: mentre Miranda, Marion e Irma guardano in alto, inebriate dalla vista delle alte rocce vagamente antropomorfe, Edith continua ostinatamente a fissare il suo sguardo a terra, impedendo così a se stessa di accogliere la rivelazione. La divaricazione simbolica tra la dimensione orizzontale della micro-società del collegio e quella verticale della natura è assecondata visivamente da Weir con frequenti inquadrature dal basso verso l'alto (le quali hanno l'effetto di far apparire ancor più alte e inaccessibili le vette di Hanging Rock) e dall'alto verso il basso (le quali viceversa schiacciano i personaggi a terra e accentuano la sensazione di difficoltà della marcia).
Quando le ragazze giungono a una sorta di terrazzino di pietra che si apre sulla pianura sottostante, ha inizio quella che è forse la sequenza fondamentale di tutto il film. Davanti al viso in primo piano di Miranda che si volta in ralenti, gli occhi rivolti al cielo, scorre in direzione opposta il profilo inconfondibile della montagna: è il momento dell'estasi, dell'abbandono dionisiaco, della "presa di coscienza", a cui l'accompagnamento della musica di Smeaton dà, una volta ancora, un senso di ancestrale religiosità. La figura di Irma che danza scalza su una roccia si confonde, mediante un'altra sublime sovrimpressione, con i lineamenti botticelliani della compagna, e poi con l'ombra proiettata da lei stessa, simbolo, più che di uno sdoppiamento, di una smaterializzazione, di una perdita di consistenza della realtà. Le immagini raggiungono una densità filmica impressionante e perfino certi pensieri ad alta voce delle ragazze, che non si sa se dicano tutto o se siano solo delle banali ovvietà ("A volte penso che pochi esseri abbiano uno scopo, ma probabilmente uno scopo esiste per tutti. I disegni misteriosi…" dice Marion, e Miranda: "C'è un tempo e un luogo giusto perché qualsiasi cosa abbia principio e fine… Lassù!"), hanno un potere di risonanza interiore che sfiora la spiritualità. Al di là della loro importanza specifica ai fini dell'intreccio narrativo, queste immagini, queste parole, questi suoni (oltre al motivo suonato dal flauto di Pan, Weir ricorre a un emozionante tema dalle sonorità pinkfloydiane – ricordate A saucerful of secrets? – e a pezzi classici come i preludi di Bach o il secondo movimento del Concerto Imperatore di Beethoven) costituiscono il tessuto connettivo del film, veri e propri leit-motiv che ritornano costantemente (nel sogno di Michael, nei pensieri delle compagne sopravvissute) per riportarci (vano esorcismo) nel cuore irrisolto del mistero. Weir non dà l'impressione di voler mantenere sulla materia una adeguata distanza critica e, forse lui stesso estasiato da una simile perfezione e irripetibilità, non esita ad evocarli ripetutamente per prolungarne la magica atmosfera. La scena descritta prelude alla sparizione delle ragazze, inghiottite in un innaturale silenzio da una sorta di "buco nero", di slabbratura dell'universo, sbocco di una vitalità non più comprimibile e punto di fuga verso insospettate dimensioni oniriche (Miranda e le sue compagne erano cadute qualche attimo prima in balia di un invincibile assopimento).
Tra i tanti motivi simbolici intrecciati in queste sequenze, il più importante è probabilmente quello sessuale. Sadicamente repressa dalle rigide regole dell'istituto e più in generale dal bigotto perbenismo dell'epoca, che segrega le ragazze di buona famiglia in un mondo artificiale al riparo da ogni rapporto con l'altro sesso, la sessualità delle collegiali di Appleyard può manifestarsi ambiguamente solo attraverso una velata omosessualità. E' facile così capire come, sotto un sole "afrodisiaco" che accarezza la pelle e in mezzo a una natura voluttuosamente rigogliosa, una innocente gita scolastica possa divenire l'inconscio pretesto per una incontrollata ribellione dei sensi. Si sa del resto che in psicanalisi l'ascensione alpinistica (la conquista della vetta) è considerata un'attività in qualche modo sostitutiva di quella sessuale, oltre al fatto che le rupi di Hanging Rock sono impregnate di fin troppo evidenti significati fallici. Peccato solo che Weir non abbia intuito il potenziale simbolico-visivo di quella "nube rossa" scorta da Edith nella sua fuga dalla montagna (ricordate Buñuel e Un chien andalou?). La sequenza più significativa da questo particolarissimo punto di vista, oltre che una delle più suggestive in assoluto, è comunque quella della disinibita scoperta del corpo da parte delle ragazze che, con la sola eccezione di Edith, si tolgono calze e stivali (cosa inconcepibile fino a qualche minuto prima) e godono per la prima volta del naturalissimo contatto dei loro piedi con la nuda terra. Scalze si avviano verso il monolito (come fa chi si appresta a entrare in un tempio sacro) e scalza verrà ritrovata Irma qualche giorno dopo, ma senza neppure un graffio ai piedi (mentre le mani, le braccia e il volto presentano numerose ferite). Alla luce di queste considerazioni, non deve apparire neppure strano che miss McCraw sia vista correre verso la montagna con i soli indumenti intimi addosso e che il corsetto di Irma non venga più ritrovato, tanto chiara è la matrice freudiana di questi fatti.
Anche se i distributori italiani hanno avuto l'ignobile idea di sottotitolare il film Il lungo pomeriggio della morte, speculando così su un facile ma equivoco richiamo spettacolare, la morte appare qui la grande assente, se non come mera immagine metaforica. La morte – è vero – appare fuggevolmente (e pateticamente) nei manifesti della polizia a sancire la sua impotenza, la sua incapacità di concludere le ricerche e dare una spiegazione razionale al caso, e devasta il mondo "finito" del collegio (l'omicidio/suicidio di Sara: il film, a differenza del romanzo, non toglie tutti i dubbi su questo tragico epilogo), ma non intacca la Roccia, se si eccettua la morte fuori campo della signora Appleyard (già uscita di scena peraltro con l'ultima mortuaria inquadratura "in nero"). Se si può parlare di morte di un'epoca (il 1900 è l'anno in cui finisce il regno della regina Vittoria) o di morte di un'istituzione (il collegio) che all'inizio del film appare tetragonamente arroccata in difesa di valori ammuffiti e sorpassati, non si può però fare altrettanto con riferimento alla sorte di Miranda, di Marion e di miss McCraw. Weir è infatti abbastanza intelligente per assecondare l'ambigua elusività del libro (dove il narratore non è onnisciente ma si identifica con l'ignaro lettore) e lascia cadere nel vuoto qualsiasi tentativo di scioglimento razionale dell'intreccio, come il vecchio giardiniere che al giovane Tom che sostiene che una soluzione ci deve pur essere fa una bizzarra lezione di botanica sulle piante sensitive che crescono in Australia.
Henry James, il grande autore de Il giro di vite, sosteneva che "fino a che gli eventi sono nascosti, l'immaginazione correrà senza freni e dipingerà ogni sorta di orrori, ma, appena si solleva il velo, ogni mistero sparisce e con esso la sensazione di terrore". Weir si guarda bene dal sollevare il velo e dal mostrare l'irrazionale, ma il suo non è un semplice calcolo opportunistico mirante a garantire una suspense adeguata per tutto il film. Picnic ad Hanging Rock infatti si propone anche come originale riflessione del cinema su se stesso. Il cinema, in buona sostanza, non deve fornire a tutti i costi delle spiegazioni o rivelare dogmi assoluti, non deve in altre parole comportarsi come i soccorritori del film che battono palmo a palmo la montagna, illusi di poter risolvere scientificamente l'enigma, né soddisfare spettatori i quali, come le isteriche compagne di Irma o gli esasperati abitanti del villaggio, pretendano a viva voce di conoscere la verità. Nel secondo tempo appare fugacemente l'immagine di un uomo che scruta dentro un rudimentale apparecchio in legno che permette di isolare i dettagli dal contesto e di concentrarsi su quella piccola porzione di realtà. Egli non fa che realizzare delle rudimentali inquadrature, è un regista ante litteram, ma uno di quei registi che limitano il più possibile il loro campo d'analisi nella ridicola pretesa di aderire maggiormente alla realtà. Weir al contrario cerca in tutti i modi di allargare l'inquadratura, di espandere la visione al di là dei limiti tradizionali imposti dai campi e dai piani, di abbandonarsi all'intuizione e alla premonizione. In questo senso, Weir si identifica con Michael (il Dominic Guard di Messaggero d'amore, ancora una volta, come nel film di Losey, in qualche modo un intermediario): è questo caparbio ragazzo a salvare Irma, seguendo il richiamo di un dissennato presentimento, e a riuscire là dove centinaia di persone prima di lui avevano fallito; è lui l'eletto, il solo che, forte delle stimmate ricevute (la ferita sulla fronte che compare inesplicabilmente durante il sonno), è in grado di stabilire un contatto sia pur labile con l'infinito, anche se al prezzo dell'oblio. Il sogno è l'unico strumento di vera conoscenza a disposizione dell'uomo, l'unico mezzo per comunicare con l'"altro": prima di essere irresistibilmente attirate dal monolito, le ragazze si addormentano e probabilmente sognano; sogna sicuramente Michael ed è proprio la visione di Miranda a spingerlo freneticamente, una volta sveglio, alla ricerca; sogna infine Albert la sorellina morta (ma lui non lo sa) che viene a dargli un estremo saluto. Parafrasando le parole che aprono il film (e che non compaiono – è bene ricordarlo – nel romanzo della Lindsay), il cinema stesso è sogno e, siccome parla della vita, è il sogno di un sogno.
Weir non riuscirà mai più a uguagliare nelle sue pellicole successive (alcune delle quali peraltro molto valide) la forza visionaria e trascendente di Picnic ad Hanging Rock, quasi che gli fosse toccato in sorte lo stesso destino di Michael, vale a dire l'incapacità di ricordare, di ripetere una seconda volta la visione. Picnic ad Hanging Rock è un'opera incommensurabile, un esempio straordinario di quella originale concezione di cinema che ho cercato di esporre più sopra: è un film sostanzialmente anti-psicologico e anti-naturalistico, un film fatto di suggestioni, di emozioni impalpabili, di percezioni insolite, il tutto reso con un equilibrio e una raffinatezza che cristallizza nella perfezione, a tratti raggelata eppur internamente palpitante, della forma una materia incandescente. La caratteristica più significativa dello stile weiriano è probabilmente la sensibilità pittorica del regista. L'immobilità di molte inquadrature o il frequente ricorso al ralenti discendono direttamente dalla volontà di fissare per sempre certi istanti esemplari, certe immagini di plastica bellezza, come quando Weir all'inizio del film incornicia in un piccolo specchio ovale il volto di Miranda, quasi fosse una fotografia. E' un desiderio di fermare il tempo che lascia trasparire un senso di acuta nostalgia, di elegiaco rimpianto per le cose che stanno per finire (l'ultima gita in barca, le vacanze di Pasqua che divideranno per sempre le ragazze superstiti, la gita di San Valentino che ritorna un'ultima volta in fotogrammi di struggente leggiadria) e che fa intuire come Weir, paradossalmente, non sia affatto indifferente verso quell'epoca di cui pure vuol essere un critico severo.
La macchina da presa, sempre tesa a restituire il morbido e romantico flou dei dipinti fin de siècle, è prevalentemente immobile; nondimeno alcune lente panoramiche (quella delle collegiali sedute ai piedi di Hanging Rock, ognuna intenta alle proprie occupazioni, e soprattutto quella circolare che parte dalle ragazze in cammino sul sentiero e, dopo un suggestivo giro della cinepresa su se stessa di circa 270°, le riprende in un altro punto più elevato del sentiero medesimo) sono indimenticabili per la loro elaborata semplicità. E' proprio nella composizione interna delle inquadrature, nelle piccole correzioni dell'angolazione della macchina, nella trasparente perfezione della profondità di campo, nell'uso parco ma efficace del fuori campo, che si rivela il genio di Peter Weir. Per fare solo un paio di esempi, che rivelano entrambi un suggestivo effetto di spessore, di profondità dell'immagine, vorrei citare la scena in cui la macchina da presa collocata a livello del terreno riprende Miranda e Marion che sullo sfondo si avviano verso la roccia, mentre un attimo dopo, in primo piano, entrano nell'inquadratura i piedi di Irma; o quella in cui Mademoiselle, che si trova più vicina all'obiettivo rispetto a miss McCraw, rivela alla collega la somiglianza di Miranda al quadro di Botticelli.
La fotografia soffice e sfumata delle sequenze en plein air contrasta singolarmente con quella cupa e innaturale degli interni del collegio, a sottolineare un contrasto non solo ideologico ma anche cromatico tra i due luoghi scenici. I colori del resto sono molto importanti in Picnic ad Hanging Rock: ai vestiti scuri della signora Appleyard fanno da simbolico contraltare i bianchi abiti di mussola delle collegiali, il bianco dei cigni (e per sottolineare il parallelo tra Miranda e il cigno, la macchina da presa, soggettiva dello sguardo di Michael, scivola carezzevolmente da Irma all'uccello sul lago) e infine il bianco accecante, catartico, della dissolvenza conclusiva. C'è qui molto più di un esercizio di alto calligrafismo, qualcosa di profondamente diverso da una leziosa e oleografica rappresentazione ambientale, e non si capisce proprio come taluni critici non se ne siano accorti e si siano invece accaniti contro questo film, giungendo perfino a definirlo una "sciocchezzuola… stucchevole e pretenziosa che ambisce alla precisione delle foto d'epoca e attinge viceversa allo snervato flou dei poster da boutique di David Hamilton" ( Cineforum, n° 2/1977). C'è al contrario in Picnic ad Hanging Rock un respiro prepotentemente personale, che non si può ricondurre semplicisticamente a generiche influenze loseyane o del free cinema in generale (nonostante le citazioni viventi rappresentate dall'ex go-between Dominic Guard e da Rachel Roberts, non dimenticata attrice in Sabato sera, domenica mattina, Io sono un campione e altri film britannici degli anni '60). L'importanza attribuita agli aspetti formali, l'originale equilibrio degli elementi spazio-temporali, la cura minuziosa per la perfezione dell'inquadratura, sono lontanissimi dall'oleografia e dal manierismo. Al contrario, se è vero come sostenevano i registi della nouvelle vague che "ogni inquadratura è una questione di morale", allora Picnic ad Hanging Rock è sicuramente uno dei film "moralmente" più ricchi e profondi della storia del cinema.

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Thorondir  @  02/01/2017 12:49:32
   8½ / 10
Siamo nel terreno del capolavoro e forse manca solo qualcosa a livello di scrittura per renderlo veramente tale. Weir gira con la mestria di un veterano della settima arte, dispensando suspense, mistero e allucinazioni visive con una grazia rara. Estremamente poetico nella messa in scena, è anche un film molto amaro, non solo per il destino delle ragazze, ma anche per la storia dei due orfani che si cercano

Un film visivo, concettuale, poetico e estremamente delicato. Un cinema che oggi, per ritmo e andamento, risulterebbe ostico a quasi tutto il pubblico "mainstream".

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antoeboli  @  17/09/2016 17:54:25
   6½ / 10
Da Peter Weir mi aspetto sempre il top. Questo è uno dei primi film dove lavora alla regia , offrendo un lavoro certosino , dalle locations australiane , fino ai vari scorci , la flora e la fauna facendotela quasi toccare con mano . Molta cura anche nella fotografia , che oggi è un pò invecchiata ma ancora godibile.
Parlando invece del film , complessivamente mi stava interessando e piacendo parecchio, fino al finale che lascia a mio parere molto amaro in bocca , o per chi non apprezza come me questo genere di ending.Mi aspettavo un thriller di altra epoca , invece per chi lo guarda capirà cosa intendo .
A livello recitativo possiamo dire che Weir dirige bene il gruppo foltito di attrici , dove spicca l interpretazione della direttrice che altro non è che Rachel Roberts .
Se dovessi consigliare questo prodotto , lo indirizzo soprattutto a chi vuole qualcosa di un pò diverso dal mercato odierno , con una sceneggiatura dal significato introverso .


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DogDayAfternoon  @  05/06/2016 13:04:11
   7 / 10
"Picnic ad Hanging Rock" è uno di quei film che richiedono del tempo e più di una visione per essere assimilati e digeriti, o almeno questo è quello che è capitato a me; non nego infatti che la prima volta che lo vidi lo trovai di una pesantezza insostenibile.

La cura che viene messa da Weir nell'aspetto più prettamente visivo è lodevole, alcune inquadrature ed immagini sembrano dei dipinti. Il ritmo è molto compassato, ma ciononostante permane sempre quell'aura di mistero che invoglia lo spettatore a proseguire nella visione, magari con un pizzico di delusione per il finale poco chiarificatore. Molto suggestive anche le musiche.

Un film da vedere, che potrebbe benissimo rientrare tra le pietre miliari del cinema dei '70s, ma che va visto con la giusta predisposizione e consci del fatto che l'appisolamento è sempre in agguato.

Crystal_89  @  25/12/2014 19:08:11
   6½ / 10
Le mie aspettative sono state in parte tradite, ma sulla confezione non c'è nulla da ridire. La fotografia è magnifica, la musica suggestiva, gli usi e i costumi (anche nel senso dei vestiti) sono credibili, il cast è sconosciuto ma (o forse proprio per questo?) mediamente buono.
La 1° parte è decisamente la migliore, perché riesce a fondere poesia, natura e mistero. Il ritmo è giustamente lento perché è necessario creare atmosfera, ma la 2° parte rischia di annoiare. E' vero che pprofondisce meglio il dramma di alcune studentesse e della preside, ma l'indagine diventa quasi un impaccio: i pochi indizi vengono buttati lì frettolosamente senza essere elaborati. La scelta è legittima, ma la durata risulta veramente eccessiva.
La scelta di non chiarire il mistero non è una prova di coraggio ma, al contrario, di debolezza. Da un lato aumenta sicuramente il mistero, ma rende il film monco del capitolo finale del romanzo (aggiunto postumo): non si tratta di voyeurismo, ma di esigenza di chiudere un cerchio. Per chi fosse interessato, allego il link della pagina italiana di wikipedia dedicata al finale del libro (http://it.wikipedia.org/wiki/The_Secret_of_Hanging_Rock)

BlueBlaster  @  23/04/2014 15:21:46
   6 / 10
Una pellicola che miscela dramma e mistery con una gran classe registica grazie ad una riuscita simbiosi tra una colonna sonora ipnotica ed immagini quasi surreali fotografate in modo ineccepibile.
La storia messa in scena è piuttosto interessante ed inquietante grazie al mistero mai svelato e lascia quasi spaesati nel finale...vari indizi portano lo spettatore ad ipotizzare quale sia stato il reale destino delle giovani ma la più intrigante è la "teoria del mistico".
Nonostante queste buone premesse e la buona messa in scena audio-visiva non è nelle mie corde questa struttura narrativa quasi sospesa che sottopone lo spettatore ad un ritmo estremamente lento e quasi inconcludente come fosse una poesia a cui dare una interpretazione.
Manca quel mordente che io cerco nel Cinema...riconosco le interessanti premesse su cui si fonda il film e pure le capacità di Peter Weir ma non è un film che personalmente guarderei una seconda volta.

Beefheart  @  22/04/2014 15:57:25
   8 / 10
Grande film, il mio preferito in assoluto di Peter Weir.
Un film che non è un horror ma fa più paura di un horror. Un film dall'atmosfera ipnotica, agghiacciante ed angosciante che pervade dall'inizio ala fine. Niente cast stellare, nessun effetto speciale, nessun volo pindarico di sceneggiatura. In compenso, tutta sostanza, tipo super-ammasso cinematografico. Un film che non si dimentica.

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pak7  @  03/01/2014 07:39:07
   7 / 10
Weir nel lontano 1975 firma un'opera dalle atmosfere maestese, quasi surreali. I fiori, i canti, il cielo sono gli elementi che emergono, specialmente nella prima parte del film. Il racconto è semplice, forse un pò troppo lento, ma efficace nel descrivere cosa è accaduto, anche se talvolta non vengono approfonditi alcuni elementi onirici, o il perchè dei vari segni trovati sui corpi delle persone ritrovate, lasciando spazio più al dramma del collegio che, a causa della sparizioni delle ragazze, perderà iscrizioni.

GianniArshavin  @  19/12/2013 21:36:56
   6 / 10
Picnic ad Hangig Rock è il film che ha lanciato Peter Weir a livello internazionale,ed è uno di quelli che nonostante i tanti anni che si porta sulle spalle è ancora amatissimo dal pubblico e dalla critica.
Con queste premesse ed alte aspettative mi sono deciso a vedere questo film che purtroppo non mi ha soddisfatto totalmente.
La pellicola,girata con un budget limitato e con pochi mezzi,si presenta valida e di gran classe,e soprattutto nella prima metà dove ipnotizza lo spettatore nelle sue sequenze poetiche e oniriche supportate da una grande colonna sonora.
Come dicevo sfortunatamente l'opera del regista australiano non mi ha soddisfatto in pieno,principalmente per una seconda parte che perde la poetica della prima,mettendo in secondo piano l'elemento natura e mistero,per diventare lenta ed esasperatamente prolissa fino all'eccesso.
Inoltre il finale aperto che tanto ha contribuito alla fama del film io non sono riuscito ad apprezzarlo,non tanto per la mancata soluzione ma piuttosto per i vari elementi disseminati per la trama che poi non sono ne spiegati ne sembra possibile farlo a fine visione per lo spettatore.
Un film comunque da vedere,che sicuramente in futuro proverò a riguardare per capirlo più a fondo e ora cercherò di recuperare il romanzo da cui è stato tratto.

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BrundleFly  @  24/09/2013 18:39:05
   6½ / 10
Probabilmente non sarà il mio genere, ma, a parte che dal punto di vista di regia e fotografia, non ci ho visto tutto questo capolavoro. Anzi in più di un'occasione non vedevo l'ora finisse.
Proverò, forse, a rivederlo più in là.

dagon  @  25/08/2013 16:56:28
   8 / 10
Film onirico, misterioso, trasognato, immerso in un'atmosfera quasi magica, dominata da una natura testimone muta del passaggio dell'essere umano.
Fotografia da applausi di Russel Boyd (che lavorerà spesso con Weir) e colonna sonora che, passando dal flauto di pan, alla musica classica a delle composizioni originali di Bruce Smeaton (il tema di pianoforte deve parecchio all' attacco di "firth of fifth" dei Genesis), contribuisce in maniera determinante all' inquietudine in cui è immerso il film.

7219415  @  15/08/2013 11:33:21
   6½ / 10
pinhead88  @  13/07/2013 18:41:57
   9 / 10
Straordinario film di Weir, mistico, impalpabile, spirituale.
L'intelligenza e la raffinatezza del film sta proprio nel non svelare alcun mistero sull'accaduto.
Colonna sonora funzionalissima, a parte quelle musichette peruviane, nel rappresentare un'atmosfera soffusa, eterea ma allo stesso tempo inquietante.
Immortale.

Gruppo COLLABORATORI JUNIOR Gabe 182  @  29/05/2013 21:09:40
   8 / 10
Grandissimo film di Peter Weir, piccolo cult cinematografico.
Picnic ad Hanging Rock è un mistery anni 70 in grande stile, lo definirei una immersione filosofica nel cuore della natura, accompagnato da un'atmosfera misteriosa e sognante, quasi mistico, con delle colonne sonore tra le più inquietanti che ho sentito.
La prima parte è gigantesca, da 9, piena di misteri, angosciante, inquietante, molto inquientante, con delle atmsofere da brivido.
La secondo parte mi è piaciuta meno, rallenta un pò nel ritmo, però si infittisce ancora di più, scoppiando in un finale pieno di dubbi, lascia tutto in sospeso, ognuno può dare la sua intepretazione sulla scomparsa delle tre ragazze, ma forse una soluzione nemmeno c'è, e chi può dirlo?
Bellissima l'ambientazione e perfetta la fotografia, belli anche i costumi, danno una buona rappresentazione dei primi anni del 900.
Complimenti a Peter Weir per questo grande film, una delle pellicole più misteriose della storia del cinema.

FranBri  @  17/03/2013 20:38:05
   7½ / 10
L'ho visto oggi per la prima volta e devo dire che sono rimasta soddisfatta della versione cinematografica di un libro che ho letto ormai parecchi anni fa. L'ambientazione è quella originale perciò fin lì qualsiasi regista non avrebbe faticato a cogliere la speciale malìa che la zona montuosa trasmette. Quello che più mi ha colpito sono stati l'interpretazione degli attori e attrici, tutti filologicamente corretti, e i costumi, decisamente ben fatti. Perciò che dire, se avete amato il libro il film è decisamente guardabile (anche se non è paragonabile con l'opera della Lindasy). Se invece non avete letto il libro ma vi intrigano le storie in costume con un tocco di mistero è il film che fa per voi. Per non dimenticare poi che il regista, Peter Weir è lo stesso di capolavori come The Truman Show e L'attimo fuggente.

Crimson  @  24/01/2013 22:11:01
   9½ / 10
Weir coglie perfettamente i simboli disseminati dalla Lindsay e l'atmosfera eterea delle sue descrizioni. Fotografia e colonna sonora mistiche e ipnotiche introducono nel raccordo e nel contrasto, all'unisono, tra essere e appartenere, vita e morte, spirito e carne, vulnerabilità e invulnerabilità, sesso e repressione. Il cigno, altero nel suo incedere dal vero, così come onnipresente in riproduzioni negli ambienti chiusi (specie nella stanza di Sarah e Miranda), rappresenta il fallo, ma al tempo stesso la purezza. Un cigno è la prima visione di Michael dopo la caduta. Il desiderio sessuale espresso o non, ma tangibile, di Michael (e Albert). La carne delle ragazze è fresca, limpida ed incontaminata. Miranda, eterno miraggio sulla bocca e nei sogni di ciascuno/a, è l'oggetto di un piacere eterosessuale, come il mistero della Natura. Esattamente come in un quadro di Botticelli. La carne di Mrs. Appleyard è avvizzita. La sua menopausa equivale alla repressione della fertilità delle ragazze. Miranda, Marion e Irma sono assieme l'incorruttibilità. In questo quadro di continue allusioni, vi è la roccia, incontaminata anch'essa, eterna, imponente. Il fascino del silenzio degli animali circostanti. Loro hanno visto tutto ma custodiscono il segreto. Il non-epilogo è la riappacificazione del mistero laddove una verità non ha pace. Se Weir, nel suo adattamento straordinario della penna della Lindsay avesse particolareggiato le decine di trabocchetti che la scrittrice dissemina lungo il percorso, il senso cinematografico del criptico e dell'irrisolto sarebbe venuto meno, al contrario di quanto avviene nel gusto della lettura. Un sentimento soffocato, privo di linguaggio, regna sovrano. La concitazione espressa nella sequenza in cui Irma entra in palestra e viene attorniata dalle compagne è esattamente come l'ho immaginata leggendo il romanzo.

" - Miranda...! - Nessuna voce le rispose. Lo spaventoso silenzio l'avvolse, ed Edith cominciò, questa volta con tutte le sue forze, a urlare. Se qualcun altro, oltre al piccolo cangurino acquattato a poca distanza in un cespuglio di felci, avesse udito le sue grida di terrore, il picnic a Hanging Rock avrebbe ancora potuto essere un picnic come tanti altri in un giorno d'estate. Ma nessuno le udì. Il canguro spaventato balzò su e saltellò via, mentre Edith ritornava indietro, si precipitava alla cieca nella boscaglia e correva, incespicando e urlando, verso la pianura."

(Joan Lindsay, 'Picnic a Hanging Rock', pag. 40, Sellerio editore)

Signor Wolf  @  24/01/2013 18:12:54
   6½ / 10
sicuramente è un film fatto bene, tranne per una cosa a dire il vero molto importante: tenta di essere inquietante senza riuscirci. Magari 38 anni fà raggiungeva l'obiettivo ma visto adesso non fa ne caldo ne freddo. Probabilmente è invecchiato male

rox special  @  23/01/2013 03:38:57
   10 / 10
C'è che dice L'attimo fuggente, chi The truman show. Per me il vero capolavoro di Weir è questo.
L'avevo visto la prima volta da ragazzino, scambiato per un horror e spento dopo una ventina di minuti. Quanto ero sciocco.
Ho avuto la fortuna di rivederlo di recente. L'angoscia che trasmette è davvero unica e inquietante. Forse l'unico film che mi ha procurato sensazioni simili è Funny Games, per quanto le due pellicole siano diverse. Uno di quei capolavori che guardi una volta ma che non hai voglia di riguardarlo.
Il fatto che il finale venga lasciato praticamente allo spettatore contribuisce a rendere il tutto ancora più terrificante.

jannakis  @  28/11/2012 11:45:11
   7½ / 10
surreale, onirico, misterioso, mistico. l'impronta di weir è ciò che rende questo film speciale.
a tratti mi ha ricordato stalker, soprattutto per ciò che riguarda la posizione dell'uomo nel mondo rispetto alla natura. forse il suo vero capolavoro

Invia una mail all'autore del commento kampai  @  02/10/2012 08:19:50
   8 / 10
ottimo film che con un linguaggio visivo elegantissimo, aiutato da una musica onirica, mette sullo schermo la storia di un collegio femminile .miranda è il personaggio chiave di questo film che insieme alla dolcezza e alla bellezza, riunisce un anticonformismo e un insofferenza alle regole sociali.stupenda la fotografia e il paesaggio selvaggio dell'australia.bellissimo il personaggio di sarh.

manuakacoach  @  13/09/2012 15:11:39
   8½ / 10
Nonostante la lentezza è un film veramente ottimo...Il regista riesce a creare perfettamente un atmosfera misteriosa e ambigua.

Gruppo COLLABORATORI SENIOR elio91  @  21/06/2012 22:28:35
   8½ / 10
Riuscire a ritrarre il Mistero con tale martellante ambiguità è cosa rara da vedere al cinema. Hanging Rock riesce a perseguire le vie oscure di una soluzione che non c'è, non viene data e probabilmente neanche è importante in sé questa soluzione, quanto la non-soluzione.
Film immerso nella natura e nell'esoterico, nel mistico, con qualcosa di inespresso. "Picnic ad Hanging Rock" è il classico film incompiuto, unico nel suo genere (che non credo aver quasi mai visto al cinema): è un'opera che quasi non c'è nascosta com'è da tutta questa nebbia di irrisoluto che la circonda.
Potrebbe sembrare strano allora, dato il suo essere ostico, che una pellicola del genere riesca comunque a dare tante emozioni; ebbene, se durante la visione sono stato rapito dalle atmosfere magiche, le musiche stupende e uniche, le vicende invece mi lasciavano quasi indifferente, il mistero che circonda l'opera pure. Solo il finale, per un qualche motivo che ancora adesso non mi spiego bene, mi ha terrorizzato. E dico in senso letterale, c'è stato qualcosa di estremamente disturbante nella (non) chiusura finale.
Tanto che a giorni di distanza continuo a pensare che Wier, regista atipico e dallo stile abbastanza eccentrico che ha contribuito a far conoscere il cinema australiano al di fuori della sua nazione, sia riuscito a costruire un meccanismo perfetto proprio perché è un film che si basa sul non detto, sul non fatto e sul non sapere. è cinema di negazione, allo spettatore soprattutto nega qualunque spiegazione e accomodamento. Si lascia guardare e vuole essere amato per quello che è: riflessione sul mistero, (non)soluzione aperta, eterno femminino e soprattutto qualcosa d'altro indefinibile che attraversa dall'incipit al finale le vicende di un collegio femminile come tanti altri.

David Lynch, un altro che col Mistero è fissato, sarebbe stato fiero di girare un film cosi; ma non sarebbe stato Picnic ad Hanging Rock. Sarebbe stata come maggior parte della filmografia del regista di Mulholland Drive. Weir invece, quasi barocco con tutti quei costumi e allusivo nel mostrare la femminilità e i simbolismi sessuali (serpenti) con delicatezza e senza maliziosità di sorta, dirige a modo suo. Ed è una pietra miliare, che piaccia o meno. Un film mancante.



"Ora so che Miranda è un dipinto del Botticelli"

C.Spaulding  @  03/06/2012 23:59:19
   9 / 10
Film bellissimo..davvero inquietante.

SPOILER avrei voluto che dessero una specie di spiegazione a quello che successe quel pomeriggio invece il film ti lascia con mille dubbi. Comunque un ottimo film.

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Ultima risposta 13/07/2013 17.45.42
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selvatiçax  @  03/04/2012 19:37:27
   10 / 10
Davvero molto affascinate, soprattutto se si pensa che è tratto da una storia vera; anche se a riguardo si dice che non sia attendibile, ma io preferisco pensare che sia basato su un fatto reale, così la suggestione è ancora più grande!
Un film "pacato" dai toni allucinati, onirici, inquietanti e allusivi. Non è noioso nonostante la lentezza, e ha delle location Incantevoli e una meravigliosa fotografia.
Per gli amanti del cinema d'autore è obbligatorio vederlo !

bulldog  @  02/04/2012 21:02:01
   7½ / 10
Discreto film del sempre modesto P.Weir.
Ciò che eleva questo film, probabilmente il migliore della sua filmografia, sono le atmosfere mistiche e la poesia inespressa che si capta durante la visione.

Bella la fotografia.

Gruppo COLLABORATORI Terry Malloy  @  26/03/2012 22:58:05
   10 / 10
Ho letto vari commenti in cui si parla di una notevole presenza bergmaniana in PAHR, ma io più che il regista svedese ho visto un fondamentale rieccheggio delle inquietanti e magnetiche presenze della Zona di Stalker.
Tuttavia Weir modifica il punto di vista rispetto a Tarkovskij. Nel cineasta russo infatti era l'Uomo al centro della Zona. In Weir ciò è vero solo in parte. Certo l'espressionismo (nel suo senso artistico) dei volti di Miranda, Irma e Edith (che attrici superbe) è un'immagine significativa di ciò che È la Roccia (sì, perché ho letto che molti si sono chiesti cosa avvenga DENTRO Hanging Rock, ma mi sembra una falsa partenza), ma non può sfuggire di certo che gli uomini sono considerati meno di zero dal regista australiano. Sì, perché mentre in Tarko era solo in atto (forse all'inizio) il processo di svalutazione, di accusa, di riprovazione nei confronti dell'Uomo, in Weir siamo alla frutta: gli animali sono osservati in tutta la loro inquietante naturalità, ma sembrano dominare la scena molto di più rispetto ai loro confratelli umani. Le parole di una giovane suonano a questo punto ridicole: "Millions of year…just for us!". Ed è unicamente in questo quadro di tremendo sadismo anti-umanista che si inserisce la critica autoctona al becero, ipocrita e falso sistema vittoriano. Il posticcio classicismo (sarebbe bello lavorare sui rapporti tra la storia dell'arte e questo film) dell'istitutrice ci arriva alle orecchie come distorto: "Now i know: Miranda is a Botticelli's angel". Miranda lo è, ma dentro nasconde l'inquietudine mostruosa della bestia. Il suo volto bellissimo è un messaggio sottointeso, è un messaggio nascosto e furtivo come un biglietto di San Valentino. La realtà è davanti agli occhi di tutti. In effetti Hanging Rock gioca su un mistero senza mistero. Un personaggio assolutamente secondario dice la verità del film: "La MORTE è nel cielo (e Miranda indicherà proprio il cielo a un certo punto della sua escursione)… ci sono domande che hanno risposta e altre che non ce l'hanno". Non è nell'interesse del grandissimo regista australiano raccontare una storia, una storia di misteri e intrighi, il suo interesse è di raccontare di una "tensione", di un "mondo" attraverso uno "stile". È ciò che sta alla base dell'opera di Gadda per esempio. Weir sfrutta il cinema per raccontare di una inquietudine, di un Immaginario, di alcuni pensieri tormentati, esattamente come faceva Tarkovskij. Ma il Cinema di Weir va oltre Tarkovskij, perché mentre costui ricomponeva i suoi drammi con la catarsi dell'Arte (e aggiungerei con quella di un percorso innanzitutto spirituale della vita), Weir non risolve la tensione. Sto usando termini con cui Gadda si rifaceva al suo lavoro. Gadda non ricomponeva il circolo ermeneutico del romanzo rivelando il nome dell'assassino (Quer Pasticciaccio Brutto de Via Merulana o La Cognizione del Dolore) semplicemente perché non era nel suo interesse farlo. Lui voleva raccontare un mondo malato. E lo faceva travestendo (Wittgenstein) un mondo di un linguaggio barocco e distorto. Weir si limita a mostrare. Suggerisce. Ammicca. Ci convinciamo che qualcosa c'è, ma in realtà non c'è nulla. Nulla se non il cinema di Weir. Il grandissimo, mostruoso, devastante, ma soprattutto inquietante e inquieto cinema di Weir. La sua fotografia CREA il mondo parallelo e sovraumano che crediamo e DESIDERIAMO vedere con l'occhio. Il suo modo di girare, di montare. Il modo in cui recitano gli attori. Le poche, incomprensibili frasi quasi sussurrate all'orecchio indifferente della Natura e dello spettatore. Weir dà al cinema il compito di creare un mondo non percepibile razionalmente. È un compito quasi sovrannaturale. la tirannide della sceneggiatura non è mai stata più debole. In Weir c'è solo l'Immagine. In movimento. È il trionfo del Cinema su ogni arte. È Cinema, nella sua più alta essenza.

Gruppo COLLABORATORI JUNIOR Satyr  @  09/03/2012 12:20:13
   9 / 10
La pellicola che ha rivelato il talento di Weir al mondo intero.
Siamo nel 75, e dentro c'è già tutto il suo cinema. Pochissimi mezzi e una sceneggiatura semplicissima: è uno dei film più inquietanti che io abbia mai visto.

franky83  @  15/02/2012 11:03:45
   6 / 10
Bellissime musiche,ottima fotografia,il film in sè però è abbastanza scialbo

Gruppo COLLABORATORI SENIOR The Gaunt  @  30/12/2011 19:12:33
   10 / 10
Piccole formiche le persone viste dall'alto della roccia di Hanging Rock. E' un'altra prospettiva, antica quanto la Natura stessa, le regole dell'uomo non valgono più nulla negli anfratti di Hangin Rock. Il film di Weir destabizza fino alla radice la razionalità umana, scardina ogni regola senza apparente violenza, ma con la seducente musica del Flauto di Pan di Zanfir ti conduce direttamente nel sogno, lasciando che il mondo repressivo della Appleyard crolli sotto il peso della stessa austerità vittoriana.
Weir mette sè stesso e l'Australia sulla mappa del cinema mondiale con un film che non ha perso nemmeno una briciola del suo fascino, perchè Picnic ad Hanging Rock è una di quelle pellicole che vanno vissute con l'emozione. Cercare soluzioni o razionalizzare significa svilire il senso stesso del film.

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Ultima risposta 30/12/2011 22.36.39
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Gruppo COLLABORATORI Compagneros  @  06/09/2011 17:55:57
   7½ / 10
Buon film di un Weir agli inizi. L'uomo e la natura a confronto in questo film australiano.
Quello che è notevole è l'atmosfera che pervade tutto il film, poco importa se la storia appartenga alla cronaca o alla fantasia dell'autrice del libro da cui è tratta.

Zanibo  @  15/08/2011 21:45:35
   9 / 10
Atmosfera e colonna sonora da 10. In alcuni punti forse un po' troppo ripetitivo e noioso, ma nel complesso un capolavoro.

momo  @  12/07/2011 00:27:50
   8½ / 10
Suggestivo ed estatico "paranormal-thriller" (?).E' difficile dare un voto a questo film: non so se riesca a trasmettere a fondo il messaggio della Lindsay forse per decifrare i significati inpliciti la lettura del libro è fondamentale. Questa può essere una valida alternativa:
http://www.mymovies.it/pubblico/articolo/?id=534725

The Deep Ocean  @  28/04/2011 16:51:14
   8 / 10
"Ora so, che Miranda è un dipinto del Botticelli"

Una storia avvenuta realmente, che tuttavia nella narrazione prende svolte surreali. La parte migliore del film, con tinte oniriche, è quella centrale, quando vengono seguite le quattro ragazze nella scalata ad Hanging Rock. Musche stupende, che ci avvolgono in un crescendo d'intensità, man mano che si sale fisicamente. Le atmosfere sognanti del luogo ci portano via e ci fanno partecipare emotivamente agli eventi presentati in un modo distaccato e lontano, fino a raggiungere il parossismo.
Le storie personali dei personaggi, tutti accurati e a tutto tondo, poi, non stonano affatto, e si inseriscono molto bene in questo affascinante e pittoresco affresco del 1900, che trova lustro anche nei costumi splendidamente realizzati.
Unica pecca, perde un po' di ritmo nella fase finale, tralasciando forse un po' troppo il mistero di fondo.

"Un tempo e un luogo giusto dove tutto ha un principio e una fine."

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Ultima risposta 28/04/2011 21.35.51
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Riddler  @  26/04/2011 14:27:15
   8 / 10
<<Un tempo e un luogo giusto dove tutto ha un principio e una fine.>>
Film visionario, a suo modo surreale e particolarmente astratto. Ai limiti dell'horror, Weir racconta una storia parzialmente vera che attira e stupisce. La scomparsa di alcune donne pero', non è l'unico oggetto dell'opera. Vi sono storie che si intrecciano in una spirale di tensione e di "incomprensione". Seguiamo le storie di alcune delle protagonisti quasi in modo distaccato. Come se fossero talmente grandi, da risultarci incompiute, talmente particolari e proprie da non conoscerle in modo compiuto. Grandi personaggi, grandi scene e musiche eccellenti. Il crescendo della musica nella fase della scalata di hanging rock poco dopo l'inizio è fantastica.
A tratti un po' lento e in qualche pezzo si perde un po' verso la fine, ma rimane un film veramente molto interessante, piacevole e forse uno dei più misteriosi e accattivanti che abbia mai visto.

Oskarsson88  @  24/01/2011 20:10:12
   8½ / 10
onirico, sognante, musiche incantevoli ed infatuanti... film particolarissimo

-ataren-  @  27/09/2010 00:15:46
   7½ / 10
Film pervaso da una atmosfera onirica e misteriosa...che però non riesce coinvolgermi più di tanto. Comunque raffinato e senza dubbio da vedere.

Invia una mail all'autore del commento Suskis  @  17/09/2010 23:07:50
   8 / 10
Concordo con la maggioranza dei commenti che definiscono "affascinante" questo film. Davvero una grande atmosfera e questa sensazione di "qualcosa" nell'aria che resta poi tale. Pur tratto da un romanzo (dichiaratamente di pura invenzione) si finisce per credere davvero che si tratti di un fatto realmente accaduto. Il film che ha reso famoso Weir nel mondo.

guidox  @  17/09/2010 22:41:58
   8½ / 10
sogno ad occhi aperti, mistero non svelato, ambientazione meravigliosa, musiche incredibili.
ASSOLUTAMENTE da vedere.

The BluBus  @  19/07/2010 17:12:17
   8 / 10
Che atmosfera! Affascinante, delicato, misterioso.

Aztek  @  22/06/2010 20:15:24
   7 / 10
Tra i tanti aggettivi utilizzati dagli altri utenti per descrivere questo film, credo che affascinante sia quello più adatto; il film non raggiunge picchi di angoscia molto alti che richiederebbe un mistero come questo, ma sono i costumi, la discreta riproduzione del 1900, la location e l'ottima colonna sonora a caratterizzare questo lavoro di Weir.
Non nascondo comunque di essere rimasto con l'amaro in bocca per colpa del finale, mi aspettavo almeno dei piccoli chiarimenti.

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Romi  @  15/06/2010 17:36:53
   10 / 10
Caspita! Film così ce ne sono pochi. Mi dispiace di averlo visto solo ultimamente. E' incredibile lo stato di angoscia che crea con la semplice atmosfera. Un film onirico, raffinato, splendido.

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Moonsafari84  @  18/05/2010 20:41:04
   8 / 10
Misterioso, suggestivo, inquietante. Credo che questi 3 aggettivi descrivano al meglio questo film bellissimo, che da bambina riusciva a terrorizzarmi più di tutti gli horror che avrei visto in seguito nella mia vita. Non penso di aver più visto film in grado di inquietarmi così tanto, così profondamente intrisi nel mistero...

Peccato che

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edmond90  @  06/03/2010 08:40:45
   9½ / 10
Bellissimo film di Weir.Permeata da un atmosfera inquietante e quasi onirica per tutta la sua durata,questa pellicola intriga e inquieta allo stesso tempo grazie alla splendida regia,alla trama molto originale e ai paesaggi da sogno.

Michael 85  @  13/02/2010 03:47:31
   9 / 10
Aggettivi per questo che non e un film ma arte: Affascinante; Poetico; Ribelle; Lussurioso; Botticelliano; Misterioso; Inquietante; Angoscioso.

suspirio  @  07/12/2009 21:31:58
   7 / 10
Mi piace questo film, molto raffinato, delicato e misterioso.

Gruppo COLLABORATORI Zero00  @  07/10/2009 23:49:01
   8½ / 10
Questo film mi ha messo un'inquietudine terribile addosso. Tutti quei silenzi, quei volti, quella natura. Mi ha ricordato molto Bergman, ma il tocco Weir è distinguibilissimo.

Al di là del mistero irrisolto, sembra quasi che tutti i personaggi abbiano qualcosa di marcio, quel lato oscuro espresso dai loro volti e dai loro silenzi più che dalle parole. Ho trovato tutto questo impressionante e terribilmente sottile. Un film veramente bello e terrificante.

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Ultima risposta 12/10/2009 11.50.15
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Gruppo COLLABORATORI SENIOR Ciumi  @  24/08/2009 19:59:46
   8½ / 10
La montagna s’è presa con sé anche quell’ultimo suo sguardo. E Miranda, come le sue compagne e l’insegnante che l’hanno seguita, da allora non ha più voce se non nella memoria. Rivive bensì nella grazia di quei luoghi, nella dolcezza ipnotica del flauto, nel fascino occulto di quella gita campestre, nelle confessioni intime e sociali delle persone che ha conosciuto. Ma non si trova consolazione alla sua scomparsa, il tempo passa, le preghiere s’attenuano; come quando un segreto non è svelato, l’alimentarsi vano della speranza s’estingue placido in quell’unico frammento del suo vestito bianco.
La natura ha chiuso a sé le sue mani fosche, s’è portata via quegli innocenti fiori di gioventù; la montagna tace, rivela il suo sguardo dolce e ospitale, ma il suo manto è oscuro e impenetrabile come chissà cosa… oh, se potesse la sua voce raccontarci di loro.

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Ultima risposta 19/09/2010 15.10.44
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BlackNight90  @  19/08/2009 04:07:30
   9½ / 10
Peter Weir ha l'incredibile capacità di rendere i suoi film incredibilmente affascinanti e difficilmente dimenticabili, sia che si tratti di produzioni americane, e quindi più facilmente accessibili dal punto di vista emotivo ad un pubblico il più vasto possibile, sia che si tratti di film girati nella natia Australia, più criptici e legati alla natura di quella terra che è ancora in parte selvaggia. Per questo è uno dei registi che più amo e ammiro.
Qui la Natura è l'assoluta protagonista, dotata di una forza misteriosa quanto potente, una volontà presente in tutto il reale che ha negli uomini (in questo caso nelle donne) la sua manifestazione più evidente e soverchiante: il mistero di una scalata immersa nella quiete sonnacchiosa di un bosco, mentre tra l'erba secca e bionda, tra pietre massicce e nere danzano delle ragazze, cullate dal suono suadente ed ipnotico del flauto di Pan di Zamfir, danzano come ebbre di non so quale piacere come baccanti ebbre di vino, guidate da lei, Miranda, splendente come una Venere del Botticelli...dio, il solo pensare a queste sequenze mi emoziona tantissimo.
C'è in tutto il film un velo di erotismo sotteso, represso da un'educazione vittoriana sterile quanto inefficace, una vitalità sensuale che non può essere contenuta ma che Weir mostra in modo semplice ed elegante, come nel dettaglio di una calza che scivola via lentamente mostrando appena la gamba nuda di Miranda; ma questa vitalità, diventato amore tra Sara e Miranda, viene tragicamente impedita.
Il finale irrisolto è la conclusione inevitabile, credo che dare una spiegazione univoca vorrebbe dire togliere qualcosa al film, non permettendo di attingere pienamente al mondo interiore di ciascuno.
Musiche incantevoli, fotografia bellissima, 'Picnic ad Hanging Rock' è un capolavoro e non ci sono storie, ammaliante come un incantesimo ed angosciante come un urlo disperato.

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Ultima risposta 07/04/2010 19.28.50
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LoSpaccone  @  30/07/2009 18:29:57
   7 / 10
Una sorta di thiller metafisico dall’atmosfera sognante che sembra voler esplorare la sfera misteriosa del legame istintivo e apparentemente irrazionale tra uomo e natura. Molto affascinante ma resta troppo nel vago, nonostante metta molta carne al fuoco, lasciando aperti troppi interrogativi. Comunque a chi è piaciuto consiglio la visione de “L’australiano” di Skolimowski.

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Ultima risposta 01/08/2009 07.55.18
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fosco85  @  06/07/2009 01:23:21
   10 / 10
Una cosa è certa: la vita non è cosa facile.
Questo film mi rimarrà impresso per tutta la vita: la fotografia, la musica stupenda, e quella sottile ma pregnante malinconia di certe atmosfere mi hanno sconvolto.
Ho sempre pensato che in un'opera d'arte non ci sia niente da capire, proprio perchè la polisemia è parte fondamentale dell'esperienza estetica e i significati cambiano a seconda della visuale di chi guarda.
Ecco, vedendo questo film, profondamente pessimista, ho pianto profondamente per un amore omosessuale appena sbocciato e non corrisposto, per il disagio della vita di gruppo, per la insensata e opprimente divisione in classi sociali.
Ho pianto per l'ipocrisia di certi rapporti, forzati e non cercati, ho pianto per la dolcezza e la sensiblità nel definire l'animo femminile.
E tutto questo mi ricorda Leopardi, ma solo di sfuggita perchè quella proposta dal regista è una lettura tutta al femminile, e le donne, si sa, prima sentono, e poi razionalizzano.
Non c'è quello sforzo filosofico del grande poeta di razionalizzare, di fare filosofia, c'è un'abbandonarsi al dolore in modo innocente, attraverso la consapevolezza dell'inutilità di una lotta contro la natura (non a caso c'è la volontà delle ragazze di "farsi nude").
E assolutamente non è presente quindi quella componente di eroismo titanico nell'affrontare la madre matrigna che troviamo nel Leopardi.
La musica (ho riconosciuto Chopin e Beethoven) sottolineea in modo magistrale la malinconia e la tristezza di certe atmosfere.
Consiglio caldamente a chi non avesse ancora visto questo film, invece di perdere il suo tempo commentando "troppo belli" e cavolate del genere, di correre a vedere questo film.

Macs  @  04/05/2009 21:57:10
   7 / 10
Film tutto giocato sul manierismo e l'effetto estetico, visto che la trama è ben poca cosa. Suggestive e azzeccate le musiche. Rimprovero però al film una certa presunzione registica, e il fatto che sia un po' noiosetto qua e là. Inoltre la ricostruzione del 1900 è ottima, eccetto su un punto: le pettinature di alcune ragazze sembrano un po' troppo moderne. Un altro film che è giocato su questa spasmodica tendenza estetizzante è "Barry Lindon", ma con effetti decisamente superiori. Del resto, uno non si chiama Kubrick o Weir per caso.

Gruppo COLLABORATORI JUNIOR kubrickforever  @  21/04/2009 19:54:22
   9 / 10
Forse è il capolavoro di P.Weir. E' incredibile come un film dalla trama così semplice riesca a suscitare tutte queste emozioni. Picnic ad Hanging Rock è un mistery movie in piena regola, caratterizzato da musiche, atmosfere e paesaggi splendidi. Molte chiavi di lettura possibili, alcune delle quali potrebbero riguardare il mondo del paranormale. Al termine restano tante idee e nessuna soluzione certa, ma wikipedia ci potrebbe essere d'aiuto...

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Ultima risposta 26/08/2009 20.26.23
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Gruppo COLLABORATORI JUNIOR Invia una mail all'autore del commento Enzo001  @  07/04/2009 15:25:18
   10 / 10
Il fruscio delle foglie silenziose, la maestosa imponenza della pietra, il respiro d'un ruscello che attraversa la selva... "mille anni tutti per noi" in un film, forse il più misterioso mai girato, che contempla la stessa cifra d'imperscruttabile e ignoto di cui è altrettanto misteriosamente composto.
Già, perché quella di Weir con la macchina da presa è autentica magia: le carrellate fra le foglie, simmetriche e perfette; le dissolvenze, i primi piani, i campi lunghi: quadri di rara bellezza; e quella fotografia, viva e reale eppure egualmente misteriosa, come cercasse di comunicare sottovoce.
Un film che non pretende di svelare verità alcuna, perché intrisencamente consapevole di tale precarietà; la addita da lontano, concentrandosi esclusivamente sui suoi protagonisti. Ne vien fuori un ritratto di rara grazia e bellezza, che sconvolge per l'immensa potenza evocativa; il linguaggio di Weir è quello del Bergman di "Sussurri e Grida": accattivante e ambiguo, vivido ed entusiasmante, sempre e comunque attuale.

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Ultima risposta 08/04/2009 13.43.57
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Ciaby  @  09/03/2009 16:44:48
   7½ / 10
Bel film macabro e inquietante di poesia malsana. A tratti molto horror e con qualche passaggio agghiacciante. Non c'è sangue, c'è un'atmosfera che aleggia e che non molla. Ragazze che ricordano le vergini suicide di Sofia Coppola.

DarkRareMirko  @  08/03/2009 16:04:08
   9 / 10
Ottimo film di Weir, che, anche se alla fin fine non chiarisce quasi nulla della vicenda che stà a fondamento del film stesso (ossia la misteriosa sparizione di queste ragazze) offre ad ogni modo al contempo forti critiche alla scuola (cambiano i tempi e cambiano le persone ma, vi assicuro, il 99% dei professori ragiona ancora così, ossia non gliene frega proprio nulla di studenti e ragazzi, voglion solo stare tranquilli e non avere brutte pubblicità per loro e per i loro istituti).

Strana e particolare poi la rappresentazione della natura che viene fuori dal film, misteriosa ed irreale.

Ottime fotografia, interpretazioni e colonna sonora.

Impostati e particolari anche i dialoghi, utili per farsi una propria opinione sul finale e sul senso del lungometragigo stesso.

Da vedere ma non un film per tutti, vista una generale lentezza e qualche elemento WEIRd..

Dan of the KOB  @  04/03/2009 19:06:27
   7½ / 10
Che strano film…ha un fascino del tutto particolare, lo stesso fascino che probabilmente esercita la montagna di Hanging Rock sulle protagoniste del film!
La regia di Weir mi piace sempre parecchio, così come i paesaggi e le immagini molto poetiche che immortala con la macchina da presa!
La storia è angosciante e ti prende fin dall’inizio, ma come alcuni hanno detto il problema principale del film a mio parere è …. Perché???
È la domanda che ci si pone alla fine e alla quale è davvero difficile dare una risposta!

Gruppo COLLABORATORI JUNIOR Gatsu  @  28/02/2009 17:23:08
   8½ / 10
Un altro dei miei film preferiti degli anni 70. Molto bello l'intreccio nelle scene più significative tra immagini e musica. Atmosfera davvero suggestiva. Tratto da una storia vera se non erro e messa su schermo in maniera magistrale secondo me. Non per tutti, ma consigliato

Gruppo COLLABORATORI matteoscarface  @  25/09/2008 00:05:52
   10 / 10
Uno dei film più inquietanti e misteriosi che abbia mai visto. La capacità di Weir di infondere angoscia, mistero, inquietudine e più di un brivido lungo la schiena senza nessun effetto, solo con musica (meravigliosa) e immagini, è più che straordinaria. Mille sono le domande che girano in testa, e tante sono le possibili chiavi di lettura, tra cui (vedere spoiler). Di un fascino raro le ragazze protagoniste. Questo film è un capolavoro.

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Ultima risposta 25/09/2008 02.04.02
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Raggio  @  12/06/2008 12:37:23
   8½ / 10
Una volta ho sentito definire questo film “strano”. Forse è vero, è strano, meravigliosamente strano! Una cosa è certa, non da risposte ai quesiti che propone!

Gruppo COLLABORATORI SENIOR ferro84  @  16/02/2008 21:34:34
   7 / 10
Picnick ad Hanging Rock è un film talmente bello di cui mi è impossibile parlar male anche se di cose da dire ne avrei parecchie!!!!!

Assolutamente ipnotico e l'età aumenta notevolmente questa sua carateristica e realizzato con tocco artistico e pignoleria.

Bellissimo...........MA

Sono dell'opinione che "Il non svelare il finale" sia più che un atto di coraggio, sia di opportunismo, sicuramente un film complesso può portare a una discussione ma un film incompiuto?
Si è vero, il film non è incompiuto dal punto di vista del messaggio, ma da quello narrativo si, non è vero che lascia libero spazio all'interpretazione perchè non esistono elementi per interpretare.


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Quindi ritengo che il finale incompiuto è funzionale all'alone di mistero del film ma nello stesso tempo però mi sembra una scelta troppo comoda o che comunque sarebbe potuta essere messa in scena in modo più compiuto

tati  @  13/02/2008 15:31:32
   8½ / 10
ahhhhhhhhh bellissimo film dai contorni particolarmente sfuggenti.........tutto perfetto !!!!unico interrogativo...se qualcuno mi puo'aiutare...........ma come e'finito ?lo ammetto sono un po' ebete ma in mezzo a questa MAGIA c'e'questo piccolo neo da coprire............

LEMING  @  31/01/2008 16:48:02
   9 / 10
Magia allo stato puro per il primo Weir, dificilmente mi è capitato di respirare queste atmosfere in un film, anche il finale-non finale è la degna conclusione di un film del genere.
Lemming

Invia una mail all'autore del commento piernelweb  @  04/12/2007 21:47:24
   7½ / 10
Da un romanzo australiano di pura finzione, il film che rese subito celebre il regista Peter Weir. A tutt'oggi ancora giustamente considerato fra i suoi migliori lavori. E' la storia della scomparsa di tre giovani collegiali sulle pendici della collina di Hanging Rock, un mistero inspiegabile e irrisolto attorno al quale Weir filosefeggia dando ampio respiro all'ambiguo e incompiuto rapporto fra l'uomo e l'ambiente che lo circonda. La splendida fotografia e l'ottima colonna sonora accrescono il senso di smarrimento dello spettatore di fronte alla diversità delle protagoniste; creature che sembrano aver maturato una coscienza che le pone come elemento integrante della natura al punto da venir ingoiate da essa. E in questo incedere incerto e affascinante, si assiste alle vane ricerche della piccola comunità, che nonostante disponga di instancabili risorse, è metaforicamnte tagliata fuori, come chi guarda, da un mondo per il quale non ha più rispetto. L'istituttrice Miss Appleyard, dovrà fare i conti, drammaticamente, con il suo maniacale attaccamento ai beni materiali.

Geoff  @  13/10/2007 14:53:47
   9 / 10
BELLO!!!!!
Ora ho paura di tutte le rocce i sassi e le pietre.
Quando le guardo mi aspetto che un synth parta con il suo classico suono ad inviluppo.

...organizzo pullman per gita e picnic: chi si unisce?

Gruppo COLLABORATORI ULTRAVIOLENCE78  @  12/10/2007 09:37:27
   8½ / 10
QUESTO FILM MI HA SORPRESO. NON ME LO ASPETTAVO COSI' INTENSO E PROFONDO. UN FILM SULLE INSPLICABILI E MISTERIOSE FORZE DELLA NATURA E DELL'ANIMO UMANO, CHE SI INCONTRANO E SI FONDONO QUANDO TROVANO UN PUNTO DI CONTATTO.
MIRANDA, DUE SUE COMPAGNE E LA SUA INSEGNANTE SI PERDONO NEI MEANDRI DELL'IMPONENTE HANGING ROCK E NON VENGONO PIU' RITROVATE. HANGING ROCK SI PRESENTA COME UNA SORTA DI ROCCAFORTE DELLA "NATURA" INACCESSIBILE AGLI UOMINI, AD ECCEZIONE DI COLORO CHE HANNO UN ANIMO SENSIBILE CAPACE DI PENETRARE L'INTIMA RAGIONE DELLA NATURA? MENTRE GLI ALTRI, INCAPACI DI CIO', POSSONO SOLTANTO FARSI DOMINARE DA QUALCOSA DI IMMENSAMENTE PIU' GRANDE E ININITELLEGIBILE?
E' UNA DELLE TANTE CHIAVI DI LETTURA CUI SI PRESTA QUESTO FILM, IL QUALE SI CONFIGURA PIU' COMPLESSO DI QUANTO POTESSI IMMAGINARE.

  @  07/10/2007 01:40:34
   10 / 10
IPNOTICO............. un'esperienza unica...........dsadasdEFEFEWDFewdfEF

Invia una mail all'autore del commento domeXna79  @  07/10/2007 00:16:06
   8 / 10
Opera ricca di misticismo diretta da Peter Weir nel suo “periodo australiano”.
Tratto da un reale fatto di cronaca, il racconto è pervaso da un’aurea mistica fortemente simbolica, dove tutto sembra attratto da una forza oscura portatrice di “libertà”, contro ogni rigido dettame culturale (l’austero collegio femminile) ma soprattutto contro ogni possibilità di razionale risposta ..emblematica la frase "C'è un tempo e un luogo giusto perchè qualsiasi cosa abbia principio e fine" che sintetizza quanto l’universo risulti legato a leggi naturali non piegabili al volere dell’uomo e che finiranno sempre per prevalere.
Molteplici sono le chiavi interpretative che posso esser tratta da questa inquietante storia (antinomia tra cultura e natura), ricca di simbolismi e sorretta da un alone di mistero volutamente non svelato che ne accresce il senso di interdizione al termine della visione (anche se sinceramente non accettato in toto) ..la colonna sonora è qualcosa di indescrivibile (l’accompagnamento leggero del flauto), ne acuisce in maniera impressionante il tangibile misticismo che il lento incedere della narrazione porta con se ..inoltre ogni personaggio (la solare Miranda, l’orfana Sara, la dolce insegnante de Poitiers, la rigida e venale direttrice) svolge un ruolo fondamentale nelle dinamiche del microcosmo descrittoci, legami forti e dissapori che troveranno nell’epilogo una tragica espressione.
Gran bella prova per tutto il cast, nei costumi dell’età Vittoriana, dalle giovani interpreti femminili come Anne-Louise Lambert e Margaret Nelson, fino alle più mature Rachel Roberts e Helen Morse ..direzione tecnicamente inappuntabile ed elegante per l’allora talentuoso regista australiano Peter Weir.
Importante pellicola che ha rappresentato il trampolino di lancio per Weir ..da vedere!

The Legend  @  24/07/2007 00:16:21
   9½ / 10
E' un film come se ne vedono pochi.

Inquietante, misterioso, quasi esoterico: non è un horror, non ci sono scene di violenza, ma lascia, al termine della sua visione, con un senso di angoscia indescrivibile. E' la magia del cinema.

Precisa la ricostruzione d'epoca, felice la scelta dei luoghi e degli interpreti, sibillino e quasi ipnotico il suono puro del semplice flauto che accompagna le scene salienti. E' un film straordinario, unico nel genere.

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Ultima risposta 07/10/2007 01.35.25
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Dick  @  22/07/2007 21:35:22
   8 / 10
Curiosa ed affascinante pellicola che basandosi su un fatto realmente accaduto porta in scena il conflitto tra realtà, razionalità e cultura e inspiegabile, natura e primordialità che trova ovviamente la sua forza più con le immagini che con i dialoghi. Non mi ha convinto sino in fondo, ma comunque un bel film per me.

Gruppo COLLABORATORI JUNIOR Freddy Krueger  @  28/06/2007 14:33:37
   7 / 10
Un buon film, anche se risente leggermente della sua vecchiaia (il che non è affatto un difetto, anzi, si respira l’atmosfera dell’epoca, però è un peccato che non mi abbia coinvolto come se l’avessi visto allora).
Ottima regia, musiche molto carine, paesaggio perfetto, costumi bellissimi e cast eccellente (e le ragazze sono pure carine!). La grassona però no.
Speravo in un voto più alto, ma come mystery degli anni ‘70 di sicuro è positivo.

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11 risposte al commento
Ultima risposta 22/08/2007 22.35.19
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