pasolini regia di Abel Ferrara Belgio, Francia, Italia 2014
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pasolini (2014)

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locandina del film PASOLINI

Titolo Originale: PASOLINI

RegiaAbel Ferrara

InterpretiWillem Dafoe, Maria de Medeiros, Riccardo Scamarcio, Ninetto Davoli, Giada Colagrande, Adriana Asti, Valerio Mastandrea, Tatiana Luter, Roberto Zibetti, Salvatore Ruocco, Diego Pagotto

Durata: h 1.40
NazionalitàBelgio, Francia, Italia 2014
Generebiografico
Al cinema nel Settembre 2014

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Trama del film Pasolini

Un giorno, una vita. Roma, è la notte fra il 1° e il 2 novembre 1975 quando il grande poeta e cineasta italiano Pier Paolo Pasolini viene assassinato. Simbolo di un'arte che si è scagliata contro il potere, gli scritti di Pasolini scandalizzano e i suoi film sono perseguitati dalla censura. Molti sono quelli che lo amano, non pochi quelli che lo odiano. Il giorno della sua morte Pasolini trascorre le sue ultime ore in compagnia dell'amatissima madre, degli amici più cari; poi esce di notte a bordo della sua Alfa Romeo in cerca di avventure nella città eterna. All'alba del 2 novembre il corpo di Pasolini viene ritrovato senza vita all'idroscalo di Ostia. Un film onirico e visionario, un intreccio di realtà e immaginazione.

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Voti e commenti su Pasolini, 23 opinioni inserite

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Filman  @  24/04/2020 13:44:42
   7½ / 10
Quattro sono le questioni fondamentali di questo film: il Pasolini politico, il Pasolini omosessuale, il Pasolini uomo di famiglia e il Pasolini autore.
Il Pasolini politico viene affrontato con alcune delle sue interviste più famose, interessanti per chi non le conoscesse ma perlopiù finalizzate alla pura raffigurazione caratteriale del personaggio.
Il Pasolini omosessuale dovrebbe trattare un tema sociale importante in un contesto storico complicato, eppure il tempo dedicatovi non è moltissimo.
Il Pasolini uomo di famiglia sembra una figura di contorno che cede spazio ad altri bei personaggi, riuscendo ad essere trasversale al film.
Ma quello che incide di più in PASOLINI è la trasposizione della sua narrativa letteraria, del suo stile post-moderno o per meglio dire post-neorealista, con un racconto a sé che riesce a far convergere tutte le precedenti questioni. Con questa scelta Abel Ferrara mostra un approccio quasi più felliniano che pasoliniano e quindi compie un tributo ulteriore ad un epoca con un grande atto cinematografico forse un po' frammentato ma che non annoia nella sua atipica celebrazione biografica.

JOKER1926  @  04/03/2020 17:15:58
   6 / 10
Pier Paolo Pasolini, a distanza di tanti anni dal brutale decesso, resta una figura di studio, grande intellettuale del novecento.
Abel Ferrara si avventura in una sfida alquanto complicata, insomma, cerca di riportare su pellicola le ultime ore di vita di Pasolini.
La sfida, dunque, può esser considerata affascinante da un lato, mentre, da un'altra prospettiva, può apparire come una partita persa in partenza.
"Pasolini", non è un prodotto che descrive qualcosa in particolare, ma preferisce mostrare (in linea di massima) solo alcune situazioni, Abel Ferrara, paradossalmente, dedica poco alla figura di Pasolini. Lo spettatore che si imbatte con la visione, dovrebbe avere almeno una infarinatura sul personaggio, in caso contrario, la visione risulterà essere quasi inutile.

Diventa difficile un po' per tutti cristallizzare in un giudizio secco tale operazione cinematografica.
"Pasolini" è ben fotografato e tecnicamente dignitoso, il contenuto però non ha slanci particolari. Si procede sulla scena simbolica impregnata in un alone drammatico di fondo.
L'intenzione di Ferrara è gradita, ma la sola intenzione non può sempre essere un punto di arrivo.

JOKER1926

Gruppo COLLABORATORI Compagneros  @  23/03/2018 20:51:02
   6 / 10
Ferrara decide di portare sullo schermo l'ultimo giorno di vita di Pasolini. Fortunatamente, non si concentra sulle circostanze misteriose dell'omicidio ma sulle opere incompiute di Pasolini: "Petrolio" e "Porno-Teo-Kolossal" sono accennati, mostrati come una sorta di viaggio onirico.
Si sente che il lavoro di Ferrara è genuino e sentito, ma si fatica a vedere Pasolini, la sua figura è purtroppo appena abbozzata, la sua poetica appena sfiorata; non basta la fisicità di Willem Dafoe.
Opera che probabilmente risulta migliori nelle intenzioni che nella realizzazione.

Evarg Nori  @  13/10/2017 15:18:44
   6 / 10
Era inevitabile che fosse oggetto di polemiche vista l'inesattezza dell'insieme(anche anacronista in una scena)e diciamo la leggerezza antirealistica.Ma è uno dei pochi film del regista post 2000 a funzionare.Ferrara non intende far luce sulla controversa morte violenta di Pasolini,si limita all'agiografia acritica e nostalgica,nei 2 giorni che ne precedettero la violenta scomparsa.Mostrando il protagonista come un intellettuale carismatico e scomodo,polemico e pessimista verso ciò che lo circondava.Un ritratto ridondante,ma abbastanza corretto,e un Willem Dafoe abbastanza bravo(anche lui ormai comincia a perdere colpi da un pò di tempo...).Davoli,nel ruolo di Eduardo De Filippo,è bravissimo.Scamarcio sorride imbambolato,e basta.Inutili le scene scabrose:la fellatio all'inizio e la ridicola sequenza dell'orgia ispirata alla sceneggiatura del mai girato "Porno-Teo-Kolossal".Così come le sequenze ispirate al romanzo "Petrolio".Non è all'altezza dei vari documentari come "Pasolini prossimo nostro" o il film di Giordana "Pasolini un delitto italiano",ma neanche del tutto da buttare via.Dopo il clamore della stampa nostrana e la proiezione alla mostra del cinema di Venezia,non se l'è filato più nessuno.Sebbene doppiato(da Fabrizio Gifuni),Dafoe recita quasi sempre in italiano,chissà perchè.

Colibry88  @  13/03/2017 22:37:00
   6 / 10
L'ultimo giorno di Pasolini. Non è male ma non è neppure un capolavoro. Dafoe è ben calato nella parte e parecchio convincente. Tuttavia è impossibile "raccontare" Pasolini in una sola giornata. A tratti onirico e surreale, urticante e provocatorio. Ottima la fotografia. Struggente, terribile e sconcertante la sequenza della morte. Sufficienza piena. Fuori luogo invece Scamarcio.

Crabbe  @  09/02/2017 08:49:39
   6½ / 10
Un viaggio onirico nelle ultime ore di vita di Pasolini interpretato da un grande Defoe.

Cinematograficamente scarno ma efficace.

fabio57  @  12/01/2016 11:19:36
   6 / 10
Esprimere un giudizio appena sufficiente su di un'opera dedicata al maestro Pasolini,può sembrare blasfemo, tuttavia bisogna scindere il film sul regista dal regista stesso. Girare un film biografico su un personaggio così controverso è impresa assai difficile e infatti sinceramente non mi sembra in questo caso molto riuscita. Il lavoro mi pare confuso, a tratti borderline, tra fantasia e realtà, non ci dice niente di nuovo e soprattutto non scava a fondo nell'animo del poeta tormentato e geniale. Il cast di tutto rispetto è senz'altro adeguato, quello che manca è una sceneggiatura compatta e lineare.

Gruppo COLLABORATORI JUNIOR Invia una mail all'autore del commento emans  @  17/11/2015 09:52:24
   6 / 10
Il film di Ferrara racconta come Pasolini ha passato il suo ultimo giorno di vita, ma è anche un viaggio onirico all'interno della sua testa, dentro al film che pensava di girare dopo "Salo'".
Sono forse i momenti con Ninetto Davoli i piu' riusciti, malgrado ci sia la presenza di uno Scamarcio piuttosto fuori parte.
Dafoe è bravo nella sua interpretazione ma il personaggio non offre nulla di nuovo a quanto gia' si sapeva fosse accaduto quella notte.
Questo di Ferrara lo definirei un "omaggio a meta'", non del tutto riuscito.

Gruppo COLLABORATORI JUNIOR Invia una mail all'autore del commento tylerdurden73  @  23/10/2015 11:46:59
   6 / 10
Torna a flirtare con la sue radici (paterne) tricolori Abel Ferarra, e lo fa mettendo in scena le ultime ore di vita di Pier Paolo Pasolini tra interviste, momenti di vita famigliare e finestre immaginarie inerenti i progetti futuri (il romanzo "Petrolio" e il film "Porno-Teo-Kolossal" per il quale chiamò in causa Eduardo De Filippo) del poliedrico autore, autodefinitosi scrittore - come da passaporto- ma in realtà molto più che semplice romanziere, saggista o sceneggiatore.
Una mente illuminata e geniale, tormentata e controversa, dalla quale Ferrara estrapola un'infinitesima parte mediante un pensiero/atteggiamento politico, culturale e sociale poco approfondito. Sfugge l'obiettivo di questa operazione con un Willem Dafoe mimetico quanto basta ma non proprio esaltante; il tutto sembra più un'urgenza del regista, un omaggio magari, ma non un'opera divulgativa o atta a imbastire qualsivoglia riflessione.
Il "Pasolini" di Ferrara risulta così un film asciutto, di certo originale nella forma, ma anche troppo algido e privo di sostanza, solo in sporadici tratti incisivo nel restituire la dimensione di questo grande personaggio.
Probabile che l'intento del regista fosse altro, fatto sta che ridurre in questo modo il pensiero, il mondo, e il lascito di Pasolini non giova alla pellicola, in fin dei conti basata su passaggi interessanti (l'intervista al reporter francese e quella giornalista de "La Stampa") e molti altri un po' superflui o addirittura gratuiti (il dolore della madre una volta saputo dell'assassinio del figlio, le cene nei ristoranti, l'accanimento durante l'omicidio). Intrigante invece quando il regista si erge ad alter ego del suo protagonista, e sostituendosi ad esso immagina come sarebbero potute apparire sullo schermo le sopracitate opere incompiute.
Pellicola dagli intenti nebulosi e dal risultato purtroppo anonimo.

ZanoDenis  @  23/02/2015 16:39:49
   7 / 10
Secondo me è un buon film, racconta le ultime 24 ore di vita di Pasolini, parla dei suoi progetti futuri che purtroppo non sono stati realizzati (sarei proprio curioso di vedere un film con pasolini e de filippo) con parti reali e parti oniriche che si intrecciano. Belle le scene delle interviste e in generale tutti i dialoghi, ottimo come sempre Dafoe e sempre simpaticissimo Ninetto Davoli.
Vi è anche la furbizia di farlo durare poco, proprio per questo non pesa affatto, anzi scorre abbastanza bene. Mi ha soddisfatto molto.

piripippi  @  29/01/2015 22:40:10
   6 / 10
un film difficile, genio e sregolatezza di uno personaggi più controversi e ambigui della nostra storia. mi ha fatto tanto piacere rivedere ninetto davoli recitare , ma anche gli altri sono stati bravi. il film lo sconsiglio a meno che non sia un pubblico intellettuale

Gruppo COLLABORATORI JUNIOR Invia una mail all'autore del commento LukeMC67  @  13/10/2014 08:31:26
   8½ / 10
Vado in totale controtendenza e affermo che il film non solo mi è piaciuto, ma che mi ha emozionato non poco e che la sua maggior riuscita è stata quella di aver diviso critica e pubblico: finalmente un salutare film "discutibile", cioè fatto per discutere.
Contrariamente a tutti i giudizi che ho letto sotto, ritengo le parti oniriche assolutamente azzeccate, ben legate alle vicende reali e toccanti.
Quanto alla scelta di raccontare le sue ultime 24 ore di vita, credo sia stata altrettanto azzeccata ad evitare un documentario o, peggio, l'ennesima apologia di un personaggio intellettualmente e fisicamente scomodo del cui pensiero complesso, talvolta ermetico e contraddittorio, oggi tutti pensano di potersi appropriare, dall'estrema destra all'estrema sinistra passando per i più bigotti sino agli atei più materialisti.
Ferrara ha saputo descrivere e mostrare la grandezza intellettuale di Pasolini partendo dai pochi frammenti sui quali stava lavorando e sugli incontri che ha avuto in quelle 24 ore, contrapponendogli la sua natura fisica e istintuale irruenta e irrisolta, senza fronzoli. Da omosessuale posso dire tranquillamente che il film ha descritto in maniera impeccabile i fantasmi di Pasolini e le contorsioni intellettive con le quali tentava di "nobilitarli" (dandogli quella potentissima dimensione metaforica che è culminata cinematograficamente nel tremendo "Salò, o le 120 giornate di Sodoma", opportunamente citato all'inizio insieme alla sua passione totale per il "fare cinema").
Tecnicamente impeccabile (stupenda la fotografia di Roma e ottime le scelte musicali "colte"), con un Dafoe che ormai ergo a mio attore preferito in assoluto (non ha "recitato" Pasolini, "era" Pasolini: del resto Dafoe è una persona intellettualmente molto raffinata, ha dichiarato di aver fatto un lavorone di documentazione sul nostro "écrivain", e si vede!), stupendo il tratteggio pudico riservato alla madre (impagabili i primi piani del suo trattenuto disappunto rispetto ai racconti di Laura Betti durante il pranzo, per non parlare dell'abbraccio sul letto tra le due donne dopo la morte del figlio); forse un po' sottotono (o magari in soggezione) Scamarcio e Mastrandrea; però la trovata di mettere insieme Ninetto Davoli (stupendo anche da anziano) e Scamarcio nelle sequenze oniriche dell'ultimo e mai realizzato film pensato da Pasolini è stata notevole!!
Mi ha sinceramente commosso il finale in cui Ferrara e il suo co-sceneggiatore italiano hanno accostato l'omicidio di Pasolini al finale del suo film immaginato: in poche sequenze hanno saputo racchiudere tutta l'essenza della vita e del pensiero del grande intellettuale friulano: ci agitiamo a fatica nell'esistenza per poi morire senza mai trovare un Paradiso, ma semplicemente per contemplare meglio le (poche?) bellezze e le (troppe?) miserie del Globo Terrestre.
Ci voleva un americano eccentrico, passionale e coraggioso per districare così bene (e rendere altrettanto bene in immagini) tutto il pensiero di questo profeta tragico, un omaggio cinematografico da regista a regista: bravo Ferrara, da parte mia promosso a pienissimi voti, anche per il groppo in gola col quale sono uscito dalla sala cinematografica e dal quale devo ancora riprendermi a distanza di 2 giorni dalla visione di questa pellicola sincera e toccante.

massapucci  @  26/09/2014 23:40:13
   6 / 10
Decisamente a sprazzi. Alterna parti lente ad altre più coinvolgenti. Willem Dafoe all'altezza: è lui la principale nota positiva del film. Per il resto si sente che manca qualcosa. Del resto il film è limitato a priori, trattandosi della narrazione dell'ultimo giorno di vita del poeta. Infatti, Pasolini essenzialmente l'ultimo giorno ha fatto le seguenti cose: si è alzato, ha pranzato, ha rilasciato un'intervista, ha cenato fuori, è stato ucciso. Non è che ci sia molto da raccontare. Ed ecco che l'alternanza realtà - finzione si rende necessaria per arricchire il film. Purtroppo tale trovata, di per se interessante, a mio avviso è stata resa male in pratica, e perciò prende poco. Regia a tratti fastidiosa, con quelle movimentate sequenze interminabili che hanno dato non poco filo da torcere all'apparato muscolare dei miei occhi.
La parte finale - cena, viaggio in macchina fino ad ostia, e morte - è probabilmente la meglio riuscita.
Tutto sommato gli do la sufficienza. Mi aspettavo qualcosa di meglio. Forse una seconda visione me lo farebbe apprezzare di più, ¿quién sabe?

Gruppo COLLABORATORI SENIOR Invia una mail all'autore del commento kowalsky  @  25/09/2014 23:54:38
   6 / 10
Discusso e discutibile, il Pasolini secondo Ferrara segue lo stesso criterio cronologico di "Mary" (invero bellissimo), cronistoria e affresco di un'idea inseguita a lungo. E' difficile non credere alla sincerità dell'operazione, ma il tutto è abbastanza confuso tanto che sembra di essere sul set di un film fin troppo ricco di velleità da repertorio del cinema italiano (la giornata della liberazione di gay e lesbiche, diciamo pure una burinata raccontata con stile, sembra uscita dai parametri Felliniani). Defoe è un Pasolini convincente ma Ferrara aderisce al citazionismo dilagante, tante frasi dette che sembra aver capito tutto del Poeta e invece ne capisce ben poco. Ferrara non fa un'analisi profonda, anzi rischia di aderire in modo terribile al modello secondo cui raccontare un personaggio significa aderire in tutto e per tutto al suo pensiero, che poi è uno solo dei tanti lati interessanti dello scrittore e regista friulano. Eppure nonostante tutto l'impresa di raccontare l'ultima giornata dell'Icona italiana - e come tale la celebra, anche nei siparietti con Davoli che sembrano usciti dalle sue avventure cinematografiche con Totò - riesce alla perfezione. E' una giostra di ricordi dolorosi, quelli, davanti all'omicidio più efferato e scomodo di un personaggio tanto scomodo. L'effetto dialettale può apparire risibile come Mastrandrea che macina un inglese da italiano di Brooklyn e Defoe che prova a parlare italiano. Difficile da giudicare, il Pasolini di Ferrara è ora straordinario ora ordinario, ora sorprendente ora spocchioso e insopportabile. Arduo giudicare un film che potrebbe valere 2 o 9 a seconda delle angolazioni. O del nostro modo di intendere l'ipocrisia dilagante di un revival vivo e palpitante, ma più che altro solo ... tollerante

Gruppo COLLABORATORI SENIOR jack_torrence  @  18/09/2014 02:17:18
   6½ / 10
C'è chi lo ha trovato ispirato (e vi ha "ritrovato" Ferrara dato in crisi o in caduta libera – ma non per tutti: in Francia ritengono i film dei suoi ultimi anni fra i suoi più belli) e chi un pasticcio quasi ingiudicabile.
Se è un "pasticcio", è un pasticcio affascinante. Ma squilibrato. Ispirato, ma col singhiozzo.

Di "Pasolini" si ammira prima di tutto l'amore del regista per il suo personaggio: la passione profonda, l'attenzione al dettaglio, e l'amorosa ricostruzione di un contesto. Ci voleva, uno sguardo essenzialmente estraneo (per quanto attento) al contesto politico italiano, per poterlo sognare, Pasolini. Ci sta, un Pasolini-Dafoe che parla inglese, e solo ogni tanto (tranne che, non a caso, nelle ultime scene verso Ostia) spiccica qualche (patetica) frase in italiano (che il doppiaggio appiattirà). Il Pasolini di Ferrara poggia su due colonne: l'intuizione, presa da "Petrolio", sulla morte della narrativa (e rispecchiata in qualche modo dal magma caotico del film), e, soprattutto, quella splendida intervista in cui non potrebbe essere riassunta meglio la sostanza dell'uomo, dell'artista, del pensatore – la sua impossibile riconciliazione con un mondo stupendo e amatissimo, che vedeva ormai in orrenda rovina.

Il personaggio, insomma, Ferrara l'ha centrato. Ma il film? "Pasolini" è viziato dallo stesso problema delle pellicole più coraggiose (e imperfette) di Ferrara (la maggioranza?). Molto coraggioso nel suo osare, nel suo non voler stare nei limiti di un canone e del già visto, il regista rimane – come è sempre stato – limitato dall'incapacità di disciplinarsi.
Del resto mai Ferrara sarebbe stato Ferrara, se avesse saputo controllarsi. In ciò che lo contraddistingue in positivo risiedono anche i suoi limiti: l'eccesso, l'irriducibilità, l'amore per il paradosso e la provocazione. Proprio per questo i suoi film sono destinati a dividere e a non mettere pace. Un po' come Pasolini. Dal cui immenso genio, è ovvio, Ferrara resta distante anni luce. Questo suo film sembra limitarsi a non essere molto più che un sentito (sentitissimo), ispirato (a tratti) ma slabbrato e imperfetto "santino".

Note a margine. Il film vive innegabilmente di alti e bassi. Due fra tutti. L'ultima scena, nella quale Adriana Asti nei panni di Susanna Pasolini piange la morte del figlio, è la più intensa del film. Scamarcio nei panni di Davoli è invece fuori parte in maniera imbarazzante: soprattutto se si ha l'infelice idea di piazzarlo accanto al vero Davoli, che invece fa superbamente se stesso nei panni dell'Epifanio di Porno-Teo-Kolossal.

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