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Regista assai strambo questo Tsurisaki Kiyotaka,che inizia la sua carriera nel mondo del porno, per poi poco tempo dopo stufarsi, ed iniziare a girare il mondo fotografando e riprendendo gente morta (non di vecchiaia). Questo Orozco è il secondo degli unici due "film" da lui realizzati ed è secondo me il migliore (l'altro si chiama "Junk Film"),un film che non colpisce solo per la crudezza di ciò che vediamo quando Orozco rozzamente apre ed imbalsama cadaveri ma per il contesto in cui tutto ciò è ambientato,in una Colombia iperviolenta e di uno squallore unico dove tra barboni,tossici prostitute e bambini che giocano accanto a cadaveri maciullati e riempiti di piombo,non si riesce ad intravedere nessun raggio di sole o spiraglio di salvezza per quella che appare come un umanità ormai persa per sempre. Un film/documentario crudissimo concentrato sulla figura di Orozco,uomo che ha imbalsamato oltre 50.000 corpi,un uomo che svolge il suo lavora con completa indifferenza,anche quando ha a che fare con bambini. Una pellicola che una volta visionata difficilmente riuscirà ad uscirvi dalla mente,si trova in lingua originale su youtube,però siete avvisati,quello che andate a vedere non è finzione.......
L'iperrealismo che annienta ogni forma subdola di cinema, ogni fronzolo, ogni forma retorica, ogni secondo fine. L'unico elemento che documenta è l'occhio fermo di Kiyotaka, asettico e diretto nel mostrare una realtà ai confini tra droga, violenza, prostituzione, malattia, miseria e degrado a livelli estremi in un panorama di desolazione apocalittica, sporcizia e macerie. Una civiltà in rovina, dimenticata da tutto e tutti in cui l'unica cosa che conta è sopravvivere. Orozco (che sembra il nome di un orco cattivo) fa parte di questa civiltà facendo quello che fa, ovvero prelevando cadaveri dalla strada, scuoiandoli e rivestendoli donandogli un aspetto migliore per la veglia funebre, insomma il lavoro meno invidiabile di questo mondo, ma da questa civiltà non si può fuggire e guardando il volto di Orozco si nota un uomo ruvido e duro come la pietra, oramai abituato a questa vita infame, ma guardando i suoi occhi si capisce anche che è un uomo semplice dagli occhi dolci che crede ancora in qualcosa, testimoni le immagini sacre della ******* che conserva nel suo fetido laboratorio di tassidermia. Quello che spinge a continuare a guardare la pellicola non sono tanto i corpi scuoiati che riversano budella a fiumi, ma più che altro la naturalezza e la rozzagine con cui il ''protagonista'' lo fa, ed è ciò che fa rimanere allibiti, considerando naturalmente anche il contesto sociale in cui è inserito. Non usa mascherine, solo in rari casi, ed una volta sbudellato un cadavere si leva i guanti toccando a mani nude l'oggetto del suo lavoro come se niente fosse. Non si capisce bene se guardando questo prodotto si rimane più colpiti dal macabro mestiere di Orozco o dall'estrema povertà che circonda tutto ciò, davvero ai limiti. Barboni strafatti di crack che vagano come zombie tra rifiuti e macerie alla ricerca di non si sa che cosa, drogati e prostitute che rovistano tra la spazzatura, bambini che giocano spensierati dove a due metri da loro giace un corpo martoriato dal narcotraffico tra sangue secco misto a zella nera, un uomo senza gambe che si aggira su una sorta di triciclo con i ''pedali'' sulle mani, cani randagi ovunque ed infine c'è Floiran che si fa i cavoli suoi con il suo lavoro funereo. Credo di non aver mai visto così tanto degrado tutto insieme, e la cosa sconvolgente è che è tutto reale. Tsurisaki Kiyotaka, anche ex-regista di film porno ha cercato di riprendere tutto ciò che poteva in questo paese del terzo mondo ed è proprio lì che ha conosciuto il nostro ''imbalsamatore'' che vanta la bellezza di cinquantamila corpi in tutta la sua vita. Una pellicola, se così vogliamo chiamarla, ai limiti dell'underground.
Pesante shockumentary orientale, diretto da un afecionado del genere (tale Tsurisaki Kiyotaka, che a quanto so crea pure costosissimi album fotografici ritraenti, manco a dirlo, gente morta).
Ho comprato il dvd import anche a fini tesistici; Kiyotaka si limita a zoom, camera fissa e qualche ripresa in esterno (siam in Colombia, paese narcotrafficante n.1 al mondo, e quindi le morti in strada fioccano che è una meraviglia) ma qualche sprazzo qua e là, complice anche la locandina (molto forte visivamente nonchè accattivante) denota un certo professionalismo.
Nel tratteggiare tale Orozco, compianto imbalsamatore dalla lunga carriera, si creano anche vari approfondimenti: la sua natura è difatti ambigua (tratta i corpi come oggetti difatti - chiamandoli con nomi non proprio educati poi -, o almeno questa è l'impressione che mi ha fatto), pur non rinunciando a una grande cura riguardo al proprio lavoro.
Scene shock si sprecano (corpi aperti, interiora, sangue a go-go) ma c'è comunque meno morbosità rispetto al Traces of death o Faces of gore di turno, visto che un'indubbia volontà di raccontar tal Orozco, a prescindere dal tipo di lavoro svolto, salta fuori.