oro rosso regia di Jafar Panahi Iran 2003
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oro rosso (2003)

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locandina del film ORO ROSSO

Titolo Originale: TALAYE SORKH

RegiaJafar Panahi

InterpretiHossain Emadeddin, Kamyar Sheisi, Azita Rayeji

Durata: h 1.35
NazionalitàIran 2003
Generedrammatico
Al cinema nel Maggio 2004

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Trama del film Oro rosso

Nella Teheran di oggi, le vicende di due amici che sbarcano il lunario come possono. Uno è fidanzato con la sorella dell'altro, che ha promesso di sposare. La tradizione però, impone che la futura sposa indossi un oggetto d'oro in occasione della cerimonia. L'unica soluzione possibile per i due amici è quella di organizzare un furto ai danni di una gioielleria.

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Voto Visitatori:   7,50 / 10 (5 voti)7,50Grafico
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Voti e commenti su Oro rosso, 5 opinioni inserite

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  Pagina di 1  

7219415  @  09/11/2016 11:19:23
   7½ / 10
Ottimo ritratto sulle differenze sociali in un paese come l'Iran.
Il protagonista mi spezza

Gruppo COLLABORATORI SENIOR The Gaunt  @  30/10/2013 00:04:14
   7½ / 10
Disagio personale e sguardo verso l'Iran contemporaneo, Hussain in questo suo peregrinare tra le strade di Teheran consegnando pizze a domicilio svolge un ruolo non dissimile al Travis Bickle di Taxi Driver, fra l'altro entrambi reduci di guerra. Un punto di osservazione che descrive un Iran lacerato da differenze sociali enormi che si guardano con odio e reciproco disprezzo e che rappresentano la molla del destino personale di Hussain.
Un regime che non fa nulla per colmare tali differenze ed invece al contrario è scrupoloso nel far osservare fino ai limiti del grottesco regole assurde come il fermare per accertamenti coloro che hanno partecipato ad una festa di ballo in un appartamento privato. Tra lusso sfrenato e miseria profonda Panahi getta uno sguardo lucido su una nazione tormentata.

Gruppo COLLABORATORI SENIOR foxycleo  @  17/07/2011 12:30:51
   7 / 10
Un bel film, interessante che ritrae in maniera efficace le difficoltà di vivere le differenze sociali in una città come Teheran.
Il film mostra una divisione netta tra classi e quindi un forte senso di oppressione e incomunicabilità.
Ben caraterizzati i personaggi.

tati83  @  17/10/2010 19:18:28
   7½ / 10
bell film! assolutamente da vedere

Crimson  @  10/05/2010 23:28:16
   8 / 10
Sceneggiato da Abbas Kiarostami, questo è il film di Panahi che preferisco. Attraverso toni grotteschi riesce a cogliere sfumature di grande valenza nella moderna Teheran. Nel film spesso si allude ad una città Alta e una Bassa (non solo per ragioni geografiche - la parte a Nord della città oltre ad essere davvero ad un'altitudine maggiore rispetto al resto è anche la più ricca), e questo è lo scenario su cui il film si snoda, anche metaforicamente. Lotta di classe? Non solo.
Il prologo anticipa l'epilogo, e funge da scossa che ci sprona immediatamente a conoscere il motivo per cui i due protagonisti sono giunti a quel capolinea. E' un film che più che una lotta di classe fotografa in generale un'esasperazione, un'oppressione che emerge in dettagli assurdi per noi occidentali, ma che sono all'ordine del giorno per un cittadino di Teheran che vive in un regime, in un'oligarchia vera e propria. La lunga sequenza della festa è forse la migliore (lo stesso tipo di festa proibita che è fatale ai protagonisti dell'ultimo film di Ghobadi), ma anche la visita in gioielleria è emblematica, perchè esprime il rigetto della upper class a "sporcarsi" con la classe inferiore. In quella sequenza è anche espresso il livello di considerazione per la donna meno abbiente, che era il nodo cruciale de 'il cerchio', e gli assurdi sensi di colpa che è costretta a provare senza poter avere dinanzi un confronto di realtà che la spinga a realizzare che non c'è nulla di cui vergognarsi, che merita rispetto, che ha dei diritti come tutti.
Lunga e arzigogolata anche la penultima visita, al "figlio di papà", che racconta episodi futili e si lamenta della propria ricchezza. La mancanza di basi su cui dialogare avviene esclusivamente per condizione sociale, non per questioni culturali, e questo è il maggior segnale della povertà di un paese in cui il divario tra le classi è ancora molto, molto profondo, e crea repulsione e insoddisfazione.

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