ogni cosa e' illuminata regia di Liev Schreiber USA 2005
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ogni cosa e' illuminata (2005)

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locandina del film OGNI COSA E' ILLUMINATA

Titolo Originale: EVERYTHING IS ILLUMINATED

RegiaLiev Schreiber

InterpretiElijah Wood, Eugene Hutz, Boris Leskin, Jonathan Safran Foer, Stephen Samudovsky, Zuzana Hodkova

Durata: h 1.42
NazionalitàUSA 2005
Generecommedia
Tratto dal libro "Ogni cosa è illuminata" di Jonathan Safran Foer
Al cinema nel Novembre 2005

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Trama del film Ogni cosa e' illuminata

Un giovane ebreo americano decide di andare alla ricerca della donna che durante la Seconda Guerra Mondiale in un villaggio in Ucraina aveva salvato la vita a suo nonno, nascondendolo durante un raid dei Nazisti. Il ragazzo viene aiutato nella sua ricerca da un ragazzo di Odessa, che parla un inglese sgangherato ma divertente. Tra commedia e dramma si snoda il viaggio nella memoria di un ragazzo alla ricerca delle sue origini.

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Voto Visitatori:   7,51 / 10 (81 voti)7,51Grafico
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Voti e commenti su Ogni cosa e' illuminata, 81 opinioni inserite

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Gruppo COLLABORATORI SENIOR Invia una mail all'autore del commento kowalsky  @  15/11/2005 00:08:41
   5 / 10
La locandina del film di Schreiber sta a metà strada tra l'Andy Warhol dei manifesti e certa propaganda à la Douglas Coupland periodo "Generazione X Un vettore accattivante e ilare, decisamente contraddittoria in uno script del genere. Come del resto è discontinuo il film, quando ammicca a una certa ironia populista in un contesto ben piu' duro e drammatico di quanto sembri. Il volto di Jonathan (un Wood nuovamente alle prese con anelli, ma un passato non così remoto e nessun incantesimo Tolkieniano) è illuminato ma da un pallore decisamente anticonvenzionale per un'americano, a tratti sembra davvero di vedere l'Hanks russo di "the terminal" spaesato e goffo. Nel gioco delle parti (sovrapposte) un ucraino diventa la perfetta reincarnazione del perfetto americano made in Russian, un coatto tutto american lifestyle hip hop skateboard e McDonald. La parete della stanza di Wood, partito per la Russia alla ricerca delle sue radici, è un muro di oggetti sovrapposti e legati a un'unico albero genealogico, il suo. La cosa piu' interessante del film è proprio questo divario tra le due parti in causa, o il legame che si crea tra l'occhialuto John e un'ucraina un tempo giovane e bella la cui casa sembra un enorme magazzino di scatole da scarpe dove pero' "vivono" dentro le tracce delle persone estinte, ognuna delle quale porta un nome, un'aggettivo, o un'avverbio ("casomai", fattore di persistenza perenne della memoria) L'Ucraina di oggi tra rimozioni forzate (gli occhi di chi "non vede" sono le anime ferite da laceranti ricordi) e una certa passiva accettazione ai trendy americani, si identificano con il giovane accompagnatore, già autore del romanzo originario, una sorta di John Turturro prima maniera che frena i suoi istinti prima di diventare parodia di se stesso. Più interessante la figura del nonno, gli occhi del ricordo e della ferita fatale, di chi ha compreso di aver cancellato soprattutto se stesso. Al di là del peso insostenibile di una nazionalità che non si riconosce piu' e che il regista cerca disperatamente di divulgare, questo film non è altro che l'ennesimo tassello contro il tasto dolente della rimozione , con un'intreccio per certi versi non dissimile dal piu' riuscito "cammiando nell'acqua". Immerso in note gitane che farebbero morire d'invidia un kusturika e il suo "spirito slavo", il film fatica pero' a trovare la sua dimensione: da una parte il peso insostenibile dei ricordi attraverso i flashbacks quasi horror, dall'altro una disperata vocazione all'umorismo sottile e accomodante che cerca di frenare la pesantezza dell'insieme O anche un certo lirismo gratuito (si pensi all'immagine dei campi di girasole) Insomma, non riesce a venire a patti con la sua vera natura, e non è questione esclusivamente di radici: tutto è incancellabile, e ogni cosa si illumina del silenzio della fine, cioè della rimozione stessa del passato"

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