odissea regia di Franco Rossi, Piero Schivazappa, Mario Bava Italia, Francia, Germania 1968
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odissea (1968)

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locandina del film ODISSEA

Titolo Originale: ODISSEA

RegiaFranco Rossi, Piero Schivazappa, Mario Bava

InterpretiBekim Fehmiu, Irene Papas, Renaud Verley, Roy Purcell, Barbara Bach, Michele Breton, Samson Burke, Stefanella Giovannini, Juliette Mayniel, Giulio Donnini

Durata: h 7.26
NazionalitàItalia, Francia, Germania 1968
Genereavventura
Al cinema nel Marzo 1968

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Trama del film Odissea

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Voti e commenti su Odissea, 9 opinioni inserite

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Gruppo COLLABORATORI SENIOR The Gaunt  @  01/03/2022 12:45:20
   10 / 10
Quelli della mia generazione, io in particolare da appassionato di mitologia greca, ho adorato questo seria televisivo, anzi sceneggiato come li chiamavano allora. Nella sua semplicità c'è avventura, azione e quel gusto del fantastico che culmina nell'episodio di Mario Bava con l'incontro/scontro con il ciclope Polifemo o mementi toccanti comela morte di Argo. Bekim Fehmiu è l'Ulisse entrato e mai più uscito dall'immaginario collettivo nazionale. Un prodotto che non ha età e che ho sempre piacere nel rivederlo. Magari è leggermente esagerato e poco oggettivo, ma il voto è puramente affettivo.

mrmassori  @  03/03/2020 09:31:50
   9½ / 10
Ormai è quasi impossibile assistere a opere di cotatnta arte e bellezza, intrise di grande valore morale e di concetti che fanno onore all'intelletto umano. Capolavoro.

JOKER1926  @  12/12/2019 00:02:59
   8½ / 10
Commovente.

Questo è il primo pensiero che muoviamo circa "l'Odissea" , opera magna della Rai, serie televisiva, usiamo questo termine, di altri tempi, di mera concretezza.
Prodotto nel lontanissimo 1968, lo sceneggiato italiano, vede alla regia Rossi e Bava. L'illustrazione proposta riguarda il racconto di Omero, il lungo e metaforico viaggio di Ulisse, fra peripezie e disagi .

"L'Odissea" è il maggior documento della letteratura di ogni tempo, lo stesso Dante Alighieri prese spunti di natura strutturale dall'opera atemporale di Omero, l'Odissea è la sintesi della vita, in essa traspare in maniera clamorosa il simbolismo e ogni dinamica che attornia l'esistenza umana, il coraggio, l'audacia e la paura, sono questi i tasselli incastonati nel concetto del viaggio ellenico , Ulisse è la pedina principe.
Il lavoro da sbrigare alla regia non è affatto semplice, se da una parte la durata sesquipedale dello sceneggiato può essere un vantaggio, dall'altra, allo stesso tempo, può arrecare pesantezza e lentezza allo spettatore. Basteranno pochi minuti , invece , per capire che l'operazione italiana è costruita in maniera impeccabile, l'intrattenimento , al cospetto di qualsiasi tipologia di pubblico, non perde quasi mai terreno. Ne "l'Odissea", infatti, non notiamo punti morti, nonostante le quasi otto ore di proiezione, le dinamiche e gli avvenimenti hanno una specifica forza e velocità che rendono il tutto tremendamente godibile. Un'altra fatica (superata con successo) per i registi è legata alla fedeltà dei testi, notiamo tantissima coerenza.
La presenza nel cast di Bekim Fehmiu, nella parte di Ulisse, è un qualcosa di chimerico Fehmiu risulta essere iconico e incarna letteralmente il ruolo del sagace Odisseo, sguardi e smorfie incommensurabili. Nel ruolo (non semplice) di Penelope Irene Papas , si tratta di una performance apocalittica; l'osmosi artistica e sensazionale dei due attori, Fehmiu e Papas, si registra ai massimi livelli, nell'ultima parte (ultimo episodio) del prodotto cinematografico.
Tutta la schiera attoriale, nel complesso, si muove molto bene, nessun attore soffre la parte, anzi, quasi tutti esaltano il loro ruolo; non può non esser dunque elogiata una sceneggiatura di pregevolissima fattura.
Le lodi sul versante tecnico devono proseguire soprattutto per quanto concerne la scelta dei luoghi, dei costumi. Si vive veramente dentro l'atmosfera che fu dei padri ellenici, la dimora di Ulisse ad Itaca è un documento di fedelissima storia . Impressionante la messinscena.

"L'odissea", fra Cinema e storia

Omero attraverso il suo straordinario lavoro ha offerto fonti culturali non banali, persino il concetto delle religioni nel mondo (struttura e personaggi) , si ispirano all'Odissea, ma per quanto riguarda questa fattispecie, non vogliamo creare polemiche, quindi non approfondiamo il discorso.
La cosa pregnante , però, riguarda la metaforica parabola ascendente/discendente dell'uomo; Agamennone, eroe bellico per antonomasia, muore in maniera rocambolesca; lo stesso Achille quasi invincibile, muore prima del ritorno di Ulisse a casa. Gli uomini che figurano nell'Odissea vivono le loro sublimi fasi e poi vedono i propri corpi eclissarsi in un tremendo istante. Sopravvive solo Ulisse, protetto a dovere da un paio di dei che contano, il greco vive trasversali vite. L'astuzia e la fortuna sono due elementi che ritroviamo in maniera a dir poco copiosa nell'epopea di Ulisse. Il distruttore di città è anche un uomo leale, la sua personalità ha un gioco doppio, è amato da Atena ma odiato anche da altre divinità, in primis Poseidone, re del mare e padre di Polifemo.

"L'Odissea" della rai è un capolavoro?

Probabilmente resta uno dei migliori prodotti offerti dalla televisione statale di sempre, il termine di capolavoro può essere anche usato. Noi , criticamente , guardiamo (purtroppo) il pelo nell'uovo , del grande e sensazionale lavoro narrativo di Omero mancano tremendamente alcune tappe avvincenti.
La terra dei Lestrigoni (abitata da ciclopi spietati che distrussero quasi tutto l'esercito di Ulisse) non è introdotta nel corpus artistico e specialmente l'episodio clou, quello inerente a Scilla e Cariddi , manca. Probabilmente per questioni tecniche di effetti speciali. Strana lentezza invece per quanto riguarda i momenti con Circe e Calipso, forse le uniche parti non formidabili, ma comunque sempre oltre il concetto di arte ordinaria.

Per gli amanti della mitologia, lo sceneggiato italiano, almeno una volta nella vita, merita una attenta ed appassionata visione. Nella mitologia greca rientra tutto il mondo e tutta la psiche umana, fra vittorie inenarrabili e sconfitte inesorabili.

Gruppo COLLABORATORI Compagneros  @  23/06/2019 19:16:03
   8½ / 10
Sceneggiato Rai di altissima qualità che non può che far rimpiangere quei tempi in cui la Radiotelevisione Italiana sfornava perle come questa.
L'Odissea di Omero trasposta con inevitabili tagli ma con una certa accuratezza filologica. Un poema universale che a distanza di millenni è ancora grandissimo, un classico eterno che non esaurirà mai quello che ha da dire.
Pellicola tecnicamente, girata a colori anche se all'epoca la Rai trasmetteva ancora in bianco e nero, perché il prodotto doveva essere venduto in tutto il mondo. Grande cast e ottima regia, in alcuni punti è evidente la mano sapiente del geniale artigiano che fu Mario Bava.
Dopo mezzo secolo, questa trasposizione dell'Odissea è ancora una spettacolo godibilissimo.

Romi  @  17/02/2019 17:51:06
   10 / 10
Altra serie televisiva degli anni d'oro della Rai. Bellissimo, la migliore trasposizione dell'Odissea di Omero. Attori bravissimi. La voce narrante in sottofondo introduceva ogni puntata con la recita di un verso del poema, indovinate chi? Un tizio di nome Giuseppe Ungaretti.

Invia una mail all'autore del commento luca986  @  21/01/2017 21:17:47
   8½ / 10
Notevolissima trasposizione del poema di Ulisse. Ritmo non sempre elevato, ma livello di fedeltà al poema molto alto.

Gruppo COLLABORATORI JUNIOR rain  @  18/11/2014 19:14:52
   9½ / 10
Ad oggi questo grandioso sceneggiato Rai rimane la miglior trasposizione del poema epico più bello di sempre.

Perfetto sia per quanto riguarda il comparto tecnico (scenografie e costumi), sia per le emozioni che riesce a suscitare. Menzione particolare per l'episodio di Polifemo (diretto da Mario Bava) e per tutta la parte in cui Ulisse affronta la discesa negli inferi (da brividi il dialogo con Tiresia).

Tolgo mezzo voto perchè mancano Scilla e Cariddi (probabilmente al tempo mancava la possibilità di realizzare dignitosamente le due creature) protagonisti di una delle mie parti preferite de l'Odissea.

benzo24  @  20/01/2014 10:40:09
   10 / 10
Capolavoro immenso, straordiario.

Gruppo COLLABORATORI Marco Iafrate  @  13/06/2012 23:01:40
   10 / 10
"Bisogna che lo affermi fortemente che, certo, non appartenevo al mare
anche se i Dei d'Olimpo e umana gente mi sospinsero un giorno a navigare
e se guardavo l'isola petrosa, ulivi e armenti sopra a ogni collina
c'era il mio cuore al sommo d'ogni cosa, c'era l'anima mia che è contadina,
un'isola d'aratro e di frumento senza le vele, senza pescatori,
il sudore e la terra erano argento, il vino e l'olio erano i miei ori
Ma se tu guardi un monte che hai di faccia senti che ti sospinge a un altro monte,
un'isola col mare che l'abbraccia ti chiama a un'altra isola di fronte
e diedi un volto a quelle mie chimere, le navi costruii di forma ardita,
concavi navi dalle vele nere e nel mare cambiò quella mia vita...
E il mare trascurato mi travolse, seppi che il mio futuro era sul mare
con un dubbio però che non si sciolse, senza futuro era il mio navigare
Ma nel futuro trame di passato si uniscono a brandelli di presente,
ti esalta l'acqua e al gusto del salato brucia la mente
e ad ogni viaggio reinventarsi un mito a ogni incontro ridisegnare il mondo
e perdersi nel gusto del proibito sempre più in fondo
E andare in giorni bianchi come arsura, soffio di vento e forza delle braccia,
mano al timone, sguardo nella prua, schiuma che lascia effimera una traccia,
andare nella notte che ti avvolge scrutando delle stelle il tremolare
in alto l'Orsa è un segno che ti volge diritta verso il nord della Polare.
E andare come spinto dal destino verso una guerra, verso l'avventura
e tornare contro ogni vaticino contro gli Dei e contro la paura.
E andare verso isole incantate, verso altri amori, verso forze arcane,
compagni persi e navi naufragate per mesi, anni, o soltanto settimane
La memoria confonde e dà l'oblio, chi era Nausicaa, e dove le sirene?
Circe e Calypso perse nel brusio di voci che non so legare assieme,
mi sfuggono il timone, vela, remo, la frattura fra inizio ed il finire,
l'urlo dell'accecato Polifemo ed il mio navigare per fuggire
E fuggendo si muore e la mia morte sento vicina quando tutto tace
sul mare, e maldico la mia sorte, non provo pace,
forse perché sono rimasto solo, ma allora non tremava la mia mano
e i remi mutai in ali al folle volo oltre l'umano
La via del mare segna false rotte, ingannevole in mare ogni tracciato,
solo leggende perse nella notte perenne di chi un giorno mi ha cantato
donandomi però un'eterna vita racchiusa in versi, in ritmi, in una rima,
dandomi ancora la gioia infinita di entrare in porti sconosciuti prima."

Questa canzone di Guccini penso sia il tributo più significativo che autore di canzoni abbia mai avuto l'ardire di realizzare, un poema della grandezza dell'Odissea racchiuso in pochi versi cantati, un gioiello di rara bellezza, mi spingo a dire che lo ritengo, forse, il testo più bello del cantautore di Pavana, ciclopico (quale altro termine avrei potuto usare) pur nella brevità di una canzone.
Ad un'opera della levatura dell'Odissea di Omero è quasi naturale che le si debba rendere omaggio, oltre a Guccini, le ha reso omaggio Joyce con il problematico "Ulisse", le ha reso omaggio la scuola con un testo studiato da milioni di ragazzi, le ha reso omaggio il cinema con un film di Mario Camerini del 1954 con Kirk Douglas protagonista e le ha reso omaggio la televisione.
Nel 1968, periodo in cui il sottoscritto per andarlo a vedere smetteva di giocare con i soldatini, uscì uno sceneggiato TV in 8 puntate diretto da tale Franco Rossi che fece innamorare i milioni di ragazzi di cui sopra a questa immensa opera cantata da Omero.
Narrato da una voce fuori campo, lo sceneggiato descrive, come da poema, il parallelismo tra l'azione divina e l'azione umana, la persecuzione di Nettuno nei confronti di Ulisse è alla base di tutte le vicissitudini dell'Itacese, l'uomo è protetto a sua volta da altri Dei senza la cui opera, si sarebbe trovato probabilmente relegato , misero elemento assoggettato alle forze della natura, alla banale quotidianità della vita. La serie inizia con il primo episodio dove troviamo Penelope e Telemaco nella loro casa di Itaca alle prese con i pretendenti al trono, per snodarsi, mediante flash back, nel racconto dei vari siti raggiunti da Ulisse durante il difficile percorso che da ***** lo riconduce ad Itaca.
Inutile dire che la perla dello sceneggiato ( senza tra l'altro nulla togliere all'Opera nel suo complesso) è il quarto episodio con protagonista il gigante Polifemo, (l'unico con la regia di Mario Bava), semplicemente straordinario, con effetti speciali che all'epoca (siamo nel '68), fecero sbarrare gli occhi ai telespettatori.
Nel ruolo di Ulisse nessuno degli attori più in voga del periodo avrebbe potuto far meglio di Bekim Fehmiu, a mio parere un 'interpretazione ancora più colossale della statura del ciclope che ha accecato. Bellissima la puntata della discesa del Re di Itaca nell' Ade, il regno dei morti, l'incontro con la madre Anticlea, è da nodo alla gola, d'altra parte nel poema la figurazione omerica dell'averno è stupenda, commovente e lirica, qui rappresentata magnificamente.
Superate le numerose prove nonostante l'ira di Poseidone, aiutato dalla Dea Atena, Ulisse torna ad Itaca da solo, l'ultimo episodio della serie Tv descrive, logicamente, la sua vendetta , terribile, scenograficamente perfetta, spietata, necessaria a ristabilire l'ordine e i ruoli.
"Canterai ciò che è stato perché tutti sappiano cos'è il bene e cos'è il male fra gli uomini".
Divina e magnetica Irene Papas, il volto di Penelope, bravissima, l'espressione del suo viso trasmette esattamente gli stati d'animo di chi deve sopportare la sofferenza del distacco, l'amore negato dal destino, il fato che impone le distanze.
Tutta la serie si può vedere in streaming su Video Rai. It , a tutti coloro che non l'hanno veduta la consiglio vivamente.

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Ultima risposta 14/06/2012 18.19.30
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