nuovomondo regia di Emanuele Crialese Italia, Francia 2006
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nuovomondo (2006)

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locandina del film NUOVOMONDO

Titolo Originale: THE GOLDEN DOOR

RegiaEmanuele Crialese

InterpretiVincenzo Amato, Francesco Casisa, Charlotte Gainsbourg, Filippo Pucillo, Aurora Quattrocchi, Isabella Ragonese

Durata: h 1.52
NazionalitàItalia, Francia 2006
Generedrammatico
Al cinema nel Settembre 2006

•  Altri film di Emanuele Crialese

Trama del film Nuovomondo

Inizi del Novecento. Sicilia: una decisione cambierà la vita della famiglia Mancuso, scegliere di lasciarsi il passato alle spalle e iniziare una vita nuova nel Nuovo Mondo. Salvatore vende tutto per portare i figli e la vecchia madre in un posto dove ci sarà più lavoro e più pane per tutti. Salvatore Mancuso, è uno delle migliaia di emigranti italiani che misero in gioco tutto. Non è un eroe, è un uomo semplice, ma guidato da una lucida consapevolezza che lo spinge ad affrontare il lungo e pericoloso viaggio attraverso l'oceano, per giungere a New York agli albori del XX secolo. Non va in cerca di grandi fortune, né di gloria. Trovare un lavoro e una casa per i suoi familiari sono il suo unico obiettivo. Una sottile e allo stesso tempo fitta atmosfera di mistero avvolge l'intero viaggio: dai riti prima della partenza, alle cure che la madre di Salvatore riserva agli abitanti del villaggio affetti da strane patologie, riconducibili ad arcane presenze e spiriti, che da sempre accompagnano la vita dei contadini siciliani. Niente spaventa i Mancuso, nemmeno le minuziose analisi fisiche e psicologiche a cui gli immigrati dovevano essere sottoporsi una volta sbarcati, che sentenziavano il diritto a rimanere nel Nuovo Mondo o l'obbligo a tornare nel Vecchio...

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Voto Visitatori:   7,77 / 10 (113 voti)7,77Grafico
Voto Recensore:   9,00 / 10  9,00
Migliore scenografiaMigliori costumiMigliori effetti speciali
VINCITORE DI 3 PREMI DAVID DI DONATELLO:
Migliore scenografia, Migliori costumi, Migliori effetti speciali
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Voti e commenti su Nuovomondo, 113 opinioni inserite

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  Pagina di 1  

Testu  @  21/08/2011 18:26:14
   5 / 10
Film fondamentalmente senza una storia e che ha un tema portante spesso trascurato, ma ancora una volta non affrontato sulle sue cause. Rende forzatamente le illusioni reali di quel tempo in chiave onirica e l'effetto è grazioso ma più comico di quanto si vorrebbe. Purtroppo nel dipingere i soggetti hanno confuso spesso e volentieri l'ignoranza con la stupidità e per il tempo che la pellicola occupa, si digerisce poco il fatto che sia inconcludente.


Non è pesante e qualche sorriso lo strappa, ma non è nulla di così artistico.

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Ultima risposta 05/12/2011 03.07.35
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Gruppo COLLABORATORI SENIOR elio91  @  18/06/2011 11:14:39
   9 / 10
Noi questo genere di cinema e di autori non ce li meritiamo proprio. è giusto che Crialese sia più apprezzato all'estero che in Italia dove questo film ha ricevuto critiche entusiastiche a festival vari ma in realtà a conti fatti pochi lo hanno visto e chi lo ha fatto raramente ne ha colto la grandezza.
Per il sottoscritto? Questo è uno dei film italiani più belli degli ultimi 10 anni,cosa rara da poter dire.

Crialese conferma la sua vena evocativa dietro la macchina da presa dopo il bellissimo e sorprendente Respiro. Lo stile è lo stesso molto neorealista ma capace di lasciarsi andare ad immagini surreali di una potenza clamorosa e che nel finale,speculare a quello di Respiro,lascia letteralmente i brividi e la voglia di rivedere tutto da capo un'altra volta.
Il tema è quello dell'immigrazione in America agli inizi del Novecento,in particolare della famiglia siciliana dei Mancuso alla ricerca di un nuovo mondo,una sorta di paradiso dove il mare è fatto di latte,i frutti e gli ortaggi sono enormi e i soldi possono piovere dal cielo. Dallo splendido incipit che presenta tutta l'arretratezza e la miseria primordiale di questa famiglia si arriva alla partenza con la nave,un momento di cinema che lascia col fiato sospeso per semplicità e forza di immagine: la nave che si stacca da terra lentamente con migliaia e migliaia di persone ammassate è una scena incredibile che riesce ad evocare ciò che suscita con semplici parole.
Al viaggio verso il paradiso è dedicata la parte centrale,ricca di claustrofobia e primi piani stretti che rimandano alle persone ammassate all'interno della nave,tra migliaia di corpi sporchi,sudati ma speranzosi.
Con l'arrivo ad Ellis Island il film prende un'altra piega,più documentaristica ma non per questo meno riuscita. Crialese mostra con piglio realistico quello che quotidianamente avveniva allo sbarco di clandestini con allusioni vagamente razziste e retrogade proprio da quel nuovomondo dove sarebbe dovuta esistere la prosperità materiale e spirituale. Si comincia a capire che questo mondo idealizzato non era forse ciò che si aspettava prima della partenza e ci sarà chi proprio non riuscirà ad adattarsi all'America ancora prima di entrare,condannato a restare per sempre nel proprio mondo primordiale,come è giusto che sia.
Se il Nuovomondo porterà prosperità e assomigli all'idea che si è fatta il protagonista Salvatore di questa terra non è dato saperlo; d'altronde Crialese questa terra di bella speranza non la mostra mai se non attraverso gli occhi di un protagonista attaccato alla speranza come ad una zattera nella corrente.
Rimane la bellezza assoluta di un film dalla tremenda forza evocativa che parla con un linguaggio universale di antiche speranze,distacchi e immigrazione con un sentimento primordiale,come primordiale è l'umanità ritratta.
Cast meraviglioso e bravissima la Gainsbourg,affascinante e metafora di quell'America che i Mancuno vanno ad esplorare senza conoscerla.

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Ultima risposta 18/06/2011 16.45.47
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Gruppo COLLABORATORI JUNIOR oh dae-soo  @  04/05/2011 11:40:20
   9 / 10
Da dove cominciare...
Forse dal fatto che Nuovomondo è senza dubbio una delle più importanti pellicole italiane (almeno) degli ultimi 5 anni? Che Crialese ha flirtato col Capolavoro ed è riuscito quasi a portarselo a letto? Che è forse nata una nuova corrente di neorelismo moderno e visionario?
Già son lungo di mio, qua per stare nei limiti ho bisogno di asciugare parecchio.
Crialese affronta, se posso permettermi l'espressione, una specie di autobiografia diacronica, cioè prende un fatto personale (la sua emigrazione negli Stati Uniti) ma lo analizza agli albori del fenomeno, il primo '900. E' molto importante che un nostro rappresentante formatisi in America senta però così forti le proprie radici (vedi anche Respiro, la sua opera precedente).
La storia non è semplice, di più, è quasi un paradigma: la famiglia siciliana dei Mancuso vende tutti i propri averi (qualche animale) per imbarcarsi verso il Nuovo Mondo, l'America, terra di ortaggi giganti, soldi che cadono dagli alberi e fiumi di latte. Stop.
Tra le tante una delle cose che sorprende di Nuovomondo, e che ad una visione superficiale non viene in mente, è che Crialese non ci mostri mai in realtà l'America. Lo sbarco avviene nella nebbia più fitta e gli ultimi 40 minuti sono tutti in uffici (non luoghi) senza aver mai una minima visione dell'esterno (paradossalmente se ci pensate dal momento dell'imbarco in poi non c'è più un esterno, se non il ponte della nave). C'è una scena emblematica in cui alcuni dei protagonisti si affacciano da una finestra e vedono "palazzi di 100 piani"; quello che vedono ci viene raccontato e non mostrato a dimostrare la precisa scelta di Crialese.
E un'altra curiosità sta nel fatto che un film che ha tutte le carte in regola per essere considerato una specie di romanzo popolare in realtà non prende mesi, anni, decenni, ma racconta soltanto (a parte il periodo in nave, necessario per il collegamento) 2,3 giorni della vita dei protagonisti, quello dell'imbarco (e il giorno prima presumibilmente) e quello dello sbarco, geniale.
Parla dell'America ma non mostra l' America, ha le caratteristiche del romanzo ma racconta 2 giorni.
Credo che pochissime volte mi sia capitata una pellicola in cui mi trovo costretto a citare così tante sequenze. In realtà Crialese infila, come in una collana, una perla dopo l'altra. La scalata iniziale dei due protagonisti, la consegna delle scarpe e dei vestiti, l'arrivo nel porto con la claustrofobica scena dei venditori di pesce, la panoramica sulla gente in attesa di imarcarsi, la partenza della nave presa dall'alto con le due masse di teste che si staccano una dall'altra (impressionante), la sistemazione nelle cuccette, il gioco di sguardi tra Lucy e Salvatore, la tempesta vissuta e mostrata solo dall'interno della nave con la successiva panoramica sui corpi addormentati e stremati, la pettinatura con il canto di Fortunata, la doccia (scena quasi lirica e profondissima) , i matrimoni combinati, la stessa Fortunata che urla "siete Dio?" riferendosi al potere di decidere del destino di una persona, il saluto dei figli alla madre. E ne ho saltate parecchie.
Prova attoriale incredibile dove, tra tutti, spiccano una straordinaria Gainsbourg e la coppia Quattrocchi (Fortunata), Pucillo (Pietro), protagonisti della scena emotivamente più forte. La regia è meravigliosa, a suo agio tanto nelle scene ampie (panoramiche in campo lungo e splendide riprese dall'alto, vedi quella dei visi che al suono della sirena della nave si voltano all'unisono) che in quelle più strette e concitate (la tempesta, l'arrivo al porto).
Forse l'unico difetto è un leggero periodo di stanca nell'ultima mezz'ora, con le scene degli "interrogatori" troppo lunghe e ripetute.
E' un vecchio cinema sposato perfettamente al nuovo. Forse qualcuno storcerà il naso alle scene visionarie, ma hanno una propria coerenza con il resto. L'america è un Mito, un Sogno, e così lo tratta Crialese. Salvatore ha 3 visioni e tutte sono basate su accadimenti reali. Le prime 2 (gli ortaggi giganti, la pioggia d'oro) sulle foto che gli aveva mostrato Pietro, la 3° (il fiume di latte) sui racconti in cuccetta. Sono quindi soltanto proiezioni, non proprie invenzioni. Visioni magnifiche.
Mai come la nostra, quella di Nuovomondo.

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Ultima risposta 09/05/2011 11.52.54
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SuperLucky  @  20/12/2008 16:43:49
   4 / 10
personalmente non è piaciuto

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Ultima risposta 20/12/2008 16.45.04
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Gruppo COLLABORATORI SENIOR Invia una mail all'autore del commento Giordano Biagio  @  13/11/2007 11:59:26
   7½ / 10
Film dai contenuti buoni e veri ma un po' povero di movimento e bellezze fotografiche.

Il cinema è movimento, quando lo capiranno i nostri registi emergenti?
Si può parlare di storie tristi e veriste mantenendo uno stile fotografico di buon livello e facendo entrare il sole nelle scene, ciò nulla toglierebbe all'intensità drammatica.

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Ultima risposta 14/11/2007 22.18.23
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gustavone  @  21/08/2007 15:09:41
   5½ / 10
piatto e noiosetto..

non mi è piaciuto..non l'ho capito...

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Ultima risposta 06/12/2007 02.13.45
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InSaNITy  @  25/07/2007 15:24:32
   8½ / 10
Uno dei migliori film italiani degli ultimi anni, secondo me. Una piacevole sorpresa.

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Ultima risposta 08/11/2007 01.35.09
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jess  @  28/06/2007 09:06:00
   10 / 10
Molto bello.


A qualche scena ti fa addirittura riflettere!!!

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Gruppo COLLABORATORI Terry Malloy  @  27/06/2007 13:53:44
   8½ / 10
ottimo film, gioiello italiano che si spera abbia attribuito grande onore a un cinema che dormiva da anni un sonno profondo. fedele al glorioso passato italiano cinematografico, l'abilissimo Crialese gestisce un problema delicato come quello degli sbarchi in suolo americano degli italiani stupidi e della selezione divina di quei farabutti.
colonne sonore rare, ma in alcuni momenti bellissime e geniali. un film da ricordare e di cui vantarsi.

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Ultima risposta 27/06/2007 14.30.28
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Invia una mail all'autore del commento vlad  @  10/05/2007 17:04:15
   10 / 10
Un film d'altri tempi. E, effettivamente...

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Ultima risposta 10/05/2007 18.48.38
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Gruppo COLLABORATORI Victor  @  30/03/2007 16:11:44
   8 / 10
Bello ed intenso come se ne vedono pochi sui nostri schermi, delicato nel mostrare l'amore e la speranza del protagonista e coraggioso nell'affrontare l'intero film in siciliano stretto.
Gli attori sono tutti eccezionali, su tutti il protagonista, Vincenzo Amato, che ci piacerebbe vedere anche diretto da altri registi, ma si difende bene anche l'aristocratica Charlotte Gainsbourg, memorabile la scena della foto.
Degna di nota anche l'idea del fiume di latte percorso da carote.

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Ultima risposta 30/03/2007 18.43.33
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Macs  @  04/03/2007 21:14:27
   7½ / 10
Finalmente ho visto questo film, una bella ricostruzione storica. Forse il soggetto manca un pò di forza, lo stile è molto documentaristico e di fatto non esiste una vera trama. Ma ci sono altri pregi, bravissimi tutti gli attori, eccellente Amato mentre la Gainsbourg è un pò ingessata.
Da italiano emigrato all'estero, mezzo punto in più perchè anche se i tempi sono cambiati, mi ritrovo in parecchie delle speranze e delle paure di questi coraggiosi siciliani di 100 anni fa.

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Ultima risposta 10/05/2007 17.22.43
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vori  @  26/02/2007 09:41:55
   2 / 10
Più che un film un documentario, la storia è stata più volte proposta e questo film non porta nulla di innovativo o di diverso.

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Ultima risposta 31/05/2007 20.46.12
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fabiodeep  @  17/02/2007 22:21:58
   1 / 10
Questo è il peggior film che ho mai visto, la prima ora e mezza è da suicidio, fastidioso, dopo diventa accettabile.

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Ultima risposta 25/07/2007 15.23.10
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Invia una mail all'autore del commento sb6r  @  12/02/2007 17:20:24
   9 / 10
Toccante senza retorica alcuna. Crialese è riuscito nell'ardua impresa di riportare adeguatamente sullo schermo le paure, le angosce, le speranze di chi si apprestava a partire per il Nuovo Mondo: terra di promesse, di sogni e desideri; terra magica dove ogni fantasia trova il suo corso elargendo sorrisi nelle facce spente, affaticate di chi è stato disposto a rischiare tutto e a lasciare nella sua patria gli affetti, la nostalgia.
Il film si divide in due parti, fortemente legate tra loro. La prima si svolge nella brulla Sicilia, tra pastori e superstizioni, onestà d'intenti e povertà. L'arretratezza culturale è palpabile e questa sensazione ci accompagna per mano durante tutta la visione, ma è una mancanza genuina, senza colpe: aumenta, anzi, il merito di queste persone disposte a tutto pur di migliorarsi sia pur economicamente e materialmente. Il primo troncone, insoma è una piccola perla storica. Un buco da cui sbirciare il passato.
La seconda metà invece è ambientata nell'asettico e inospitale centro di accoglienza di New York, simbolo delle porte d'ingresso per il sogno americano. Anche qui i complimenti a Crialese si sprecano: ogni particolare condisce di veridicità la toccante odissea di persone povere ma ricche di spirito. Da un lato la rigida, seppur necessaria, burocrazia degli States e dall'altro l'onesta supplica di chi desidera un futuro, una vita, migliore. Da notare la commovente testardaggine della madre anziana, troppo attaccata alle sue origini per apprezzare un benessere a lei sconosciuto.
Parentesi tra queste due parti è la traversata dell'ocenao in nave: luogo di scambio di timori tra i passeggeri stivati come merci in cuccette spoglie di qualsiasi comodità.
Per concludere, una pellicola stupenda che riporta lustro al cinema italiano. Un racconto lucido e pulito di una delle più grandi tragedie emotive del nostro paese.

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Ultima risposta 21/02/2007 15.43.59
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HATEBREEDER  @  21/11/2006 18:06:18
   4 / 10
Crialese sfoggia uno di quei film storici/terronici soporiferi che tanto piacciono ai critici, alle maestre di italiano (come ho detto nel mio commento de "Il gattopardo" provo pietà per i poveri alunni che si dovranno sorbire questa palla mostruosa) e a quanto vedo anche alla setta degli 'utenti con stellina colorata' (non è che vi fate un pò influenzare? Mmmm...) di filmscoop.
Mi piacerebbe disintegrare con una totale stroncatura questo mirabile esempio di noia cinematografica, ma, duole ammetterlo, in fin dei conti è realizzato molto bene: ottima fotografia, regia di alto livello, recitazione soddisfacente.
Comunque a parte il settore tecnico non mi ha lasciato davvero nulla a livello di sensazioni positive, sarà che in linea di massima il genere storico non è proprio il mio, sarà l'odiato dialetto del sud (se mi avessero tolto il pomo di Adamo con un cucchiaino da caffè, probabilmente avrei sofferto di meno): non so. So solo che stò film mi ha proprio svangato i maroni.

29 risposte al commento
Ultima risposta 12/08/2007 20.05.50
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Gruppo REDAZIONE Pasionaria  @  14/11/2006 09:02:51
   8 / 10
I "maestri" riconosciuti del nostro grande cinema ci hanno lasciato una preziosa eredità, segni che raramente i giovani autori colgono e sanno rielaborare con stile semplice e limpido, Crialese ci è riuscito.

La poesia del suo "Nuovomondo" ci rappresenterà all'estero e noi ne siamo orgogliosi: il cinema italiano è ancora grande.

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Ultima risposta 16/11/2006 17.59.49
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641660  @  12/11/2006 13:26:13
   6 / 10
Sostanzialmente un film lento e poco comprensibile. Un viaggio al limite tra sogno e realtà. Allucinazioni di una mente che per ritrovare una ragione di vita cerca oltre il mare e la razionalità.
...a me non è piaciuto, produce sonnolenza. Assolutamente da evitare a tarda sera.

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Ultima risposta 20/11/2006 23.32.15
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Giomineoz87  @  09/11/2006 16:49:42
   10 / 10
Assolutamente perfetto..regia sceneggiatura fotografia tutto perfetto..la scena della partenza dal porto è qualcosa di meraviglioso..grande crialese alla faccia di quelli che dicono che il cinema italiano è allo sfascio...spero con tutto il cuore vinca l'oscar..

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Ultima risposta 15/12/2006 13.02.46
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Ciccio  @  05/11/2006 18:30:48
   6 / 10
Film visto e rivisto in altri film. Crialese come Tornatore, come i Taviani, come Fellini. Minchia! L'oscar? Ma di cosa stiamo parlando?

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Ultima risposta 14/11/2006 14.14.31
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darminew  @  03/11/2006 11:40:46
   4½ / 10
Devo essere sincero... da quanto avevo letto dalla recensione e dai vari commenti, mi aspettavo molto ma molto di più.. sarà che non mi piace il genere, però mi ero incuriosito... mi è sembrato molto più lento di tanti altri film considerati tali... dal punto di vista tecnico mi sembra invece ben fatto... ma in generale non mi è piaciuto!!!

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Ultima risposta 05/11/2006 13.03.28
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Akni  @  03/11/2006 11:28:55
   1 / 10
voto uno xkè nn posso votare zero, lentissimissimo e senza senso!!! e sopratutto palloso!

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Ultima risposta 18/11/2006 13.17.50
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Gruppo COLLABORATORI paul  @  01/11/2006 21:53:02
   9 / 10
Il cinema italiano ha bisogno di questo genere di film. Stupendi gli attori e la presa diretta, immagini surrealiste mai fini a se stesse. Imperdibile.

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Ultima risposta 12/11/2006 13.33.41
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xxxx  @  26/10/2006 19:23:57
   8½ / 10
aspettavo crialese alla controprova dopo respiro e devo dire che il risultato è davvero eccellente (l'ultima scena comunque mi ha ricordato molto quella finale di respiro).
film da far sedimentare dentro per poterlo cogliere appieno. riesce a narrare una storia che di per sè si presenterebbe banale offrendo spunti unici.
unico appunto che posso fare è la battuta fatta pronunciare al ragazzo a fine film. non sembrava necessaria.

ps. però finiamola col sparare addosso al cinema italiano. mi sembra che prove di capacità ne offre quanto (se non di più) del restante cinema mondiale. mi sembra che parlarne male stia diventando quel luogo comune dal quale non si possa prescindere

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Ultima risposta 30/10/2006 12.20.47
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Invia una mail all'autore del commento dr.slump  @  21/10/2006 11:21:45
   3 / 10
ATTENZIONE!
Classico film ottimo per la critica e i finti intellettuali, in realtà il film è vuoto, lento, sembra girato da una troupe di pischelli di T9.
Preferisco decisamente essere ignorante!
VOTO T-R-E!

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Ultima risposta 03/11/2006 15.18.45
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Gruppo STAFF, Moderatore Kater  @  17/10/2006 12:20:27
   9 / 10
Guardando le cartoline che i miei avi emigrati mandavano dall'America ai parenti rimasti a casa penso ai sentimenti che li hanno spinti verso quella terra, a come deve essere stato difficile e contemporaneamente esaltante intrapprendere quel viaggio, quali erano le speranze e quante sono state le promesse mantenute. La prospettiva qui era coltivare terre avare per l'intera vita, mentre oltre "il grande Luciano" crescevano alberi di soldi e tutto era enormemente più abbondante. Come recita la canzone Amerigo di Guccini:

l'America era Atlantide, l'America era il cuore, era il destino;
l'America era Life, sorrisi e denti bianchi su patinata...

Crialese dipinge un bellissimo affresco partendo dalla terra di Sicilia, i visi cotti dal sole e dalla fatica; il rito, la tradizione e attraverso la stessa tradizione di penitenza la ricerca del "segno" per distaccarsene, perchè in quella terra sarebbe già scritto l'intero iter di un'esistenza, che lì non si può cambiare.
Ognuno dei protagonisti parte con sentimenti diversi, verso l'America che noi non vedremo mai, se non sotto forma di uffici, di funzionari, di test. L'America (forse) immaginata dai nostri emigranti la vedremo solo attraverso i sogni di Salvatore, l'unico a desiderare davvero una vita diversa, l'unico a subire la fascinazione del Nuovomondo.
Un film bellissimo, con un cast perfetto, la cui profondità si coglie soprattutto attraverso le immagini.

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Ultima risposta 20/10/2006 08.37.12
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Gruppo COLLABORATORI gerardo  @  16/10/2006 22:40:22
   8 / 10
Nell’anno del New World di Malick l’America torna ad essere scoperta anche dal cinema italiano, di Crialese, anche questa volta come un Nuovo mondo: terra forse non più “vergine”, ma di grandi speranze e prospettive. A differenza del film di Malick, Crialese scopre un’America non più pura e selvaggia, da conquistare e “civilizzare” secondo i canoni europei. Quella che Salvatore e la sua famiglia trovano al loro arrivo è già una terra civilmente ostile, che non permette – almeno inizialmente – l’ebbrezza della scoperta, che respinge e offende, celandosi dietro la nebbia e oltre le mura e i vetri della barriera disumana di Ellis Island.
Il pregio meggiore del film è la rappresentazione dei soggetti, dei loro movimenti e atteggiamenti, degli ambienti in cui vivono. La Sicilia è depurata da ogni fronzolo cartolinesco e il paesaggio brullo e selvatico è degno ospite di altrettanto selvagge presenze umane in continua lotta con il proprio ambiente, la propria stessa terra. Gli uomini, scalzi e laceri, si abbarbicano tra le rupi calcaree dell’isola in cerca di un segno divino sul loro futuro; le donne curano malanni e malocchi. Superstizione, magia, religione, mito.
L’antiTitanic(o) viaggio è segnato da un muto, dignitoso e lacerante distacco (si parte per non ritornare mai più, o quasi…), dallo “scambio” di culture povere contadine del sud, di odori, corpi, musiche. In viaggio si muore, ma non c’è modo di piangere. Così vanno le cose, così devono andare.
Lamerica. Per alcuni finisce a Ellis Island. L’assurdità dei test d’intelligenza viene messa in discussione dalle soluzioni ingenue, rozze, ma autenticamente geniali di Salvatore, che nel valutare i problemi fa riferimento, giustamente, al proprio genuino immaginario di contadino, limitato, ma vitale ed essenziale. La mossa di Salvatore, che costruisce case e pagliai con le figure geometriche da incastrare nel quadrato, è semplicemente fantastica. In quell’atto si produce un piccolo, devastante, inconciliabile scontro di civiltà: quella dell’essenzialità, della pragmaticità di chi lotta per la sopravvivenza in un mondo ormai lontano e quella del superfluo, principio del capitalismo, che iscrive i nuovi arrivati già in una logica di competizione. Per il funzionario americano la soluzione di Salvatore è ovviamente sbagliata, se non ridicola e suggestiva, segno della rozzezza e della povertà intellettuale degli emigrati. Ad elusione della grande potenza visiva che, invece, vi è dietro quella “costruzione”. A esaltazione della presunta superiorità della “nuova” civiltà americana d’ascendenza anglosassone. Le parole e gli atteggiamenti non condiscendenti dell’anziana madre ad indirizzo dei funzionari governativi della dogana sono eloquenti: “chi sei tu, D.io, per poter giudicare chi va bene e chi no?”. Parole che idealmente potrebbero essere rivolte ai nostri funzionarietti di oggi, Bossi e Fini…
Crialese ci offre un cinema di “respiro” (anche in senso fisiologico). Ma anche un cinema di poesia, nel senso pasoliniano. Del poeta bolognese, però, manca la forza espressiva dei volti ruvidi e spigolosi pre-mutazione antropologica, nonostante la straordinaria bellezza non conformista degli attori di Nuovomondo sia fuori discussione. Senza dimenticare la lezione neorealistica di Visconti. Crialese sottrae tutto il superfluo alla visione e ci restituisce, come ossi di seppia, quadri, sezioni di realtà pregni di efficacia narrativa ed estetica, e per questo si affida alla cura di quel genietto di Agnés Godard (sua la fotografia di quel piccolo grande gioiello che è “La vita sognata degli angeli”), che desatura la Sicilia e ritaglia i volti, consegnandoli alla storia.
Un elemento curioso del film è il ruolo attribuito alla “straniera” Charlotte Gainsbourg, Lucy o Luce per gli italiani. Potrebbe ella rappresentare il primo elemento di diversità e di comparazione tra il proprio mondo arcaico e l’altro da sé (di un sé allargato), il nuovo mondo, ovvero la personificazione della speranza e della progettualità con e in un ambiente sconosciuto ma affascinante. Il gioco di sguardi tra lei e Salvatore, rallentato (con la tarantella in sottofondo), sul ponte della nave, rimanda ai ben più eleganti ambienti e seduzioni di “In the mood for love”, ma questa è davvero un’altra storia.

In linea di massima, però, pur apprezzando molto Nuovomondo, mi sento di preferire il precedente Respiro…

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Ultima risposta 19/10/2006 18.39.28
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Gruppo STAFF, Moderatore priss  @  16/10/2006 15:27:04
   8½ / 10
Benché nessuno dei miei avi abbai mai visitato “l’isola delle lacrime” negli anni dell’emigrazione dalla Sicilia, alla mia terza visita a New York ho voluto ripercorrere le strade di tanto popolo e tanti sogni. Ciò che mi colpì di Ellis Island fu proprio il suo “spiritus loci”: troppe speranze, sogni, trepidazioni di hanno albergato, fino a saturarne la pur enorme Registry Room in cui è rimasto posto unicamente per un paio di banchi degli ispettori e di bandiere americane. L’eco dei passi lontani ci accompagna nelle stanze per i colloqui, rivestite di piastrelle bianche che ricordano più una prigione o un sanatorio… certo molto lontane dalla terra dai verdi pascoli e fiumi di latte sognata nel ventre scuro di una nave.

Il film di Crialese parte proprio da lì… da una storia scritta negli occhi, nelle unghie annerite, fra le rughe del viso, fra le pieghe degli abiti a festa intrisi di sudore, lacrime e tarme, dissepolti dai bauli per entrare da principi nel nuovo mondo. Bellissimo il tatto e la tenerezza con cui si accarezzano i personaggi, ognuno chiuso nella sua storia muta. A parlarci delle folli speranze di Salvatore saranno i suoi sogni, del disincanto di Fortunata (privata del proprio prestigio di “medica” e costretta all’umiliazione del contatto con mani estranee) le pieghe amare della sua bocca, della delusione di una giovane sposa la curva del collo.

Emozionante e sincero, fiero e pragmatico; questo film con piccoli, profondissimi tratti intenerisce e inorgoglisce nel ritrarre un popolo forse ignorante e rozzo, ma con una scintilla viva negli occhi nel trasformare i mattoni di uno sciocco gioco di logica nelle pareti di un piccolo presepe.

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Ultima risposta 20/10/2006 22.11.33
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Invia una mail all'autore del commento Maria Lucia  @  16/10/2006 10:08:58
   6 / 10
Sono perfettamente d'accordo con il commento che mi ha preceduto....a me non ha detto e lasciato NULLA un bella "carolina" ma nulla di più: lento e con i sottotitoli che almeno nel film dove l'ho visionato io non erano molto chiari....poteva essere migliore la sceneggiatura e gli attori sono "validi" ma ho avuto come l'impressione che tutto si "sfilacciase" piano piano fino a restare "niente" ...osannare al "capolavoro" poi....molto meglio il precedente "Respiro"...

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Ultima risposta 16/10/2006 19.51.13
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viagem  @  15/10/2006 11:21:43
   7 / 10
Probabilmente siamo in 2 ad essere pazzi Polbot.
Il film è sicuramente ben fatto, ma non riesco ad urlare al capolavoro, e non credo dipenda dall'afonia dei primi freddi autunnali.
Ci sono scene indiscutibilmente meravigliose, quella del distacco della nave su tutte, il finale, così come l'inquietante tempesta vissuta da dentro la nave. Tutto il film è sognante, onirico, quasi un affresco ed ha la rara qualità di non essere moralistico nè di alludere a qualcosa: non giudica, ma descrive, racconta, è lasciato a noi il compito di riflettere sul fenomeno dell'emigrazione e su quanto accade ai nostri giorni. Anche la colonna sonora è meritevole, ma tutte le note positive sono una sorta di contorno a una storia che effettivamente non c'è o quanto meno non prende.
Ho la sensazione pure io di un'occasione persa, di un film che poteva restare nella storia del cinema e che invece rivela solo le straordinarie doti di questo regista ma che presto verrà dimenticato.

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lupin 3  @  14/10/2006 19:25:51
   5½ / 10
Mi dipiace andare controcorrente ma a me questo film non mi ha entusiasmato più di tanto...
Preferisco RESPIRO...

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Ultima risposta 16/10/2006 14.33.15
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polbot  @  14/10/2006 14:56:19
   6 / 10
Probabilmente il pazzo sono io visti i 33 voti tra l'8 e il 10...ma sinceramente m'ha deluso parecchiotto. Il tema era splendido...ma non succede nulla, ma davvero nulla. Io davvero c'ho trovato ben poco rispetto a quanto detto dai 33 precedenti commentatori... salvo le scene oniriche dei sogni e il bagno nel latte finale..splendido. Ma davvero si poteva fare di +: un'occasione sprecata. Un giorno qualcuno mi spiegherà anche che c'entrava la rossa inglese... Mah! Doppio mah! Non m'ha coinvolto per nulla!

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Ultima risposta 16/10/2006 19.43.05
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Gruppo STAFF, Moderatore Invia una mail all'autore del commento Jellybelly  @  05/10/2006 01:12:35
   8½ / 10
Raffinatissima prova di Crialese, che si muove con eleganza tanto tra la brulla campagna dell'entroterra siciliano quanto tra le fredde mura di Ellis Island, abile nel tratteggiare personaggi forti di un'umanità sempre viva e pulsante. Una mosca bianca nel piattume di idee delle pellicole che affollano (ingombrano?) le sale negli ultimi tempi. Bravissimi gli interpreti, con particolare menzione per il bravissimo Vincenzo Amato, espressivo e convincente in un ruolo difficile.
Un gioiello da serbare nel cuore.

11 risposte al commento
Ultima risposta 11/10/2006 09.30.34
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Invia una mail all'autore del commento Andrea Lade  @  04/10/2006 23:34:02
   8½ / 10
Il film mi ha investito emotivamente.Sono riuscito a piangere,a sentirmi male a godere della splendida colonna sonora,ma razionalmente mi domando quanto un regista abbia bisogno per intascare successo e denaro,di riproporre il solito trito e ritrito stereotipo dell''emigrante meridionale. E'' possibile che un italiano ,un bravissimo italiano debba sempre inserire le proprie creazioni in un linguaggio cinematografico...troppo leggibile o troppo identificabile con i luoghi comuni mentali?
Che la famiglia sia poi inserita in un geniale scenario favolistico ,è da attribuire ad un''indubbio talento artistico e per questo il mio voto rimane alto. Bella,potente,la scena della partenza che ha generato in me una vera turba emotiva ,e Crialese non ha avuto bisogno di pianti ,di fazzoletti ma solo di una maledetta linea divisoria sulla quale ognuno di noi potrebbe ricordare un momento fisso della propria vita.

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Ultima risposta 07/10/2006 19.52.02
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Supergiaf  @  04/10/2006 17:01:36
   7 / 10
E' un buon film ma sempre in quel filone "minimalista" del nuovo cinema italiano.Lontano cioè dai fasti degli anni 60 e 70 "I soliti ignoti", "La dolce vita" ecc.Film cosi non torneranno piu'.Accontentiamoci allora di Nuovomondo.Pochi mezzi, attori sconosciuti, scenografia scarna probabilmente per gli scarsi mezzi a disposizione che oggi vanno tutti alle fiction TV.Comunque nel suo genere (il nuovo cinema minimalista italiano di oggi) è senza dubbio un buon film.Non un capolavoro come l'assurda media fa intravedere.

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Ultima risposta 11/10/2006 19.54.51
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Invia una mail all'autore del commento Tempesta  @  04/10/2006 00:01:47
   10 / 10
Prima di tutto chi conosce il signor Luciano? L'oceano....


Un film che incanta e apre il cuore alla dolcezza e alla sensibilità quasi infantile di una famiglia che lascia il proprio mondo alla ricerca di un effimero "sogno"( che siano carote giganti o fiumi di latte o soldi che cadono dal cielo, l'America è la Terra dove si realizza ogni desiderio). Un film dolce e delicato, a tratti tragico, che ci racconta il difficile esodo verso ciò che è al di fuori del proprio mondo di origine: un mondo cinico e spietato,

"Dobbiamo partire o non dobbiamo partire?" chiede l'uomo dinanzi ad una croce su una montagna lontana da ogni cosa.
NON VOLEVO PIU' CHE FINISSE MERAVIGLIOSO !!

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Ultima risposta 15/10/2006 17.22.03
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Gruppo COLLABORATORI JUNIOR Invia una mail all'autore del commento Caio  @  03/10/2006 23:25:54
   9 / 10
Film di incredibile impatto visivo e girato magistralmente da un regista che dimostra una incredibile padronanza del cinema. Molte scene offrono potenti simbolismi che richiamano narrazioni bibliche (l'esodo degli Ebrei verso la Terra promessa) e bellissime metafore sul distacco dalla propria terra madre, dalle proprie origini verso l'ignoto. L'America come un fiume di latte, un sogno materno e allettante che si rivela in realtà un viaggio verso l'ignoto, verso il nulla. La difficoltà di transitare in un nuovomondo dove non c'è posto per i legami di sangue, quelli veri che fanno di una famiglia un corpo solo, un unico organismo indivisibile. E tanta poesia nel film di Crialese, di chi vede nei grattacieli, simboli del progresso e della solitudine, una semplice casa nel cielo. Ma Nuovomondo è forse anche una riflessione su un certo cinema, quello che non abusa della parola ma che si serve delle immagini per comunicare emozioni e sentimenti. Bellissimo, dolce, vero.

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Ultima risposta 05/10/2006 17.40.48
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badovino  @  02/10/2006 14:01:29
   9½ / 10
Gran film! Ed è italiano! Bellssima storia di inizio novecento sull'emigrazione italiana verso il Nuovo Mondo. Un nuovo mondo dove ci sono ortaggi giganti, soldi che crescono sugli alberi, galline grandi come un uomo, e soprattutto dove le strade (quelle della California) sono invase da latte...e ci si può fare il bagno nel bianco liquido. La partenza dei Mancuso verso gli Stati Uniti è una partenza verso l'ignoto, verso il mistero. Sono contadini ignoranti ed umili che non sanno neanche di essere italiani...conoscono solo il nome del paesino siciliano in cui vivono. Eppure questi poveri cristi hanno il coraggio di imbarcarsi e diventare i nuovi Ulisse dell'era moderna. Si sa cosa accadeva una volta giunti a New York...prima di sbarcare si accedeva all'isola di Ellis Island(spero di averla scritta bene..) dove si era sottoposti ad esami medici, di intelligenza e a umiliazioni. Alla fine c'era il rischio, dopo tante peripezie, di essere "rispediti al mittente". Meorabile la scena della partenza...in un silenzio tombale tra le persone, l'unico rumore è quello delle macchine della nava che lavorano faticosamente quasi a presagire un'avventura pesante e pericolosa.Una linea divide la gente che resta e quella che parte: è la linea del mare che piano piano viene scoperta dalla poppa della nave...e quanto sarebbe diventata importante quella linea! Ogni scena è una sorta di quadro, una rivisitazione perfetta dell'epoca. Immagini suggestive. La vita contadina fra pecore, asini, credenze popolari tipiche dei paesini italiani. Interessante la figura di Luce, l'americana che per ritornare in patria , è costretta a sposarsi e sceglie proprio il nostro eroe Salvatore Mancuso, padre di famiglia Ulisse. Cosa singolare è stata la scelta di non far mai vedere l'america...ne l'isola in cui sono sbarcati. Solo dalle parole degli attori riusciamo a capire quello che vedono dalla finestra. NIENTE statua della libertà...niente Empire State Building...niente grattacieli...ma nebbia e mistero...come il mistero che avvolgeva e avvolge questa terra piena di contaddizioni di sogni di incubi di ricchezze e povertà che è IL NUOVOMONDO.
Bravo Crialese...meritata la candidatura come rappresenante italiano agli oscar...e speriamo bene.

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Ultima risposta 06/10/2006 08.50.44
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Gruppo REDAZIONE maremare  @  01/10/2006 01:26:41
   8½ / 10
Benediciamo la consacrazione di un autore dallo stile unico e originale.
Niente a che vedere con Fellini. Crialese ci regala un piccolo gioiello di poesia e umanità. Un film visionario dove sacro e profano si mescolano. Ad ogni fotogramma cogli il sapiente lavoro, ogni quadro è costruito, così come le facce sono tutte frutte di accurate selezioni, da quelle dei protagonisti alle comparse che popolano la nave. E' encomiabile il lavoro di ricerca di Crialese ed ad ogni passo respiri le foto e i filmati d'epoca, con quelle facce, quei vestiti, quei pesci sbattuti davanti la mdp. Un film di situazioni, al quale si può solo imputare l'assenza di una vera sceneggiatura.
Certe sequenze sono, però, da urlo e giuro di essermi trovato per la prima volta di fronte ad un autore italiano che 'capolavora' senza scimmiottare nessuno.
Signori, giù il cappello: Crialese è Crialese.

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Ultima risposta 05/10/2006 11.21.18
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Gruppo STAFF, Moderatore Lot  @  30/09/2006 01:52:35
   9 / 10
Arrivo un po' tardi e di questo gioiellino di Crialese è già stato detto tutto...
La forza del film sta tutta nel suo essere antonomastico, nel dipingere un secolo per molti, un'isola per tante, un mare per tutti, mondi nuovi sempre uguali.
Ribaltando l'iconografia classica fatta di saluti strazianti e di grandi sbarchi, il regista congela gli sguardi e cancella le immagini per renderle più forti, un distacco, una tempesta, un bambino in acqua, una meta?
Crudele e delicato al tempo stesso, sorretto da una regia perfetta, sempre in bilico sul crinale tra vecchio e nuovo mondo, tra la surrealtà del bengodi e sprazzi di neoralismo puro.

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Ultima risposta 05/10/2006 13.39.15
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Invia una mail all'autore del commento logical  @  28/09/2006 02:20:16
   8 / 10
Salire le colline a piedi nudi con una pietra in bocca per parlare a Dio, seppellirsi nella terra e sognare soldi e soldi che cadono dal cielo, visioni di verdure enormi, cipolle grandi come otri, serpi levate dalle gonne delle donne avvilite. Il cinema sogna, viaggia, ricorda Pasolini e le avventure nei deserti ma anche gli incantamenti dei fiamminghi maestri delle donne assorte e belle nella luce bassa; ma quello che racconta è la voce.
Il film è la lotta tra il siciliano stretto e l'inglese, tra la voce astratta e scema della terra e "le parole di carta" del nuovo mondo che vuole selezionare i miracoli che gli chiedono asilo. Bellissimo anche il mare che non si vede mai, ma che fa rotolare nei boati gli uomini di qua le donne di là, per rimescolarli come dadi; c'è 'Palermo Palermo' di Pina Bausch e l'asta degli sposi che non si conoscono, i test di IQ e la tammurriata nella stiva e per finire, tra Monteiro e Von Trier, il bagno di latte oceanico nel boato di "Oh, sinner man, where you gonna run to?" Nuovo Mondo non lo saremo mai, senza pentimenti.

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Ultima risposta 28/09/2006 23.49.26
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Gruppo COLLABORATORI JUNIOR Invia una mail all'autore del commento Zazzauser  @  27/09/2006 15:54:08
   9 / 10
Non posso che associarmi agli applausi di tutti gli spettatori di questo film che hanno recensito qua su filmscoop.
Questa volta, dopo "Respiro", l'acclamato regista e sceneggiatore italiano Emanuele Crialese sforna a dir poco un capolavoro degno di vincere al concorso di Venezia (dove comunque è stato premiato con un Leone d'Argento - rivelazione). La storia della famiglia Mancuso è ricreata in maniera assolutamente realistica, con una cura dei costumi, della scenografia (comunque naturale), della rappresentazione delle realtà contadine, della povertà, dell'attaccamento alle cose, che rievocano le atmosfere così ben ricreate da opere di forte impatto visivo ed emotivo: oltre ai già (a buon ragione) menzionati meravigliosi quadri di Guttuso (uno su tutti "Occupazione delle terre incolte in Sicilia"), anche libri come "Conversazione in Sicilia" di Vittorini (dove il protagonista guarda caso è vestito in maniera identica e mangia arance come fanno gli immigrati di questo film), Fontamara di Ignazio Silone, dal punto di vista dell'ignoranza di cosiddetti "cafoni", ed altri, da cui forse Crialese ha anche attinto, ma ciò non sminuisce la sua opera che rimane a livello di realisticità e rara bellezza degno di essere messo alla pari di queste opere, nel novero delle opere che ripercorrono il travaglio della nostra Italia ad inizio secolo, un travaglio che fa parte delle storie di migliaia di italiani che loro malgrado hanno vissuto per la propria sopravvivenza, per il loro "vero" attaccamento alla vita ed a ciò che essa ci può offrire, per la volontà di andare avanti, spendere fatica e soldi per andare in un altro posto. Grazie a questo esempio di puro cinema persino gli odori rivivono nei sudici abiti dei contadini siciliani, nelle faccie rugose di anziane sessantenni costrette a lasciare la propria casa per un'altra che non si può sapere neanche se si otterrà.
Non un semplice e distaccato documentario su un'epoca storica, la storia di una famiglia come tante nella sua vera essenza.

I personaggi di "Nuovomondo", oltre ad essere interpretati con una destrezza ed autenticità rafforzata dai frequenti dialoghi in dialetto siciliano (grazie ad attori "di madrelingua" e semi-esordienti, quasi a rievocare un neorealismo contemporaneo), sono anche rappresentati da attori molto ispirati e bravissimi (mi è piaciuto molto il ragazzo muto, che si destreggiava benissimo a recitare con le sole espressioni facciali ed impossibilitato a parlare).

Crialese scava a fondo dentro i personaggi e dentro la loro personalità, con le frequenti riprese d’insieme, ed analizza tutto ciò che di vero ci ha insegnato la storia, a tutto ciò che seguiva dopo il tormentato viaggio, forse la parte più sconfortante per molti immigrati che venivano rimpatriati per colpa della loro incomprensione verso una società che non poteva aprire le proprie porte a chiunque, e della loro difficoltà a comunicare questa perplessità ("Che male c'è se mia madre rimane qua"?, oppure la faccia che fa Pietro quando gli chiedono di spostare la sedia ed aprire la porta...) ; dalle prove d’intelligenza ai matrimoni di convenienza decisi all’interno di una sala. Questo nuovo approdo è la speranza: rappresentato nella mente dei siciliani come il paradiso, dove ci sono fiumi di latte e per andare a casa propria “si sale dentro una scatola di legno”, rappresentato da frequenti scene oniriche e fantastiche, sintomo dell’ignoranza ma nello stesso tempo appunto della speranza di queste persone.

Il regista si rifiuta quasi volontariamente di mostrare qualsiasi cosa che riguardi l'America, persino l'agognata e famosissima Statua della Libertà, si concentra comunque quasi sempre sulle persone, utilizzando piani americani e primi piani, limitando le riprese aeree o dei panorami e riprendendo solo gli spazi interni di Ellis Island, riservandosi il lusso di un finale che lascia amplissimo spazio all' interpretazione o meglio all'immaginazione di ognuno. Molto belle anche le musiche.
Assolutamente consigliato. Forse il miglior film italiano del 2006.

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Ultima risposta 27/09/2006 18.42.29
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Gruppo COLLABORATORI martina74  @  27/09/2006 13:22:29
   9 / 10
Qualcuno, ironicamente, ha detto che i giovani autori italiani, esordienti o quasi, non lavorano ma “capolavorano”. Nel caso di Emanuele Crialese la frase può essere detta senza alcun sarcasmo: dopo il bellissimo Respiro, con Nuovomondo ci regala davvero un piccolo capolavoro.
Il primo aggettivo che viene alla mente ripensando al film è “pittorico”: surrealista nel ritrarre i fiumi di latte della “Califormia”, le olive giganti sognate in superotto, l’onirica pioggia di monete addosso a un uomo che, non solo metaforicamente, si seppellisce vivo pur di non morire a Petralia, profonda Sicilia; caravaggesco nell’uso di colori alla massima saturazione quando descrive Lucy e le sue stoffe nel grigiume della pancia di una nave; degno di Velasquez nelle inquadrature corali di una massa indistinta di migranti anneriti dal fumo delle ciminiere, dalla sporcizia, dalla fatica e dalla fame. Intensissimo nel racconto dell’emarginazione totale di migliaia di persone straniere anche le une alle altre, recluse nel limbo di Ellis Island, che pare una via di mezzo tra un falansterio e un laboratorio per gli esperimenti sulla selezione della razza. Ma sembra che Crialese cerchi di saldare un debito con l’arte in generale e non solo con la pittura: il movimento ondoso dei corpi sballottati durante la tempesta del “grande Luciano” (il grande oceano, come teneramente travisa Salvatore) mimano una coreografia di danza contemporanea, le inquadrature del deserto pietroso siciliano sembrano una scenografia teatrale, mai nascosto è il tributo al cinema neorealista. E gli omaggi sono sempre privi di banalità, inseriti con grande intelligenza nel contesto narrativo.
E’ incantevole il modo che Crialese sceglie per narrare l’epopea dei migranti di un tempo, e non si può fare a meno di confrontare le storie di disperazione dei nostri connazionali di inizio Novecento con quelle di coloro che sbarcano sulle nostre coste oggi, anch’essi con la stessa speranza mista a frustrazione, con gli stessi dolori. Eppure non c’è retorica, non c’è enfasi nella mano leggera del regista che sceglie sempre campi di visuale limitati per escludere volutamente lo spettatore da una meta che non apparirà mai, perchè a quella terra di sogni i nostri protagonisti non apparterranno mai del tutto. Solo il nulla di Petralia viene inquadrato in campo largo, all’inizio del film, come a significare che da una terra senza speranza non si può che voler fuggire.
Anche i nostri “eroi” si stagliano appena dalla massa: non sono speciali, non hanno abilità particolari, non sognano di cambiare il mondo ma semplicemente di uscire dal nulla senza prospettive in cui hanno vissuto dalla nascita; l’unica figura che si distingue per la sua eccentricità è Lucy, giovane inglese di cui non sappiamo nulla ma che si unisce alla famiglia Mancuso per necessità, in modo spontaneo e senza chiedere permesso, per poi divenirne elemento centrale: bellissime le danze di sguardi con Salvatore sulla nave, tenero il modo in cui suggellano la propria promessa di matrimonio (senza amore, ma forse un giorno verrà anche quello, dicono) davanti ai funzionari della macchina per immigrati di Ellis Island.
Sono moltissimi i particolari che rendono davvero speciale il lavoro di Crialese, primo fra tutti il merito di uscire dal circolo vizioso del cinema italiano con un film in costume dal soggetto interessante e raccontato in maniera originale e coinvolgente.
E il finale è da applausi.

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Ultima risposta 07/12/2007 18.08.50
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andreapau  @  25/09/2006 11:02:45
   9 / 10
pellicola fintamente piccola,che si veste di kolossal per raccontare una storia ingannevolmente piccola,che si erge a tragedia dell'italia di inizio secolo scorso,ed in senso piu' ampio,a saga di tutti i movimenti migratori.emanuele crialese ci lascia sbigottiti per la maestria che dimostra nel mischiare il meglio del cinema mondiale,assorbendo come una spugna la lezione di neorealismo di visconti,le grandi scene di massa di scorsese e di bertolucci,i "silenzi parlanti" di sergio leone.un citazionismo ironico,il cui prodotto è uno stile fresco,coraggioso e innovativo,che non fà urlare al "già visto" o alla copiatura.senza mai spingere sul pedale della facile emotività,traccia un ritratto asciutto di "come eravamo" e un conseguente implicito disegno di "come siamo diventati".sento forti le radici.lo stile leggero,fiabesco,si sposa con quanto fiabesca è la storia da raccontare,per come incoscientemente la hanno vissuta moltitudini di uomini affamati e attratti da un nuovomondo con fiumi di latte su cui galleggiano carote grandi come tronchi ai quali sostenersi,enormi galline da allevare e alberi carichi di monete da cogliere.il punto di vista è sempre onirico e delicato.l'immaginazione,la speranza,viene fatta prevalere sempre sulla realtà che si profila impietosa.e crialese non ci permette di affacciarci alla finestra a vedere i grattacieli.ma ci permette di sbirciare i contadini che raccolgono frutti di dimensioni abnormi,come la grande america,dove si dice che c'è tanto tanto lavoro.o ci fà sognare un matimonio che diventerà amore,a fronte di quelli per procura,quelli sì reali,con l'amore e i sogni di tante giovani vergini sacrificato sull'altare dei tre pasti quotidiani."la prima classe costa mille lire,la seconda cento,la terza dolore e spavento e puzza di sudore dal boccaporto e odore di mare morto....per noi ragazze di terza classe che per non morire si và in america".crialese realizza un capolavoro.ci tiene un mese in nave,facendoci sentire la puzza senza bisogno di inquadrare i bagni.ci fa provare la fame senza mai inquadrare il pane.proviamo il dolore della morte senza vedere il sangue.ci mostra il razzismo,la cattiveria,la presunzione di credersi"domineddio",attraverso gli occhi dell'anima semplice di un popolo che tutto cio'ha subito,senza nemmeno accorgersene

9 risposte al commento
Ultima risposta 05/10/2006 10.38.42
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Gruppo COLLABORATORI SENIOR Invia una mail all'autore del commento kowalsky  @  10/09/2006 14:53:43
   9 / 10
L'omaggio, dichiarato, nei primi fotogrammi, al Visconti Verghiano di "La terra trema", in quel pezzo di terra che sconfina col mare, che insegue speranze e illusioni, non puo' non trasmettere le stesse emozioni, il pathos di quel magistrale film di Visconti ispirato alle vicende di "I malavoglia".
Visconti realizzo' un capolavoro del neorealismo (oggi datato, anche a causa della difficoltà linguistica del dialetto siciliano degli interpreti), utilizzando veri pescatori, e (buffo e commovente) portando proprio alla mostra del lido di Venezia questa gente umile e apparentemente inesperta: immaginate che singolare esperienza per persone che non avevano mai fatto piu' di due km fuori di casa

"Nuovomondo" è indubbiamente uno dei piu' bei film italiani degli ultimi anni, e avrebbe sicuramente meritato di vincere il leone d'oro a Venezia (dove comunque è stato premiato).
E' un tema, quello degli immigrati italiani, che rischia sempre di scivolare nel patetismo, nella retorica, nella futilità romanzesca.
Tutt'altro: la vicenda della famiglia Mancuso, che lascia la natìa terra per sognare (approdare) a un'utopistico futuro migliore in America, è raccontata senza manierismi (non c'è per dirla tutta l'agiografia enfatica di Tornatore) e con un realismo straordinario, che collima nell'onirismo (la scena in cui il protagonista sogna di essere ricoperto al capo di monete d'oro) senza che questi opposti elementi possano togliere forza e vigore al film (anzi ne escono rafforzati).
Immagini di un'intensità straordinaria, degne delle tele di Guttuso, si aprono a squarci di drammatica epicità: la telecamera che filma dall'alto della nave i volti degli italiani, in particolare, è un'intuizione da cineteca.
Ma è soprattutto la parte centrale la vera rivelazione del film: dopo una burrascosa tempesta di mare, uomini e donne - generalmente divisi - dormono l'uno accanto all'altro, in perfetta simbiosi con la propria speranza (o illusione) interiore.
E altrettanto efficace è stato il rifiuto dell'autore di filmare gli States (neanche Ellis Island o la fantomatica statua della libertà), imprimendo forza e dolore al senso di radicale reclusione degli emigranti a cominciare da tutti gli umilianti riti (visite mediche, test psicoattitudinali) a cui venivano costantemente sottoposti.
L'anello di congiunzione tra il "nuovomondo" (un po' diverso da quello di Malick nel suo ultimo, splendido film) e la tradizione è rappresentato dalla figura misteriosa, inquietante e rarefatta di Lucy, quasi un'eroina Cechoviana, quasi un contrasto stilistico che sembra evocare turbamenti e seduzioni.
Nonostante un paio di cadute narrative, "Nuovomondo" è un'opera fondamentale che merita di essere vista e (soprattutto) "vissuta", magari cominciando a comprendere con sgomento e impotenza l'esilio forzato di tanti profughi di oggi nelle nostre coste, e i loro singoli drammi umani

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Ultima risposta 05/10/2006 12.06.23
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