La caduta del fascismo e la lotta di liberazione attraverso le vicende di due amici, Alfredo e Olmo, che si trovano spesso su due opposti fronti, senza mai dimenticare il legame della solidarietà.
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Il film più ambizioso di Bertolucci, che parte dal gusto della memoria e del racconto popolare, diventa presto un pamphlet storico - politico dalle mille divagazioni, popolato da personaggi ora geniali ora stereotipati e non privo di retorica spicciola o di sgradevolezze. La meravigliosa parte iniziale faceva sperare a qualcosa di meglio, non tanto sull'evoluzione dell'amicizia tra Olmo e Alfredo nei loro anni giovanili, ricchi di sfumature ed avventure anche edificanti, quanto nelle svolte narrative riservate alla loro età adulta, più cupe sicuramente ma allo stesso tempo meno interessanti ( o anche non approfondite, visto che il personaggio della Sandrelli scompare da un momento all'altro ). A proposito dei protagonisti, amando il sottoscritto i villain ben delineati sono rimasto affascinato dalla crudeltà dell'Attila di Sutherland mentre non ho amato il personaggio piagnucoloso della Sanda, spesso ben oltre le righe. Sul finale si è detto e si continuerà a dire tanto: per me è fuori fuoco al massimo tanto da azzoppare l'intera opera, e non c'entra l'ideologia politica del quale trabocca. A parte il processo farsa che non aggiunge veramente nulla al racconto, dopo cinque faticose ore di visione e di passione non esiste che Depardieu sproloqui guardando in macchina, annullando in un colpo solo tutto il pathos fin lì accumulato. Questa, per me, è la più grande pecca di "Novecento".