Barbara Graham (Susan Hayward) è una giovane donna dalla condotta tutt'altro che esemplare. Quando viene incriminata per un delitto che non ha commesso, l'opinione pubblica le è ferocemente ostile. E lei, nel tentativo di salvarsi, aggrava la propria posizione, già molto compromessa.
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Barbara Graham era una truffatrice, una stupida, una donna dalla condotta morale discutibile ma, forse, non era un'assassina. Nel film di Wise si evidenziano tutti questi fatti, anche se alcune cose mancano all'autonomia della storia (le dichiarazioni del marito, tanto per fare un esempio), ma quello che risulta più evidente è la volontà di mettere l'accento contro la pena di morte, mostrando il "calvario" di una donna condannata alla camera a gas, e per di più (forse) innocente, che appare più come un circo mediatico piuttosto che giustizia nel vero senso del termine. La regia è discreta, il cast è intenso e credibile, tanto che la Hayward si porta a casa l'oscar come miglior attrice protagonista, il ritmo non ha cedimenti, nonostante le quasi 2 ore di durata, e la vasta gamma di emozioni a disposizione del pubblico, rende il film di Wise un prodotto altamente amaro e drammatico a cui è impossibile restare indifferenti. Da vedere.