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Un film con un unico interprete. Un bravo e credibile David Oyelowo che riesce a tenere sulle sue spalle una intera, difficile storia fatta di angosce e di follia. Passo passo seguiamo il protagonista dopo il dramma nella sua vita quotidiana (tanto assurda per lo spettatore quanto normale per lui) attraverso tutte le sue metodicità, le sue manie, le sue paranoie, rabbia delusione e frustrazione. Chiuso nel microcosmo della sua casa, Peter comunica con l'esterno solo tramite una specie di blog, preda delle sue paranoie, vittima delle sue fantasie. La pellicola (che vede Brad Pitt tra i produttori) è ben scritta e ben diretta nonostante gli spazi ristretti e cosa più importante, nonostante l'assenza di altri attori, non annoia bensì coinvolge fino alla fine. Un piccolo film ma da vedere!
Un film molto valido su un argomento che è sempre d'attualità. Certo, la tematica non è delle più originali però la pellicola ha un suo perchè e certamente aiuta anche la durata di appena 75 minuti. Il regista ci narra la storia di un reduce americano della guerra in Iraq che pretende a tutti i costi di rivedere un suo vecchio compagno d'armi per il quale sembra provare qualcosa in più di una forte amicizia. Tale Elliot Lester mostra come la guerra possa sconvolgere mentalmente un uomo, talmente tanto da portarlo quasi ad amare un suo commilitone, per le battaglie trascorse insieme e a fargli avere una percezione altamente distorta della realtà. Nonostante, ripeto, il tema non è dei più innovativi, il regista si gioca molto bene le sue carte e in particolare sfodera una grande asso dalla manica, ovvero riuscendo a gestire benissimo la direzione di un singolo attore nella stessa scenografia per tutta la durata del film. Il director riesce davvero a portarci nella mente del protagonista, mostrandoci come questa sia sconvolta da quanto ha assistito nel corso del conflitto iracheno. Lester caratterizza in maniera esemplare il personaggio di Oyelowo, lo fa immergere divinamente nei panni del veterano e punta moltissimo sull'interpretazione sofferente e rabbiosa dell'attore. Il ritmo della pellicola è scorrevole, sostenuto da una narrazione ferrea e ben studiata. Riuscitissimo anche il modo in cui vengono gestiti gli interni, praticamente la location è sempre la stessa per tutta la durata, però Lester riesce a non far pesare minimamente la cosa. Ciò perchè, secondo me, il regista vuole rendere la casa del protagonista una specie di protezione da un mondo esterno crudele e che non riserva niente al nostro Peter Snowden. Ma la vera scelta azzardata del regista sta nel non mostrarci alcun soggetto al di fuori del protagonista. Questa cosa mi è piaciuta molto. Il finale è drammatico, enigmatico e mostra come una mente umana, già semi-compromessa, viene destabilizzata del tutto a causa dei deliri del personaggio principale. La fotografia è molto opaca, scarna, quasi a voler evidenziare la stessa condizione mentale del protagonista. Oyelowo è straordinario, interpretazione davvero possente, intensa, malinconica e anche versatile, infatti in certi frangenti sa essere molto ironico. Ma la miglior cosa della prova dell'attore inglese, è stata l'estremo realismo che ha messo per poter destreggiarsi al meglio nella parte. Quando si dispera, quando distrugge tutto il salone di casa, sembra lo faccia con frustrazione reale e non studiata apposta. Grande interpretazione dei dialoghi, a volte pronunciati in maniera sarcastica, altre volte in modo tremendamente drastico. La sceneggiatura è valida, non è che sia molto estesa, anzi, però presenta dei buoni elementi come una perfetta stipulazione di Peter Snowden, dei dialoghi molto interessanti e mai banali e un'ottima progressione dei vaneggiamenti del protagonista.
Conclusione: un film che sa farsi rispettare, ha dalla sua una bella regia e una grandissima recitazione di David Oyelowo. Un'occhiata la merita.
Una personalità, quella del protagonista, annichilita da figure dominante, in primis dalla madre cui riversa tutto il suo rancore. Il film cerca di nascondere l'evento scatenante della morte della madre, ma in realtà, volutamente, non nasconde nulla. Ispira più compassione quest'uomo che non ha mai avuto la possibilità di maturare: non ha finito l'addestramento nell'esercito, gettando la spugna e non riuscendo ad arruolarsi. Non ha mai coltivato amicizie aldifuori di Edward cui lo lega sicuramente un rapporto che va oltre la semplice amicizia. In poche parole ha subito la condanna di essere sotto l'ingombrabte ombrello materno che lo ha lentamente soffocato, non crescendo mai. La struttura è palesemente teatrale e subisce qualche calo di ritmo, tuttavia non si può non rimarcare la bravura di David Oyelowo che regge il film sulle sue spalle nel più classico one man show.