nazarin regia di Luis Buñuel Messico 1958
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nazarin (1958)

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locandina del film NAZARIN

Titolo Originale: NAZARIN

RegiaLuis Buñuel

InterpretiLuis Aceves Castaneda, Ignacio Lopez Tarso, Jesus Fernandez, Francisco Rabal, Ofelia Guilmain, Rosenda Monteros, Rita Macedo, Marga Lopez

Durata: h 1.36
NazionalitàMessico 1958
Generedrammatico
Al cinema nel Settembre 1958

•  Altri film di Luis Buñuel

Trama del film Nazarin

Dal romanzo (1895) di Benito Pérez Galdos: intorno al 1900 nel Messico feudale del dittatore Porfirio Diaz, Nazarin è un giovane sacerdote che vive povero tra i poveri, praticando fino all'eroismo la lezione evangelica. Le virtù che pratica, però, si rivoltano contro sé stesso e contro il suo prossimo.

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Voto Visitatori:   8,68 / 10 (19 voti)8,68Grafico
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Voti e commenti su Nazarin, 19 opinioni inserite

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Filman  @  29/05/2021 16:29:49
   7½ / 10
Lo sporco e degradato quadro verista disegnato in NAZARIN spiazza e agghiaccia, folgorando all'inizio e dipanandosi successivamente, lasciando spazio ai suoi personaggi e alle loro azioni, emanazione di una morale emotivamente sentita da Luis Bunuel. La pellicola ha lo spirito di una parabola moderna, di qualità più filosofica che cinematografica, e preannuncia l'arrivo imminente di un nuovo cinema drammatico.

Gruppo COLLABORATORI JUNIOR Invia una mail all'autore del commento emans  @  19/03/2021 09:56:20
   8½ / 10
Il "Nazareno" di Bunuel ha palesemente perso la sua missione di carita' verso gli ultimi, lo si evince in questo film e nel sucessivo "Viridiana" che è praticamente la versione al femminile di "Nazarin".
Certo è che questa visione cosi ben realizzata è un punto di vista dell'autore ma nei fatti reali è tutto da dimostrare del resto l'unico esempio autentico di "Nazareno" non mi pare sia andato poi cosi male.
Parlando invece del film non si puo' non dire che sia un vero capolavoro, è evidente.
L'immagine del Gesu' che ride davanti alla prostituta soccorsa dal prete penso sia l'immagine piu' emblematica che sottilinea tutto il percorso di "inutile" carita' del protagonista.
Gli avvenimenti sono un po' slegati l'uno dall'altro, cosa che a mio avviso migliorera' in "Viridiana" ma con immagini meno potente di questi.
Da vedere in ogni caso, o che sei ateo o Cristiano, si impara sempre qualcosa da Bunuel.

Gruppo COLLABORATORI Compagneros  @  27/02/2018 18:50:58
   8½ / 10
Grande film di Buñuel da cui esce un ritratto impietoso dell'umanità. Il protagonista è un buon cristiano dalla fede incrollabile, una sorta di idiota dostoevskijano, insultato e perseguitato dalla gente, nonostante le sue parole d'amore.
Qui, l'impossibilità di compiersi tipica dei film di Buñuel è l'impossibilità di una vera predicazione evangelica, in un mondo sempre più meschino.

vieste84  @  20/10/2013 19:43:01
   7½ / 10
Dopo questo film mi sono definitivamente convinto che Bunuel sia tra i piu grandi artisti della storia che non tratta temi mai banali e che soprattutto in tutto l'arco della sua lunga e onorata carriera non ha mai sbagliato un film.
Ogni suo film è sempre originale, tratta i temi con un intelligenza senza pari e senza riserve.
questa volta ha trattato l'assurdità dell'insegnamento cristiano adottato alla lettera nei tempi nostri con il risultato che uno come gesù ai tempi nostri non puo proprio vivere

Invia una mail all'autore del commento nocturnokarma  @  16/01/2013 20:05:30
   9 / 10
Una delle vette del Bunuel "messicano" è questa intelligente e amara venuta di un Cristo che non volle farsi Re, ma che l'oppressione giuridica e religiosa e le superstizioni della povera gente lo hanno "costretto" ad affrontare una via crucis di umiliazioni e sconfitte.

Programmatico ma mai banale, esemplare nel descrivere un mondo dove la purezza del verbo è ormai falsata, dove la realtà delle cose non può convivere con la figura di nuovo Nazareno.

Mai predicatorio e di certo non consolatorio, Nazarin è un film che colpisce in profondità, come una preghiera che non si vuole ascoltare; ambiguo e non salvifico, è un film con simbolismi non eccessivi che va visto almeno due volte per coglierne tutti i rimandi interni (e alcune scelte nel racconto).

Consigliatissimo sia per persone religiose o meno. Qui non ci sono risposte, o vere domande, ma una visione parallela, amara e reale, delle mille incrinature e buchi neri di una fede religiosa.

Montag  @  13/07/2011 02:00:57
   9 / 10
"Il mio Regno non è di questo mondo"

In fin dei conti Bunuel è un uomo religioso e Nazarin una figura positiva...può darsi che l'autore abbia abdicato in favore di una visione più mondana,ma nemmeno lui sa o poteva sapere quale destino attendeva il sacerdote al di là di questo mondo.Piaccia o meno,nessun assioma cartesiano mai potrà spiegare il senso del mistero...

Doinel  @  02/08/2010 00:45:57
   9 / 10
Un film che tratteggia un'umanità incapace di credere al messaggio cristiano perchè vittima di un potere gerarchico ormai troppo radicato dalla cultura feudale. Nazarin è un Cristo del novecento, umiliato e afflitto fino alla conclusione del film, dove per un attimo rischia persino di perdere fede in se stesso. E' una sofferenza troppo grande quella che il mondo ha creato e l'utopia cristiana non è sufficiente per cambiarlo, Bunuel da anticlericale e ateo ce lo dice con amarezza, perchè dopotutto simpatizza per il giovane Nazarin e i valori profondamente umani che va seminando ai suoi fedeli (interpretato da Francisco Rabal che appare un bel contrasto estetico con tutto il resto, un pò come la Kidman in Dogville)

pinhead88  @  03/05/2010 13:59:51
   8 / 10
Ottimo film di Bunuel,ma nelle tematiche gli ho preferito Viridiana,alcune parti le ho trovate piuttosto noiose,caratteristica che di certo non si addice al maestro spagnolo.comunque sia rimane un film ammirevole sotto molti punti di vista,dalla parabola sul cristianesimo,alla giusta caratterizzazione(grottesca) dei personaggi a qualche leggero tocco surreale conditi a loro volta da un bianco e nero rilevante.

Gruppo COLLABORATORI SENIOR elio91  @  12/08/2009 16:37:10
   8 / 10
Non me la sento di dargli più do 8 perché,anche se molto bello,diciamo che ci sono parti del film abbastanza noiose. il regista torna ad un film con uno schema classico,senza usare il flashback utilizzato con i precedenti Lui e Estasi di un delitto. Ne viene fuori un film accostabile a I figli della violenza per la realtà dura e a tratti volgare che rappresenta,con delle scene comunque forti come al solito con Bunuel,quella del Cristo sghignazzante è incredibilmente vera e inquietante. Un film che ho trovato anch profondamente pessimista e come al solito nei film di Bunuel denso di critiche verso la chiesa.Però non ci ho visto un capolavoro,mi dispiace.

Gruppo COLLABORATORI ULTRAVIOLENCE78  @  18/07/2009 19:42:32
   8½ / 10
Con “Nazarin” Luis Bunuel anticipa, in un certo senso, l’operazione del Lars Von Trier di “Dogville”, seppure con esiti finali del tutto diversi. Però, l’intenzione è quasi la stessa: calare in una realtà moderna una nuova figura cristologia per verificarne l’inadeguatezza dello spirito caritatevole a contatto con un tessuto sociale insensibile al messaggio cristiano puro, mondato da qualsiasi forma di orpello clericale. Così Nazarin sperimenta il fallimento del proprio “modus vivendi”: dalla latente passione amorosa indotta nella donna(/apostola) al ripudio da parte degli operai che non accettano di lavorare senza paga, fino ad arrivare al confronto col galeotto, le cui parole fanno breccia nella sua coscienza come una folgore: “Mi guardi, io non faccio che il male, ma infine la nostra vita a che serve? Lei dal lato buono, e io da quello cattivo… non serviamo a niente nessuno dei due”. L’uno votato al bene l’altro al male: due soggetti con comportamenti antitetici, ma con conseguenze parimenti negative. In questa dura constatazione, l’illuminazione arriva da una donna del popolo, la cui offerta semplice, spontanea e senza velleità di alcun genere potrebbe valere come chiave di lettura per un nuovo messaggio cristiano o, meglio, come un’attenuazione del messaggio cristiano, in cui la carità non è frutto di un modello proveniente “dall’alto” e irrimediabilmente distante nel suo irrealistico candore, ma dalla gente comune: imperfetta sì, ma proprio per questo vera.
Gli elementi del cinema bunueliano ci sono tutti: l’anti-borghesismo, la blasfemia, l’ironia e il sottile sarcasmo. Persino il tipico surrealismo del regista spagnolo, che sembrerebbe latitare per tutta la durata della pellicola, trova espressione in uno straordinario e indimenticabile momento: quello celeberrimo del Gesù sghignazzante di fronte alle tribolazioni di una donna: immagine fortissima che riassume la visione anticlericale di uno dei cineasti più anticlericali di sempre.

Gruppo COLLABORATORI SENIOR Ciumi  @  11/07/2009 08:29:47
   9½ / 10
Quando le immagini dagli occhi si specchiano limpide, come riflessi di una pozza d’acqua pura, senti che la sua luce t’accarezza il viso... e ti accorgi che non le avrai più dimenticate.
Nazarin è un cristo moderno, disposto ad offrire anche ciò che non possiede. Vittima di una carità, affogata nel cuore, che le mani inette non possono donare. Il suo silenzio è una sirena sorda. Squilla, ma nessuno la sente.
In un mondo affollato di mostri e demoni, danza un girotondo di ambiguità meschine, dove gli angeli ridono sadicamente, mentre le *******, gli storpi, i miserabili lo seguono nel suo vano cammino, privato di tutto, deriso, umiliato.
Sarà lui stesso ad accettare carità, quando le mani riescono ad accogliere ciò che non hanno potuto donare, e capisce che in quel gesto di compassione che ha ricevuto, c’è tutto il dolore del suo fallimento.

Gruppo COLLABORATORI JUNIOR Gatsu  @  11/06/2009 11:10:12
   7 / 10
Una storia che ricorda nelle intenzioni la venuta di Cristo. Il protagonista sembra avere amore per il prossimo e predica saggiamente (Come un buon cristiano dovrebbe fare) ma gli si rivolta tutto contro quando si scontra con l'umanità, come nella storia di Gesù, appunto. Uno dei migliori film di questo regista dedito al surrealismo e alla critica sulla religione. Discorsi taglienti e sinceri. Lo preferisco a "Viridiana", di gran lunga.

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Ultima risposta 11/06/2009 13.43.41
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Invia una mail all'autore del commento wega  @  30/12/2008 20:40:05
   10 / 10
Non metto i voti a caso, evidentemente i film me li scelgo bene. Un altro capolavoro di Luis Bunuel, una fotografia mai vista prima. Si spiega il B/N per "Simon del Deserto", Nazarin è un personaggio cinematografico molto simile a Simon, lo anticipa. I due film si differenziano per il fatto che questo non è altrettanto blasfemo, anche se la figura del prete è continuamente a contatto con delle prostitute. Il talento surrealista di questo autore sta nel fatto di mostrare una cosa fuori dall' ordinario, e renderla normale; ed è così che si tramuta in un effetto nel nostro inconscio. Non è surreale vedere entrare ed uscire delle persone attraverso una finestra?. Eppure sembrerebbe quasi normale. Mah difficile da spiegare. Nazarin è un Gesù di Nazaret di fine Ottocento, a cavallo tra ingenuità e superstizione, la storia di un uomo prostato (chissà se si dice) alla Fede e a D.io, tanto che "cammina a piedi nudi come Cristo". Il punto è che sembra tutto così inutile..

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Ultima risposta 31/12/2008 12.46.06
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Gruppo COLLABORATORI SENIOR The Gaunt  @  28/12/2008 14:09:36
   10 / 10
Di fronte alla malvagità umana, non è sufficiente l'esempio di una vita consacrata alla retitudine. Bunuel non nasconde la sua simpatia verso quel prete sempre pronto ad aiutare il prossimo, ma ne evidenzia l'impotenza nel cambiare l'animo incattivito delle persone che incontra. Uno dei capolavori assoluti di Bunuel, poco incline al "porgere l'altra guancia".

Gruppo REDAZIONE amterme63  @  02/05/2008 23:16:46
   10 / 10
“GRAZIE A D.IO SONO ATEO”.

Niente di meglio che questa frase può riassumere l’atteggiamento di Bunuel verso la “fede”, cioè verso quel sistema di valori morali, comportamenti sociali e credenze metafisico/immaginarie che va sotto il nome di “Dio” o dogma religioso. La prima parte di questa frase ci dice che Bunuel, come Kant, è convinto che nel mondo umano esista un sistema di valori che dovrebbe dirigerne l’esistenza presente, passata e futura. La seconda parte ci dice invece che in base a questo sistema di valori (sintetizzato nella parola “D.io”) è arrivato a rifiutare qualsiasi pratica e forma ISTITUZIONALE che si richiami al concetto di “D.io”. In poche parole rifiuta la Chiesa, non lo spirito e le convinzioni che ci stanno dietro.
Bunuel prova quasi simpatia e pietà per il povero sarcedote Nazarin. Nel film è rappresentato in maniera dignitosa e positiva. Se c’è qualcosa che non va non è Nazarin ma tutto il mondo che lo circonda. L’errore di Nazarin è quello di non capire che le FORME che ha scelto che svolgere il suo “compito” non sono in sintonia con il compito stesso, o almeno hanno degli effetti totalmente opposti a quelli da lui desiderati. Essere povero fra poveri? Ma cosa vuoi che gliene freghi a un povero dell’aiuto di un altro povero. A quel livello ci si sgomita, ci si calpesta, mors tua vita mea; figuriamoci se si può fare appello al “buon cuore” o alla “coscienza” di chi deve lottare per la sopravvivenza. Ci vuol ben altro che la carità! (Tema ripreso anche in “Viridiana”). Le autorità e le gerarchie? Loro vivono solo per mantenere se stesse al vertice della società. A loro interessa l’ordine e l’ubbidienza, non il riscatto sociale dei più bisognosi. La semplice fede popolare? Solo superstizione e pregiudizio. Nazarin lo sperimenta sulla sua pelle quando il suo presunto “miracolo” viene trasformato in una specie di festa pagana. La semplicità e castità dei costumi? Una costrizione ipocrita e perbenista che imprigiona la passione umana, la quale alla prima occasione rompe l’involucro fittizio e prorompe fuori più forte e accesa di prima. L’aiuto ai bisognosi? Siamo sicuri che quelli abbiamo proprio bisogno di quel tipo di aiuto che gli vogliamo dare? Non è che lo facciamo solo per tacitare un nostro bisogno interiore? (vedi l’episodio dell’appestata che voleva le cure di suo marito, non le cure di Nazarin). La propagazione della fede? Ma chi ci dà l’autorità di dire agli altri quello che devono fare? Chi siamo noi per dire: “tu fai questo”, “tu fai quest’altro”? Chi ci dice che noi siamo i portatori del giusto e che gli altri sbagliano? Nazarin in carcere è salvato da un tentativo di stupro grazie all’intervento di un delinquente assassino. Lo ringrazia ma non può esimersi da fargli la predica. L’altro gli risponde a tono come dire; chi credi d’essere tu, sei meglio di me? E effettivamente alla luce di quello che ha fatto prima non ha tutti i torti. In definitiva c’è un fondo di SUPERBIA nell’essere prete o sarcedote: loro sono quelli che dispensano aiuto e fede, gli altri sono quelli che peccano e che sono semplici oggetti della pratica religiosa. E questo pensiero passa come un lampo nella testa di Nazarin nello splendido finale.

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Quindi, non è il concetto di “aiuto” (la fede nel miglioramento della società umana) che è in questione, ma il modo con il quale si deve realizzare. Pochi film come questo hanno avuto il coraggio di andare a fondo nell’analisi della religione. Pochi film sono così diretti, così veri, così reali. Ci sono le cose come stanno, non come vorremmo che fossero.
E’ un Film poi molto affascinante nella scenografia, nelle riprese; gli attori sono bravissimi (soprattutto Rabal). Un film”povero” ma fra i più ricchi di contenuto che siano mai stati realizzati. CAPOLAVORO.

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Ultima risposta 25/09/2010 15.29.38
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forzalube  @  16/05/2007 16:26:39
   8 / 10
Mi era piaciuto di più "Estasi di un delitto" visto la sera prima. Comunque un film da vedere,

Gruppo COLLABORATORI SENIOR Invia una mail all'autore del commento kowalsky  @  25/10/2006 23:08:05
   10 / 10
"Non è nella fede che bisogna cercare l'atto d'amore verso l'umanità, ma attraverso la sincera devozione verso il proprio ruolo di essere umano, per quei pochi che ancora si ricordano cosa vuol dire essere "umani". In questo contesto, nel bellissimo film di Bunuel la figura di un sacerdote è antitetica spiazzante soggettiva e al tempo stesso emblematica. Egli racconta l'appartenenza etica del buon senso e della "missione di vita" in un contesto più laico di quanto sembri.
Insieme all'irrinunciabile "diario di un curato di campagna" di Bresson, resta paradossalmente un film che è il più alto atto di fede di un uomo verso i suoi simili.

Vedi recensione

Gruppo COLLABORATORI JUNIOR Requiem  @  09/09/2005 14:46:33
   9 / 10
Splendido film di Bunuel, l'autore europeo che più ho sempre sentito vicino.
Un ritratto amaro, senza mezzi termini, forse meno bello di "Viridiana", ma ugualmente spiazzante.
......."Grazie a Dio sono ateo" avrebbe detto poi il geniale maestro spagnolo.....

benzo24  @  19/05/2005 20:10:14
   8 / 10
Bel film di Bunel, sull'indifferenza e la falsità della gente e sull'immobilità della vita. tutto s muove...in realtà tutto è fermo.

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Ultima risposta 09/09/2005 14.36.51
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