Il film racconta la dolorosa vicenda della strage di Sant'Anna di Stazzema, paesello della Toscana dove i soldati americani combatterono contro i nazisti durante la Seconda Guerra Mondiale.
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Un film che non coinvolge. Nelle parti più "italiane" sembra una delle più mediocri fiction rai, pieno di banalità, e nelle parti più "americane" viene fuori il lato peggiore del cinema stell'e striscie - epicità ed esibizionismi sprecati. Durante lo sbaragliamento del battaglione sul fiume la musica è completamente fuori luogo... Il bambino è la versione autistica del figlio di benigni in La Vita è Bella e guarda caso quando compare gioca a calcio anche se sta morendo di fame (italia: calcio pizza mandolino). Il gigante nero è un bubba-gump dei poveri (ma poi come fa a portare alla cintura una testa di marmo da 30 chili?). Il finale sembra uscito da men in black...! Lo Cascio veramente sprecato sia all'inizio nella scena comica della tazzina sia alla fine.. Boh
Patetico, in tutti i suoi aspetti è un film che lascia ben poco. Ci sono alcuni spunti che mi hanno fatto credere che potesse essere migliore per il resto non convince ne nelle sue parti (recitazione) che nel suo insieme (storia e montaggio).
Il più brutto film di Spike Lee. La storia non coinvolge e il film dura troppo....mi ha fatto due palle !!!. Turturro e Gandolfini sprecati per questo film. Da Spike lee non me lo sarei aspettato. Da EVITARE !!!!!
Film privo di mordente, sceneggiato e diretto in maniera approssimativa e confusa. Recitazione e doppiaggio non indimenticabili, così come tutto il resto. Credo che i film di guerra, per quanto di denuncia, non siano il pezzo forte di Spike Lee. Perdibile.
Non mi è piaciuto. l'ho trovato inconcludente, mal realizzato e forse forse anche di cattivo gusto. Pessima la scena finale dell'abbraccio tra il ragazzino ormai cresciuto e l'ultimo rimasto della squadra americana. Poi non trovo il senso di utilizzare uno dei massacri più efferati e drammatici per la nazione italiana, come spunto per parlare ancora una volta dell'emarginazione delle persone di colore negli Stati Uniti (questa volta nell'esercito).
Un pasticcio, altro che miracolo... "Miracle at St. Anna" è proprio un pasticcio di generi, di personaggi, di emozioni, di idee. Un film lungo, ma che non dice niente e che rischia di trasformare una delle pagine più dolorose della nostra storia in una sorta di melodramma da telenovela argentina. Tutto è abbozzato, niente è finito e nemmeno la scena del massacro si salva a mio parere. Ignobile la scena finale, in un'ambientazione assurda, prevedibile e irritante come una carrambata. Il tema razziale poi è trattato con una banalità disarmante e questa è forse la critica più aspra che si possa fare per un film di Spike Lee. Mah, da estimatore di Spike, grossa grossa delusione...
Prima ora orribile;mi sono risvegliato a causa di qualche fucilata giusto in tempo per sorbirmi l'ultima parte di questo scempio. Noioso e vuoto all'inverosimile,sicuramente tecnicamente valido ma niente di più. Passo falso per Spike Lee.
Non si puo' certo negare che Spike Lee abbia avuto molto coraggio a girare questo genere di film dove i protagonisti sono un bambino stupido e un soldato idiota! I loro discorsi,e piu' in generale la sceneggiatura,sono assurdi e noiosi! Tra uno sbadiglio e l'altro si arriva dopo circa 2 ore alla famosa sequenza citata dai commenti precedenti...Facile stringere il cuore dello spettatore quando mitragli donne e bambini...insomma troppo poco! Il materiale c'era...una strage Italiana senza precedenti,560 morti innocenti,ma di storico,come dice la scritta all'inizio,c'è ben poco! Lee ha voluto fare qualcosa di diverso...coraggioso ma inconcludente...
Lasciando da parte le critiche, che quando fatte in modo strumentale (cioè quasi sempre) sminuiscono il valore e il ruolo del cinema, giustificabili e comprensibili solo se mosse da chi ha vissuto da vicino tragedie come quelle di Sant’Anna di Stazzema, il film di Lee non mi convince affatto. La sceneggiatura è pessima e probabilmente lo è anche il romanzo da cui è tratta: troppo dispersiva, con personaggi tratteggiati male e soprattutto con quegli odiosi spunti romanzeschi (con i quali si apre e si chiude il flashback), troppo accentuati per essere credibili e che rendono la storia ancora più pretestuosa. Inoltre la tematica razziale sulla quale il film dovrebbe essere costruito è affrontata con una retorica banale e sciatta. Paradossalmente il film è apprezzabile (almeno nelle intenzioni) proprio nella parte che qualcuno ha tacciato come “revisionista”, e cioè in quel capovolgimento dei ruoli tra partigiano e nazista che poteva rivelarsi come una soluzione narrativa azzeccata ma che in realtà è sembrata troppo artificiosa e approssimativa. Si salvano solo la fotografia e qualche bella sequenza di guerra.
Questo film mi è parso veramente grottesco e pretenzioso. Non ha senso "sfiorare" come fa il regista un evento drammatico come la strage di Sant'Anna. Non è proprio un contesto che si possa realisticamente accostare ai problemi razziali dei neri americani conditi oltretutto con l'elemento fiabesco del bambino che sopravvive al massacro. Improponibili i dialoghi sciolti tra i soldati neri americani e la popolazione di un paesino toscano degli anni 40, quando poi i tedeschi al contrario si esprimono nella loro lingua madre. La regia e la fotografia sono naturalmente di buon livello, ma non sono sufficienti a salvare un film la cui idea di base è praticamente inesistente. Insomma si vede proprio che Spike Lee "doveva" fare questo film ed ha accrocchiato elementi storici mischiandoli ai temi a lui cari. Un'operazione decisamente insulsa che pesa necessariamente sul giudizio globale del film.
Film veramente poco convincente; la strage di Sant'Anna resta da sfondo, un evento come quello viene trattato con troppa superficialità; beh uno potrebbe obiettare che non sia un film storico e che quindi Spike Lee abbia voluto inserire una favola in mezzo a questo evento; beh allora per iniziare cambiamo il titolo...secondariamente la favola che vuol raccontare non è mai toccante e coinvolgente, almeno per me si intende...lasciamo perdere poi tutti gli errori legati al dialogo tra italiani, anzi toscani, e americani....insomma una serie di errori che col finale rendono piuttosto ridicolo il tutto...Infine con tutti i soldi spesi, la RAI avrebbe dovuto pretendere molto di più per un film che va a toccare uno dei momenti più brutti e bui della nostra storia...Forse sarebbe stato meglio che Spike Lee avesse continuato a narrare storie sui neri in America,senza venir a toccare la nostra storia...troppo facile nasconder tutto dietro tre righe iniziali in cui si dice che non è un film storico... Diciamo che dopo averlo visto, ho capito e concordo con le critiche ricevute da questo film...
Che spreco! Prodotto dalla Rai, con un grande regista americano, con attori (sembrava) bravissimi. Invece è un film noioso, con poco spessore dei personaggi e sinceramente la questione razziale è troppo tirata per i capelli. Si salvano solo i primi due minuti, che peccato.
Dopo tanto parlare di questo film, cercavo nella storia del partigiano il vero nodo di discussione...ed invece: ho trovato banalizzato tutto, le storie umane, il come è raccontato...
Quindi a prescindere dal significato e dalle discussioni su partigiano o no, l'ho trovato NON fatto bene!
Questo film "pretende" di raccontare (seppur con molta fantasia, come suggerito all'inizio della storia) la strage di Sant'Anna; in realtà Spike Lee coglie l'(ennesima) occasione per parlare di ciò che gli sta più a cuore, ovvero il tema del meltin' pot e della discriminazione razziale. Il problema è che questo film è davvero brutto.
Innanzi tutto è poco realistico (per non dire assurdo) il modo in cui sono concatenati gli eventi: Rodolfo doveva andare proprio in quell'ufficio postale? La coppia di americani a Roma doveva far cadere il giornale proprio sul tavolino di Angelo? Possibile che a Spike Lee non sia venuta un'altra idea? E poi il film continua con una serie interminabile di boiate, prima fra tutte la pistola tedesca che l'ex soldato aveva a sua immediata disposizione sul posto di lavoro. Ma dai!! E il metal detector dell'ufficio postale? E poi la testa di marmo, che viene immediatamente riconosciuta dal professore come appartenente al trittico distrutto nel '44 a Firenze. Ma diamine: con tutte le teste di marmo che ci sono come faceva a ricordarla senza consultare un catalogo? E poi sembra plausibile che un soldato, oltre allo zaino e all'armamento, si leghi alla vita un pezzo di marmo che peserà come minimo 50 kg e continui a camminare leggiadro per le campagne toscane evitando bombe a facendo scontri a fuoco? Forse Spike Lee non ha la minima idea del peso del marmo, visto che più tardi, nel film, il piccolo Angelo si diverte a lanciare in aria la testa come se fosse di polistirolo! In ogni modo tutto ciò è solo un assaggio dell'implausibilità di questo film. Già, perché negli anni '40 gli abitanti della nostra penisola parlavano davvero a malapena la lingua italiana, e più che altro si esprimevano nel proprio dialetto locale. Invece, in "Miracolo a Sant'Anna", i montanari toscani addirittura conversano amabilmente con i soldati americani nella stessa lingua fin dal primo incontro, senza la minima difficoltà di comprensione.
Se dal punto di vista tecnico c'è poco da eccepire - seppure la regia non sia così brillante - il film dura troppo ed è noiosissimo.
Direi poco interessante.Non capisco bene il senso di questo film; Spike Lee mette subito le mani avanti appena inizia la storia rammendandoci che non si tratta di un racconto storico ma ispirato a un romanzo.Bene,ma il senso?! immergerci in un episodio storico molto triste della nostra storia per raccontare cosa : la condizione e lo status sociale dei militari americani di colore nella Seconda Guerra mondiale?! Mah...niente contro di loro,ma sinceramente anche volendoci dare questo messaggio poteva almeno dedicare qlc in più delle 2 ore e più per rendere giustizia all'episodio di S.Anna,che invece qui è mensionato solo marginalmente; così come sono marginali il ruolo degli attori italiani come il bravo PierFrancesco Favini.Neanche il rapporto tra "il gigante di cioccolato" e il bambino è approfondito più di tanto,e mi sono chiesto alla fine quale fosse stò miracolo :) se analizziamo il film in se per se,posso dire che anche se a tratti è lento e in certi punti è accompagnata una musichetta di sottofondo inadeguata e fastidiosa,si lascia guardare fino alla fine.Cmq in definitiva ne possiamo far benissimo a meno.
spike lee ha sicuramente del talento ed anche alcune sequenze di questo film pasticciato e confuso lo dimostrano...ma il film è veramente insostenibile...forse se lo intitolava 4 neri all'inferno era meglio.....la teoria di lee è questa: nella seconda guerra mondiale i cattivi erano i tedeschi, gli americani bianchi, i partigiani italiani e pure i fascisti...non salva nessuno...certo salva i neri! come al solito e salva pure valentina cervi, lei i neri se li sarebbe fatti tuttii!!
Questo film mi ha fatto nascere alcuni quesiti. ?Scusate ma qual'e' il Miracolo? ?Una donna Italiana con un Nero nel '44 in Italia durante la guerra? ?Italiani e Americani si capiscono perfettamente? ?La strage e' colpa di un Partigiano? ?2 milioni di cauzione per primo omicidio ma puo' espatriare? ?Perche' tirare in ballo la guerra se non si voleva approfondire l'argomento? Pero' ha anche alcuni pregi: la denuncia del razzismo dei bianchi-americani nella seconda guerra una bella fotografia ed e' scorrevole anche se piuttosto lungo. Controverso avrei potuto dare di piu' ma......mi aspettavo di piu molto di piu'
Spike Lee ha una sua personale battaglia (giustissima e condivisibile, peraltro) da condurre col suo cinema militante e duro. Ha realizzato indiscutibili capolavori, film stilisticamente, esteticamente e ideologicamente intensi. Non c'è dubbio. Questa volta, però, la sua battaglia culturale-razziale si (con)fonde ad altri temi, che probabilmente conosce molto meno rispetto a quelli a lui cari e consoni, ovvero la guerra mondiale, di riconquista alleata in Italia e la Resistenza. L'obiettivo di Spike Lee è mostrare il bianco e il nero, l'ambiguità strisciante di ogni ambiente e contesto umano, compresi quelli (etnicamente o ideologicamente) a noi più vicini. Allora, se per un verso è lodevole la denuncia di un risvolto oscuro (in ogni senso) della guerra americana nell'Italia del '44, coi soldati neri mandati come carne da macello in avanscoperta nella boscaglia della Lunigiana a caccia di tedeschi, senza adeguata copertura e con scarso interesse per le loro sorti da parte dei comandi (bianchi), dall'altro non si capisce dove voglia andare a parare con il discorso sul tradimento nella Resistenza. Lee recupera, a questo proposito, un fatto storico reale, l'eccidio della popolazione di Sant'Anna di Stazzema ad opera della soldataglia nazista in ripiegamento, per il quale è stata emessa una condanna penale definitiva che ha fatto chiarezza e giustizia (almeno formale...) sulla strage. Ciò che risulta incomprensibile è proprio la scelta di raccontare un tradimento in seno alla Resistenza, come motivazione alla base della rappresaglia nazista, attraverso un fatto realmente accaduto, cadendo (a maggior ragione dopo la sentenza di condanna definitva) in un colossale falso storico. Per di più pericolosamente revisionista. Poco simpatico è stato anche l'atteggiamento stizzito dello stesso Lee di fronte alle domande, nelle interviste italiane, che gli chiedevano conto di questa scelta narrativa, segno evidente che questo film è stato preparato con imperdonabile pressapochismo. In linea generale, poi, il film sa piuttosto di fiction televisiva, con un livello recitativo scarso, con personaggi e situazioni al limite dell'improbabile. Valentina Cervi, per esempio, è una campagnola che, da ex-"cittadina", rivendica costumi e mentalità più aperti, tanto da flirtare coi soldati (neri, per giunta!) americani: se il concetto di flirt tra la donna povera italiana e il soldato americano, portatore di nuovi valori culturali ed estetici, ci può stare - e nella realtà ce ne sono stati tantissimi -, già più inverosimile appare quello interetnico, per quei tempi e per quei contesti culturali. Ma tutto ciò sarebbe anche passabile se non si mostrasse il personaggio della ragazza come fosse una femme fatale attuale, abbigliata con dei vestiti davvero poco anni '40 e davvero poco umili e contadini (come il personaggio richiederebbe). La verosimiglianza, poi, viene completamente derisa dalla scelta di doppiare i soldati americani tanto da creare un'improbabile quanto ridicola comunanza linguistica coi residenti indigeni: il risultato è che gli americani parlano correttamente l'italiano e gli italiani parlano in toscano... E che dire di quel finale carrambesco?...
Delusione, mi aspettavo molto di piu da questo film. Troppo pretenzioso e allos tesso tempo banale, attori poco bravi e la stessa regia, a volte, l'ho trovata poco consona al tipo di storia raccontato.
Non parliamo poi del finale, davvero assurdo.
Rimangono alcune scene di battaglia ben realizzate e un ottimo inizio.
Secondo me una semi-porcata, finale patetico, sopratutto irritante il rapporto qualità\durata...90 minuti sarebbero stati più che sufficienti, troppa volgia di fare un film profondo per il nostro spike....
Unica nota positiva: per la prima volta gli afroamericani, a discapito dei "bianchi", sono gli eroi...
Ma per il resto...
Se l'intento era quello di mescolare un enorme pastiche dei più disparati e difficili temi, dal razzismo americano, allo "scemo" del villaggio: l'unico in grado di leggere nell'anima disperata di un bimbo, dalle follie della guerra tutte uguali di fronte allo scempio della violenza, sia che si tratti di nazisti, fascisti o partigiani..., alla strage di sant'Anna ridotta ad una parentesi causata da vendette personali.... mentre poco più in là un'avvenente donna decide a chi concedere la propria passione sopita.... Se l'intento del regista era quello di sfornare un calderone furbo e irritante, per di più girato molto spesso a mo' di fiction.... c'è riuscito pienamente...
Se l'intento era invece quello di ricordare, celebrare ed innalzare la memoria delle vittime di Sant'Anna, fornendo attraverso un film una propria interpretazione dei fatti (seppur tratta da un romanzo) il risultato è un avvilente insulto...
Un film bruttissimo...D'altronde il voto dice tutto!Ennesima schifezza del "maestro" (ma de che?) Spike Lee:la storia è iperscontata,i personaggi sono stereotipati,i dialoghi pessimi!Per non parlare della scena finale,che rasenta la demenza...A salvare il film dal disastro totale è solo una fotografia discreta...Sconsigliatissimo
Film che mi ha annoiato nella prima ora, anche se devo dire che nel complesso non mi ha entusiasmato nemmeno nell'ora e mezza successiva!Troppa carne al fuoco e veramente troppo lungo.....una mezza delusione!
Questo film è un mal riuscito ibrido fra "Il Miglio verde" (il gigante nero buono, la presenza del sovrannutarale, le divagazioni mistiche), "La vita è bella" (il bambino che mircalosamente sopravvive agli orrori della guerra come simbolo di speranza) e "Salvate il soldato Ryan" (durata extralarge, ambientazione nella seconda guerra mondiale, soldati dispersi da recuperare) girato da un regista che pare essere stato fulminato sulla via di Damasco tanto da vedere/inserire croci e crocifissi dappertutto.
Da segnalare che misteriosamente i soldati americani parlano senza alcuna difficoltà con gli italiani ma non (o non sempre) i tedeschi con gli americani o i tedeschi con gli italiani, il tutto mentre si alternano parti doppiate e parti in italiano senza un vero criterio logico.
in stile "Carramba che sorpresa" alle Bahamas (sic!). (Ma da quando in qua un accusato di omicidio che esce su cauzione se ne può tranquillamente andare alle Bahamas?)
D'accordissimo con Stefano(76). Davvero una boiata. La prima sequenza di battaglia sembra l'espansione (non riuscita) di "Call of Duty 2". Certe trovate, su tutti il finale, oltrepassano il limite della decenza. Però la sequenza del massacro di Sant'Anna è davvero magistrale. Un vero pugno sullo stomaco, Cinema con la "C" maiuscola. Se quella sequenza non fosse così bella gli darei 2.
Spike Lee mi ha proprio deluso sia per il suo atteggiamento durante la "promozione" del film, sia col film stesso.
Il film è un miscuglio dei temi cari all'autore, più qualche riflessione data dal fatto che è un film di guerra, ma è narrato con superficialità. Dagli afroamericani agli italiani, passando per i tedeschi, tutti si riducono a macchiette e i temi affiorano perché dichiarati dagli stessi personaggi e non efficacemente RAPPRESENTATI.
Il tanto discusso tradimento del partigiano può anche starci se lo si affronta sotto il profilo della fratellanza e dei conflitti interni alle medesime fazioni. Da questo Lee avrebbe potuto trarre molto, invece rimane abbozzato e ci mette pure una didascalia per chi non l'avesse capito.
Se non fosse di Spike Lee, sarebbe un film ordinario da 6. Visto che invece si tratta di S.L. un 4 non glielo toglie nessuno.
Fuori da ogni polemica - gratuita - che ha accompagnato l'uscita di questo orrendo pasticcio cinematografico, nessuno che si sia fatto domande sul perchè insultare la memoria delle vittime di Sant'Anna di Stazzema con un film così brutto. Per il resto sottoscrivo il commento di Stefano76 e sottolineo: imbarazzante.
Spike Lee dev'essere impazzito. Un giorno dovrà spiegare al mondo perchè ha realizzato questa boiata, venedola a girare proprio qui in Italia.
Uno dei film più brutti che abbia visto negli ultimi anni, una favoletta improponibile e imbarazzante, ambientata in un contesto storico che ha causato critiche (tutto sommato ingiustificate) perchè modifica inserendo elementi di fantasia un fatto storico realmente accaduto, la strage di Sant'Anna.
Spike Lee dirige (ma è davvero lui?) una sceneggiatura intricata, contorta e ridicola, dove soldati americani e civili e partigiani toscani comprendono perfettamente e allegramente le rispettive lingue (ma nessuno, misteriosamente, è poi in grado di tradurre cosa dice un soldato tedesco...) e dove antiche leggende locali, siparietti dialettali tipicamente italiani, una vicenda corale e temporalmente dilatata stile "Le ali della libertà", scene di guerra assolutamente americane e una spruzzatina di paranormale mistico-religioso si fondono tra loro in un pasticcio di due ore e mezza che termina con la telefonatissima scena conclusiva, girata di fronte al mare delle Bahamas (ma che c'azzecca??).
Musiche da torcibudella e recitazione fuori dalle righe di tutti gli attori italiani, di cui Lee è incapace di contenerne la strabordante italianità, completano il quadretto.