Il film racconta la dolorosa vicenda della strage di Sant'Anna di Stazzema, paesello della Toscana dove i soldati americani combatterono contro i nazisti durante la Seconda Guerra Mondiale.
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Spike Lee quì si cimenta con il cinema di guerra e ambienta la vicenda nell'Italia centrale sotto occupazione. Il suo è un film dai molteplici aspetti, solo apparentemente in film "di guerra" o "sulla guerra": c'è la storia, l'amore, la paura e il tema ricorrente del razzismo; questo rimane talmente spinto dalla sceneggiatura che riesce a stonare, a volte veramente fuori contesto e che esplode con parecchio manierismo all'apparire del personaggio interpretato da Goggins. Ma Spike Lee cerca di dare voce a chi ha combattuto quella guerra e sembra essere stato dimenticato e lo fa mescolando i suoi soliti stilemi con un tocco di grottesco, con continui richiami alla religione e al divino e al "magico". Il suo film quindi si stratifica su più livelli, diventa un film fiume che forse avrebbe necessitato di qualche sforbiciata qua e là (interessa davvero la storia degli avvenimenti passati tra i due partigiani), ma che nel complesso, pur con licenze storiche evidenti, riesce nel suo intento di testimonianza (sui generis).