melancholia (2011) regia di Lars von Trier Danimarca, Francia 2011
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melancholia (2011)

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locandina del film MELANCHOLIA (2011)

Titolo Originale: MELANCHOLIA

RegiaLars von Trier

InterpretiCharlotte Gainsbourg, Kiefer Sutherland, Kirsten Dunst, Charlotte Rampling, Udo Kier, Stellan Skarsgård, Alexander Skarsgård, John Hurt, Brady Corbet

Durata: h 2.16
NazionalitàDanimarca, Francia 2011
Generedrammatico
Al cinema nell'Ottobre 2011

•  Altri film di Lars von Trier

Trama del film Melancholia (2011)

Justine e Michael stanno per sposarsi, il ricevimento si terrà nella casa della sorella di Justine, ma proprio in quei giorni un evento catastrofico minaccia la terra ed i suoi abitanti...

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Voto Visitatori:   7,41 / 10 (205 voti)7,41Grafico
Voto Recensore:   8,00 / 10  8,00
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Voti e commenti su Melancholia (2011), 205 opinioni inserite

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mauro84  @  29/03/2012 23:58:09
   9 / 10
son riuscito a veder sto film, io amante di lars von trier, soltanto stasera.. un film che mi ha lasciato di stucco.. che mi ha lasciato bisibito visto il tema tristissimo che porta con sè.. un matrimonio che inizia bene.. che finisce insomma poco bene.. con tanti alti e bassi.. crisi etc.. ma l'attrice Dunst sempre eccellente e perfetta nella sua parte.. è capace di dire.. "io son contenta di morire".. bè premio strameritato a Cannes.. la adoro.
qualcosa di eccezzionale.. nonostante la lentezza della prima parte .. poi poco a poco prende e ti porta via.. ti trascina fino alla fine.. un piccolo capolavoro da rivedere con la dovuta calma e nella sua epicale drammaticità
grande Lars von Trier.. ti aspettiamo nuovamente!
da vedere!!

catdog  @  27/03/2012 16:19:55
   10 / 10
L'inizio del film è particolare sembrano delle fotografie che prendono vita, molto suggestivo.
Il regista fa vivere lo spettatore con grande partecipazione tutto il film fin dalla prima scena, lo prende per mano e quasi come per magia lo porta come un entità invisibile dentro le scene, lo fa sentire libero di vagare tra gli attori e la macchina da presa. Ecco il sommo genio.
Ho percepito in tutto il film una latente angoscia, il regista "mi convince" a non credere in nulla al nichilismo più feroce, mi sento affranto perché la vita e la Terra sono "cattive" e meritano un'inesorabile morte, senza speranza di rinascita. E' un film forte, come la disperata ed inutile fuga della madre verso la città, dove nasconde il significato che davanti all'ineluttabile, nulla ci può salvare. Bellissima e sublime la scena di quando Justine dice alla sorella, dopo avergli detto che lei già sapeva il numero esatto dei fagioli nella bottiglia, che non c'è nulla dopo la morte ma soltanto un vuoto cosmico. Il regista rende palpabile e materializza quell'atmosfera di falsa felicità dove ogni cosa è mascherata ed è finta, dove tutti devono per forza essere felici quasi come se fosse un dogma, la felicità è obbligatoria altrimenti l'umanità ti mette al bando, solo la sorella capiva Justine, impazzita e impotente davanti alla ineluttabile verità di morte, eppure certe volte anche lei la odiava con tutta se stessa. Un film crudo dove i genitori ripudiano i figli perché vuoti e resi schiavi del danaro. Ci sono poi molte metafore e simboli nel film che solo un grande spettatore attento riesce a cogliere, e si potrebbe parlare per ore.
Invece, non mi è piaciuto l'esagerata dominante del giallo nelle scene esterne quasi come se il regista non avesse fatto un corretto bilanciamento del bianco, ma probabilmente è stata una cosa voluta. In ultima analisi, l'opera l'avrei fatta più lunga, mi dispiace tanto quando finisce e sicuramente è da rivedere più volte. Per certi versi mi ricorda un poco il meraviglioso The tree of life by Terrence Malick.

jb333  @  17/03/2012 08:18:49
   6 / 10
allora il film e veramente particolare.. pero per prima cosa concordo con chi dice che e lontano dal poter essere definito un capolavoro, i capolavori sono altri.. il mio voto e una media che faccio tra le parti del film..
la prima parte e stata veramente penosa (piu precisamente lenta, a tratti irritante e senza logica - alcuni dialoghi e comportamenti dei protagonisti sono stati un insieme di nonsense).. dopo la prima parte mi sono detto "ma che ca..o di film e?" percio diciamo un 5..
la seconda e molto meglio e almeno ci spiega un po i personaggi.. il finale e bello con alcune scene molto buone che colpiscono lo spettatore,vedi "spoiler"..direi che la seconda parte e un 7,5..
alla fine darei un 6.5 -7 MA METTO MEZZO VOTO IN MENO PER I PRIMI 8 MINUTI! mamma mia una tortura, per fortuna che fotevo mettere in veloce..
insomma il film alla fine risulta aprezzabile, ma con alcune scene e una lentezza che rovina il tutto...

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francesco81  @  14/03/2012 15:44:52
   1 / 10
avete presente il primo fotogramma del film? ecco, avete senpre presente il viso in primo piano della protagonista??? ok! sono sicuro che sara' la stessa faccia che avrete voi alla fine del film! esausti di vedere la nullita' fatta in pellicola. mi dispiace perchè dopo dogville speravo in qualcosa di piu'!!!! ma oltre a vedere una sposa depressa che durante il suo matrimonio preferisce andare a farsi un bagno, urinare sopra un campo da golf ( con 18 buche ) , rifiutare di fare sesso con suo marito , per poi fottersi un ragazzo sempre su quel campo da golf e nello stesso punto dove 10 minuti prima aveva allegramente pisciato, per poi finire finalmente questa benedetta festa e cominciare a prepararsi alla fine del mondo nuda davanti ad un pianeta che sta per distruggere tutto e toccarsi le tette( belle x carita')eccitandosi come una malata cronica, sotto gli occhi di una perplessa sorella. . . . 2 ore ed un quarto !

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Ultima risposta 19/03/2012 13.17.16
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gianni1969  @  08/03/2012 01:41:23
   8½ / 10
ottimo quest'ultimo lavoro di von trier,molto inquietante e ben recitato(bravissima la dunst). colpisce soprattutto il senso di apatia e non curanza a quello a cui vanno incontro;quello che l'umanita' si merita. e il messaggio arriva fino in fondo. sconsigliato a chi e' giu' di morale.

Rockmauro  @  01/03/2012 01:16:49
   8½ / 10
Splendida intuizione del regista che con una grande tecnica cinematografica riesce a sviluppare una trama piuttosto lineare con un ritmo "lentamente incalzante". Si aspetta ormai la fine, dall'inizio della seconda parte, ma solo per arrivare al culmine delle emozioni, il cui flusso continuo e in crescendo è splendidamente correlato al capolavoro di musica romantica di Wagner "Tristano e Isotta". E' incredibilmente adatta quest'opera per il film, la quale sembra scritta appositamente per queste scene al di fuori di ogni possibile concezione razionalista.
Visto in lingua originale mette in risalto le emozioni che kirsten dunst sa offrirci nell'affrontare diversi stati d'animo all'interno della sua melancolia, che si trasforma in depressione.
Sconsigliato per gli irrequieti che di fronte a film così sanno solo cogliere la lentezza della trama.

ValeGo  @  20/02/2012 19:43:14
   7 / 10
Il film è molto particolare..sembra tutto molto tranquillo all'inizio, quasi idilliaco ma c'è qualche segnale qua e là che lascia presagire che qualcosa non va, che c'è qualcosa di strano nell'aria (come lo strano comportamento di Justine)...ed infatti la catastrofe si avvicina lenta e inesauribile!

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Gruppo COLLABORATORI JUNIOR 1819  @  13/02/2012 21:04:35
   7½ / 10
Lars Von Trier è un fenomeno. Ognuno dei suoi film è un mondo a sé, e questo non fa eccezione; il suo unico limite è quello di non riuscire a farsi comprendere da tutti, ma sono sicuro che nemmeno gli importi.
Diviso in due parti, Melancholia racconta l'approssimarsi di un fenomeno catastrofico visto dagli occhi di due sorelle. Eccezionale la resa con la quale queste prospettive si confrontano, in un crescendo di tensione che non può lasciare indifferenti. Ho particolarmente gradito la presenza di Kiefer Sutherland.

Juza21  @  11/02/2012 22:09:02
   2 / 10
Boiata pazzesca..

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Ultima risposta 27/05/2012 20.55.30
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7219415  @  06/02/2012 19:42:33
   7½ / 10
Molto particolare come film catastrofico...

the Good  @  05/02/2012 14:50:03
   4 / 10
Ci tengo subito a dire che il film che mi ha catturato fin dall'inizio, dove ho apprezzato le enormi capacità creative e tecniche da parte del regista senza farmi influenzare dall'esternazioni assurde che ha fatto poco prima che uscisse il film in Italia.

Sinceramente non vedevo l'ora di vederlo e apprezzare un regista controtendenza come Lars von Trier, capace con la sua opera di trasmettere un ventaglio enorme di geniali sfumature che comprendono tutti i colori possibili dell'animo umano.

Non dico e soprattutto non penso che sia una scelta sbagliata inserire personaggi difficili da digerire e proporre una storia paradossale,catastrofica dove i caratteri e gli animi vengono messi a dura prova. Anzi è una qualità dell'artista il voler osare o cmq proporre un punto di vista completamente nuovo e diverso (che a volte ti eleva a genio) dagli standard mediocri a cui spesso siamo abituati. Senza quella voglia di osare non avremmo mai avuto artisti con Picasso, Van Gogh e Fontana.

Purtroppo però il film non è piaciuto affatto e perdonatemi se non sono riuscito ad oltrepassare quel taglio nella tela.. forse il taglio non l'ho proprio visto...forse mi sono fermato solo al colore nero.

cristiano1970  @  31/01/2012 23:38:48
   4½ / 10
incredibile come molti di voi abbiano visto il capolavoro.........................
un'insignificante accozzaglia di sentimenti deprimenti e cinici
sulla vita.............sulle persone..........sull'amore........

mah!

forse non ho visto il film che avete visto voi.

il "CAPOLAVORO" spiegato nel mio spoiler

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Ultima risposta 28/05/2012 02.45.47
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Invia una mail all'autore del commento Totius  @  24/01/2012 20:07:39
   6½ / 10
Non mi è paciuto come gli altri di V. Trier però mi è piaciuto abbastanza. Un film molto strano. Volutamente lento e dai temi forti... la depressione e la fine del mondo... La domanda di fondo è: dove sta la felicità se davvero c'è??

Gruppo COLLABORATORI JUNIOR Invia una mail all'autore del commento mkmonti  @  22/01/2012 21:32:56
   10 / 10
L'ennesimo capolavoro del cineasta danese, inspiegabilmente trascurato a Cannes (anzi, mi correggo, spiegabilmente tracurato viste le insensate dichiarazioni di Lars, anche se poi nulla hanno a che vedere con la valutazione di una pellicola), con una grande Kirsten Dunst, una sceneggiatura ai limiti della follia, tra "Antichrist" e "Le onde del destino"; "The three of life" in salsa dark-pessimistica.....insomma Lars è tornato, ora non resta che attendere il prossimo capolavoro!

PignaSystem  @  14/01/2012 17:40:02
   8½ / 10
Immagini suggestive e affascinanti, una sorta di anticipazione e riassunto di quello che sarà il film. Così si apre la nuova fatica di Lars Von Trier. Un film potente, sia dal punto di vista visivo sia nei contenuti. Il pessimismo portato in scena dal regista danese travolge esattamente come l'imminente collisione della Terra col pianeta Melancholia. Ottimo il cast su tutti una bravissima Kirsten Dunst.

Atomico  @  09/01/2012 00:31:19
   5 / 10
Il voto è 5.11 qui approssimato a 5 per ovvi motivi.

Questo film trasmette emozioni di inquietudine e insensatezza, le quali sono emozioni non molto gradevoli da provare.

C'è un tocco di poesia, ma la poesia si gode in un contesto di emozioni positive e non avvilenti.

Personalmente giudico questa film un prodotto privo di messaggi positivi, e inutile e distruttivo.

Le persone tristi e depresse sono quelle che secondo me potrrebbero apprezzare meglio il film perché più in tono con il loro modo di vedere il mondo.
Le persone solari e vitali invece dovrebbero cercare di evitarlo, perché non ci troverebbero in esso nulla di interessante, se non qualche scena da grande impato visivo (soprattutto se visto al cinema).

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Ultima risposta 23/12/2012 17.23.59
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Oskarsson88  @  02/01/2012 13:40:18
   8½ / 10
Per certi versi è difficile dare un voto...è un film particolarissimo e che si distanzia totalmente dai classici catastrofici ed è molto più ponderato e poetico...la lentezza ed i dialoghi piuttosto asciutti potrebbero non essere di buon gusto per tutti, ma le immagini e la profondità che vengono rilasciate in questa visione fanno meritare questo voto. Chiaramente è presente tutto il pessimismo di Von Trier...ed è proprio il bello questo! D'accordo con la recensione...sarebbe da vedere senza nè trailer nè una minima idea della storia...allora sì!

Lillipuzziana  @  01/01/2012 21:09:48
   8½ / 10
magnifico, poetico, commovente.
sono d'accordo con il recensore, spesso Von Trier è piuttosto egocentrico, ma cavoli, ne vale la pena alla grande.
tema delicatissimo, affrontato con il solito pessimismo del regista, ma quest'ultimo capolavoro l'ho trovato più pacato, non so come dire, più sottopelle, meno angoscioso dei precedenti.
Da vedere, in più la fotografia e le musiche(anzi, LA musica) splendide

Gruppo COLLABORATORI Gabriela  @  29/12/2011 20:01:34
   9 / 10
La speranza è l'ultima a morire, ma muore.

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WongKarWai  @  17/12/2011 10:58:16
   10 / 10
Ho deciso di dare 10 a questo film non solo perchè lo considero un capolavoro, ma anche perchè dei commenti assurdi ne hanno abbassato ingiustamente la media. Lo ritengo non solo uno dei migliori film usciti negli ultimi anni, ma anche il film più d'attualità che poteva uscire in questo momento. Lars è riuscito a collegare le ansie sulla fine del mondo nel 2012 (proprio nei paesi nordici si sta diffondendo la convinzione che un pianeta di nome Nibiru si infrangerà contro il nostro e stanno preparando veri e propri bunker) e la crisi economica e sociale che sta per schiantarsi sulla società occidentale.
Dopo 10 minuti di arte pura, dove ci sono mostrati dei veri e propri quadri che poi capiremo nel corso del film, si inizia con una situazione molto cara a Von Trier e in generale ai registi del Dogma (tanto che mi ha ricordato molto "Festen" e ancora prima alcuni film di Bergman ovviamente) cioè quella del matrimonio e in generale della cerimonia in famiglia, caratterizzata da falsità, meschinità, ipocrisia. Un microcosmo per rappresentare una società in declino dove ciò che conta è l'apparenza, i padri diventano deboli e "farfalloni", le madri dure e mascoline, i mariti hanno perso la leadership e sono impacciati, tanto che la figura più forte sembra essere proprio Justine. Senza dimenticare il mondo del lavoro, rappresentato dal capo di Justine, votato al profitto senza scrupoli. Il tutto condito da una generalizzata mancanza di comunicazione. In questa fase è Justine ad essere a disagio, mentre Claire rappresenta con il marito la classica famiglia alto-borghese, con le sue sicurezze apparentemente incrollabili. Tutto viene ribaltato nella seconda parte in cui il progressivo avvicinarsi del pianeta (la fine del mondo? la crisi economica che sta per portare al fallimento molti Stati e a cui nessuno sembra voler effettivamente credere?) fa cadere le certezze della famiglia-modello, della società "perfetta" (emblematico è il suicidio del marito, colui che sembrava tenere sotto controllo la situazione). Lo schianto sembra inevitabile, per la felicità di chi, come Justine, in questa società non si ritrova.
Ultima considerazione, oltre alla spettacolare e inquietante scena finale, è sul fatto che il film si svolge interamente nei "possedimenti" della famiglia di Claire, forse un riferimento a "L'angelo sterminatore" con i protagonisti che non riescono mai a varcare un ponte che li può condurre in città. D'altronde la critica alla borghesia non è meno aspra che nel film di Bunuel.

aldo palmisano  @  14/12/2011 19:18:19
   7½ / 10
ogni volta che penso alla qualità di un film, preferisco considerare maggiormente quello che mi ha trasmesso; questo film mi ha emozionato.
nel personaggio di justine si intuisce una totale inadeguatezza con il mondo che la circonda, ma la causa principale è da cercare più all'esterno che nell'animo della ragazza. c'è qualcosa di grottesco nella prima parte: i parenti, sebbene umani, si rivelano mostruosi ponendo più attenzione al corso della festa nuziale che alla povera neo-sposa.
claire incarna perfettamente tutta l'impotenza di una persona di fronte ad un evento così grande come la fine del mondo.


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Niko.g  @  11/12/2011 16:48:09
   9 / 10
(Spoiler presenti)

Questi, gli elementi di Melancholia che mi hanno convinto a considerarlo a pochi passi dal capolavoro:

- il prologo: spiazzante per la sua bellezza estetica e l'uso magistrale del ralenti. Da qui scaturisce una fascinosa inquietudine, premonitrice del tragico finale, che carica la molla dell'attenzione per le due ore a seguire (personalmente non mi sono mai annoiato);

- l'uso della camera a mano: congeniale e appropriato per trasmettere tensione, dinamismo e realismo, a sostegno del presagio apocalittico;

- la fotografia: sublime e avvolgente, dai contrasti di luce forti e coerenti col tema;

- lo scardinamento del microcosmo familiare dal resto del mondo (e dall'action sterile e standardizzata dei disaster movie): il dramma è totalmente intimo e poco importa dove ci troviamo e cosa succede "fuori" da questo microcosmo;

- la donna al centro: dispensatrice di vita, affronta a viso aperto la morte, con un inaspettato e liberatorio coraggio (Justine) o una forza dirompente di umana autoconservazione (Claire). L'uomo resta vittima di un'ingenuità o di una meschina vigliaccheria.

Il 2011 è stato anche l'anno di The tree of life, spesso menzionato come termine di confronto con Melancholia. Sinceramente, per quanto entrambi criticati per l'eccessivo estetismo fine a se stesso, il film di Lars von Trier, pur nel medesimo autocompiacimento (però molto meno enfatizzato), mantiene una linearità di tempo e un finale leggibili a tutti e questo è, senza dubbio, un merito.

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Ultima risposta 13/12/2011 23.56.08
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Azrharn  @  11/12/2011 12:16:37
   3 / 10
Delusione totale. Primi dieci minuti da suicidio. Poi un matrimonio surreale. Poi l'attesa per quello che si sapeva dopo i primi 10 minuti. Il tutto raccontato con la solita ripresa ballerina nella noia più totale. Ottime interpretazioni e fotografia? ma chi se ne frega..
Ammetto di essere stato fuorviato ingenuamente dal trailer....

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Ultima risposta 11/12/2011 14.00.47
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Invia una mail all'autore del commento Elly=)  @  10/12/2011 21:56:26
   9½ / 10
Melancholia: vocabolo latino che deriva a sua volta dal greco melancholía, composto dalle parole mélas, mélanos (nero) e cholé (bile), nonchè bile nera. Essa secondo la teoria della patologia umorale del 1300, è una dei 4 principali liquidi contenuti nell'uomo, più precisamente nella milza, e che a quel tempo venivano associati agli umori dell'essere umano.
Non esiste scelta migliore da parte di Lars Von Trier di aver deciso di chiamare questo film con il titolo Melancholia. La parola in sè racchiude lo svolgersi e il significato della pellicola stessa.
Più precisamente nel finale, e che gran finale stilisticamente riconducibile al genio di Von Trier, il titolo prende vita dai personaggi: in tre sotto una capanna magica immaginaria, dove troviamo la protagonista, sicura e consapevole della morte imminente, la sorella, consapevole della morte, la quale però non è pronta a morire, è spaventata e il bimbo, inconsapevole e tranquillo di quello che sta per accadere.
La malinconia è proprio questo: un sentimento di debolezza che esprime una profonda tristezza che porta la persona che la sta vivendo ad arrendersi davanti agli ostacoli che appaiono insormontabili. Il lasciarsi vivere, l'abbandonarsi al proprio destino senza lottare, provare un vuoto incolmabile.

Un passaggio che rende fermamente visibile la trasformazione dell'essere umano davanti alle intemperie della vita è dato dalle due sorelle. Per prima la protagonista all'inizio del secondo capitolo sembra essere divorata da una malattia degeneratrice a livello mentale dove sua sorella l'aiuta a lavarsi, a vivere senza che essa si chiuda dentro una stanza con lo sguardo perso nel vuoto. Nello svolgersi del secondo capitolo troviamo invece la sorella che diventa non propriamente pazza ma dà segni di debolezza d'animo, causati dalla morte del marito (anche lui nel momento in cui capisce la vera pericolosità del corpo celeste decide di togliersi la vita, credendo che prendere la strada del suicidio sarebbe stata la scelta migliore) e dalla consapevolezza della fine del mondo mentre la protagonista si risolleva e diventa una donna con le idee chiare, fredda, sadica.

Il film si apre con immagini molto statiche che si muovono al rallentatore e dove troviamo una mdp ferma contrariamente a il dogma di LVT. Una fermezza che tende a sottolineare insieme ad una commovente colonna sonora, la tragicità delle immagini stesse (le foglie, i corpi che cadono,..), rimandano alla sinfonia dell'autunno, allo scorrere del tempo, immagine mobile dell'infinito, quel senso di peso del rendersi conto delle nullità che siamo, esprimendo un senso di calore che ci accompagna lentamente alla morte.

In un primo momento sembrerebbe che LVT sceglie la mdp come strumento di ripresa fisso per il film, ma in seguito si intuisce che ne ha fatto utilizzo solo come scelta artistica, infatti dopo il prologo prende con mano decisa la cinepresa e inizia a girare! Il dogma 95 ancora una volta viene rispettato, la voce di LVT si fa sentire in un lieto pensiero e omaggio a quella mentalità radicata negli abissi dell'uomo, quella paura che nei secoli non si estirperà mai dal nostro cuore, ed è quel groppo che ti prende e ti schiaccia giù, e con un motivetto rindondante ti ricorda che la fine di tutto è vicina e che tu, piccolo uomo, non puoi farci nulla, sei impotente ad essa.

La fotografia viene usata magistralmente per sottolineare con tecniche diverse (seppia, incandescenza ai bulbi di mercurio, luce morbida,..) i differenti stati d'animo che il regista vuol far passare, enfatizzata da effetti speciali che non rovinano affatto la delicatezza di essa ma ne accentuano il torpore dello spettatore.

Una sfida che LVT si pone: si cimenta nel genere fantascienza regalando momenti davvero espansi a tutto quello che è il mondo delle emozioni, e riuscendo a non cadere nella banalità dei semplici elementi fantascientifici.

La pellicola si caratterizza per l'alternarsi di momenti in una stessa scena in cui si rimane male, sconcertati e altri che fanno abbozzare un sorriso di divertimento, anche se il sarcasmo e il cinismo stanno alla base di tutte le battute.
Scene che invece diventano magnetiche e ti fanno rimanere li con la bocca aperta. Quanti non sono rimasti li, concentrati, come mai nel resto del film, a fissare insieme alla protagonista quel corpo celeste cosi misterioso, cosi bello, cosi intrigante..Nuda come lo siamo noi agli occhi dell'universo. Ipnotizzata come noi quando ci soffermiamo in una calda notte d'estate ad osservare il cielo stellato e a guardare fissi la luna..un sentimento che è difficile riprovare con le cose terrestri, solo il nostro satellite racchiude quella strana cosa magica che nessuno è in grado di descrivere perchè le parole sarebbero troppo scarne nel definirla.


Elly=) Copyright

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Ultima risposta 12/12/2011 14.34.43
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PATRICK KENZIE  @  07/12/2011 16:28:21
   5½ / 10
Non ho ancora ben capito se mi è piaciuto... I primi 10 minuti sono strepitosi! La prima parte abbastanza confusa e lenta,con ottime interpretazioni,mentre la seconda parte piu veloce ed intrigante. Come sempre Lars è visionario e interessantissimo,e ha un modo tutto suo di vivere il cinema che io trovo stupendo. Non il suo miglior film...

sweetyy  @  05/12/2011 14:21:02
   6 / 10
Brillante e irritante nello stesso tempo, Melancholia è un dramma esistenziale onirico e surrelae ben costruito, anche se qualche difetto qua e la si trova.
(La prima parte del film mi ricorda molto Festen).
Nulla da dire sulle 2 protagoniste, soprattutto la Gainsbourg

davmus  @  05/12/2011 09:25:14
   4 / 10
Non mi è piaciuto, l'ho trovato soporifero.

Silvinha  @  04/12/2011 16:29:30
   2 / 10
Dunque...Mi meraviglio davvero di chi ha dato 9 o addirittura 10 al film...Credo che sia dovuto solo alla fama del regista...In ogni caso é un film diviso in due e per quanto la seconda parte sia più sopportabile della prima credo che sarebbe meglio comprarsi un pacchetto da 20 di sigarette che vedere questo film. Il fumo uccide ma anche questo film é di un pessimismo che ti ammazza.

La prima parte parla di Justine, la sorella ****, che si sta per sposare e che non é affatto convinta, tanto che si fa un altro durante la festa sopra il prato dove ha urinato. Senza contare che tiene un viso di mxxxa per tutta la festa.Il padre che é un play boy di tipo 70 anni che batte qualsiasi ragazza basta che respiri. La madre pessimista e fuori di testa che dice parole senza un senso e l'unico sano di mente sembra essere il marito di Justine. Assurdo il fatto che lei si faccia un bagno ogni 20 minuti!

La seconda parte parla della sorella di Justine, brutta e completamente di versa dalla sorella, che ha un figlio e un marito che non vedono l'ora di vedere passare il pianeta che PROBABILMENTE andrà addosso alla terra, ma loro sono sicuri di no -.-'' La sorella di Justine é convinta del contrario tanto che é ossessionata dall'evento. Giusto per non pensarci prende in casa
Justine che, chiaramente, non fa altro che parlare di quanto sarebbe bello morire.

Vi giuro dopo i primi cinque minuti volevo uscire dalla sala, poi però ho detto, vabbé dai vediamola fino infondo. Avrei dato 1 al film ma il finale é discreto (nel senso degli effetti speciali) e l'attrice che fa Justine é favolosa. Ma da evitare come la peste.

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Ultima risposta 11/12/2011 11.42.55
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Gruppo REDAZIONE Pasionaria  @  01/12/2011 21:04:16
   6½ / 10
Non posso che confermare in pieno il precedente commento di Kater: prologo ed epilogo di alto valore artistico, ma in mezzo è troppo invadente il nichilismo autocompiaciuto del regista, che esterna il suo male di vivere ( malinconia?), volendo universalizzarlo in modo narcisistico.
Nonostante la mia impressione, consiglio il film di Von Trier anche a chi ( come la sottoscritta) non apprezza lo stile registico, perché l'ultimo lavoro di von Trier merita comunque, in effetti un film che fa discutere è sempre degno di un'attenta visione.
Il ritmo è lento ma necessario per coglierne il simbolismo e i continui richiami ad altre sfere artistiche, forse sovrabbondanti anche questi, certamente non facilmente accessibili per chi non ha frequentato la precedente filmografia di von Trier.
La lettura dell'ottima recensione di Cagliostro, che offre con chiarezza esaustiva un'analisi tout court del film, analizzato da ogni angolazione interpretativa, mi ha dato la possibilità di decomporre e ricomporne la struttura, ripensandolo diversamente, anche se resta per me come un gigantesco caleidoscopio privo di empatia.

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Ultima risposta 02/12/2011 21.12.03
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fcukman  @  28/11/2011 17:29:18
   4 / 10
Assolutamente soporifero e privo di intensita' nella narrazione.Apprezzato particolarmente la interpretazione della sorprendente Kirsten Dunst,che in Spider Man ha fatto solo la gallina per tutto il tempo,e ringraziamo Lars per aver fatto brillare una stella che aveva da tempo delle potenzialita' da sfruttare.
Invece e' il resto del film che non l'ho proprio digerito.Tema distruttivo nei confronti della societa' moderna decadente utilizzando l'espediente del mondo che sta per finire ok,ma il ritmo non mi ha convinto per niente.
Io sinceramente mi aspettavo un finale coi botti dove almeno coinvolgere lo spettatore visivamente,con attori che mostrano la vera paura di perdere le proprie vite e ambientazione che piano piano si sfascia.Invece nulla di tutto cio'.La durata calcolata non ha giovato al prodotto finale.

Resto sul mio 4..pensavo di assistere ad un qualcosa di meglio nel genere catastrofico.

Invia una mail all'autore del commento Gualty  @  28/11/2011 17:18:53
   8½ / 10
Prelati, notabili e conti
sull'uscio piangeste ben forte
chi ben condusse sua vita
male sopporterà sua morte.

Una tragedia borghese in due atti, una famiglia dilaniata, una perfetta, una appena consacrata. Ville nobiliari e parchi infiniti, estrema dimostrazione ed ostentazione delle vette di potere, ricchezza ed eleganza del genere umano, dei suoi riti e formule tanto, troppo convenzionali. Tanto, troppo vani, semplici gusci vuoti.
Justine, protagonista assoluta di quest'opera, viene introdotta molto gradualmente: da semplice sposa novella raggiante cominciamo a scorgerne la depressione sempre meno velata. Qualcosa la opprime, un peso insopportabile, da togliere il respiro.
Claire, sua sorella. Maniaca del controllo, programmatica sino all'invadenza. Sposata con un ricco astronomo col quale ha un dolce bimbo.
L'umanità è minacciata dal passaggio ravvicinato di un pianeta errante, capace di regalare momenti estetici mozzafiato quali mai furono visti da occhio umano. Justine, terrorizzata durante il rovinoso matrimonio, trova la serenità in sè stessa: "abbandonata" dai genitori immaturi e ben poco premurosi, recide tutti i "fili di lana grigia" che tentano di soffocarla. Distrugge il lavoro che odia, in uno sfogo d'ira liberatorio, allontana il marito premuroso, bello e imbelle, si libera dai gioghi convenzionali in un'immagine pudica ed evocativa, il bagno nella vasca col vestito da sposa sfilato dalla nuca e appoggiato accanto. Immagine ripresa in seguito e provocata sino all'estremo nel suo corpo nudo che ammira il pianeta la notte.
Tutto finirà? Tutto dovrebbe comunque finire. In un dialogo criptico Justine - che parla forse proprio per il regista - dichiara il suo odio per la vita. Ciò non le impedisce di cullare fino all'ultimo suo nipote, regalandogli le ultime ore di serenità che la madre ormai impazzita - e la codardia del padre - gli avrebbero privato. O di provar comunque dolore e tristezza al pensiero della fine, nonostante una calma stoica e una consapevolezza senza pari. Una Cassandra triste che ha quasi rinunciato a scalpitare.
Una buona parte di Justine e di Lars V. T. vuole che tutto finisca. La minaccia incombente più che causa delle proprie sofferenze può essere vista come soluzione. Ciò non significa un'anelito all'apocalisse quanto un desiderio immane di qualcosa di nuovo, di sorprendente, di più sincero, di meno patinato. "Siamo soli" ci dice Justine, siamo l'unica forma di vita nell'universo. E la vita è malvagia, nessuno ne sentirà la mancanza. Pessimismo globale, intrinseco? Non a caso l'intera opera si svolge nell'opulenza di una villa distante dalla realtà quotidiana, in un invito formale il primo tempo e nella famiglia QUASI perfetta, ricca, colta, scientifica il secondo. Ciò che deve finire, ciò che è malvagio, ciò di cui nessuno sentirà la mancanza. La pubblicità patinata di un prodotto scadente. L'arroganza di un parco con 18 buche da golf. I falsi sorrisi, i rituali ormai vuoti. Chissà che la grotta magica, qualcosa di autentico, fatto con le proprie mani e il proprio affetto, abbia poi funzionato.

Giulianino  @  27/11/2011 22:42:37
   1 / 10
Mah... davvero...non sò.

La prima parte del film la descrive bene Kiefef Sutherland.

" Una festa tra psicopatici "

La seconda parte è " il nulla " più volte menzionato nei dialoghi.

Siamo alle solite.
Disegno io una riga su una tela bianca ed è UNA RIGA su una tela bianca.

La disegna Pinco Pallino...ed è subito capolavoro.

Bravo a chi ha saputo cogliere un' essenza che io non ho visto.
Un plauso a chi ha letto tra righe che io non sono neppure riuscito a scorgere.

Ma non credo che un' opera sia " degna " se viene cpita solo da pochi " eletti " e resta incompresa ai più.

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Ultima risposta 23/12/2012 03.49.36
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Gruppo COLLABORATORI fidelio.78  @  26/11/2011 16:39:30
   7½ / 10
Il cinema di Von Trier lo si può anche odiare, ma non lo si può ignorare.
Si può non condividere, ma non restare indifferenti.
Anche se questa sua ultima opera mi ha convinto meno del precedente capolavoro, non posso che consigliarne la visione.
È come se Feuerbach avesse scritto un film. La paura dell'ignoto, la debolezza umana nei confronti del sovrumano, sono i temi meglio sviscerati.
Non voglio dilungarmi perché la recensione accuratissima fatta dall'amico Cagliostro è davvero ricca di spunti e rende onore al film.
Aggiungo solo ciò che non mi ha convinto a fondo: la voglia del regista all'esagerazione in alcuni momenti. È come se dicesse: io posso fare tutto, ma se in Antichrist erano esagerazioni genuine, qui suonano come forzature.
Lo splendido inizio alla Festen (con richiami al surrealismo e a Resnais) svela troppo presto i suoi misteri e la "follia" di Justine è troppo acerba e convenzionale.
La seconda parte del film, invece, coglie nel segno, fino allo splendido finale in cui Justine demolisce anche l'ultima menzogna della sorella.
Ultima nota: un plauso gigantesco alla Dunst, straordinaria immedesimazione nel corpo modellato dalla luce di Von Trier.

PierLuca  @  24/11/2011 22:35:52
   1 / 10
Me l'hanno presentato come un capolavoro, senza ombra di dubbio un film curato, ma assolutamente noiosissimo, non mi ha mai preso e non mi ha trasmesso assolutamente niente, sono riuscito ad arrivare alla fine solo perché ero curioso di vedere se succedeva qualcosa che mi colpisse.
Mi ricorda i film di Visconti uno dei "grandi" del cinema italiano (virgolettato perché non condivido), la lentezza del film e deprimente, è deprimente il tema, ma ci può stare, ma almeno che trasmetta qualcosa e per finire tutto il testo del film potrebbe entrare dentro un solo SMS... Detto questo vi consiglio vivamente di non guardarlo a meno che non vi piacciano questi generi.
Non mi spiego assolutamente un voto così alto.

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Ultima risposta 11/12/2011 19.15.01
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Alexiel  @  22/11/2011 05:21:31
   1½ / 10
Subdolo. Stupido. Noioso. Inutile.
L'abile rappresentazione di Trier cavalca le realtà del nostro tempo: mai come prima ci troviamo di fronte all'angoscia di vivere, in un mondo in cui abbiamo tutto, ossia niente.
La vita non ha senso, il mondo è un groviglio di solitudine e l'esistenza umana è vuota. La morte stessa non è che una fine senza senso in un universo insensato. Il buon Lars per non contraddire il messaggio ha sviluppato una pellicola senza senso.
La realtà rappresentata è irrealistica, forzata. Lo spettatore è bombardato dal nulla per tutto il film, e dato che l'animo umano poco si confà al nulla emotivo, raccoglie l'unica cosa possibile durante la visione: l'angoscia. Angoscia dovuta a tanto nulla, amplificata dalla propria angoscia personale. Poco vale se ciò contraddice il decantato vuoto dell'umanità, l'importante è che lo spettatore sia colpito. E qualcuno dovrebbe chiedersi come mai con l'aumentare della superficialità della società si ha anche l'aumento della presunta profondità di film del genere. Coincidenze.
Chi elogia animatamente la fotografia e la tecnica di questa pellicola dovrebbe anche ricordarsi che vi è una cinematografia che surclassa lo stesso Trier con budget e mezzi tecnici del tutto inferiori, ma questa critica bisognerebbe lasciarla ai puristi che studiano la bellezza delle cose con righello e calcolatrice... magari gli stessi che esaltano questo capolavoro di bellezza visiva.
La cosa più scioccante di tutto il film è data dall'apprezzamento di chi lo guarda. Ma davvero tali individui hanno un'esistenza tale da giudicare realistica la realtà rappresentata? Davvero hanno una vita vuota, così piena di solitudine e mediocrità?
Eppure se qualcuno dei voluttuosi spettatori dal 10 facile uscisse dal cinema per guardarla un po' dal vivo questa esistenza, vedrebbe un'enormità tale da ritenerla insipida quella rappresentazione. O almeno troverebbe qualche buono spunto per evitare solitudine e mediocrità...
La volontà "nichilista" e profondamente materialista di Lars coglie il bersaglio talmente bene da annullare la sua stessa opera. Pellicole superiori e molto più riuscite hanno perseguito lo stesso intento in modo più lodevole e meno esplicito. Persino chi si trova dalla stessa parte del regista non può non notare gli eccessi di questo film. Icaro-Lars vola verso l'arte con tale spinta d'intenti da rimanerne bruciato, colando a picco nell'oceano dell'inutilità.
Ed io non posso che consigliare a chi volesse vedere questo film, di utilizzare in modo più proficuo due ore della propria esistenza, fossero anche spese a contare formiche mentre un'enorme palla bluastra si avvicina minacciosa alla Terra.

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Ultima risposta 05/12/2011 22.10.35
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woyzek  @  17/11/2011 19:33:09
   9½ / 10
Mi aspettavo di meglio visto il registra. Ma in ogni caso stupendo

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Ultima risposta 23/11/2011 14.26.11
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Gruppo COLLABORATORI JUNIOR Invia una mail all'autore del commento Enzo001  @  16/11/2011 22:28:21
   9 / 10
Un film dal sapore nichilista, mi era stato detto. Von Trier sdoppia se stesso in due compagini femminili complementari per quanto opposte, intorno alle quali fa girare un universo forse sì un po' troppo presuntuoso nel volersi assurgere a sintesi dell'intero genere umano ma comunque pienamente funzionale. Lo fa con i modi di chi si mette in gioco completamente e con un gusto ed una ricercatezza tali da sconcertare sin da subito: sulle note di Wagner un susseguirsi d'immagini oniriche accompagnano l'elegante danza dei corpi celesti, una sorta di rito esoterico che inquieta e annichilisce. L'arte diviene metro di comprensione della realtà; la stessa realtà che Justine vorrebbe poter amare ma non riesce, vittima com'è del proprio malessere esistenziale, che è poi il malessere del Von Trier regista che riempie e buca lo schermo. Un film imploso, dunque, che pare riorganizzarsi dopo lo splendido prologo attorno le due protagoniste, Claire e Justine, volti antitetici di una stessa moneta. La prima come bisogno spasmodico di controllo, anche dell'ineluttabile, che s'incarna nell'osservanza metodica del protocollo borghese; etichetta profondamente disprezzata invece da Justine, che forte della propria consapevolezza percepisce a pieno il senso di finitudine dell'esistenza e, quindi, di limite che stride visibilmente con l’infinito significato della libertà. Il rifiuto sprezzante di Justine, violentemente spiattellato attraverso quell'unica animalesca sequenza di sesso, pare tuttavia attenuarsi nella sua manifestazione patologica con l'avvicinarsi di Melancholia. Le coordinate spazio temporali vengono ridefinite per tutti, ma è questa volta Justine ad acquistare il controllo della situazione, abbandonandosi pienamente alla danza di morte di una Natura che appare come forza caotica, fascinosa e distruttiva. Per contro Claire, saldamente ancorata a quei rassicuranti schemi borghesi, si ritrova ora costretta a percepire il profondo senso d'angoscia che pervade l’animo dell’uomo facendolo sentire inadeguato, sbagliato, inutile.
"La terra è cattiva", ma è forse la struggente sequenza finale la compagine meno disperata dell'intera pellicola: le lacrime di Claire vengono controbilanciate dalla speranza che Justine infonde al nipote. Del resto, il giorno in cui i giovani perderanno la speranza sarà un giorno sbagliato.

Ho ritrovato le lacrime di Claire in un bagno del cinema. Lei è entrata singhiozzando, non sapeva che la stessi ascoltando, o forse non le importava. Sono rimasto impietrito, in attesa che uscisse: immaginavo il suo viso e forse la odiavo per questo. Ho aperto la porta per parlarle ma lei era già andata via.
"Chiudi gli occhi. Prendimi la mano"

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milanista  @  16/11/2011 18:09:22
   8 / 10
fotografia eccelente e superbe interpretazioni

Gruppo COLLABORATORI SENIOR Ciumi  @  16/11/2011 18:07:18
   6½ / 10
Più che il senso depressivo, quel che si avverte è il sentimento per qualcosa che è tramontato - l'eclisse, già in corso, è un'alba glaciale, materia imperturbabile che si avvicina, eppure un'immagine che si fa e si vuole ancora mirare. Dietro il "nulla" dello slogan c'è, in verità, ancora un'estetica narcisistica e sin troppo romantica, anche del piacere, c'è il "Tristano e Isotta", l'omaggio all'arte e soprattutto al cinema, da Bergman a Tarkovskij (Sacrificio), forse più Nostalghia che non Melancholia. Dietro questo accorato addio rimane, tuttavia, la voglia di critica alla scienza e all'esattezza del numero.

Nulla è più romanticamente triste di una bella sposa che, il giorno del suo matrimonio, fugge i festeggiamenti, lo sposo, i parenti, tutti i partecipanti e si assenta, per stanze e giardini notturni. Il bosco cupo di "Antichrist" è divenuto, pacatamente, un campo regolato dall'uomo, ma ancora un tempio nascondente nebbie, fitte simbologie, violente cavalcate. Nel secondo episodio gli invitati si sono completamente dispersi, rimane la famiglia di Claire, la sorella: l'angoscia esistenziale di una sola donna si è fatta, cambiando prospettiva, planetaria, cosmica, pende sopra la terra; la vede ma non la indovina l'uomo con il suo strumento scientifico, la osserva la donna attraverso il cerchio di un bambino, già contenente la misura.
Alle donne, come per Bergman, Von Trier (il regista misogino) assegna piuttosto i ruoli più significativi: gli uomini sono nullità serene o vigliacche. Justine, la neosposa depressa, attende la dissoluzione con freddo godimento mentre Claire, la sorella che organizzava, la madre aggrappata alla vita, ne aspetta con terrore l'arrivo. Ma più che con un'apocalisse, il film termina con una ridondante emozione.

uzzyubis  @  16/11/2011 17:01:10
   6½ / 10
Il buon Von Trier lascia un film sicuramente difficile da gestire.
Le immagini (magnifico il prologo) e la fotografia sono straordinari sia per bellezza estetica sia per qualità nettamente sopra la media.
A mio parere è proprio questo che salva il film la grande qualità artigianale (come direbbe Fellini) del regista che regala quadri in movimento lungo tutte e due le ore della pellicola.
Per il resto la trama scarna e i dialoghi inconcludenti fanno d'accompagnamento a questo prolisso film che difficilmente non rasenta la noia in alcuni punti.
Ho riflettutto ed è chiaro che Von Trier vuole comunicare la depressione di Justine e l'ansia (poi giustificata dal finale) di Claire attraverso il loro modo di vivere le loro sensazioni e i loro atteggiamenti non legando necessariamnete il tutto a dei dialoghi incisivi, ma è altresì vero che se non si instaura un rapporto tra le due protagoniste e lo spettatore il film rimane fine a se stesso.
Secondo me il film ha delle potenzialità incredibili, visto che mi ha perseguitato per tutto il giorno successivo alla visione, ma rimane chiuso in una masturbazione tecnica in cui se si ha la fortuna di entrare ci si trova di fronte al nuovo Solaris, ma se si rimane chiusi fuori, non si apprezza il tutto.
Peccato io mi sia ritrovato nella seconda parte.

Gruppo COLLABORATORI JUNIOR Invia una mail all'autore del commento emans  @  15/11/2011 20:16:35
   7½ / 10
Ero rimasto un po' deluso dal trailer perche temevo che Von Triersi fosse trasformato all'improvviso in un regista "commerciale"...per fortuna mi sono ricreduto!
Il prologo non nasconde nulla,il Mondo sembra stia per finire a causa di un impatto con un pianeta dal nome che è tutto un programma "Melancholia"...immagini e rallenty si fondono splendidamente e mi hanno ricordato il recente "the tree of life" e pensandoci bene potrei considerare questo film come la versione atea,senza Dio , del film di Malick...entrambe le opere sono comunque sublimi!
Se in quello che dovrebbe essere il giorno piu' felice della tua vita non sei felice,c'è qualcosa che non va'...un matrimonio assurdo a causa dei disturbi continui che crea la sposa o qualche familiare...il peggioramento emotivo della protagonista arriva quando guardando il cielo si accorge di una stella piu' luminosa di altre...ma lei sa che non è una stella,lei sa che i suoi peggiori incubi stanno per essere confermati,e quindi tutto quello che riguarda il futuro non conta piu',c'è solo l'immediato!
Nella seconda parte si lascia la sorella "veggente" per passare alla sorella razionale che cerca una via di salvezza fino alla fine...rappresenta la speranza,che pero' il regista decide di distruggere in questa visione estremamente negativa del Mondo...
Un film a tratti un po' lento che ci regala un grande esempio di stile del sempre brillante Von Trier!

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Ultima risposta 18/11/2011 00.00.50
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BuDuS  @  14/11/2011 23:02:12
   4 / 10
Dalla media mi aspettavo un bel film. Raramente una media così alta inganna, soprattutto se non ci sono voti negativi in giro.

Eppure io ho trovato questo film di una noia pazzesca; a volte vengo spinto a vedere qualcosa, anche se non mi piace, solo per curiosità ma, in questo caso, non avevo nemmeno quella e gliel'ho data sù.

Boh, forse l'ho visto nel momento e con la compagnia sbagliata, non lo so, ma ho trovato questo film piuttosto deludente.

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Ultima risposta 18/11/2011 15.03.06
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goodwolf  @  12/11/2011 10:18:57
   7 / 10
Appena ho terminato la visione, ho pensato: non mi é piaciuto: troppo lento, intro iniziale lontana parente rispetto a quella di Antichrist, messaggio troppo velato, noioso, etc..
Peró fino al giorno successivo non ho pensato ad altro, il film ha smosso qualcosa in me, quindi posso dire che il regista é riuscito nel suo intento.
Ah, Kirsten Dunst é stupenda.

Voto 7.

wallace'89  @  10/11/2011 15:20:58
   6½ / 10
Grande il prologo in cui Lars Von Trier da sfoggio di meritevoli tableaux vivants e il finale wagneriano in pompa magna. Eppure il film annoia nel suo programmatico nichilismo da 5a Superiore, quello tutto metaforico e astratto che può risolversi nelle poche e banali parole dette dalla protagonista: "La vita sulla terra è cattiva", quindi aspettiamo positivamente la sua fine perché sarà il nuovo inizio.
I personaggi non sono tali ma si riducono a simboli di un discorso voluto e probabilmente sentito dal suo autore, peccato che gli stessi concetti emergessero con più forza e visceralità in altre opere dell'autore meno metafisiche e inconsistenti, perché dotate di maggiore contestualità, relazionalità e personaggi verosimili.
Diciamo pure che quoto tutto il messaggio qui sotto.

Gruppo COLLABORATORI atticus  @  10/11/2011 00:25:50
   7 / 10
Dopo un film così Von Trier non avrà assolutamente più nulla da dire in futuro. Non aspettava altro che la fine e l'ha avuta.
Cinema che stupra con la sinfonica bellezza delle immagini e con l'insostenibile violenza emotiva dei concetti: è lecito tutto ciò? Lo sarebbe se Von Trier fosse davvero coraggioso, invece si limita a spezzare il film in due: la prima parte molto in stile "Festen" ma senza la grossolana caratterizzazione psicologica del film di Vintenberg, in cui la critica al mondo borghese passa attraverso la genesi di una depressione cosmica insanabile e totale; la seconda, tutta incentrata sull'attesa dell'evento tragico, quasi completamente slegata dalla prima, del tutto gratuita per modalità di narrazione e di estorsione di emozioni. Poi la fine delle cose, presuntuosa, lacerante, estremamente plateale e pessimisticamente infantile (il consueto personaggio femminile borderline, una sposa mancata, una sorella torva e monolitica, una fattuchiera stanca di vivere, ci aveva già confermato con precisione euristica che a questo mondo siamo soli e che abbiamo le ore contate). Melancholia ha svolto il suo compito.
Come ogni film di Von Trier resto scosso e interdetto, e con un mare di quesiti irrisolti, più sul regista che sul film in sé. Che ha momenti talmente intensi da mozzare il fiato ed altri così fumosi e stizzosamente tristi da suscitare scoramento. Applausi comunque ad una messa in scena incommensurabile e a due attrici eccelse.
Un film troppo legato ai conflitti interiori del suo autore per potersi disvelare pienamente, anche nella sua negatività tematica.

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Ultima risposta 27/11/2011 23.23.46
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Gruppo COLLABORATORI JUNIOR Satyr  @  09/11/2011 14:52:06
   8½ / 10
Viaggio bellissimo ed emozionante attraverso la depressione e l'inevitabilità.
Fortunatamente Antichrist e la volpe parlante, rappresentano il passato. Bentornato Lars.

Gruppo COLLABORATORI Mr Black  @  08/11/2011 00:49:04
   5½ / 10
Tutto simboli... e poi? Nessuna esperienza onirica, nessuna emozione. L'unico divertimento della pellicola e mostrare simbolismi nei personaggi, nelle cose, nelle situazioni. E' questo il cinema che deve stupire? Ho amato i vecchi film di Von Trier, ma questo non mi ha lasciato proprio nulla. Da rivedere, sicuro, ma non credo possa cambiare il mio parere.

gianfry  @  07/11/2011 20:12:26
   9½ / 10
PROLOGO: Antichrist, maestoso tableux vivant di struggente poetica visiva, arte allo stato puro. JUSTINE: ricevimento nuziale, gioia effimera, pessima farsa, depressione, Antares. CLAIRE: angoscia e paura, inquietanti rivelazioni, natura, Tarkovsky, l'attesa... rassegnazione, aggrapparsi alla vita, azzurra LUCE... Buio.

Immenso lavoro di Von Trier, come il suo pianeta MELANCHOLIA !

Gruppo COLLABORATORI Marco Iafrate  @  07/11/2011 17:45:02
   7 / 10
Non facciamo in tempo a comprendere la bellezza della vita che dobbiamo fare i conti con la paura della morte. Non dovremmo, la morte è una condizione che non ci appartiene, fin quando ci siamo noi non può esserci lei, quando arriva lei non ci siamo più noi, il dopo non dovrebbe spaventarci dal momento che il prima non ci ha creato nessun problema, eppure non sono poche le pellicole che hanno trattato il tema della catastrofe, della fine del mondo, della morte collettiva, come a voler allontanare da ognuno di noi la paura dell' abbandono , di rimanere soli se ci viene a mancare una persona cara o lasciare sola una persona cara se chi viene a mancare siamo noi. Una bella fine del mondo risolve questo piccolo problema, mal comune mezzo gaudio, un attimo e si va a passeggiare tra le nuvole tutti insieme, non rimane più nessuno in questa valle di lacrime, l'idea piace."Perché quando muoio io devo lasciare 7 miliardi di persone a godersela ?". Passano gli anni, e sì che la Terra ne ha tanti, e non c'è libro, santone, profeta, Giacobbo o film che non abbia trattato il tema della fine del mondo, non riusciamo proprio a rassegnarci all'idea di lasciar continuare gli altri respirare anche quando noi non ci saremo più. "E' possibile che in tutto l'Universo non ci sia qualcuno o qualcosa che un bel mattino si svegli (sempre che anche in quel posto ci sia il giorno e la notte) e dica: Ho deciso, voglio distruggere la Terra!?" Deve esserci per forza!. Molti hanno pensato agli Alieni, altri a virus venuti da chissà dove, per non parlare di terremoti, onde gigantesche, glaciazioni ecc. , Von Trier ha pensato ad un Pianeta, lui però incolpevole, è la rotta ad essere sbagliata, non è cattivo, semplicemente ci troviamo sulla sua traiettoria, se questa non è sfig.a, uno scherzo del destino sta per annullare miliardi di esseri umani e tutti, coscienti di tutto ciò, debbono prepararsi al momento solenne.
il film non si interessa della reazione delle masse, il terrore collettivo è lasciato fuori, il dramma ci viene proposto dalla prospettiva di una manciata di persone, una famiglia, in particolare da due sorelle, A (Justine) e B (Claire) completamente diverse tra loro ma costrette a dover affrontare lo stesso problema.
A è depressa , B è piena di vita, le cose vanno così fin quando per il globo terrestre fila tutto apparentemente liscio, A cerca in tutti i modi di venir fuori dalla malinconia cronica che la attanaglia ma non c'è niente da fare l'interesse alla vita non vuol venir fuori, anche quello che dovrebbe essere "il giorno più bello della sua vita" finisce nel peggiore dei modi, B ha già un marito ed un figlio, ad essere depressa non ci pensa proprio ed anzi fa del tutto per aiutare la sorella ad uscire da quel limbo misterioso, è così che va la vita, non siamo tutti uguali, c'è chi ride e c'è chi piange. Succede però che lo sguardo può involontariamente andare a concentrarsi su un puntino nel cielo, diverso dagli altri, di un altro colore e che giorno dopo giorno si fa sempre più vicino, ecco allora che assistiamo ad un cambiamento, chi prima piangeva non piange più, chi rideva inizia a piangere, quelli che hanno visto il film conoscono le ragioni di questo mutamento, il bambino che viene messo a letto mentre si sta annoiando in un angolo della sua cameretta affronta la situazione con una certa dose di tranquillità, al contrario il bambino che viene tolto bruscamente dai suoi giochi inizierà ad urlare e a disperarsi, tutti e due finiscono a letto, devono dormire, il sonno per entrambi è visto come la morte ma non lo affrontano allo stesso modo, A non ha nulla da perdere, sta sopportando l'esistenza, si sente inopportuna, l'oblio non le fa né caldo né freddo, B ha un marito e soprattutto un figlio, non vuole perderli, la vita le sorride, l'oblio le devasta l'animo.
Ad una prima parte brillante che vive prevalentemente dalla eco lasciata dal prologo, segue una seconda meno coinvolgente, penalizzata dalla conoscenza dell'epilogo, tutti sappiamo che quando Claire guarderà attraverso il rudimentale marchingegno costruito dal marito il pianeta non rientrerà nei bordi dell'oggetto, il mostro si sta avvicinando, è questa lunga, estenuante attesa dell'ineluttabile che lascia un po' perplessi, banalizzata anche dall'improvvisa momentanea marcia indietro del pianeta, come è possibile? Serviva a creare suspense? Il regista, nel suo pur lodevole tentativo, non è riuscito ad amalgamare due ingredienti tanto diversi tra loro, la dolcezza della poesia, coadiuvata dalle immagini, con la spettacolarità della catastrofe, non so quale dei due abbia prevalso nel catalizzare l'attenzione e le emozioni dello spettatore, la ridondanza dell'evento catastrofico (lo so, il pianeta è una metafora ma il botto finale con il crescendo musicale l'ho sentito) stride con la commovente bellezza del messaggio.
Cosa ci vuole dire Von Trier usando Justine come suo alter ego? Che la depressione non può essere sconfitta se non con la consapevolezza che presto la Terra (cattiva e per questo responsabile della propria condizione) finirà e con Lei tutti i dolori del mondo? Questo triste presagio, esorcizzato con la narrazione cinematografica, è qui portato all'estremo con un vento di pessimismo eccessivo, non c'è ombra di coraggio, e quindi di fiducia alla vita, nei protagonisti, dal marito di Claire che si suicida vigliaccamente a Claire stessa che viene colta da una disperazione incontrollabile, anche Justine muore ancora prima dell'impatto rassegnandosi all'ineluttabilità del destino.
Un film che a me ha lasciato luci ed ombre, bellissimo nella rappresentazione scenica del contenuto, straordinaria l'interpretazione delle due attrici, ma opinabile nella scelta dell'idea di base: l'epilogo catastrofico. La spettacolarizzazione non sempre è un punto di forza, a mio parere non era necessaria così come in molti dibattiti e salotti in tv non è necessario urlare, però attira più spettatori.

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Ultima risposta 22/11/2011 21.52.04
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Gruppo STAFF, Moderatore Kater  @  07/11/2011 00:51:39
   6 / 10
Questo film dovrebbe piacere per la sua poesia, e a me non è piaciuto.
Intendiamoci, i primi dieci miniuti e gli ultimi cinque sono capolavori, belli da togliere il fiato, ma in mezzo c'è Von Trier che racconta Von Trier forse un po' troppo.
Troppo carico di simboli e al tempo stesso troppo esplicito per affascinarmi, anche le tematiche così trattate mi hanno solo sfiorato senza catturarmi davvero, senza provocarmi nessuna angoscia (o senso di liberazione) per l'arrivo di Melancholia. Non mi sono sentita in alcun modo colpita dalla visione distruttiva vontrieriana come invece mi accadde per esempio con Dogville.

I personaggi poi, nella prima parte, mancano assolutamente di spessore e se l'immagine doveva essere quella di una varia umanità meritevole di disgregarsi nel vuoto... bhè, insomma, non è stata forte come avrebbe dovuto.

La seconda parte è migliore, se si tralascia quel chè di didascalico uscito dalle labbra di Justine.

Non mi sono annoiata, ma neanche emozionata. Non mi sono e basta.

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Ultima risposta 02/12/2011 16.44.14
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barone_rosso  @  06/11/2011 21:09:53
   6½ / 10
Avevo visto "Antichrist" di Von Trier, che mi aveva fatto pesantemente ******... Non ci speravo proprio in Melancholia, invece è riuscito a tirare fuori qualcosa di buono, incredibile! La prima parte (Justine) è abbastanza noiosa, noiosa come un ricevimento di matrimonio per l'appunto... I personaggi sono completamente surreali. Il film si risolleva pero' verso la metà, quando fa la sua comparsa fra i personaggi anche il pianeta Melancholia... Decisamente una buona idea di fondo, che forse data in mano a un regista migliore avrebbe potuto portare a un risultato decisamente piu' memorabile... Forse sarebbe stato meglio scegliere anche due attrici migliori, rispetto a questi due pesci lessi...

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Ultima risposta 11/11/2011 14.05.15
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Gruppo COLLABORATORI JUNIOR pier91  @  05/11/2011 12:28:53
   8½ / 10
Nel reiterare la medesima sfiancante azione, Sisifo celebrava una forte attestazione di vita, la negazione di una fine. Lars von Trier, crogiolando nell'atarassia che segue alla rassegnazione, immagina che il masso cada una volta per tutte, disintegrandosi insieme all' uomo che aveva dilaniato. La malinconia è esattamente questo: una forma di nichilismo mediocre e svilito. La presunzione sta nell'acclamarne la vittoria, nel conferirle una prerogativa di verità.
Eppure, attraverso un personaggio scialbo come Justine (noi magari c‘aspettavamo un Oltreuomo ), il regista sembra affermare che il salto accidentale fra l'inconsapevolezza e la coscienza non conferisce nessuna grandezza, nessuna superiorità a chi lo compie.
L'egotismo in "Melancholia" si esprime per lo più nell'uso tracotante e fastoso del mezzo artistico. La storia in sé, la fine del mondo come tracollo di speranze penose, più che di compiacimento è intrisa di un' orrenda ironia.

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Ultima risposta 11/12/2011 16.54.22
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Gruppo COLLABORATORI SENIOR foxycleo  @  05/11/2011 00:05:54
   9 / 10
Turbamento, piacere, terrore sentimenti che si provano davanti a ciò che non si conosce a ciò che spaventa e attrae contemporaneamente. Questo è quello che comunica Lars von Trier con la sua ultima opera. Un regista eclettico, profondo che riesce a comunicare con inquadrature d'arte.
Grandiosi i due ritratti principali femminili, impeccabile Charlotte Gainsbourg, sorprendente Kirsten Dunst.

Invia una mail all'autore del commento Albertine  @  04/11/2011 17:05:44
   9 / 10
Melancholia è la Tristezza, probabilmente la Depressione che costituisce il sottotesto del film. Per depressione Von Trier è in cura a quanto pare e probabilmente in Justine c'è molto di lui. Melancholia è anche il pianeta verde che minaccia di distruggere la terra. DA ORA IN POI SPOILER : Justine prova ad avere una vita "normale", un matrimonio fastoso, un marito adorante, un abito bianco, una torta a 5 piani, un banchetto di nozze con amici e parenti ed è lì che scoppia tutto. Il papà vecchio donnaiolo un pò patetico, la madre durissima, ostile ai limiti della crudeltà. Entrambi lontani, irraggiungibili, fuggono e non mostrano nessun amore per Justine che, al contrario, li cerca disperatamente nel momento del crollo. La festa finisce, il matrimonio va a monte, con grande delusione del cognato finanziatore e riprovazione della sorella Claire. Fine prima parte che mi ha ricordato un pò la festa di compleanno del Festen di Vinterberg. Poi c'è la seconda LA PIU' BELLA ED INDESCRIVIBILE, tutta sensazioni e meravigliose immagini. JUSTINE è ormai persa e devastata dal suo malessere, ospite della famiglia della sorella nella stessa meravigliosa tenuta dove si è svolto il matrimonio. MELANCHOLIA si avvicina, ma lei non ne ha paura, anzi, sembra trarne forza a differenza di Claire, distrutta dall'angoscia per la sorte di suo figlio (dove crescerà Leo?) ma rassicurata dal marito che studia le stelle ed è convinto che il Pianeta Verde si limiterà a sfiorare la terra senza distruggerla, salvo suicidarsi vilmente per non affrontare la disperazione, il terrore e la morte dei suoi cari al momento che l'impatto risulta inevitabile e fatale. L'ultima mezz'ora trascina lo spettatore dentro il film. CLAIRE, più fragile, si lancia in una fuga disperata quanto inutile con il suo bambino tra le braccia. JUSTINE resta calma e salva dal panico la sorella ed il nipote che l'adora (zietta spezzacciaio) ricoverandoli in una grotta immaginaria. JUSTINE è la più forte, la più serena di fronte alla fine. MELANCHOLIA IMPATTAVA LA TERRA ED IO PIANGEVO. ALTRA MERAVIGLIA DI VON TRIER. Come in Antichrist dove "la natura è la chiesa di Satana" qui "la vita sulla terra è cattiva", deve esserne convinto e come dargli torto? Ma lì c'era violenza, terrore e buio, qui calma e rassegnazione e tanta luce.

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Ultima risposta 04/11/2011 17.54.41
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sonoalessio  @  04/11/2011 14:26:04
   7½ / 10
Credo che Lars Vor Trier sia un folle a cui le circostanze della vita hanno permesso di fare film. questa sua follia lo porta a volte a fare aborti di film come dogville o ad esternare delle boiate clamorose come quella di Cannes, in cui dichiarò di comprendere hitler e di definire gli ebrei un problema del mondo.
ma credo che la linea che separa il genio dalla follia sia molto sottile. Questo film è estremante lento e deprimente. si potrebbe anche far fatica a finirlo. probabilmente rispecchia molto lo stato d'animo del regista. ateo, eternamente depresso e pessimista. come molti danesi del resto (paese dall'elevata qualità della vità, dal diffuso ateismo e dalla percentuale di suicidi più alta del mondo)
ma a differenza di tanti altri film ti lascia qualcosa dentro.

spoonji  @  04/11/2011 10:57:36
   8 / 10
Vorrei rivederlo per capirlo a fondo, ma solo per il fatto che l'ho visto venerdì scorso e sto ancora qui a pensarci, vale un voto così alto.
Un gradino sotto Antichrist che per me rimane IL Capolavoro, ma è un film di un'intensità rara da trovare in giro, che ti lascia molto dentro.
Sicuramente un filo pesantuccio per chi non è abituato.
Ora non aspetto altro che vedere Nimphomaniac...

Skanoir  @  03/11/2011 20:38:20
   8½ / 10
Dopo aver visto questo film per un po ho avuto paura di guardare il cielo.
E' davvero difficile da commentare, è uno di quei film che diventano quasi un'esperienza vissuta che non si riesce a raccontare. Disperato, angosciante.
Voi come reagireste alla fine ?

p.s.
Non aspettatevi americanate alla "Armageddon" o "Deep impact"

forzalube  @  03/11/2011 05:45:17
   7 / 10
Il pessimismo cosmico di Lars Von Trier esplode in questo film.
Un'opera esteticamente curata e affascinante (ma buona parte del merito secondo me è della musica di Wagner) e tutto sommato riuscita che però reputo piuttosto lontana dal capolavoro.
Forse perché non condivido in toto il pessimismo dell'autore.

Vampirz  @  03/11/2011 00:57:10
   6 / 10
A volte rimango veramente esterrefatto dalla facilità con cui si danno voti altissimi ad alcuni film, ma il bello nel condividere opinioni è proprio questo. Che sia un bel film e ben fatto è fuori di dubbio, che abbia una morale e una cura dei dettagli affascinanti pure, ma finisce lì.
Ho letto di molti estasiati dell'introduzione, e mi chiedo, ma sono l'unico che invece ha il grosso dubbio per non dire certezza che senza quei primi minuti il film sarebbe stato molto meglio? tutti...e dico tutti...i comportamenti strani per non dire stravaganti e a volte irritanti della protagonista, le inquietudini, il malessere, il pessimismo misto ad una profonda depressione, tutto questo sin dai primi minuti ha avuto una risposta chiara a precisa. Ed ecco che tutto questo aveva una spiegazione, aveva un senso. Sono rimasto per tutto il film ad aspettare un evento che già conoscevo e che l'autore mi ha fatto prima intravedere ed intuire e poi vedere sin dall'inizio. Come se in un thriller con omicidio dopo 3 minuti si vedesse subito chi è l'assassino.
Allora mi metto a pensare "ma se non ci fosse stato quel finale di introduzione?" Avrei passato la prima ora arrovellandomi il cervello sul perchè sta justine fosse così acida..così maleducata..così pessimista...così c*gaca*zi, e di cosa ci si era promessi di non parlare...di cosa si doveva tacere...del perchè si facesse fatica ad immagine un futuro...e via dicendo. E scoprire l'evento sarebbe stato un flash da rimanere a bocca aperta e dire "cavolo....mo ho capito tutto". E invece è diventato tutto scontato, tutto semplice.
In più alla fine ho avuto veramente un crollo quando si accennano ai presunti "poteri" previsionistici della protagonista, usati in modo grottesco e forzato per giustificare il pessimismo esasperato ed esagerato della protagonista, convinta e sicura del destino, senza dubbi di sorta.
Peccato, un occasione persa, di cui apprezzo un finale opposto dal solito "e vissero tutti felici e contenti".

Paniko  @  02/11/2011 22:55:49
   8 / 10
Guardate, non voglio tanto parlare del film (che ho trovato molto bello). Dico solo che chi lo paragona a The tree of life non ha assolutamente alcun gusto cinematografico nè tanto meno senso critico. Il solo fatto che la fotografia possa sembrare a tratti simile non giustifica un accostamento così insensato

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Ultima risposta 04/11/2011 22.04.27
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valis  @  02/11/2011 17:15:28
   10 / 10
premetto che non ero un grande ammiratore di von trier, infatti dopo le onde del destino, film che ho trovato indigeribile, ho abbandonato lars per diversi anni, salvo poi ritrovarlo, casualmente, in una fredda serata di novembre di qualche anno fa nel grande capo.
il resto è storia, antichrist e melanchonia, sono due film straordinari, due facce della stessa medaglia se vogliamo.
in tutti e due i lavori il regista tratta il tema della distruzione, personale nel primo, planetaria nel secondo.
fine dell'uomo, fine del mondo, degli affetti e delle convenzioni.
chiaro i riferimenti pittorici ai fiamminghi, bosh e brughel su tutti.
fantastico

statididiso  @  02/11/2011 12:57:44
   6½ / 10
premetto la mia ammirazione per questo regista, capace di innovare e rinnovarsi come pochi altri..però la sua ultima fatica mi lascia parecchio interdetto, troppo elementare il linguaggio per gli standard a cui ci ha abituato (la prima parte sembrava Se Scappi Ti Sposo)..eppure Antichrist mi aveva impressionato per personalità e forza visionaria. le dinamiche, sotto sotto, sono le stesse, ma l'impatto è decisamente diverso..intendiamoci, tecnicamente il film è al solito ineccepibile (anche se funzionali, forse le riprese sono un po' troppo destabilizzanti e per troppo tempo)..diciamo che, in questo caso, LVT ha espresso il suo carattere a Cannes..

Signor Wolf  @  01/11/2011 20:31:56
   7 / 10
A posteriori ha tutto un senso.. però la prima parte è insopportabile.. io ho resistito a guardarla solo perche SAPEVO che poi avrei detto "aaah ecco perchè"
ma veramente non si può biasimare qualcuno che lasci la sala durante il primo tempo.
Questo film è TROPPO un Diesel, davvero non c'era un modo migliore per fare quel matrimonio?

Gruppo COLLABORATORI SENIOR The Gaunt  @  01/11/2011 14:28:16
   7½ / 10
Cosa nasconde l'irrequietezza e l'inquietudine di Justine? Dovrebbe essere felice, ma invece non lo è. Claire la segue e il suo sgaurdo coincide con quello del pubblico. Tante domande nessuna risposta, perchè la prima parte del film sono piccoli tasselli che contengono domande: perchè tanta tristezza, perchè lasciarsi trasportare dall'effimero, perchè rovinare la proria vita sentimentale e professionale.
La risposta? E' nella seconda parte. E' la consapevolezza di una fine imminente, è la mancanza di un futuro che spoglia di ogni senso ogni progettualità, lasciando spazio alla rassegnazione di un futuro senza memoria e senza ricordi.
Il film di Von Trier possiede momenti di purezza poetica indiscutibili e commoventi che si alternano tuttavia a qualche momento di prolissità di troppo per i miei gusti, ma nel complesso non possiede il fascino di opere come Antichrist. Mi ha sorpreso in positivo la prova della Dunst, una maturità che non mi immaginavo.

guidox  @  01/11/2011 02:42:43
   9 / 10
eccellente, Lars non tradisce mai chi adora il suo cinema.
siamo di fronte all'ennesima opera di un Genio, che nonostante per me abbia toccato una vetta irripetibile con Le onde del destino, sforna comunque un capolavoro dietro l'altro, strappandoti le emozioni dalle viscere più profonde.
solito prologo da delirio totale, visivamente stupefacente, storia "slegata" che conferisce ancor più forza al messaggio che il regista vuol dare, finale che non lascia scampo.
non c'è niente da fare, Von Trier non è un regista, è un'atmosfera; non è una persona, è un'entità.
lunga vita a Lars, purificami ancora!

exdinu  @  31/10/2011 23:54:27
   5½ / 10
Symphonic-movie, (a tratti ottimo) ma se ti dimentichi di portarti appresso l'aulin....

Estonia  @  31/10/2011 11:31:43
   9½ / 10
Il nichilismo estremo di LVT non è mai stato così efficacemente evocativo nelle immagini e così assolutamente senza speranza negli intenti contenutistici. La solitudine dell'uomo nell'universo, in balia della Natura e delle traiettorie impazzite degli astri, non ha alcun rimedio né via d'uscita consolatoria e l'approssimarsi dell'apocalisse non concede scampo.
L'ultimo film del regista danese è l'estrema sintesi del suo pessimismo esistenziale e una rappresentazione sconvolgente ed esteticamente affascinante dell'angoscia dell'individuo di fronte all'ineluttabilità della fine. Una fine e un senso di morte che incombono inesorabili man mano che il pianeta Melancholia si avvicina alla Terra, in un alternarsi di stati d'animo contrastanti e di immagini di rara bellezza e forza espressiva. Una fine già preannunciata nel prologo, magnificamente scandito da geometrie metafisiche e da sequenze al ralenti che hanno la consistenza opprimente degli incubi: dalla corsa di Justine in abito da sposa ostacolata da grovigli di radici arboree a quella di Claire i cui passi affondano nella terra congelandone il movimento, dalla densa elettricità dell'atmosfera al lento precipitare in caduta libera degli uccelli morti nel cielo, fino alla collisione dei due pianeti sulle note funeree del 'Tristano e Isottà di Wagner.
Le due sorelle, a ciascuna delle quali Von Trier dedica il titolo delle due parti in cui suddivide il film, hanno ruoli antitetici che si invertiranno nel modo di affrontare la consapevolezza dell'imminente catastrofe: Claire, apparentemente più razionale e determinata, crolla nella più assoluta disperazione, mentre Justine, apparentemente la più fragile, dopo aver percorso con inquietudine crescente la vuota ritualità del suo matrimonio, acquisisce a poco a poco una calma quasi innaturale, la quiete pacificata della preveggenza.
L'astro azzurro dona luminescenze metalliche agli ultimi attimi del pianeta Terra, beffando con la sua "danza" zigzagante e incongrua nell'atmosfera terrestre i calcoli degli scienziati e i loro messaggi rassicuranti. La suggestione che precede l'impatto, quando l'angoscia ha raggiunto ormai livelli altissimi, resta uno dei momenti più struggenti del cinema contemporaneo.

suzuki71  @  31/10/2011 08:45:37
   9 / 10
Una catastrofe immensa che non è nulla, in fondo, per chi è già dilanaito e morto interiormente (Justine). Per gli altri (Claire), per chi ci crede ancora, c'è solo disperazione. Una catastrofe personale e senza tv in relazione diretta evento - persona. La morte interiore che apre a nuove dimensioni mentali e decifra la disperazione imminente come un deja-vu. Essere delusi da tutto, per poter - finalmente - davvero amare e vivere fino all'ultimo secondo, finche Melanchòlia - la belle dame sans mercy - verrà a travolgere anche noi: saremo preparati o disperati?

bucho  @  30/10/2011 22:49:02
   3 / 10
il tema non era male, il problema è che i film di lars von trier rispecchiano solitamente la sua mente, è un uomo pessimista e ateo fino al midollo, immorale e depravato. lo ha sempre dimostrato.

6 risposte al commento
Ultima risposta 29/05/2012 04.58.22
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helen  @  30/10/2011 14:51:47
   3½ / 10
Ho solo trovato questo film tanto ampolloso .

Mephistopheles  @  30/10/2011 10:30:28
   4½ / 10
Non riesco a comprendere tutti i giudizi incredibilmente positivi legati a questo film di Lars von Trier: probabilmente il mio parere è legato a una personale impossibilità di comprendere a fondo lo stile del regista, ma, a parte alcune scene che, oggettivamente, rimangono nella mente (primi 10 minuti e scena finale), tutto il resto mi è parso un già visto estremamente fastidioso: l'eterno scontro tra una vita condizionata da un totale nichilismo e una vita orientata agli affetti terreni. Senza entrare in particolari già discussi nei commenti precedenti, dico solo che questo film mi è risultato PESANTE, estremamente PESANTE.

P.S. Tra l'altro è stato l'unico film che abbia mai visto in cui più di qualche persona ha abbandonato la sala, fatto che, a mio parere, deve far pensare sulla capacità effettiva della pellicola di 'comunicare' al pubblico il messaggio voluto.

22 risposte al commento
Ultima risposta 04/11/2011 17.19.52
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Gruppo COLLABORATORI JUNIOR Invia una mail all'autore del commento agentediviaggi  @  29/10/2011 21:18:37
   8 / 10
Magnifico visivamente, ma praticamente dalla esilissima sceneggiatura Melancholia è un film che sembra essere l'espressione artistica del disturbo bipolare di Von Trier ormai arrivato alla fase terminale, al punto che non so se ci sarà un suo prossimo film. La fantascienza non c'entra niente, ancora meno il declino della borghesia o le sfumature viscontiane come ho sentito dire e leggere in giro. Tutto gioca sulla bravura mostruosa delle due protagoniste (una bionda e una mora come in Mulholland Dr. ) che rappresentano le due personalità del regista, quella maniaco depressiva, e quella meticolosa e iperattiva. La Dunst (Justine nel film) farebbe venire i nervi perfino ai sassi con il suo pessimismo cosmico e il disfattismo, ma in effetti rappresenta una fase psicologica che mi sembra essere stata descritta con grande coerenza; la Gainsbourg (Claire) ha decisamente riscosso le mie simpatie e la mia comprensione ed è quella nella quale mi riconosco di più seppure anche io sono affetto spesso e volentieri da melanconia. Ma nella vita occorre avere un atteggiamento positivo anche se un pianeta ti sta cadendo addosso. Semplicemente da cineteca i primi 10 minuti onirici sulle note di Wagner e la scena finale che rimane a lungo negli occhi. In sintesi Melancholia è una grande pellicola da vedere assolutamente al cinema, ma Le onde del destino e Dogville avevano più contenuto.

narko80  @  28/10/2011 21:35:21
   4½ / 10
Leggere lo Spoiler

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Gruppo REDAZIONE VincentVega1  @  28/10/2011 19:49:23
   9½ / 10
Il cerchio della vita si apre.

Matrimonio come metafora dell'esistenza umana. Risate nella limousine, pianti nella vasca da bagno, tenerezza nei confronti di un bambino, sonno mentre tutti festeggiano.

Piccolissimi particolari: quanti fagioli ci sono nel barattolo? 2.000.008 risponde lui. 678 risponde lei. 678, l'evoluzione naturale del numero del male. 678, il numero esatto di fagioli. Lui sogna una realtà inesistente, lei vive di realtà, malvagia.

Nessun essere umano maschile sopravvive alla paura: chi si suicida, chi si dimena davanti a tutti, chi fa le valigie, chi se ne va sbuffando. Non esiste Sacrificio. Ma il bambino è ancora innocente e vergine. Non è ancora stato scopato dal suo partner psico-sociale, il partner di tutti, la puttàna per eccellenza. Non ha paura.

Lei, donna, minimizza anche il sesso, schifoso come l'erba umida e il terriccio di un campo da golf.
Lui, uomo, non aspetta altro che fare l'amore. E se non fa l'amore piange, perché l'uomo è debole, e si mette una mano davanti agli occhi, perché si vergogna tremendamente.

Cavalli, cavalli che nitriscono, cavalli che corrono, cavalli che non riescono a superare un ponte. Il ponte che nessuno riesce a scavalcare, nemmeno l'essere umano, nemmeno la tecnologia, la sua figlia più pòrca. Quel ponte è come uno specchio, Lo Specchio, non ti permette di uscire e ti mostra il tuo clone, quello che non riesce a entrare, proprio come succedeva nel bosco dell'Anticrìsto.


Un pianeta si avvicina, si chiama Solaris. No, si chiama Melancholia. Ora si allontana. Siamo salvi. No, siamo semplicemente arrivati alla buca numero 19, la buca che non esiste. Metafora della morte.

Il cerchio della vita si chiude.

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Ultima risposta 02/11/2011 14.13.39
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edo88  @  28/10/2011 17:16:23
   9½ / 10
Come successo con The Tree of Life e Drive, Melancholia è un film che a proiezione finita mi ha lasciato ammutolito davanti allo schermo nero (ma non ero l'unico). Un'ESPERIENZA cinematografica, un'opera che mi ha toccato nel profondo e mi ha incantato (visivamente). Il fatto che quest'anno ben TRE film abbiano avuto su di me questo effetto lo considero cosa più unica che rara.

Comunque, visto che il film mi ha ispirato, tenterò di dire qualcosa di preciso su più aspetti possibile. Tenete conto che non sono un esperto e vado più a sensazioni ed impressioni, piuttosto che tecnicismi.

Sul piano tecnico (appunto :D), la fotografia è magistrale (molte inquadrature sarebbero da stampare e appendere, ci sono delle luci - soprattutto negli spazi aperti - strepitose... un po' come per Tree of Life, dove però a mio avviso la ricerca di immagini bellissime schiacciava un po' il racconto); la colonna sonora fa utilizzo di potente musica classica (anche qua come in TOL, all'inizio assistiamo una serie di immagini digitali accompagnate da musica classica) e tracce che contribuiscono ad enfatizzare l'inquietudine (che considero una delle prime emozioni che il film trasmette, e che nel complesso è resa benissimo anche da attori, scenografie e fotografia); gli effetti digitali sono misurati e sfruttati alla perfezione (di nuovo come in TOL, visto che vengono mostrati corpi celesti. Anche se in Melancholia ci sono alcune licenze "cinematografiche" che non corrispondono al verosimile scientifico, ma che io non considero difetti, bensì scelte atte a spettacolarizzare e a mostrare allo spettatore determinati particolari).

Il cast è notevolissimo (il trio femminile, composto da Dunst *_*, Gainsbourg e Rampling, è fantastico e spicca tra un corpus di grandi attori... purtroppo non sono convintissimo del giovane Skarsgard, che per fortuna non ha un ruolo troppo centrale).
La sceneggiatura racconta un numero abbastanza limitato di eventi (sostanzialmente - piccolissimi spoiler per chi non sa proprio nulla della trama -
i festeggiamenti post-matrimonio e l'avvicinarsi del pianeta alla Terra) in modo lineare, ma la componente fantascientifica la fa da padrona, ed è onnipresente e minacciosa nonostante Trier non ci si soffermi regolarmente... anzi, ce la mostra a sprazzi (intro escluso), per poi buttarcela letteralmente in faccia alla fine. Comunque, menzione speciale al personaggio della Dunst (Justine), un'anima in pena, incompleta, che trova pace "solo" a contatto con il Cosmo. Ma anche a quello della Gainsbourg (Claire - la sorella), un'anima semplicemente disperata, speculare all'altra.
Riconosco che il grande contrasto quotidiano/globale-cosmico che per me ha pervaso l'intera pellicola potrebbe non convincere (per esempio, vengono mostrati molto, e certamente non in modo sbrigativo, i problemi familiari della protagonista). Non aspettatevi quindi un film catastrofico, assolutamente!

Per quanto riguarda la regia, von Trier (che non conoscevo) passa da dei bellissimi ed elegantissimi ralenti - un inizio strepitoso - a delle scene quasi frenetiche (ma funzionali) con telecamera a mano. E il suo modo di giocare col disastro naturale è uno dei punti di forza e originalità del film (qualcuno potrebbe anche dire che la componente fantascientifica sia solo di sfondo - ma non lo è!).

Comunque, il film tocca le vette più alte visivamente. Ci sono alcune immagini che mozzano il fiato.

Insomma... Melancholia mi avrà pur lasciato una certa inquietudine dentro, ma è stata una grandissima emozione che è una gioia e una soddisfazione provare al cinema.

Ps: le somiglianze con The Tree of Life non sono poche e non penso di averle inserite con forza, anzi, sono una bellissima coincidenza (entrambi i film poi sono stati presentati quest'anno a Cannes... mi immagino vederli uno dopo l'altro che cosa dev'essere stato :D)

5 risposte al commento
Ultima risposta 07/11/2011 12.42.31
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Invia una mail all'autore del commento cupido78  @  28/10/2011 16:57:59
   10 / 10
"come se mi cadesse il mondo addosso". prendi un genio come LVT e fai un film su questa frase, esplorando in prima persona le angosce dell'umano vivere e ti ritrovi con un capolavoro assoluto. senza parole. il film continua da giorni a scorrermi dentro con effetto catartico.

Gruppo REDAZIONE Cagliostro  @  28/10/2011 16:38:04
   8 / 10

Vedi recensione

3 risposte al commento
Ultima risposta 28/10/2011 21.11.47
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Zaccaria  @  28/10/2011 16:08:37
   9 / 10
La fine di tutto.
Non è il gigantesco pianeta in arrivo a spaventare Justine (Von Trier). Siamo già morti, il nostro mondo è già finito, la vita, nulla ha più senso... Il nostro pianeta spazzato via come una foglia secca dal vento in inverno. Tutta la depressione e il nichilismo di Von Trier i 2 ore e 16 minuti emozionanti!

Paradox  @  28/10/2011 14:36:56
   3 / 10
Spinto dai primi commenti che sembravano dimostrare un ottimismo oltre misura, decido di abbandonare le diffidenze sul regista e vado a visionarlo....Avessi avuto un telecomando a portata di mano, avrei spento il tutto o avrei usato il tasto di avanzamento veloce per arrivare ai titoli di coda dopo i primi cinque minuti di visione. Non voglio assolutamente vestire le spoglie del critico da populino, ma desidero solamente avvissare chi ancora non lo avesse visto, che sarebbe meglio buttare i soldi direttamente in un cassonetto piuttosto che vivere quasi due ore d'agonia.
Ah, un'altra cosa. Qualora vi sia proprio impossibile evitarlo perchè ve l'ha ordinato il medico, portatevi un thermos pieno di caffè onde evitare di cadere in letargo.

6 risposte al commento
Ultima risposta 06/11/2011 13.40.25
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Laisa  @  28/10/2011 02:11:59
   5½ / 10
premetto che sono una fan di Trier, che lo seguo da Medea, che ho apprezzato persino l'elemento del crimine e visto tutti i suoi film... eppure questo mi sembra una ca...gata pazzesca. Non può tutte le volte psicanalizzarsi (cf. ad esempio Le cinque variazioni) e infliggere alla rinfusa le sue patologie all'inerme pubblico. La scena che condensa tutto il film è

Nascondi/Visualizza lo SPOILER SPOILER
Come sempre la madre è fuori di testa, come sempre la donna è pazza e istintuale e anche un po' strega, mentre l'uomo è vigliacco e presuntuoso. E ancora: se la donna guarisce e rinsavisce, ciò vuol dire che il disastro è irreversibile. Melancholia è la depressione di Trier, che gli gira intorno, nascondendosi dietro di lui e al suo successo, ma alla fine lo distruggerà? o forse Justine è la sua catastrofica parte oscura, che cerca di essere "anticonformista" come può esserlo un bambino viziato e profondamente borghese (quale lui è, per quanto cerchi di camuffarsi)? Certo è che se sua madre l'ha cresciuto senza regole, e poi l'ha sbattuto in manicomio (a 18 anni) non contenta dell'effetto che aveva ottenuto, qualcosina di malsano e rancoroso gli rimarrà... Però non può rimanere sempre lì, sempre allo stesso punto, sempre così autoreferenziale... diventa noioso! La prima volta colpisce, la seconda continua a farti riflettere, ma poi... annoia...
Bellissima fotografia, senso artistico e poco altro.
una gran delusione...

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Ultima risposta 28/10/2011 10.33.23
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