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La specialista è una semplice variazione, ma nemmeno tanto in fondo, di Get Out di Peele. E' interessante la prima parte perchè all'interno di questa scuola privata esclusiva c'è un razzismo strisciante che viene evidenziato da numerosi dettagli o situazioni. Un contesto che crea disagio nella giovane matricola Jasmine al pari della Preside Gail, prima nera ad essere direttrice di questa scuola. Se il tema del razzismo presente nella società americana è reso in maniera efficace nella prima parte, quando è più che evidente che l'apparente inclusività e liberalismo è solo una facciata, ciò che manca a questo film è la dimensione horror, completamente sciapa ed inconsistente. Togliendo quel poco di horror che mostra il risultato non sarebbe cambiato, solo che si presenta tale film come una dramma dalle forti tinte horror, quest'ultimo bisogna vederlo e renderlo efficace, cosa che non suceede.
Ma...esattamente di che cosa parla questo film? E' dramma sul razzismo con venature dell'orrore? Oppure è un horror ambientato in un contesto realistico e drammatico? Come pellicola è realizzata molto bene quanto regia, fotografia o recitazione: è proprio la sceneggiatura ad essere fallimentare sotto tutti i fronti. Si vuole mettere troppa carne al fuoco, dai temi razziali (forzati da un lato e frenati dall'altro, come se l'autrice volesse trattare determinati argomenti ma allo stesso tempo non avesse il coraggio di farlo), ai problemi organizzativi di un college e del suo corpo docente, all'inserimento di una adolescente leggermente timida tra compagni snob, alla maledizione di una strega...ma nessuno di questi argomenti viene approfondito. Non viene data alcuna spiegazione a tutto quello che si vede durante il film che, inevitabilmente, in molti punti diventa pesante ed indigesto; ci sono troppe sequenze oniriche che fanno perdere di vista l'ìter della trama, la sceneggiatura salta continuamente di palo in frasca ed in un paio di scene si tenta penosamente di citare "Suspiria" di Argento. Il risultato è un pasticcio che non funziona per niente e che lascia solo un senso di smarrimento. Decisamente sconsigliato.
Al debutto nel lungometraggio, Diallo affront'una valanga d'argomenti che non sa metter'a fuoco, inserendo "troppi ritmi della trama, personaggi e punti polemici nella narrazione perché tutti loro possano ripagare in modo soddisfacente" (Ann Hornaday di "The Washington Post").
Le implicazioni esoteriche, tra fantomatiche streghe e incubi notturni, tendono a non sviare dal concetto principale del film della Diallo, cioè il razzismo nelle univeristà americane. Se il livello tensivo appare però abbastanza flebile, non si può dire altrettanto della parte emotiva della storia, fatta di tante sfaccettature insite nella caratterizzazione delle protagoniste, che cercano di non farsi abbattere dal "sistema" discriminatorio e alienante radicato in questa università. L'esordio alla regia, in un lungometraggio, di Mariama Diallo appare però troppo criptico nel suo epilogo e poco propenso a intrigare sotto il profilo del thrilling, lasciando qualche punto di domanda irrisolto in una sceneggiatura che punta maggiormente alla critica socio-politica. Non male, ma poteva essere migliore.