Le vicende di un ospedale da campo statunitense durante il conflitto in Corea, dove alcuni brillanti chirurghi trovano nell'umorismo e nell'understatement il segreto per conservare la sanità mentale nonostante gli orrori della guerra.
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Forse non era la miglior forma di conoscere questo decantato autore americano, in effetti sono altri i suoi capolavori, Mash è al massimo un cult. Un film manifesto di un epoca( che non c'è più)e quindi come tutte le opere legate a un perido storico è destinato a invecchiare. Mi ha stupito l'iperrealismo del film, i dialoghi sovrapposti devono essere stati una novità allora( lo sceneggiatore prese un beffardo Oscar) ma adesso quel esperimento sembra anche esso un po datato. Iperrealismo non vuol dire bellezza, semmai cerca di stupire, e lo ha fatto. Ma non a me. Altaman, si capisce dal film, è uno che contesta, che critica, che fa TNT di tutto quello che ritiene criticabile dell'America, la prende in giro. Quella presa di posizione lo rende alquanto settario( anche se onesto). Il film, oltre al pregio di essere una testimonianza, ha però il grosso difetto di non avere una vera storia, ne personaggi, ma procede in modo caotico senza svilupparsi( tranne per l'ultima mezz'ora dove ho riso un pò) il che, nonostante i 100 minuti, me lo hanno resso un po indigesto inoltre la forma visbilmente grezza non aiuta di certo. Peccato, probabilemente al valutare la sua filmografia questo "MASH" acquiserà un peso maggiore, come parte di un mosaico, di un discorso più grande, ma come singola opera è stata una mesta visione.