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Un'epopea selvaggia, animata dalla rabbia disperata che i giovani impotenti degli anni Novanta sfogano in un mondo sempre più frenetico, la cui unica cura pare essere quella più fatale: ("Se moriamo giovani, rimarremo per sempre giovani"). Fruit Chan fa vagare i suoi attori, li fa meditare molto laconicamente sul suicidio di coetanei mai conosciuti, li costringe a guardare a un futuro che sputa loro in faccia. Visivamente sorprendente, Made in Hong Kong si caratterizza per uno sguardo che tracima la generale assenza di speranza. È un film sporco, violento e disgustoso, eppure non perde mai il senso della grazia e del peso emotivo. Un diamante grezzo, di quelli da venerare.
Pellicola interessante, particolare che dà anche qualche pugno, ben sferrato, nello stomaco dello spettatore. Una storia al limite di 4 ragazzi che si trovano in un mondo a loro poco congeniale, chi perchè è malato, chi perchè ha un handicap e chi perchè sulla Terra non ci vuole più stare. Difficile dire se lo rivedrò (il fatto di vederlo nell'unica versione possibile, in originale, non aiuta), ma sicuramente è un film che fa riflettere su tanti temi.
"Il destino nel nome" è un bel film di qualche anno fa diretto dall'indiana Mira Nair,un titolo emblematico che aderisce alla perfezione al giovane Autumn Moon,delinquentello di strada nella tentacolare Hong Kong.Un nome premonitore e crepuscolare,quasi tetro,affibbiato ad un ragazzo "costretto" alla povertà e a perseguire la via più semplice e diretta,quella della criminalità. Il suo animo però non è poi così incline alla violenza,tanto che il duro dal nome poetico e ombroso decide di accollarsi l'impegno di aiutare un altro ragazzo di strada,il povero Jackie,maltrattato da tutti per il suo stato mentale.Non solo,finirà per innamorarsi e prendersi a cuore anche la sorte di Ah Ping,coetanea malata terminale in attesa di un trapianto che possa salvarla. "Made in Hong Kong " è un film dalla bellezza struggente,per nulla consolatorio, nichilista in maniera viscerale.E' il ritratto di una società violenta priva di futuro,in cui i giovani vengono abbandonati da adulti incapaci o vigliacchi. E' un film sul senso di responsabilità che piomba sul protagonista pur non competendogli,troppo giovane per caricarsi un onere come quello di aiutare i suoi compagni di (s)ventura.Moon è carnefice ma soprattutto vittima,si sottrae alla scuola,sfugge la bella assistente sociale,eppure mostra cuore e volontà che indirizzate in un altro contesto farebbero la differenza. Fruit Chan con il suo stile ispiratissimo mostra l'aspetto più deprimente di una città costituita da colate cementizie e casermoni,in cui i poveri si ammassano incalzati da debiti proibitivi.La cacofonia di quegli alveari sovrappopolati assorda,perseguita il protagonista,forse troppo puro a dispetto delle apparenze per poter sopravvivere ad una dimensione così opprimente.C'è un solo luogo in cui regna la pace,raggiungerlo è l'ultima scelta di Moon, non prima di aver saldato i conti in sospeso, ormai consapevole di ciò che prova chi non ha più forze per procedere,devastato da un mondo che poggia sull'indifferenza e il sopruso,atteggiamenti che il protagonista non può condividere. Moon è il simbolo di un malessere adolescenziale devastante,intreccia la sua vita con altrettante esistenze problematiche lasciate marcire in un limbo di cui nessuno si preoccupa,su cui volteggia come un avvoltoio l'ipocrita messaggio di Mao Tse Tung che chiude questa straordinaria opera.
Moon, Boshan, Ah Ping e Boshan: quattro giovanissimi ragazzi di Honk Kong e la loro difficoltà di trovare un posto nel loro mondo degradato, qualcosa per cui valga davvero la pena di continuare a vivere. Il budget ridotto non permette a Fruit di impreziosire ulteriormente il suo lavoro, ma sceneggiatura e montaggio sono estremamente validi. La cosa che però più m'è piaciuta di questo film di denuncia eticosociale - a parte il bravissimo Sam Lee nel ruolo di Moon - è l'anima, come riesca a trasmettere sentimenti con un linguaggio semplice e delle situazioni tristemente verosimili.
Su tutte, due splendide scene: "il ballo della morte" e il mancato omicidio commissionato a Moon, che sul più bello non ce la fa a premere il grilletto.
amara riflessione sulla vita e la morte. Suonano beffarde le parole di chiusura di Mao Tse Tung, ipocritamente ottimiste: "il mondo appartiene a voi giovani, pieni di energie e nel fiore degli anni". Sicuramente un film da vedere.
“Morendo da giovani, rimarremo eternamente giovani”
Made in Hong Kong fu il film che portò alla ribalta il talento del regista Fruit Chan, un vero pugno nello stomaco per l’ignaro spettatore che si trova ad affrontare un pellicola violenta, nera, sporca, intrisa di tutto ciò che c’è di più sgradevole: dalla violenza verso un ritardato mentale alla vendetta a colpi di mannaia verso un padre pedofilo. Un vero piccolo gioiello targato Hong Kong. Il film è veramente molto duro e di difficile digestione (Il protagonista Autumn Moon continua ad avere polluzioni notturne ripetute sognando una ragazza suicida finita sul marciapiede in un lago di sangue) non tanto per le immagini quanto per quello che lasciano sottintendere. Un’opera complessa che presenta molti punti in comune con il coreano Oasis di Chang-Dong Lee, soprattutto l’assenta di retorica, di buonismo che contraddistingue queste due pellicole. Una macabra rappresentazione del reale, della quotidianità, di tutto il marcio presente nella società moderna. Fruit Chan trovò molte difficoltà nel trovare un distributore. In un’intervista il regista asiatico ammette che i produttori dicevano: "Sì, l'idea è interessante, si può fare... ma sai... dovresti accentuare qualche aspetto qui e là... le scene di violenza devono essere più stilizzate... tipo John Woo... bisogna togliere anche un po' di denuncia sociale perché sai...". Così lo produsse da solo con soli 80000 dollari, un budget assolutamente ridicolo. Il risultato in relazione a questo, è assolutamente stupefacente, un’opera di grande denuncia sociale verso la sanità e le istituzioni. Il disagio familiare e la ricerca di se stessi. La compassione e l’odio. Un turbine di sentimenti ed eventi che rendono veramente unica questa pellicola, un baratro senza la minima speranza di ritorno. Un finale emozionante che vale da sé il voto. Regia innovativa e ben sviluppata con alcune inquadrature e sequenze suggestive, belle le citazioni di Natural Born Killer di Stone, un vero piccolo gioiello di un regista a dir poco sottovalutato