Nel 1981, cinque anni dopo _L'uomo di marmo_ Andrzej Wajda porta sullo schermo, tramite il personaggio di Maciek, figlio dell'"eroe" del film precedente Mateusz Birkut, la Polonia di Solidarnosc.
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"In Polonia col comunismo avevamo paura, ma tutti lavoravano. E anche le famiglie piu' povere avevano i buoni dal governo per andare in vacanza gratuitamente" non sono parole certo mie, ma di una polacca che conosco. Non è mia intenzione far cambiare idea a qualcuno ma quando la mia amica dice che "col capitalismo, speravamo tutti, invece hanno chiuso migliaia di fabbriche e molta gente povera è costretta a emigrare per trovare lavoro" capisco che, obiettivamente, è stata una "vera fregatura" cfr. il capitalismo, se così vogliamo chiamarlo.
Se poi pensiamo che i nemici principali dell'esodo degli extracomunitari dell'est o di qualsiasi altro luogo "difficile" del mondo infastidisce proprio coloro che sguazzano sul mondo Capitalista, occorre dire che qualcosa non va.
Oggi il signor Walesa ha - alla faccia della Democrazia - una ricchezza spropositata che gestisce incurante degli effetti dannosi che hanno portato le sue utopie (da un'utopia all'altra, è il caso di dire).
A modo suo, la "duologia" (Uomo di marmo/uomo di ferro) di Wajda fu un'evento cinematografico di tutto rispetto. Non lo rivedrei neanche sotto tortura (a tratti è davvero prolisso e manco a dirlo demagogico) ma ha significato "qualcosa". Peccato che abbia significato molto meno in tutti quelli che davvero "ci credevano" (comunisti o ex compresi).
Se non sbaglio una volta al telegiornale dissero che Krystyna Janda (volto molto bello e ottima attrice, una sorta di Bibi Andersson polacca) - attivista già di Solidarnosh - era sparita nel nulla per implicazioni politiche.
Sono trascorsi decenni, e lei (per fortuna) esiste ancora.
E tutto mentre l'Europa dell'esodo celebra la Morte di tutte le speranze agiografate con vero spirito nazionalista da questo film