l'uomo che verra' regia di Giorgio Diritti Italia 2009
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l'uomo che verra' (2009)

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locandina del film L'UOMO CHE VERRA'

Titolo Originale: L'UOMO CHE VERRA'

RegiaGiorgio Diritti

InterpretiAlba Rohrwacher, Maya Sansa, Claudio Casadio, Greta Zuccheri Montanari, Stefano Bicocchi, Eleonora Mazzoni, Orfeo Orlando, Diego Pagotto, Tom Sommerlatte, Bernardo Bolognesi, Stefano Croci, Zoello Gilli, Germano Maccioni, Tim Jacobs

Durata: h 1.57
NazionalitàItalia 2009
Generedrammatico
Al cinema nel Gennaio 2010

•  Altri film di Giorgio Diritti

Trama del film L'uomo che verra'

Inverno, 1943. Martina, unica figlia di una povera famiglia di contadini, ha 8 anni e vive alle pendici di Monte Sole. Anni prima ha perso un fratellino di pochi giorni e da allora ha smesso di parlare. La mamma rimane nuovamente incinta e Martina vive nell'attesa del bambino che nascerà, mentre la guerra man mano si avvicina e la vita diventa sempre più difficile, stretti fra le brigate partigiane del comandante Lupo e l'avanzare dei nazisti. Nella notte tra il 28 e il 29 settembre 1944 il bambino viene finalmente alla luce. Quasi contemporaneamente le SS scatenano nella zona un rastrellamento senza precedenti, che passerà alla storia come la strage di Marzabotto.

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Voto Visitatori:   7,69 / 10 (60 voti)7,69Grafico
Miglior filmMiglior produttoreMiglior sonoro
VINCITORE DI 3 PREMI DAVID DI DONATELLO:
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Voti e commenti su L'uomo che verra', 60 opinioni inserite

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michael star  @  05/11/2022 06:29:56
   7 / 10
La protagonista è muta, gli adulti parlano un dialetto bolognese stretto e antico, quindi il film parla attraverso le immagini.
E le immagini sono la parte più bella del film, con continui quadri della campagna e di altri luoghi che sono straordinari. La vera protagonista del film è la fotografia (Cimatti) ed è assurdo che non abbia vinto un premio al riguardo.
La storia tragica è nota ed è rappresentata in modo secco ed essenziale.
Buon film, da vedere.

ValeGo  @  26/04/2020 13:58:53
   9 / 10
Credo che film di questa potenza, per quanto crudi, debbano essere trasmessi nelle scuole. Bisogna far tesoro del ricordo storico, leggere, informarsi, andare sui luoghi della memoria per vedere con i propri occhi, per non dimenticare mai.

TheLegend  @  07/10/2019 01:09:38
   6 / 10
Un film sopravvalutato sicuramente.
Storia importante ma realizzazione poco convincente.

Gruppo COLLABORATORI JUNIOR wicker  @  22/06/2019 16:15:35
   8 / 10
Oltre all'aspetto empatico per le vicende drammatiche della guerra questo film colpisce positivamente per due cose : la bambina che non parla mai e i paesani che parlano solo in dialetto .
Queste due novità insieme a una sceneggiatura molto semplice ma nello stesso tempo drammatica rendono il film molto potente e unico . In certi momenti sembra un pò Novecento di Bertolucci . Finale poetico e struggente

kafka62  @  27/04/2018 09:46:43
   7½ / 10
La visione de "L'uomo che verrà" è uno di quei momenti magici (quanto mai rari al giorno d'oggi) capaci di riconciliare con il cinema. Fatta la tara degli inevitabili piccoli difetti dovuti alla produzione a basso costo e all'uso di attori non professionisti, l'opera seconda di Diritti è praticamente perfetta: facce giuste (giuste perché imperfette, avvizzite, rugose, vissute), luoghi autentici in cui il tempo sembra essersi fermato, dialetto stretto e talmente ostico da richiedere l'uso di sottotitoli, storia forte e soprattutto vera (la strage di Marzabotto) raccontata senza spregio della verità storica e senza retorica, un azzeccatissimo personaggio (quello della piccola Martina) attraverso il cui sguardo innocente e muto vengono filtrate le vicende che vediamo sullo schermo (deprivate di ogni polemica ideologica e faziosa, e quindi lontanissime dalla attuale odiosa querelle sul revisionismo resistenziale), e poi tanti, tanti sentimenti, commozione, paura, solidarietà, odio, speranza (quella incarnata dal fratellino appena nato di Martina, l'"uomo" del titolo). La sensazione è che l'Italia abbia trovato in Diritti un nuovo Olmi (quello de "L'albero degli zoccoli" naturalmente, non certo quello di "Centochiodi"), capace di stornare pietosamente lo sguardo al momento della strage (laddove riprende le pallottole che sbrecciano il muro alle spalle delle vittime) e di fissarlo invece in piccoli dettagli, che denotano una vena poetica del tutto a suo agio nei boschi e nelle montagne (Martina con la mamma di notte che guardano le lucciole). Non so se si può parlare di capolavoro, questo sarà il tempo a dirlo: certo è che la distanza con la maggior parte dei film italiani, televisivi e non, ambientati al tempo della Seconda Guerra Mondiale è veramente abissale.

Wilding  @  15/04/2018 21:03:39
   7 / 10
Peccato per lo stile tutto italiano della regia! Il film è davvero interessante, e quegli occhi che sembrano parlare...

gemellino86  @  01/05/2013 21:16:35
   8 / 10
Sicuramente un bel film sull'olocausto pieno di risvolti drammatici che non mancano di poesia. Attori sconosciuti ma bravi su tutti la bambina. Ci sono delle scene che davvero colpiscono.

Gruppo COLLABORATORI JUNIOR oh dae-soo  @  29/04/2013 13:29:29
   9 / 10
Martina non parla più ma vede tutto.
Guarda.
Osserva.
Martina vede la macellazione di un maiale, le donne che intrecciano le ceste, due giovani che provano con paura e timidezza a scoprire l'amore in una stalla, la sua grande famiglia che balla e si diverte in cantina. Martina osserva la vita contadina nella quale sta crescendo, quel mondo quieto e noioso, puzzolente di letame e odorante di marmellata fresca con le uova ancora calde di chioccia e il vino appena creato da quell'uva lì vicino.
Martina non parla più, prima lo faceva. Ma vede tutto.
Martina vede che c'è qualcosa che non va, che quel mondo quieto e noioso non è poi così quieto, non ha più la magia della noia nel ripetere ogni giorno gesti che vanno avanti da millenni. C'è tensione, persone che arrivano e partono, animi riscaldati senza bere vino.
Martina non parla più perchè un giorno il fratellino gli è morto tra le braccia. Come un pulsante, clic, non parla più da allora.
Ma vede tutto.
Vede la pancia di sua madre gonfiarsi di nuovo, ogni giorno un pochino di più. Quella è la sua personale clessidra, il count down che gli riporterà indietro tutto quello che aveva perso.
Martina vede e capisce che c'è qualcosa di brutto nell'aria. Quei posti dove tutta la sua famiglia vive da secoli non sono più soltanto loro. C'è gente che viene, che vuole cose. E gente a cui questo non sta più bene, gente che inizia a nascondersi, non solo per paura adesso ma per difesa. E vendetta.
Martina si immagina dei paracadute che arrivano dal cielo, uomini che verranno, chissà chi saranno.
Martina ha 8 anni soltanto.
E nel bosco vede quelli che considerava i buoni sparare in testa a uno dei cattivi. Perchè Martina non può sapere cosa è giusto e cosa è sbagliato, cosa bisogna fare per sopravvivere e difendersi, a cosa può portare la disperazione. Martina non sa cos'è la guerra e le sue leggi.
Ma il fratellino nasce, Martina è felice, la vita può ripartire.
Ma non ci sarà nemmeno il tempo di cantargli una ninna nanna.
Perchè da lì in poi Martina vedrà cose che non solo un bambino ma nessun essere umano dovrebbe avere la possibilità di vedere.
Vede la madre falciata da una scarica di mitra.
Vede la gente, donne e bambini, portata a forza dentro chiese e cimiteri.
Non vede ma forse sente lontano gli spari di un massacro indegno.
Eseguito da bestie con il volto umano.
Non vede, e forse non si può nemmeno immaginare, quell'uomo che passa tra i corpi ad infliggere i colpi di grazia. Questa grazia così particolare, così inumana.
Martina forse non vede ma sente però-perchè gliela tirano addosso- la bomba scaraventata nella piccola chiesa dove l'hanno portata insieme agli altri.
Martina è illesa e vede il massacro intorno a lei.
Martina non ha visto e forse non saprà mai di suo padre, che con il cuore ormai lacerato e il cervello impazzito si concede alla morte.
C'è solo una cosa che deve fare, tornare dal suo fratellino.
Lo prende e lo riporta a casa loro, quella casa deserta ormai di gente che nemmeno potrà tornare, sacrificata in un eccidio vergognoso.
Martina è finalmente sola con lui, lo tiene in braccio e lo culla.
E' nato nel 1944, quel bimbo è l'uomo che verrà dopo l'orrore, l'uomo che, se passa questi ultimi mesi di guerra, vivrà in pace in un' Italia diversa.
Martina ha chiuso il suo ciclo, ciò che era morto tra le sue braccia ora vive tra le stesse.
E parla Martina.
Canta.
Ninna nanna fratellino.

Lory_noir  @  13/11/2012 19:10:29
   4½ / 10
Sulla storia non si può dire niente ma la regia e lo stile mi è risultato odioso e penso che l'Italia si sia trincerata all'interno di un genere troppo limitato.

Tuonato  @  07/09/2012 00:28:29
   7 / 10
1944. La guerra vista cogli occhi di Martina.
Azzeccata la scelta di usare il dialetto bolognese nella versione originale, splendida la colonna sonora (coro Vox Canora di Parma).
Il film va in crescendo, agghiaccianti gli ultimi venti minuti.

La piccola Martina si tiene stretta al petto il fratellino. L'uomo che verrà. Speriamo sia meglio di quel che è stato.



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peppe87  @  16/10/2011 18:44:56
   8 / 10
non si puo' dare meno di 8
bellissimo per quanto crudo e purtroppo reale

trickortreat  @  05/08/2011 17:44:03
   9 / 10
Una piccola grande luce in mezzo ad un mare di m***a, ecco cosa penso di questo gioiellino tutto italiano! Tutto è stupendo, dalla regia alla fotografia agli attori! Meravigliosa la colonna sonora, meraviglioso tutto, complimenti! Invece di produrre i soliti cinepanettoni bisognerebbe dare più visibilità a veri registi che hanno voglia di raccontare qualcosa. Consigliatissimo

Gruppo COLLABORATORI JUNIOR Freddy Krueger  @  12/03/2011 12:18:44
   7½ / 10
Bel film italiano veramente, commovente, angosciante. Devo fare i complimenti al regista che ha saputo trasmettere l’ansia di quel periodo, poi i complimenti vanno anche a tutti gli interpreti, al direttore della fotografia e al compositore della bellissima colonna sonora. Da vedere.

Chemako  @  22/02/2011 16:05:36
   8 / 10
Martina...un angelo...

wallace'89  @  16/02/2011 12:48:42
   8 / 10
Visivamente è sorprendente per essere un film italiano, con un senso del dettaglio e una cura della regia come non vedevo da un pezzo. Ricorda Olmi. Bellissima la ricostruzione della vita contadina alle soglie di una assurda guerra nella quale non ha voce in capitolo. Ottima la scelta dell'uso del dialetto sottotitolato che immerge maggiormente nella realtà della vicenda,bravi gli attori(tra cui la sorella di una mia amica ).
Il tema è certo uno di quelli prediletti da certa cultura italica ma stupisce più che per il dovuto ricordo per la discrezione con cui è trattato,impone alla riflessione senza che si passi dal morboso gusto del tragico.
Magari non aggiunge niente a tematiche così dibattute, ma artisticamente come rappresentazione è da premiare, aldilà dell'urgenza del doveroso senso morale è un film che rivedrei.

Gruppo COLLABORATORI JUNIOR Invia una mail all'autore del commento emans  @  31/01/2011 23:51:20
   7½ / 10
Film di grande impatto emotivo e non potrebbe che essere altrimenti visto l'argomento toccante, oltretutto visto con gli occhi di una bambina...
Qualcuno potrebbe pensare che sia facile fare un film del genere ma in realta' non ci troviamo di fronte a un film melenso giocato solo su facili sentimentalismi!
La prima parte della pellicola ci porta dentro la vita di questi poveri e ignoranti contadini solo sfiorati dalla guerra a causa dei partigiani che si rifugiano nei boschi vicino al loro paese.
La seconda parte racconta di questo eccidio "dimenticato" perche troppo simile a centinaia di crudelta' avvenute durante la guerra...30 minuti di barbarie che ti stringono il cuore senza pieta'!
Il tema è molto simile a quello proposto da Spike Lee nel suo deludente "Miracolo a Sant'Anna"...beh,è il caso di dire che l'allievo ha superato il maestro!
Una regia asciutta e spietata che si appoggia a un cast di ottimo livello e anche la scelta di far parlare in dialetto i protagonisti permette di rendere la storia ancora piu' credibile!
E speriamo che "l'uomo che verra'" non possa commettere gli errori dei suoi predecessori...

Larry Filmaiolo  @  31/01/2011 19:18:18
   5 / 10
per quanto riguarda lo standard attuale dei film italiani è al di sopra della media. Ma non mi è piaciuto lo stesso. Già perchè io quando guardo film come questo vedo la cura con cui è stato realizzato, la pretesa di realismo (vedi dialetto) e veridicità storica, l'intento di commuovere (bimba prete strage ecc).. ma alla fine non mi rimane nulla. Nulla se non la sensazione di aver assistito a qualcosa di già visto e stravisto. E' inutile dire "ah bisogna apprezzarlo perchè è la cronaca di una strage impunita". Di stragi impunite ce ne sono a iosa. Alcune vengono perfino portate discretamente al cinema. Ma i Tedeschi disumani li ho già detestati troppe volte. Le tenere bambine anche. Avrei apprezzato di più il film se si fosse spinto ad una critica più aperta ai partigiani e se non si fosse fossilizzato sulla rappresaglia dei Nazisti sempre sp*ttanati in 40 anni di cinema.
In chiusura un film anonimo che ho trovato abbastanza spoglio e inconcludente. Per di più noioso e lentissimo.

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2 risposte al commento
Ultima risposta 01/02/2011 15.03.05
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stardust  @  19/01/2011 15:37:29
   7 / 10
Interessante ed ottimi attori, ben fatto!
Risulta pesante il dialetto però a lungo andare ed a tratti è lentino.
Ti mette davanti ad una strage di quasi 2000 persone che ad oggi è ancora impunita, una strage che non ha risparmiato nessuno e del tutto ingiusta, da qualunque lato la guardi la guerra è solo morte

Gruppo REDAZIONE Pasionaria  @  18/01/2011 13:27:23
   7½ / 10
Raccontare un episodio drammatico della nostra resistenza antifascio-nazista senza cadere nella retorica didascalica e nel più puro manicheismo è un'impresa da premiare. Diritti è stato capace di tratteggiare una pagina nera come quella dell'eccidio di Marzabotto, sapendo cogliere immagini di una piccola storia nella realtà più vera , mescolandole in una miscela visiva e sonora perfetta, il tutto accompagnato da un climax emotivo volutamente accentuato, ma sapientemente stemperato.
Bravo!

davmus  @  03/01/2011 15:55:02
   8½ / 10
Ho apprezzato molto la delicatezza, la soavità del film...è vero vi sono scene forti, ma prima di quelle tutti si muoveva in un clima di massimo rispetto!
All'altezza di grandi film

Gruppo COLLABORATORI JUNIOR 1819  @  17/10/2010 15:49:27
   6 / 10
Devo riconoscere lo sforzo del regista per mettere in piedi un opera ben fatta, tecnicamente ed artisticamente, tuttavia devo dire che non mi ha entusiasmato affatto.
Trovo molto interessante l'uso del dialetto, che conferisce maggior realismo alle vicende trattate, per altro fatti storici. Il contesto scelto per le riprese è affascinante, sempre che si tratti degli appennini, ma tant'è. Tutto il cast mi ha convinto, soprattutto la bambina protagonista, che ha uno sguardo veramente intenso. Per una volta inoltre, i tedeschi sembrano veramente tedeschi, particolare non da poco.
Cosa non mi è piaciuto? La lentezza generale, e una certa mancanza di mordente nelle situazioni più drammatiche.

floyd80  @  06/10/2010 12:06:11
   7 / 10
Una pellicola struggente, triste e malinconica che riflette però solo la realtà di una storia vera. Di un genocidio sulle nostre terre.
Gli attori sono davvero bravi e la sofferenza che ad ogni inquadratura si manifesta sui propri volti è commovente.
L'unico neo (oltre le musiche che le ho trovate invasive) è il budget davvero limitato. Con qualche sovvenzione in più sarebbe potuto essere un capolavoro.
Invece ci ritroveremo con una pellicola che come tanti film italiani di valore andrà a finire nel dimenticatoio.

vitocortesi  @  19/09/2010 12:15:53
   8 / 10
Finalmente un ottimo film italiano. Commovente storia che racconta l'eccidio di Monte Sole attraverso gli occhi di una bambina scampata al massacro.

gandyovo  @  23/08/2010 23:22:44
   8 / 10
davvero un film con la F maiuscola- una guerra e una realtà quotidiana descritti meglio che di cento testi di storia. un film intenso che anche se in dialetto stretto, riesce a coinvolgere a fondo. assolutamente da vedere.

livis  @  14/08/2010 15:43:18
   10 / 10
Sono anni che aspettavo un film italiano all'altezza dei nostri grandi capolavori del passato, e quel momento è finalmente arrivato....sono ancora incredulo.....un cinema povero, senza effetti speciali, genuino, puro ....alla Ermanno Olmi......che sicuramente non si addice ai divoratori di blockbuster, ma si propone a coloro che apprezzano il vero cinema, quello fatto con le idee e il sentimento, non solo con i budget. Piccolo capolavoro.

Kymmy  @  08/08/2010 19:46:06
   10 / 10
Meraviglioso... di una toccante sincerità e con una bravissima baby attrice..(greta zuccheri).. un capolavoro che sembra un miracolo sia uscito da mani italiane..diritti è perfetto..e con maya sansa e la bravissima come smpre rorhwacher, che ancora una volta da prova della sua duttilità. La ricostruzione storica è straordinaria e come se non bastasse per me bolognese di nascita il film è stato scorrevolissimo:)... Capolavoro... (ed è stato anche celerato...strano!!... che gli italiani comincino a capire cosè il cinema??)..

Da non perdere assolutamente.

paride_86  @  27/07/2010 19:36:33
   8 / 10
Esile e intenso, "L'uomo che verrà" è un film storico accurato e filologicamente corretto. Esce ovviamente dagli schemi cinematografici convenzionali, ma non sfiora mai il registro documentaristico.
Da vedere.

pinhead88  @  24/07/2010 23:24:55
   7 / 10
Visto in un cinema d'essai pieno di vecchi rinco.glioniti ultrasettantenni che si chiedevano continuamente quale fosse il dialetto del film.guardato lo stesso piacevolmente,è un film tratto in parte dal terribile fatto storico della strage di Marzabotto e montato con qualche buona scena in più.ottimi interpreti e altrettanto la regia.per essere un prodotto italiano odierno è davvero su un altro pianeta.

Gruppo COLLABORATORI Compagneros  @  22/07/2010 19:06:54
   8½ / 10
«"L’uomo che verrà" di Giorgio Diritti, evoca la strage di Marzabotto con un’ampiezza da romanzo, una misura da classico. Un film che mi ha sconvolto, per l’altissima tensione morale e direi religiosa, filosofica e non solo storica.»
(Goffredo Fofi)

Dopo l'ottimo esordio Diritti riesce nell'impresa, per nulla semplice, di ripetersi.
Questo è un film bellissimo, senza cliché e senza faziosità. Assolutamente realistico, l'uso del diletto è ancora una volta azzeccato. Oltre alla guerra si può scorgere com'era la vita dei contadini negli anni '40.
E' uno di quei film che sarebbe interessante far vedere agli studenti quando si affronta la Seconda Guerra Mondiale. In un periodo di revisionismo ricordare cosa è accaduto è molto importante.
Un grande applauso a Giorgio Diritti, una bella realtà dell'odierno cinema italiano. Sperando vivamente che ripeta ancora.

Gruppo REDAZIONE VincentVega1  @  22/07/2010 10:46:47
   8 / 10
Non un film di guerra, ma un film sulla guerra, vissuta e subita da una comunità agreste, vista dagli occhi silenziosi di una bambina.

Non si calca la mano sul dolore, non si spettacolarizzano le scene di sangue, non esiste retorica. Un bellissimo film che tutti dovrebbero guardare.

Il regista entra di Diritti nella lista dei nomi italiani più interessanti, una lista che si ferma alla terza riga.

Gruppo COLLABORATORI Terry Malloy  @  19/07/2010 19:43:21
   8 / 10
Avere visto i bellissimi luoghi di Montesole e averci pensato una strage del genere, aver parlato con quei bambini che oggi sono anziani, ma così pieni di vita è assaporare meglio un film bellissimo.
Un piccolo capolavoro di memoria che riesce a sconvolgere come pochi altri.
La semplicità di quella gente si oppone alla banalità del male che si osserva negli ordini e nei gesti terribili e incomprensibili degli ufficiali..e quella disperazione, cieca, nera, esasperata che ci rimane impressa tramite queste semplici frasi:
"Stanno arrivando i tedeschi"
"Ancora?"

saffanu  @  30/06/2010 10:52:09
   10 / 10
Questo film mi ha colpito profondamente, e il mio voto non è un giudizio sul valore cinematografico del film, che pur mi pare alto, ma sul valore dell'esperienza cinematografica che ho vissuto io. Io Bolognese, Io figlio di una madre che ha l'età della piccola protagonista, che anch'essa nel '44 durante i bombardamenti venne sfollata in una casa dell'appennino bolognese. Io che negli anni '70, nelle gite scolastiche venivo portato a visitare i luoghi degli eccidi nazisti, io che da bambino sentivo i racconti degli ex partigiani, senza comprenderli del tutto. Io che adesso sono un uomo, uno di quelli che è "venuto" dopo.
Vedendo questo film finalmente comprendo molto più a fondo l'importanza di quello che è stato.

Ringrazio Diritti per il suo garbo, per la sua maestria nel raccontare con tanto realismo una parentesi così importante della mia storia.

Concordo con quanti hanno scritto che grazie a film come questo il cinema italiano può continuare a vivere.

vale1984  @  19/06/2010 17:45:05
   7 / 10
film molto bello che si regge intorno alla vita di una bambina che non parla...dramma sulla guerra intenso ma dalla trama ovviamente già rivisitata nei molti film che raccontano le stragi delle guerre...
Bravissima la bambina...difetto del film, la scelta di farlo tutto in dialetto...il che lo rende più corretto ma più pesante da seguire.

AMERICANFREE  @  03/06/2010 12:00:51
   7½ / 10
grazie a questi film ci ricordiamo ancora che il cinema italiano vale ancora! ottimo prodotto ottima recitazione soprattutto della bimba muta molto espressiva! lo consiglio!

Gruppo COLLABORATORI SENIOR jack_torrence  @  01/06/2010 00:48:18
   8 / 10
Che bello ci sia ancora chi fa questo cinema.
Un cinema che mette in scena con pudore, che sa scegliere cosa guardare da vicino, cosa mettere in campo lungo, che tempi dare alla narrazione per far parlare le immagini con tutta l'intensità che esse contengono, quando il regista ha un sicuro senso etico dello sguardo.
Coraggioso e bravissimo Diritti, così come Mereu, forse oggi meno noto, autore due anni fa di un'opera di valore analogo, e di analoga estetica, come "Sonetàula".
Senza dubbio un'esperienza impegnativa, ma autentica.

E poi è sempre la migliore prospettiva sulla Storia, quella di restituirla agli umili che la subiscono inermi.
Quando la violenza delle armi viene a stuprarti la vita, sulle tue montagne, entra in casa tua come un cataclisma: questa è la Storia, questo è l'uomo che è stato e l'uomo che verrà.

Sì, L'albero degli zoccoli di 32 anni fa è praticamente in ogni fotogramma.
Quello di Diritti non è un cinema che innova, ma è un far cinema che va preservato, e finché vi sarà chi è capace di farlo, dobbiamo solo che essergli grati.
Il cinema italiano di questi anni non è Luchetti, Ozpetek, Salvatores o Virzì. Loro li supera tutti Soldini con un film non memorabile, ma decisamente buono come "Cosa voglio di più".
Non è naturalmente neanche Tornatore, anche se con "Baaria" la critica è stata troppo severa.
E' Bellocchio, certo: il più grande oggi.
E poi abbiamo Garrone Sorrentino e Crialese (ciascuno scelga il suo preferito).
Ma nella stagione corrente il cinema italiano è sommamente in Giorgio Diritti.

outsider  @  30/05/2010 11:27:35
   10 / 10
un voto sentito il mio per una pellicola che ha fotografia, scenari ed espressività da dieci e lode.
da emiliano garantisco per il dialetto bolognese, parlato bene ma anche velocemente, per cui i sottotitoli erano dovuti.
un plauso alla bambina protagonista e chapeaux al regista che ha rispettato la verità storica.
i tedeschi, ovvio che parlo in media, si auto declassarono e si autodefinirono, in generale ovviamente, come razza in media inferiore e bastarda appunto dopo quelli scempi e barbarie.
ovvio che il fascismo nutriva in sè, come molti regimi destrorsi del periodo, in tutte le nazioni e ovunque gentaccia simile, però i tedeschi furono quelli più convinti nel numero e più bassi in numero di barbarie e cose spaventose. L'uccisione in massa di donne e bambini, voluta e non offuscata da ciechi bombardamenti, ma frutto di incredibile crudeltà a distanza ravvicinata, ci fa capire come quel popolo sia barbaro, freddo e ahimè, verrò sommerso da commenti ingiuriosi, ancora oggi popolato di negatività in numero maggiore che gli italiani e francesi.
è vero che in italia la negatività, l'ignoranza e la stupidità abbonda, ma è presente anche tanta umanità, quell'umanità e sensibilità che ritrovi in numero e dimensione minori in quel paese.
davanti alla storia di marzabotto e sant'anna, che io conosco bene, giacchè sono ferrato nella storia di quel periodo dopo studi approfonditi, non ho remore nel definire, senza odio di sorta, quel popolo come impregnato di una percentuale di negatività maggiore e lo stesso e in misura forse superiore i vari slavi, ex urss etc.
non è odio il mio, giacchè anzi comprendo umanamente come molte donne e molti buoni e molti bambini buoni in quei popoli si trovino immersi e contornati di negatività. è così e basta.

shervin90  @  29/05/2010 03:58:48
   7½ / 10
Buona pellicola.
Il tempo trascorre lentamente anche per i personaggi; non è di certo questo un punto a sfavore.
Fotografia appassionante, abbastanza bravi gli attori (nel complesso), ma Martina (Greta Zuccheri Montanari), la bambina protagonista, è incredibile... "i suoi sguardi parlano più di migliaia di parole, la sua integrità non solo fisica è veramente eroica e ci dice che si può restare innocenti e puliti anche in mezzo a torrenti di fango" (LukeMC67). Notare quando il padre si accuccia come un bambino sotto l'albero e come per contrasto Martina corre con il bimbo in braccio.
Particolarmente brava anche Alba Rohrwacher, nel film la zia di Martina.
La questione della lingua: il bolognese nel film, non è bolognese... è quasi un altro dialetto, dai!
Il mio voto è 6.5/10, rapportato come sempre (ovviamente) al cinema mondiale: film da vedere, buonissimo in tutto, ma la storia non aveva un gran potenziale. La sufficenza piena è meritatissima, ma ho cercato di non essere condizionato dalla fine di questa storia vera, dall'uso "massiccio" di bambini che porta ad "odiare" perfino il regista. Avessi considerato questo (e non mi sembrava/sembra giusto farlo) mezzo voto in più se lo prendeva.
Poi c'è il finale del film: bene, arrivati ai ringraziamenti e ai titoli di coda, il 7.5/10 se lo merita tutto. :D
Complimenti. A tutti.

1 risposta al commento
Ultima risposta 29/05/2010 11.07.32
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Gruppo COLLABORATORI SENIOR foxycleo  @  10/05/2010 12:19:07
   8 / 10
Questo film arriva dritto al cuore. Una piccola comunità agreste che affronta l'invasione tedesca, non con rassegnazione ma con dignità e con consapevolezza. La vita dura raccontata tramite gli occhi di una bambina che attende il fratellino, che attende l'uomo che verà con speranza e coraggio. Incredibile interpretazione di Greta Zuccheri Montanari, bellissima la ricostruzione storica, così come la fotografia ed i costumi. Un film che non può non smuovere qualcosa dentro ciascuno di noi.

Gruppo COLLABORATORI JUNIOR Invia una mail all'autore del commento tylerdurden73  @  05/05/2010 15:00:17
   8½ / 10
La guerra di chi subisce e non può comprendere osservata dagli occhi innocenti di una bimba,la bravissima Greta Zuccheri Montanari ,in spasmodica attesa del nuovo fratellino (l'uomo che verrà del titolo),o quelli schietti di una comunità contadina isolata dal resto del mondo,esclusivamente consacrata ad un lavoro massacrante ed atavico.L’invasione tedesca la si accetta,non senza rassegnazione ,tant’è che qualcuno imbraccia il fucile e decide di combattere,ma per il resto la vita sembra scorrere tranquilla.Giornate frugali,fatte di sacrifici e piccoli gesti finalizzati a un’onesta sopravvivenza,esistenze umili di gente che si ritrova suo malgrado all’interno di un conflitto di cui non può neppure interpretare la portata.
La follia dell’uomo è in agguato,la strage di Marzabotto,un atto di vigliaccheria e violenza aberrante viene raccontato tramite le commoventi immagini di Giorgio Diritti,autore di gran livello che conferma quanto già mostrato con “E il vento fa il suo giro”,altro film ambientato in una piccolo collettivo agreste.Il regista affronta con grande rigore narrativo e morale un tremendo fatto storico avvenuto durante della seconda guerra mondiale,utilizza il dialetto(sottotitolato) dei luoghi per rendere ancor più scrupoloso il suo racconto in memoria di vittime che tornano ad assumere fattezze umane,non più sottintese in anonime e impressionanti cifre,rendendo così ancor più reali quegli innocenti cui venne tolto barbaramente il diritto alla vita,mettendoci di fronte ad un orrore insostenibile facendo entrare in collisione la poetica legata all’ambientazione rurale con la ferocia umana.Diritti ricorda con rispetto e pudore,non insiste sui particolari più crudeli,sposta la macchina da presa disgustato, incapace di essere latore di tali crimini e pur evitando una messa in scena troppo esplicita coinvolge emotivamente lasciando più volte senza fiato.
Grande lavoro di Diritti e ottimo esempio della vitalità di certo cinema nostrano a volte un po’ troppo frettolosamente bistrattato.

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Ultima risposta 05/05/2010 17.13.14
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Gruppo COLLABORATORI JUNIOR Invia una mail all'autore del commento mkmonti  @  19/03/2010 00:43:46
   9½ / 10
Giorgio Diritti si conferma una delle sorprese del cinema italiano.
"L'uomo che verrà" è qualcosa più di un film: attraverso gli occhi di Martina, che ha smesso di parlare per la morte del fratellino, il regista narra a suo modo l'efferata ed incribile strage di Marzabotto. La prima ora della pellicola è stilisticamente impeccabile, perdendo qualcosa nella seconda parte nel raccontare i rastrellamenti e la strage (è in questi momenti che la regia si fa più classica e didascalica, recuperando però la scena finale, semplicemente spettacolare). Recitato in stretto dialetto bolognese con sottotitoli, ottima colonna sonora, "L'uomo che verrà" avrebbe meritato non solo di essere a Venezia, ma probabilmente anche di vincere il Festival. E' di gran lunga migliore dei quattro film italiani portati in laguna e lascia seri dubbi sui meccanismi di scelta. Ci si è accontetati di Roma, dove difatti ha vinto il Marc'Aurelio, ma il tam tam che una vittoria veneziana avrebbe portato avrebbe portato molti alla visione di questo piccolo "capolavoro".

Invia una mail all'autore del commento diderot  @  04/03/2010 22:23:31
   5 / 10
Noioso, banale, deludente

shootingfilm  @  23/02/2010 14:46:35
   3 / 10
Beh è facile dire che questo è un bel film, quando si parla della "memoria" e di tutta la tragicità che ha caratterizzato il periodo della gurra (come tutte le guerre) , mamio l'ho trovato particolarmente RUFFIANO, uso a chili di bambini anche inutilmente, bambina "MUTA" giusto per far intenerire di più i cuori..... ma la cosa che più mi fa impazzire è che pee realizzare il film, hanno avuto 3.700.000 euro..... e vi garantisco che per gli effetti che ci sono, un aereo che passa e 4 parracaduti che scendono, per le auto d'epoca che ci sono, 2 o 3 al massimo, per la recitazione in uno pseudo-bolognese, io sono di BOLOGNA e parlo e capisco il dialetto, quello che parlano nel film è una caricatura...... direi che se hanno speso 2.000.000 di euro sono stata larga, allora mi domando, dove sono finiti gli altri soldi???? Come mai si fanno sempre meno produzioni cinematografiche italiane e quelle che si fanno, con i "NOSTRI" soldi, visto che il MINISTERO ne ha dati tanti..... se ne intscano quasi la metà????
Un film meraviglioso??????????????????????????????? MAH

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12 risposte al commento
Ultima risposta 15/03/2010 17.07.20
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Gruppo COLLABORATORI gerardo  @  22/02/2010 11:40:36
   6 / 10
Abitare le stanze vuote, colmare il silenzio e il vuoto che resta. E' questo l'aspetto più pregevole del film, che per tanti altri versi invece si perde in direzioni che non sa o non vuole trovare.
Al centro del racconto di Diritti vi è una comunità montana, contadina, simbolicamente rappresentata da una famiglia allargata dai nonni ai nipoti e della quale si sottolinea il carattere fortemente matrilineare. Diritti ne fa un quadro antropologico, posto di fronte alla catastrofe della guerra e all'apocalisse della strage, dello sterminio pianificato.
E' una strage degli innocenti quella di Marzabotto e del Monte Sole. Di riflesso, quello che Diritti pone a fondamento del suo racconto è un "innocentismo" quasi concettuale, assoluto. Ed è qui, a mio avviso, che fallisce, perché cade in una sorta di trappola morale della Storia. Il film è pervaso da una visione quasi manichea tra l'innocenza assoluta e la corruzione/abiezione dell'uomo, persino nelle figure che sembrerebbero più sfumate. Ciò che lascia perplessi è proprio l'esibizione continua dell'innocenza, che si concreta nella narrazione dal punto di vista della piccola Martina. Non a caso nel film un ruolo preminente è affidato proprio ai bambini. Diritti pone nelle parole (scritte) di Martina un concetto di innocenza rispetto alla guerra che sembra, invero, appartenere poco alla stessa bambina, ma molto all'idea di innocenza dei bambini che hanno di loro gli adulti di oggi. E', per così dire, un'innocenza d'ordinanza forse poco realistica nel concreto. Ché i bambini sapevano cos'era la guerra, ne erano pienamente coinvolti, sapevano chi combatteva chi e perché. Talvolta erano anche diretti, attivi protagonisti della guerra, già schierati più o meno consapevolmente. Nemmeno il bambino discolo/partigiano di Calvino è così innocente di fronte agli eventi.
Nel film, poi, non ci sono adolescenti: i ragazzi o sono bambini o sono giovinetti già pronti per imbracciare le armi e fare i partigiani. Su questi aspetti, più che il realismo (storico-antropologico), non mi convince proprio l'impostazione ideologica: un eccidio di proporzioni spaventose come quello di Marzabotto, nel quale sono state sterminate quasi scientificamente centinaia di civili inermi, non ha bisogno della sottolineatura dell'innocenza delle vittime. L'orrore si spiega da solo. E questa sottolineatura mi arriva quasi come una giustificazione dell'opera stessa di fronte alla Storia, come se la si temesse, come se si chiedesse il permesso alla Storia di raccontarne gli orrori, col timore di sbagliare.
La questione del realismo, però, non è secondaria. Se si vuole rappresentare un microcosmo umano in senso naturalistico, non si può sospendere lo stesso realismo su altri aspetti, anche se questa sospensione dovesse essere funzionale alla narrazione e all'obiettivo che si vuole raggiungere. Mi riferisco in particolar modo alla rappresentazione dei partigiani. Nel film non si sa bene come trattarli, quasi fossero delle figure imbarazzanti nell'economia del racconto. Non si capisce se essi siano un corpo estraneo alla comunità rappresentata, al pari dei tedeschi, o se ne siano parte integrante (come sembrerebbe da taluni passaggi del film e dall'uso del dialetto che antropologicamente lega i partigiani alla popolazione), ma dai quali prendere le distanze perché essi usano lo stesso "linguaggio" dei tedeschi, cioè quello della violenza, della crudeltà, della guerra. In questa semplificazione storicistica, nel film non si vedono i fascisti, se non nella figura del podestà, in un brevissimo passaggio iniziale. E questo è un fatto quanto mai singolare in un film che cerca col realismo (sì, poetico) di rinsaldare i fili della memoria.
I partigiani sono rozzi e violenti, il reclutamento nelle proprie fila assomiglia più a un rito d'iniziazione che altro, rito in cui si testano già le capacità combattentistiche e la fedeltà ideologica o si vagliano i sospetti di spionaggio. Creando in tal modo un'immagine dei partigiani come pistoleri disorganizzati e folkloristicamente invasati. Passi la rozzezza di molti, persino la violenza, che visto il contesto bellico appare del tutto naturale, ma che fossero degli sprovveduti è un po' difficile da accettare. Forse poteva accadere alle prime sparute e spontanee formazioni negli ultimi mesi del '43, ma non sempre. Il loro capo, Lupo, è poi una figura sfuggente, slegata dalla sua comunità, una sorta di bounty killer da film western. Fosse stata questa la Resistenza, sarebbe stata sgominata in un batter d'occhio. Mentre sappiamo quanto le bande partigiane fossero militarmente organizzate e quanto trovassero forza e sussistenza proprio nel senso di appartenenza alle comunità d'origine.
Quando il partigiano, davanti agli occhi di Martina, ammazza a sangue freddo il tedesco, la semplificazione simbolica della violenza rischia di ridicolizzare la Storia, ancorchè morale, militare della Resistenza: è difficile che i partigiani si attardassero a far scavare una fossa da un tedesco catturato per poi ammazzarlo: è una cosa che proprio non fa parte della condotta militare partigiana, ché basava le proprie azioni sulla velocità d'esecuzione (non avendo altro – in senso militare – a proprio favore). La crudeltà e il sadismo i partigiani proprio non se li potevano permettere. Non fosse altro che i tedeschi, quando catturati, erano un prezioso bottino per lo scambio di prigionieri.
Il distacco fisico dei partigiani al momento della strage è visto come una colpa, un po' vile, quasi fossero spettatori estranei – e inerti – di un massacro al quale, in qualche modo, essi stessi hanno contribuito. Come se quelle donne straziate non fossero le loro madri, le loro sorelle, fidanzate...
In generale, ho l'impressione che nel cinema di questi ultimi anni, i partigiani e la Resistenza non si sappia più come rappresentarli, come collocarli, ché ogni posizione potrebbe provocare imbarazzi. E tutto ciò io lo trovo assolutamente ingiustificabile.

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Ultima risposta 27/02/2010 12.18.44
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Gruppo COLLABORATORI JUNIOR Invia una mail all'autore del commento LukeMC67  @  21/02/2010 17:05:58
   9½ / 10
Il 10 non si può dare giusto per non far torto ai Classici con la "C" maiuscola, ma questa pellicola sfiora davvero il capolavoro.
Diritti sa dare lirismo ai sentimenti più semplici e intimi riuscendo a rendere il quotidiano dell'abituale come il quotidiano dell'orrore che si scatena inesorabile in luoghi che sembrerebbero incontaminati e incontaminabili.
Mirabile (in senso etimologico!) il naturalismo con il quale Diritti descrive personaggi, paesaggi, moti dell'animo (e dell'anima) facendone un tutt'uno come nella vita reale. Il trascorrere lento del tempo ci è reso dalle variazioni meteorologiche, dalle sensazioni di caldo o di freddo che arrivano in sala fuoriuscendo dallo schermo, dai suoni della campagna che abbiamo dimenticato abitando in città.
Su tutto l'insensatezza della morte che si abbatte sottoforma di cattiveria umana, anzi della più atroce delle cattiverie: la guerra.
Grandissima fotografia, grandissimi nella loro naturalezza gli improvvisati attori, e che dire della bambina protagonista... i suoi sguardi (che sono anche i nostri) parlano più di migliaia di parole, la sua integrità non solo fisica è veramente "eroica" e ci dice che si può restare innocenti e puliti anche in mezzo a torrenti di fango: bella lezione per gli attuali tempi del disincanto.
La nenia finale che culla "l'uomo che verrà" è la scudisciata finale a noi spettatori, dimentichi delle sofferenze sulle quali si è costruita la nostra (povera) Italia: purtroppo chi rimuove qualcosa del suo passato è destinato a riviverlo.
Purtroppo.

Gruppo REDAZIONE maremare  @  14/02/2010 11:21:21
   7½ / 10
Col rigore formale di olmiana memoria, Diritti racconta, in maniera asciutta, i fatti drammatici che portarono alla strage degli abitanti di un paesino negli appennini emiliani, tristemente nota come la strage di Marzabotto.
La quiete rurale stravolta da un invasore folle.
Drammatico.

antigone  @  11/02/2010 15:39:55
   8 / 10
Bello, intenso, onesto.
Personaggi vivi e di grande spessore.
Un dramma collettivo raccontato in maniera semplice ed efficace.
Ottima fotografia.
La scelta del dialetto, che temevo potesse allontanare ed appesantire, rende inveceil film ancora più intenso e sentito.
Apprezzabile la scelta di non indugiare sulla scena della fucilazione.

tenchi059  @  06/02/2010 15:45:05
   6 / 10
Lasciando perdere tutta la cricca intelletualoide che circonda lavori di questo stampo (per cui certe produzioni VANNO apprezzate ed elogiate, se no non capisci nulla di cinema) l'opera in questione non mi ha colpito né in un verso né nell'altro.
Certo che si finisce per simpatizzare per le vittime del massacro e quindi in un certo senso a farsi coinvolgere dal film, ma la cosa per quanto mi riguarda è finita più o meno qui. Lento a tratti, troppo ricercato in qualche passaggio, non mi ha comunicato granché, né mai emozionato particolarmente.

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Ultima risposta 01/03/2010 20.09.36
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polbot  @  05/02/2010 14:03:13
   9½ / 10
Che dire??? Nulla.
Come Martina, che assiste all'inspiegabile di tutte le guerre, di tutte le violenze, una bimba che con tenacia "vuole" quasi rimanere estranea all'orrore che si manifesta intorno a lei, per difendere invece una nuova vita, su cui poter sperare. Film intenso e sobrio, pieno zeppo di dignità, carico di un messaggio universale, che va oltre il ben preciso contesto storico (l'occupazione nazifascista, la lotta partigiana), geografico e culturale (il mondo contadino dell'Appenninio bolognese). In poco tempo sembra di vivere in quei tempi ed essere parte di quel mondo semplice, ma vero.
Do un mezzo voto in più, perchè trattare un episodio come l'eccidio di Marzabotto era davvero rischioso. E poi la bimba che interpreta Martina è magistrale..sorprende vedere bimbi così bravi..

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Ultima risposta 08/02/2010 10.15.04
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Clint Eastwood  @  05/02/2010 00:51:23
   8½ / 10
Concordo in pieno col commento che mi precede : uno dei migliori film dell'anno. Diritti alla seconda regia/secondo lungometraggio ci regala di nuovo quel tocco realista come lui sa fare, ottime riprese/regia insieme ad una fotografia fresca e viva.

Consigliatissimo.

Gruppo COLLABORATORI SENIOR The Gaunt  @  04/02/2010 23:55:29
   8½ / 10
Bellissima seconda prova di Giorgio Diritti che conferma ciò che di ottimo aveva già fatto nel E il vento fa il suo giro. Nei primi minuti ti senti catapultato nella quotidianeità del mondo contadino come il miglior Olmi dell'Albero degli zoccoli sapeva fare, ma l'irrompere della Guerra erode inesorabilmente il paesaggio e le persone. Scegliere lo sguardo di chi la guerra l'ha solo subita è stata la carta vincente di Diritti grazie anche all'inaspettata espressività della bambina esordiente Greta Montanari, un volto innocente macchiato dalle atrocità dei massacri dei nazisti, ma che saprà resistere tenacemente per quell'"uomo che verrà".
Inoltre vedere questo film mi ha aiutato maggiormente a visualizzare quelle storie di guerra che i parenti anziani mi raccontavano e si raccontavano con gli amici di un tempo. Ricordi dolorosi che il realismo senza enfasi e retorica di Diritti fa rivivere in questa pellicola, uno dei migliori film italiani dell'anno.

forzalube  @  04/02/2010 23:30:52
   8 / 10
Dopo "Il vento fa il suo giro" Diritti si conferma ottimo autore con questo film che ha non pochi tratti in comune col precedente (l'ambientazione di montagna fra la povera gente, gli attori che recitano in dialetto).
Non ho altro da aggiungere a quanto già scritto nei commenti di chi mi ha preceduto (a parte il personaggio che se ne è uscito con un 2), ma mi preme sottolineare che Greta Zuccheri Montanari nella parte di Martina è incantevole e bravissima.
L'unico aspetto in cui il film fallisce è nella scansione temporale: fra l'inizio e la fine passano quasi 10 mesi, ma se non fosse per gli improvvisi cambiamenti paesaggistici verrebbe da pensare che il tutto si sia svolto in pochi giorni.

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Ultima risposta 27/02/2010 07.46.34
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Gruppo COLLABORATORI JUNIOR strange_river  @  01/02/2010 16:57:49
   9 / 10
L'uomo che verrà è un film bellissimo: è vero, forte, intenso, sentito.
Realismo e lirismo le cifre stilistiche su cui poggia.
E' la storia dell'eccidio eseguito dai tedeschi nel '44 nei villaggi rurali del Monte Sole, ma, ancor prima di quello, ancor prima di quella strage, è la storia della gente uccisa lassù, una storia che siamo chiamati a condividere in prima persona, coinvolti nella loro quotidianità antica fatta di lavoro e fatica nei campi, una storia di privazioni e vessazioni secolari a cui solo si aggiungono quelle ultime dell'esercito tedesco, della religiosità semplice che da nulla potrà difendere.
E' un bravissimo regista Diritti (ma non solo regista, ha scritto il soggetto e partecipato a sceneggiatura, montaggio e pure alla produzione di questo progetto).
Egli fa del rigore di stile e di morale una componente essenziale del suo lavoro, sa tenere in equilibrio poesia e realtà in un film che è un vero atto d'amore, cosicché l'alchimia per noi non può che essere devastante, ci strazia il cuore e bruciano negli occhi le lacrime.
Ecco l'inizio con il lento movimento che pian piano fa emergere le tracce della strage appena consumata e poi subito dopo la bambina, emblematicamente muta (perché il silenzio è altissimo rispetto e ascolto, perché certe volte ci possono non essere parole di fronte all'orrore) che come una guida silenziosa ci fa strada in quegli anni di guerra: tutto viene raccontato con una fotografia che illumina la scena senza tracce di artificio, con i dialoghi naturali, quotidiani nel dialetto locale, una narrazione partecipata e vera, reale come una testimonianza.
Il lirismo è sempre sobrio (penso a quelle immagini dei partigiani sotto la neve o a quel prato che si riempie di lucciole subito finiti i bagliori del lontano bombardamento), le scene crude e ancora sobrie sono proposte come ne facessimo parte (facendoci provare nelle orecchie il fischio ottundente dell'esplosione): non si dà enfasi, non serve.
La vita continua anche dopo la strage, le angherie degli occupanti, ma anche una ninna nanna per quell'uomo che ora c'è: la dedica è a quelle donne, uomini, bambini uccisi e a tutti quelle genti che subiscono guerre che non vogliono.

Non lo dico mai, ma stavolta faccio un'eccezione perché mi esce proprio dal cuore: andate a vedere questo film, è giusto e meritevole venga conosciuto da tutti, a ricordarci di chi siamo figli.

16 risposte al commento
Ultima risposta 05/05/2010 14.44.15
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Gruppo COLLABORATORI fidelio.78  @  31/01/2010 17:43:57
   7½ / 10
Eccellente prova di Diritti che si conferma uno dei migliori registi italiani del momento dopo l'ottimo "Il vento fa il suo giro".
Con un budget decente, dimostra di saper raccontare una storia difficile senza compromessi. Ricorda molto Olmi nei suoi caratteri freddi e nel suo distacco dai personaggi. Cinema poco viscerale, ma con pochi fronzoli e sempre molto diretto.
Ci son un paio di sottotrame abbozzate e non concluse (peccato veniale), ma la pecca del film sta in un finale troppo lungo e stancante.
Diritti dimentica la legge del profitto decrescente e continua, dopo la scena della strage, a girare per oltre 20 minuti altre scene che mostrano la crudeltà dei nazisti, ma che non aggiungono niente al film. Sono pura ripetizione. L'intensità delle scene deve andare sempre salendo, qui invece si calca la mano sempre sullo stesso livello per troppo tempo arrivando ad annoiare un po' lo spettatore.
Peccati comunque che non intaccano più di tanto l'ottimo lavoro svolto.

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Ultima risposta 01/06/2010 00.33.16
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Gruppo COLLABORATORI JUNIOR kubrickforever  @  28/01/2010 13:03:07
   7½ / 10
Davvero un buon film. Diritti racconta con estrema semplicità la strage di Marzabotto attraverso gli occhi della piccola protagonista. Non c'è retorica, nessun vincitore, solo la storia di alcuni poveri innocenti che con la guerra non avevano nulla a che fare. Ottima la fotografia, affascinante e ben curata. Alcune carrellate poi sono davvero bellissime. Un po' prolisso il finale, ma il risultato complessivo è davvero soddisfacente.

Gruppo COLLABORATORI SENIOR Invia una mail all'autore del commento kowalsky  @  28/01/2010 00:01:43
   8 / 10
Denutrito dalla spettacolarizzazione di un dramma cocente, ma proprio per questo colmo anche di quel lirismo dell'immagine che rende ogni cosa sorprendentemente spontanea e mai fine a se stessa, l'eccellente opera seconda di Diritti - dopo lo splendido "Il vento fa il suo giro" - conferma le sue doti non comuni.
Il personaggio, bellissimo, di Martina sembra davvero trasportato nel vento di una realtà tragica che scuote la sua infanzia, quasi uno spirito in perenne conflitto con l'habitat rurale quando viene deflorato in quel modo così fatale.
Forse il film risulta a tratti un pochetto schematico, ma lascia confusi e inermi, trafitti come da qualcosa di acuto e dilaniante che si chiama storia.
E quando ci si chiede "è peggio ammazzare o fare l'amore?" allora le immagini di questo film rievocano una piaga che si contorce nell'attesa utopica di una guarigione definitiva, temporale e secolare

Violabianca  @  27/01/2010 17:34:07
   8½ / 10
Un film asciutto ma di grande impatto emotivo quello di Giorgio Diritti che con la sua seconda regia si conferma autore di alto livello. “L'uomo che verra'” non e' solo la ricostruzione di una delle stragi piu' infami della seconda guerra mondiale ma anche una fotografia reale e attenta dell'Italia contadina di quegli anni. Ma l'aderenza alla realta' non e' pura operazione documentaristica, anzi rende piu' teso e vero il racconto. Diritti non eccede nel mostrare gli orrori della strage cosi' come non indugia sulla tragedia dei singoli personaggi. Non c'e' spazio per facili lacrime e si rimane attoniti davanti a tanta insensatezza e crudelta'. Un soffio di speranza e' racchiuso nella poetica immagine finale

Nascondi/Visualizza lo SPOILER SPOILER . Ma e’ difficile uscire dal cinema senza pensare alle centinaia di donne e soprattutto bambini strappati alla vita per entrare, loro malgrado, nelle pagine della Storia.

Cuba  @  26/01/2010 17:33:28
   10 / 10
Seconda opera di Giorgio Diritti dopo la bella sorpresa di "Il vento fa il suo giro"...in questa ricostruzione dell'eccidio di Marzabotto...ho ritrovato lo spirito di Ermanno Olmi. Sono film difficili e non per tutti....non sono commedie o film d'intrattenimento...sono film dove l'autore ricerca continuamente di farti rivivere le emozioni che lui ha provato nel girarlo....dove entri in empatia con i vari personaggi perhè sono veramente reali. Che dire....ho trovato bellissimo questo film che non è solo un film sulla memoria di una strage ma è la storia di una famiglia raccontata dallo sguardo innocente di una bambina che non parla...andate a vederlo.

Invia una mail all'autore del commento cupido78  @  24/01/2010 20:06:48
   2 / 10
allora...forse sene poteva fare un cortometraggio...da quando i soldati ebntrano in chiesa etc...ma fare un film così è un'operazione antropolinguisticascassaminchia che porta all'odio!!!!a fare il tifo per i carnefici e spoerandio che ci siano carnefixi(morali, ovviamente9 per diritti e la combriccola di attoruncoli presuntuosidi cui si è circondato. spero sia altro il NOSTRO cinema.

13 risposte al commento
Ultima risposta 03/03/2010 10.55.24
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kerkyra  @  24/01/2010 12:18:54
   8½ / 10
veramente bello. Lo vedi e senti il sapore di qualcosa che ti appartiene... senti i tuoi bisnonni che ti ricordano la lora vita dura ma semplice e vitale.
Bello anche nel finale tragico rigoroso e non piagnone. Assolutamente da vedere.

Gruppo COLLABORATORI matteoscarface  @  23/01/2010 13:22:54
   7½ / 10
Ottima seconda prova di Diritti, a dimostrare che in Italia c'è un manipolo di veri autori che lotta duro, nonostante tutte le difficoltà. E' un film che riporta al vecchio Olmi, interamente parlato in dialetto, scarno, asciutto. A differenza del rigore assoluto del maestro bergamasco, il film di Diritti però pecca in un paio di cose (nello SPOILER) che a mio avviso potevano esser meglio curate, ma ciò non intacca dopotutto l'opera in sè. Anche perchè si tratta di una pellicola coraggiosa, onesta, lontana dalle fiction tv. Merita.

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6 risposte al commento
Ultima risposta 23/02/2010 01.47.29
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