Pharaon de Winter, giovane vedovo e ispettore di polizia in una cittadina vicina a Calais, che con i colleghi svolge le indagini su un efferato crimine (una ragazzina violentata e uccisa), passa il suo tempo libero con Domino, di cui è innamorato, e il suo fidanzato Joseph.
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L' Humanité di Bruno Dumont. L' Humanité di Pharaon.
Il secondo lungometraggio di Dumont è da maneggiare con cautela. Un' opera lenta e profondamente esistenzialista. Un' opera di sconfinata bellezza a cui pochi possono aspirare. Bisogna essere preparati fisicamente e pscicologicamente per accettare e apprezzare la staticità dell' Humanité dumontiana. Staticità esteriore(regia) e introspettiva(personaggi). Un' opera ora disturbante/provocatoria(primo piano sulla vagina squartata della giovane vittima, sequenza sessualmente esplicite) ora poetica(gli abbracci/baci, le lacrime e l' angelica faccia di Pharaon). Un'opera unica come il suo protagonista, una figura angelica ma umana, terrestre ma astrale. Pharaon, una sorta di Jesus che potrebbe rimandare al titolo del film d'esordio, il quale finisce dove inizia l' Humanité. Un ragazzo colpevole d'omicidio sdraiato in uno sterminato campo. Un uomo che caduto, si rialza e si dirige verso l'umanità, in cerca di redenzione, prendendosi su di sé le colpe degli altri.
Dumont, che aveva esordito 2 anni prima con il magnifico "La vie de Jesus", dimostra, già al secondo lavoro, di poter creare qualcosa di unico, qualcosa di mai visto così come il cinema di Reygadas. L'humanité potrebbe, paradossalmente, avere già l'aspetto di un' opera omnia ma essere nello stesso tempo infinitamente incompleta.
Da segnalare la vittoria del Gran prix a Cannes più i due premi agli straordinari attori(non professionisti), così come accadrà due anni dopo alla "pianista" di Haneke.
Sinceramente non me la sento di consigliare questo film a tutti, in realtà e un film per pochi, pochissimi. Con questo non voglio innalzarmi a un più elevato livello rispetto ad altri, ma voglio dire che per apprezzare questo film bisogna conoscere bene i propri gusti, essere consapevoli a cosa si va in contro e amare un certo tipo di cinema.