Dal romanzo On the Beach di Nevil Shute: in un mondo in gran parte devastato da un conflitto atomico i pochi sopravvissuti in una zona dell'emisfero australe attendono la fine.
Sei un blogger e vuoi inserire un riferimento a questo film nel tuo blog? Ti basta fare un copia/incolla del codice che trovi nel campo Codice per inserire il box che vedi qui sotto ;-)
Una storia drammatica che procede a rlento, soprattutto nella seconda metà, dove si racconta, sostanzialmente, le aspettative di morte di una nazione, unica ancora vivibile in un mondo contaminato dalle radiazioni di una guerra nucleare globale. Si nota la critica socio-politica e il messaggio pacifista messi in evidenza, ma nel complesso il film non racconta nulla di veramente emozionante, nonostante un cast di nome a disposizione. Ritmo lento e durata eccessivamente dilatata ne fanno una visione appena sufficiente, checchè ne dica la critica benevola dell'epoca.
Un film che, se condotto con mano diversa, sarebbe potuto essere all'altezza del Lumetiano "A prova di errore". Di spunti ce ne sono parecchi, ma il registro è troppo incostante e una musica spesso fuori luogo "ammazza" la suspense e il dramma
vedi, ad esempio, quella durante la scena del suicidio di Fred Astaire
. Cast di grandi nomi, messaggio forte e angoscia latente ma, una volta finito, il film lascia in bocca l'amaro sapore delle occasioni mancate. Nettamente migliore il romanzo omonimo.
Film terribilmente angosciante che rimane il punto di forza dell'intera pellicola considerando il soggetto, grazie anche alla splendida fotografia.... però in quel periodo Hollywood veniva quasi sempre catturata dal melodramma e dall'eccessivo sentimentalismo che, in questo caso, si presenta veramente deleterio alla riuscita definitiva del film. Troppa importanza al mega cast anche se Peck è immenso e Ava una gnocca irripetibile.... Rimane cmq uno degli esempi più interessanti del filone dei post-atomici, merita la visione.
L'unico difetto che ho trovato in questo film è l'eccesso di grandi divi che tolgono un po' di spontaneità alla recitazione. L'ho visto quaranta anni fa e l'ho rivisto anche oggi provando le stesse angosce. Alcune scene sono rimaste nella storia del cinema come l'uomo che decide di restare a pescare sul molo aspettando la morte, la delusione di chi sperava di aver trovato un telegrafista e invece trova un filo della tapparella legato al tasto. Forse bisogna aver vissuto il terrore atomico di quei tempi per apprezzarlo. La fotografia poi è splendida.
C'è qualcosa che non convince fino in fondo in questo adattamento hollywoodiano (quindi inutilmente patinato) del romanzo di Shute (tra i più angoscianti della letteratura post-moderna). Del buon cast si salva solo Peck: ma qua e là resta un senso di perdita, di annientamento, di dolore che prevale nell'originale. Tanto ridondante esotismo, però, mi sembra fuori luogo