ludwig regia di Luchino Visconti Francia, Germania, Italia 1973
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ludwig (1973)

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locandina del film LUDWIG

Titolo Originale: LUDWIG

RegiaLuchino Visconti

InterpretiHelmut Berger, Romy Schneider, Umberto Orsini, Trevor Howard, Silvana Mangano, Volker Bohnet

Durata: h 3.05
NazionalitàFrancia, Germania, Italia 1973
Generedrammatico
Al cinema nel Gennaio 1973

•  Altri film di Luchino Visconti

Trama del film Ludwig

Nel 1864, il diciannovenne Ludwig Wittelsbach, sale sul trono di Baviera. Vorrebbe diffondere nel suo regno l'amore per l'arte e fa chiamare Richard Wagner alla sua corte ma questi è un personaggio ambiguo e pieno di debiti e non è gradito ai ministri. La Baviera entra nella guerra austro-prussiana, Ludwig si oppone e abbandona la capitale, i consiglieri più fidati gli dimostrano incomprensione e agiscono ambiguamente contro di lui. La guerra è persa e costringe la Baviera a diventare sottoposta al controllo della Prussia.

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Voto Visitatori:   8,50 / 10 (23 voti)8,50Grafico
Miglior filmMigliore regiaDavid speciale (Helmut Berger)
VINCITORE DI 3 PREMI DAVID DI DONATELLO:
Miglior film, Migliore regia, David speciale (Helmut Berger)
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Voti e commenti su Ludwig, 23 opinioni inserite

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  Pagina di 1  

DogDayAfternoon  @  22/10/2023 18:50:56
   6 / 10
Sapevo già a cosa andavo incontro, infatti ero molto indeciso se guardare o no questo film, ma avendo appena letto una bella biografia su Ludwig ero incuriosito e invogliato di vedere un equivalente cinematografico. Visconti è un regista che proprio non digerisco, per carità sarà anche un luminare dell'estetica, costumi e quant'altro ma per quanto mi riguarda è capace di rendere noiosa e pesante qualsiasi cosa.

La durata ci può anche stare, nei film biografici è spesso necessario, il problema è un ritmo troppo soporifero e dei dialoghi e interpretazioni, seppur buone, troppo teatrali per i miei gusti.

kafka62  @  27/04/2018 10:52:34
   7½ / 10
La figura di Ludwig II, re di Baviera dal 1864 al 1886, è il trionfo del kitsch più sfrenato ed eccessivo: la sua esistenza condotta all'insegna dell'estetismo (da lui innalzato a valore assoluto e perseguito con una maniacale attività di mecenatismo culturale), le sue gigantesche costruzioni, barocche e deliranti (veri e propri monumenti all'inutilità), la sua folle immedesimazione con gli eroi delle creazioni artistiche, tutto ciò sta a testimonianza di una personalità abnorme, fuori del tempo e della Storia. Con questo film della sua tarda maturità, Visconti tenta la difficile e rischiosa impresa di trasformare il kitsch in opera d'arte. Se in qualche modo l'operazione può dirsi riuscita, ciò è dovuto soprattutto all'identificazione stabilita tra forma e contenuto: l'estetismo, la teatralità e il decadentismo del film si sovrappongono infatti all'estetismo, alla teatralità e al decadentismo della vita di Ludwig, e questa corrispondenza preserva la pellicola da possibili accuse di formalismo e di oleografia. Nel raccontare la storia di questo ultimo, anacronistico, eroe romantico, Visconti si trova perfettamente a suo agio, in quanto la sua inclinazione per la letteratura e la musica tedesche e per i temi della cultura fin de siécle (il fascino della morte, il culto della notte, l'omosessualità, ecc.) ha modo di sfogarsi ancor più che in opere come "Morte a Venezia" o "La caduta degli dei".
Ludwig è un esteta, un cultore del bello, che ha anteposto le ragioni dell'arte a quelle della vita. In lui Visconti ha descritto l'eterno conflitto tra arte e realtà: l'arte non sarebbe in fondo nient'altro che il tentativo di creare una realtà parallela, artificiale, al riparo dalle disarmonie e dalle contraddizioni del mondo. Si tratta chiaramente di un'illusione, di un sogno, e difatti Ludwig stesso si definisce un uomo "libero di cercare la felicità nell'impossibile". Ma la realtà, che si vorrebbe rifiutare e respingere, incalza prepotentemente l'individuo con le sue ineliminabili esigenze: non si può ad esempio far finta, come pretende Ludwig, che la guerra non esiste semplicemente perché non la si è voluta. Ludwig è pertanto destinato a soccombere, a venire impietosamente fagocitato dagli eventi della Storia.
Nel film mancano quasi del tutto gli aspetti sociali dell'epoca, giacché la macchina da presa, così sollecita nell'avvolgere i personaggi in estenuati primi e primissimi piani, non esce mai dal ristretto ambito della vita di corte. Anche in questo caso c'è però una precisa giustificazione, dettata dall'isolamento del sovrano, dalla sua volontaria reclusione in un mondo artificiale e fittizio, dalla sua solitudine di intellettuale ante litteram rinchiuso nella sua esclusiva torre d'avorio. In Visconti non c'è un atteggiamento critico nei confronti di Ludwig, ma al contrario uno sguardo pieno di nostalgia per un gusto della bellezza che si è definitivamente perduto, per una concezione dell'arte totalizzante e fine a se stessa ma a suo modo perfetta. Assumendo questa posizione dichiaratamente retrò, il film di Visconti rischia di subire la stessa sorte del suo protagonista: avulso tanto dalla contemporaneità quanto dalla rivisitazione critica della Storia, "Ludwig" finisce per essere un'opera pletorica, megalomane e tutto sommato anacronistica. Di essa colpiscono soprattutto certe fascinazioni figurative (come le distese innevate di Bad Ischl, sede degli incontri con Elisabeth, o l'orgia "tirolese" coi servi, che ricorda la festa delle SA ne "La caduta degli dei"), alcuni straordinari personaggi (su tutti l'Elisabeth interpretata da quella meravigliosa attrice che è Romy Schneider, la quale trasforma la "principessa Sissi" di tanti anni prima in una donna orgogliosa, indipendente e appassionata) e l'ambientazione scenica nel suo complesso (curata come al solito fin nei minimi dettagli e capace di restituire in ogni inquadratura l'impressione di una greve atmosfera di disfacimento morale).
Film fastoso e a tratti magniloquente, "Ludwig" è condizionato dalla smisurata ampiezza dell'impianto narrativo. La scelta di ordinare la vicenda sulla falsariga di una pseudo-inchiesta tesa ad accertare la salute mentale del re (i racconti dei testimoni, ripresi bergmanianamente su sfondo nero) è perfettamente condivisibile, e probabilmente necessaria per legare tra loro in maniera coerente ed omogenea i vari episodi in cui il film si struttura, ma l'effetto finale è pur sempre quello, algidamente raffinato, di uno sceneggiato televisivo di classe. C'è inoltre in "Ludwig" una estrema dilatazione delle sequenze, per mezzo della quale sul consueto, convenzionale avvicendarsi di alti e bassi drammatici della storia si sostituisce un andamento più lineare e monocorde, una sorta di funerea parabola verso l'annientamento finale. Questa impressione è accentuata ancor più dall'ottima recitazione di Helmut Berger, il quale rende progressivamente il suo personaggio, in maniera quasi indistinta, sempre più torpido ed "alienato", e dalla fotografia di grande impegno luministico di Nannuzzi, che sui colori chiari e vivaci dell'inizio (le luci del circo, il bianco della neve) fa via via prevalere tonalità cupe e morbose (il rosso dell'orgia, i colori artificiali di Linderhof), fino al lugubre nero della splendida, lunghissima, sequenza finale, con la notte piovosa solcata da decine di fiaccole che perlustrano silenziosamente le rive del lago in cerca del corpo di Ludwig.

Gruppo COLLABORATORI JUNIOR Invia una mail all'autore del commento emans  @  06/10/2016 13:30:01
   8 / 10
Un monarca amante dell'arte in modo maniacale che resta folgorato dal suo essere...diverso. Dal film traspare una biografia che non lascia scampo al giovane protagonista, forse offuscato dalla religione si sente "costretto" a reprimere quei desideri carnali che vanno contro i suoi veri interessi.
L'ennesimo capolavoro firmato Visconti che come sempre da' una lezione di stile...perfetti i costumi, le scenografie e ovviamente il cast.
Innegabile la pesantezza dell'opera "senza tagli", difficile riuscire a vederlo per quattro ore di fila. Ma è anche vero che è necessario vedere questa versione e non quella "tagliata" dove mancano tasselli importanti.
Non riusciremo mai a capire veramente il mistero della mente di Ludwig ma del resto lui stesso diceva di se': "Voglio rimanere un eterno enigma, per me e per gli altri"... beh, ci e' riuscito.

ZanoDenis  @  08/06/2015 23:13:30
   8½ / 10
ATTENZIONE AGLI SPOILER.
Kolossal di Visconti che riprende un po tutte le tematiche a lui care, Ludwig è un gran film biografico, un bell'affresco della società tedesca del tempo, e del famoso sovrano, che comunque potrebbe essere piú attuale che mai.
Riguardo la parte tecnica come al solito Visconti ha fatto un bel lavoro, secondo me qui si dedica poco poco di meno alle scenografie, rispetto agli altri suoi kolossal, e si dedica di piú alla narrazione, che é molto atipica per il regista, imprimendo un ritmo piú alto alla pellicola, raccontando tutto in flashback, dividendo il tutto come se fossero capitoli e dando una breve introduzione di ognuno di essi da parte dei personaggi che li narrano, questo rende la pellicola piú leggera rispetto ai suoi precedenti lavori, e non annoia eccessivamente nonostante le quasi quattro ore di durata.
La storia é veramente interessante, Visconti ci narra la vita , alquanto atipica per un imperatore di Ludovico II di Baviera.
Oltre alla questione biografica, ci mette di fronte alla questione sociale: si toccano diversi temi, piú di tutti, quello delle costrizioni sociali, o meglio, "consuetudini", queste consuetudini per tutta la durata del film schiacceranno letteralmente il nostro protagonista, che gia di suo era un personaggio particolare, lo faranno cambiare molto, da ragazzo buono e ingenuo diventerà uno svitato, o giú di li, basti pensare alle scene riguardanti Richard Wagner, con la convinzione del sovrano che la musica, e l'arte in generale, possano essere il miglior regalo per il popolo, qui il regista probabilmente vuole elevare l'arte (tema gia toccato in "Morte a Venezia"). Alla fine l'esito sarà negativo, le troppe spese e lo scorretto comportamento del musicista metteranno il re in una difficile posizione. Ancor piú significativa la questione del matrimonio, del nostro protagonista che inizialmente verrà fortemente influenzato dal sistema, mettendosi in testa di sposare una cugina che non ama per far piacere alla famiglia e agli interessi economico-politici, e poi finalmente liberarsi, mandando tutto a monte, e arrivando alla pazzia. Visconti ci mostra benissimo il decadimento fisico e psicologico del sovrano, la sua ascesa e poi la sua crisi, fino ad arrivare all'isolamento, quasi in segno appunto di rifiuto del sistema e di chi lo compone, fino al suicidio dopo il ricovero in manicomio, quasi in segno di resa, quasi ad indicare che il sistema non può essere cambiato, puoi essere un poveraccio, o un imperatore, ma se non entri a far parte del sistema, il risultato sarà tragico. Un gran kolossal, bravo Luchino.

Goldust  @  28/10/2014 16:16:26
   8 / 10
Visto nella sua versione integrale, Ludwig è un affresco potente e barocco di un monarca eccentrico e libertino, Ludovico II di Baviera, amante delle arti e mecenate di Wagner, insensibile agli affari di Stato ed al fascino femminile. Dalle scenografie, ai costumi alle suppellettili tutto trasuda di sfarzo, i rigidi protocolli ottocenteschi sono esaltati da alcuni dialoghi ad effetto, i vari passaggi della sua vita sono inframezzati da brevi introduzioni spiegate dai suoi sottoposti. Considerato che la visione non è delle più semplici quest'ultimo escamotage in particolare è utile per donare all'opera una certa compattezza e per poter esaminare con maggior efficacia la vita da regnante del protagonista, seguendone negli anni il disfacimento fisico ed intellettuale.
Visconti ne amplifica la forza indugiando con i primi piani di Helmut Berger e Romy Shneider ( splendidi nella loro giovinezza e nel loro talento espressivo), i personaggi principali dai quali l'opera prende forza ed ha motivo di esistere.
Un manifesto dolente e decadentista, ad oggi insuperato nel nostro cinema, che sa tanto di testamento storico di un autore fuori dagli schemi.

adrmb  @  30/08/2014 13:48:06
   8 / 10
Bella, bellissima rappresentazione della vita di Ludovico II di Baviera che mi ha dato l'impressione di una rappresentazione teatrale più che un film vero e proprio (come dimostra la quasi totale assenza di colonna sonora o le frequentissime riprese che mostrano i personaggi che si muovono nel castello).
Personaggi vivi, palpitanti e con luci ed ombre; mi ha più di tutti affascinato la Sissi interpretata nuovamente da Romy Schneider, non più quella figura fiabesca e mielosa della trilogia, ma una donna dura, disincantata e sofferente che si cela dietro una sottile patina d'ronia. Figura di grande carisma, oltre che d'incredibile bellezza.

Invia una mail all'autore del commento NotoriousNiki  @  18/04/2013 15:38:51
   8 / 10
Ultima tappa della trilogia tedesca, opera divina (anche in quella restaurata di recente che arriva alle 4 ore) anche se non lo ritengo il suo capolavoro, 'Rocco..' è un affresco più completo rievoca le dinamiche evolutive della sua terra siciliana, lo sradicamento meridionale, l'integrazione e il decadentismo del nucleo famigliare che ripartirà dai 2 fratellini più giovani e puri.Mentre sulla trilogia indico 'La caduta degli dei' come il suo apogeo, 2 storie paratattiche (quella della famiglia industriale della Ruhr e del nazionalsocialismo) che finiranno con l'intrecciarsi in un costrutto comune. Vabbè, tornando in argomento Ludwig simbolo della decadenza delle teste coronate ormai al crepuscolo, è un'ennesima introspezione dell'io pirandelliano, proprio come il Vitangelo Moscarda di 'Uno, nessuno e centomila' rifugge in se stesso, si scontra con il problema dell'incomunicabilità (Ludwig si scontra con una omosessualità latente repressa) e finisce vittima della reazione al relativismo, definito pazzo e dunque emarginato.Raccontanto in flashback da una udienza fissata per determinare la capacità mentale di Ludwig di saper governare, determinando se è pazzo o semplicemente eccentrico.Qui la Schneider curiosamente riprende il personaggio che l'ha resa famosa e che lei ha finito con il detestare poichè nell'immaginario comune veniva identificata con la Sissi di quella produzione austriaca pura, ingenua, fiabesca, questa principessa viscontiana ha un'impostazione diversa più audace, senza remore, può intendersi una battaglia contro il suo demone.Berger, attore il quale talento supera di gran lunga in bellezza, eppure solo Visconti riuscirà a valorizzarne il lato artistico, più avanti finirà invischiato in produzioni nella quale ad emergere sarà solo il lato estetico, un peccato.

Invia una mail all'autore del commento Weltanschauung  @  18/01/2013 14:46:24
   8 / 10
Probabilmente il capolavoro assoluto di Lucchino Visconti.

Ludwig forma assieme a La caduta degli dei e Morte a Venezia una trilogia tedesca sul decadentismo europeo.

E' la storia dello stravagante Re Ludwig II, una figura malinconica, tormentata e sognante per cui l'arte rappresentava il rifugio prediletto alla realtà deacadente che coglieva attorno a sè.
La ricerca della perfezione estetica lo distolse volutamente dal suo ruolo di regnante e dagli impegni burocratici.

La sua vita viene narrata in maniera discontinua, tra salti temporali e flash-back, si passa così attraverso le incoronazioni, dell'amore con Elisabetta d'Austria, ai rapporti con Wagner, al tentativo di matrimonio con Sophie, alla sua politica nei confronti della Prussia, alla sua omosessualità, sino al presunto suicidio.

Il film è immerso in un'aria amletica ed evanescente, negli interni lussuregganti dei castelli i personaggi paiono ombre su sfondi oscuri.
Tra smorti ambienti aristocratici, aleggia un'atmosfera disincantata in cui si respira la caduta del regno, il fallimento imminente dei sogni di magnificenza dello sventurato Re ed il narcisismo dei reali.

Si percepisce la morale estetica del monarca Ludwig, che lo condusse all'annientamento.
Si capta l'arte come sogno, consolazione ed evasione, l'amore idealizzato che diviene inevitabilmente corrosivo per lo spirito dell'uomo, l'avidità e gli eccessi che inducono a rintanarsi nel proprio egoismo annegando tra i beni materiali.
E poi la musica e un ritratto poco edificante di Wagner, tutto sembra derivare da opache e sognanti pagine di un romanzo di M.Mann o di Goethe.

All'esterno dei palazzi troviamo solamente paesaggi nevosi, laghi gelidi e armosfere solitarie.

Fotogrammi costruiti al dettaglio, scenografia e personaggi incastonati alla perfezione e regia in stato di grazia.

La glorificazione del decadentismo con uno straordinario Helmut Berger, una Romy Schneider incantevole e una favolosa Silvana Mangano nel ruolo della moglie cattiva di Wagner.

Il traguardo estetico di uno dei più grandi registi italiani di tutti i tempi.

Gruppo COLLABORATORI Harpo  @  01/10/2010 16:59:25
   10 / 10
Forse il grande capolavoro di Visconti. Le figure di Ludwig, Wagner, Elisabetta sono ritratte con grandissimo rigore e ogni scena è un inno alla perfezione.

carriebess  @  13/09/2010 13:53:02
   9 / 10
La storia dello stravagante Re Ludwig II, una figura malinconica, tormentata e sognante per cui l'arte rappresenta il rifugio prediletto dalla ben più triste e grigia realtà; l'evasione e la ricerca della perfezione estetica lo distolgono volutamente dal suo ruolo di regnante e dagli impegni burocratici.
Il tutto incorniciato da un'atmosfera disincantata in cui si respira la caduta del regno e il fallimento imminente dei sogni di magnificenza dello sventurato Re.

L'unica cosa negativa è la durata eccessiva.

cris_k  @  29/08/2010 12:42:42
   9½ / 10
Visconti non si smentisce. Un ottimo film, dove una storia affascinante si fonde ad una regia eccellente. Un film esteticamente perfetto, da contemplare. Berger veramente in grande forma, calato in un personaggio che sembra disegnato per le sue capacità. Romy Schneider bellissima che interpreta, questa volta, la "vera" principessa Sissy, corrotta e affascinante. L'accuratezza storica è notevole. Un film che, tipicamente viscontiano, è altissima dimostrazione d'arte.
Un capolavoro.

Invia una mail all'autore del commento wega  @  10/07/2009 13:34:15
   9½ / 10
Il compiacimento estetico di Visconti e il compiacimento dello sguardo di Ludwig, forse troppo giovane per sopportare il peso di un futuro decadente. Futuro imposto senza averne una reale capacità di affrontarlo, in un contesto che, come in "Morte a Venezia", è tutto ancorato ad una morale estetica; che lui stesso contempla, tanto da preferire la morte per annegamento perché non reca sfiguramenti. E di nuovo tutto passa attraverso l' arte, la musica, Wagner. Un capolavoro cinematografico, immensamente fotografato, compiaciuto anche nel linguaggio filmico coi suoi zoom lenti a scoprire le location, i suoi tempi dilatatissimi per far ammirare la bravura e la perfezione raggiunta dai suoi scenografi. Una gioia per gli occhi e uno dei migliori di Luchino Visconti, la durata non si sente affatto.

Gruppo COLLABORATORI SENIOR The Gaunt  @  24/04/2009 01:36:27
   9 / 10
La ricerca della bellezza attraverso l'arte mal si accorda con la cosidetta "ragion di stato". Visconti ci offre la figura di un monarca completamente solo, perso nelle proprie ossessioni ed incapace di sostenere un peso troppo grande, mentre intorno alla sua figura la società sta mutando in quel carattere piccolo borghese incompatibile con l'idealismo puro del sovrano di Baviera. Non ne esce bene nemmeno la figura di Wagner, qui alla stregua di un approfittatore da quattro soldi. Strabilianti le scenografie e la ricostruzione d'epoca anche utilizzando le varie location reali dei castelli fatti costruire da Ludwig, ottimo tutto il cast.

paride_86  @  28/12/2008 02:59:47
   8 / 10
Il film è magnifico nel suo insieme, vanta una cura ossessiva fin nei minimi particolari per la recitazione, le ambientazioni e la storia: infatti Visconti non si sbilancia neanche nell'ambiguo finale. La versione integrale può risultare un po' pesante, comunque il personaggio di Ludwig è molto interessante e la storia appassiona, complice la drammaticità e l'estetica decadenti che caratterizzano il regista nel suo ultimo periodo cinematografico. L'unico neo sta, secondo me, nel non aver analizzato il rapporto del re col suo popolo: Ludwig è stato un sovrano molto popolare e parecchio amato dai suoi sudditi; questa è una caratteristica importante, anche ai fini della storia (giustifica e motiva il complotto), ma è stata erroneamente trascurata.

Gruppo COLLABORATORI ULTRAVIOLENCE78  @  17/10/2008 16:06:40
   9 / 10
Un'opera mastodontica, sfarzosa, in cui risalta una cura formale "abbacinante" (nella quale nessun particolare è lasciato al caso) volta a trasmettere l'immagine di una bellezza estetica come modello di vita: quel modello di vita tanto inseguito e anelato dal re di Baviera, ma avversato ed esorcizzato dalla mediocrità degli uomini, inveteratamente ottenebrati dalla loro ottusità e dalla loro bassezza. L'esistenza di Ludwig si pone come paradigma di una tensione artistica non circoscritta e fine a se stessa, ma assoluta e totalizzante, in quanto congiunta ad una volontà estrema che sente come non più bastevole il circondarsi di capolavori, perchè animata dal desiderio ardente di rendere la quotidianeità, la vita stessa un capolavoro.
Visconti descrive superbamente la parabola discendente di questo personaggio unico (e a mio avviso molto "nietzschiano", soprattutto nel confronto con Wagner), la cui volontà di potenza verrà sopraffatta dalla meschinità degli uomini, soprattutto di quegli artisti che hanno immolato la propria natura per il mediocre conformismo borghese.

1 risposta al commento
Ultima risposta 18/10/2008 20.10.34
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Invia una mail all'autore del commento Gondrano  @  17/12/2007 09:42:48
   9 / 10
Difficile raccontare chi e che cosa è stato Ludwig II, ma Visconti ha rasentato la perfezione facendo vibrare con un'esteticismo meraviglioso le corde dell'emozione. Ed oltretutto girato nei luoghi originali in cui ha vissuto il favoloso (in tutti i sensi) monarca, tra le sue montagne e nei suoi indimenticabili castelli, rimanendo decisamente nel solco della vicenda reale e senza facili cadute moralistiche. Per chi ama Ludwig di Baviera come me, uno spettacolo da non perdere.

Guy Picciotto  @  17/08/2007 02:46:07
   10 / 10
La follia ragionata del più misterioso monarca-esteta della storia scandalizza la corte, un elemento estraneo nel il gelido universo chiuso delle lobby di palazzo e del potere, l'arte come sogno / incubo per dimenticare il grigiore della realtà quotidiana (burocrazia, guerre, firme, protocolli ecc). Il capolavoro assoluto di Visconti, da ammirare perchè film così almeno in Italia (ma forse pure all'estero) non ne usciranno mai più. Scena da ricordare, Berger - Ludwig nella grotta dei cigni, magico, malinconico, decadente, la vertigine del barocco.

Crimson  @  24/07/2007 22:25:02
   8½ / 10
Inizialmente massacrato dalla produzione, 'Ludwig' nella sua edizione restaurata è un film eccezionale, in linea con tematiche e atmosfere dell'ultimo Visconti, e ricco di scene per me memorabili.
L'esteta per eccellenza, analizzato sotto ogni sfaccettatura della propria personalità, eppure così enigmatico, così malinconico, così dannatamente umano. Non è un prode, ma neppure un vile. E' pavido ma non meschino. Tutta la negatività della vicenda traspare dal proprio entourage, fatta eccezione del colonnello.
Così adoro Ludwig nonostante tutto perchè non ha maschere (a differenza di altri che gli gravitano attorno..), per la propria incapacità di razionalizzare, perchè commette gravi errori incondizionatamente e senza una vera presa di coscienza delle conseguenze, alimentato unicamente dalla ricerca dell'impossibile nell'arte, nel lusso, in ogni forma di non reale che lo possa allontanare dall'orrore dell'esistenza.
A tal proposito emerge in tutta la sua intensità la scena più bella del film: il dialogo col colonnello. Quest'ultimo lo rimprovera della propria condotta così come farebbe un fratello maggiore, cerca di spiegare i limiti, le restrizioni morali, la gravità di talune scelte che il sovrano compie..e quest'ultimo in tutta risposta scoppia a piangere.
Non ho mai trovato Helmut Berger un grande attore, eppure in questo film la sua interpretazione è secondo me ottima. Indimenticabile la scena in cui dà da mangiare ai cigni, oppure quella in cui costringe l'attore dell'Amleto a proseguire per ore, come se non lo considerasse realmente una persona umana, al di sotto di quella maschera.
Bellissima come sempre Romy Schneider, ottimo tutto il cast.

Gruppo COLLABORATORI JUNIOR Marlon Brando  @  02/07/2007 10:41:47
   10 / 10
Il ritratto di un uomo che amò l'arte e ne fu risucchiato.
Ludwig, che amava la musica di Wagner alla follia illudendosi che ascontandola potesse diventare Tristano, quando lo stesso Wagner non lo era. Questa agnizione crescente e devastante del decentramento del senso e della potenza morale dell'arte, divulgatrice di bellezza e non di idee raggiunge il culmine nella sala degli specchi dove l'arte si limita a riflettere e non mostrare la realtà. Una scena "vuota" perchè appunto non può che riflettere il "vuoto" interiore che forse tutta l'arte ci ha lasciato, ma che di questo possiamo benissimo ridere come fa Elisabeth.
L'arte: perfezione estetica e demistificazione etica.
Allora "la bellezza salverà il mondo"? Forse neanche quella se non viene colta...

3 risposte al commento
Ultima risposta 02/07/2007 21.17.30
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pabren  @  01/10/2006 22:41:51
   10 / 10
per chi si è addormentato a questo film consiglio vacanze di natale ...a chi invece vuole entrare in un mondo dove la ricerca della bell ezza e del sublime nell arte viaggia di pari passo con una degradazione fisica e forse morale allora si goda le 3 e piu ore di qusto autentico capolavoro.uno dei piu bei pezzi di poesia viscontiana

Epicuro  @  12/06/2006 18:18:27
   10 / 10
Che altro dire di un film simile? Il più grande regista italiano, come me fervido ammiratore dei grandi "décadents" ottocenteschi, incursiona nella vita del più affascinante monarca di tutti i tempi: Ludwig di Baviera.......Da vedere per coloro che hanno nostalgia di "Controcorrente"!

renee  @  02/11/2005 11:03:05
   4 / 10
mi sono addormentata

dragonfly  @  24/09/2004 18:34:21
   8 / 10
Un visconti estremamente perfezionista e in decadenza.

  Pagina di 1  

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