lo spirito dell'alveare regia di Victor Erice Spagna 1973
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lo spirito dell'alveare (1973)

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locandina del film LO SPIRITO DELL'ALVEARE

Titolo Originale: EL ESPÍRITU DE LA COLMENA

RegiaVictor Erice

InterpretiTeresa Gimpera, José Villasante, Isabel Telleria, Ana Torrent, Fernando Fernan Gomez

Durata: h 1.35
NazionalitàSpagna 1973
Generedrammatico
Al cinema nel Maggio 1973

•  Altri film di Victor Erice

Trama del film Lo spirito dell'alveare

Ana è una ragazzina che vive in uno sperduto paese della Spagna franchista insieme al padre, dedito allo studio delle api. Un giorno assiste alla proiezione del Frankenstein di James Whale e rimane affascinata dal mostro. Sempre più chiusa nelle sue fantasticherie, quando viene in contatto con un repubblicano in cerca di aiuto perché ferito, lo confonde con il mostro delle sue suggestioni cinematografiche e lo accoglie dandogli soccorso in un casolare abbandonato...

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Voto Visitatori:   8,22 / 10 (9 voti)8,22Grafico
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Voti e commenti su Lo spirito dell'alveare, 9 opinioni inserite

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Gruppo COLLABORATORI JUNIOR Invia una mail all'autore del commento emans  @  24/06/2022 15:41:23
   7½ / 10
Ul film horror degli anni '30, "Frankenstein" appunto, visto per la prima volta da una bambina che non ne capisce il significato se non dopo aver soccorso un soldato ferito dentro un capanno.

Il soggetto di questo film è splendido. La sua realizzazione invece mi ha lasciato un po' interdetto, non tanto per la sua lentezza ma per essere cosi chiuso, pieno di tempi morti o situazioni a cui non ho saputo dare significato.

Io ne farei un remake...

sciroppo  @  30/09/2020 23:41:08
   8 / 10
Leggete chi ha dato un voto da 8 in su e risparmierò le parole:)
E' un film sulla magia dell'infanzia, ma una parte di esso per me è indecifrabile, nei significati nascosti che sicuramente ci sono. Un vero gioiello.

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Oskarsson88  @  29/09/2014 17:40:54
   8 / 10
Storie d'infanzia di altri tempi. Ana Torrent straordinaria nella sua purezza di bambina che già avevo tanto apprezzato in Cria Cuervos. Veramente un bel film, con splendide e suggestive immagini, seppur non sia sempre facile trovare un esatto significato a tutto.

7219415  @  25/11/2013 00:50:29
   8 / 10
Veramente poetico...me hace gracia

Gruppo COLLABORATORI JUNIOR pier91  @  10/12/2012 22:00:29
   9 / 10
"Una persona cui ho mostrato di recente il mio alveare di vetro, il movimento di quel meccanismo, come l'ingranaggio di un orologio…quella persona ha percepito l' incessante attività dei pannelli, l' onnipresente ronzio, misterioso e impazzito, dei fuchi sopra i nidi, i ponti e le scalinate formati dalle celle di cera, il pervasivo spiraleggiare…"

Infanzia fotografata con colori caldi, toni che ricordano la consistenza della terra. Poi brezza che smuove le piccole vesti, improvvise sferzate di gelo. Il mostro di M. Shelley sul grande schermo, la scoperta del pericolo insito nella natura, l' immobilità spaventosa di chi finge di non respirare più. La morte, in breve, che fa capolino nella tana di Ana. D' un tratto la fantasia appare insopportabilmente impalpabile. Cosa manca ad uno spirito? Cuore, polmoni, stomaco, occhi: un corpo. Può essere, perché no, quello del giovane che si è nascosto nel casolare disabitato. Un repubblicano che lì troverà la morte. Morte che stavolta lascia sangue raggrumato sulla pietra. La realtà tattile e il suo congegno indecifrabile, come quello di un alveare, crollano su Ana come macigni. Meglio ritornare alle cose che non hanno peso, alle creature magiche, a quei "mostri" che ora non fanno più così paura. Frankestein scappa dal suo mondo di celluloide, solo per una notte, l' ultima dell' innocenza.

4 risposte al commento
Ultima risposta 11/12/2012 20.08.03
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Gruppo REDAZIONE amterme63  @  03/12/2012 18:31:50
   8½ / 10
Si tratta di uno dei film più poetici e delicati che abbia mai visto. Per poterlo apprezzare bisogna prima di tutto liberarsi di tutte le frette, le ansie, e scordarsi dell'orologio. Questo film ha un tono contemplativo e quindi ha un ritmo molto lento. La mdp spesso indugia nelle scene oppure scorre lenta, in sintonia con il tempo e le sensazioni che vivono le persone ritratte sullo schermo.
Prima di tutto "Lo spirito dell'alveare" è un omaggio al passato, sia nelle forme esteriori del mondo di una volta, semplice, nudo, essenziale, che nella forma umana archetipica del passato che è l'infanzia, con la sua ingenuità, lo stupore di fronte a tutto ciò che è sconosciuto, misterioso e inspiegabile.
Il regista quindi ci regala splendide, bellissime ed profondamente poetiche inquadrature di paesaggi della Spagna più remota (la Meseta), distese ondulate solitarie, panorami mozzafiato, vie fangose, piccoli villaggi, vecchie case, il continuo rumore del vento, lo sfumare dell'alba, del giorno, dell'imbrunire, della notte.
Insomma dal punto di visivo questo film è un vero incanto.
Erice ci fa osservare e immedesimare in Ana, una dolce e timida bambina, che vive con animo inquieto (ma esteriormente trattenuto) i misteri del naturale e del sovrannaturale, della vita e della morte, come pure il mondo incomprensibile e violento degli adulti. Primi piani si alternano a campi lunghi in soggettiva, dando così piena e coinvolgente espressione dello stato d'animo stupito e incantato della bimba. Così succede nell'infanzia: sogno e realtà si mescolano, si compenetrano ed Erice ci trasmette intatto questo stato d'animo.
Gli adulti hanno un ruolo defilato e più che altro mostrano l'un l'altro incomprensione, incomunicabilità, assenza. Il finale rimane sospeso (come usava molto all'epoca) ma del resto lo scopo del film era quello di illustrare poeticamente un mondo e un'epoca perdute e ci riesce in maniera sublime.

Gruppo COLLABORATORI SENIOR The Gaunt  @  06/08/2011 19:36:01
   8 / 10
Un film incantevole, di una delicatezza pari al volto della piccola Ana. Vedere questo film è come tornare indietro alla propria infanzia, popolata di quei luoghi segreti in cui costruire il proprio immaginario. La purezza e l'innocenza della bambina accolgono in se stessi il "diverso", con qualche timore iniziale, ma senza realmente respingerlo, come accade nel mondo adulto. Nella sua semplicità della messa in scena, Lo spirito dell'alveare ha una forza suggestiva notevole da gustare fino alla fine.

Gruppo COLLABORATORI Marco Iafrate  @  18/11/2007 21:24:42
   9 / 10
Oggi non ho assistito semplicemente ad un film, oggi con la visione di questo piccolo gioiello sono entrato nella scatola dei ricordi dell'infanzia, in quello che soltanto gli occhi di un bambino possono vedere; gli incubi che popolano la giovane mente della piccola Ana sono gli incubi che tutti noi abbiamo avuto da bambini quando assistevamo a qualcosa di "diverso" dal nostro quotidiano, quando scoprivamo che esisteva una cosa che si chiama suggestione ed i nostri sogni erano popolati da mostri, da fantasmi, da ombre. Siamo nel 1940 e l'arrivo di un cinematografo ambulante in un piccolo villaggio della Castiglia è l'occasione per i piccoli abitanti di conoscere la paura; il film proiettato è il Frankenstein di James Whale, e nella piccola sala, fa veramente tenerezza vedere le espressioni dei bimbi mentre assistono alla pellicola, incantati e terrorizzati. La piccola Ana ( una bravissima Anna Torent ) la sera stessa, a letto, si fa convincere dalla sorellina che il mostro del film esiste e vive in una casa isolata fuori dal villaggio, essendo stata, da questi, più incuriosita e affascinata che intimorita, la piccola andrà a cercarlo. Un film straordinario, diretto da un semisconosciuto Victor Erice al suo esordio, l'incanto della pellicola ricorda, come ha sottolineato Kowalsky, Giorno di festa di Jacques Tati, io l'ho trovato addirittura più bello, la magia che sprigionano gli occhi della piccola protagonista sono qualcosa a cui difficilmente si rimane indifferenti; un sogno fuori dal tempo, al di là del tempo, quello che soltanto il meraviglioso ed incantato mondo dell'infanzia può regalarci.

Gruppo COLLABORATORI SENIOR Invia una mail all'autore del commento kowalsky  @  21/05/2007 21:33:49
   8 / 10
Fim a dir poco stupendo. A scuola ci portarono a vederlo, e ovviamente quasi tutti i miei coetanei/compagni lo trovarono noioso, pesante. Tutt'altro: il cineforum che arriva nel paesino di provincia ricorda un'episodio del bellissimo "Giorno di festa" di Tati, ed è tutto un contrasto di rumori, silenzi, stupore attraverso gli occhi delle bambine, alla disperata ricerca di "immagini" (anche inquietanti) che vivano attraverso i loro sogni.
Sono sogni attraverso cui le bambine vedono nel "Mostro" (cfr. il Frankenstein di Whale) un bambino impaurito e indifeso, contrariamente a quanti ne provano disgusto, ribrezzo, paura.
E' nell'immaginario e nella realtà delle bambine che vive quel candore che non ha nulla della deformazione intollerante degli adulti: una metafora incantevole e un piccolo grande film

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