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"Hai l'alito di un vecchio" Ahahah battuta migliore del film. Poi ci aggiungerei anche le scene di Congo Diana. Per il resto mi pento amaramente di avergli dato un'altra opportunita a "Loro"
A Villa Certosa fa bella mostra di sè la collezione di elenchi telefonici di tutte le province utile al padrone di casa per esercitazioni serali di affabulazione. È una maniera per sentirsi vivo perché la vita, la faccia, il viso si stanno sciogliendo. Musica, allegria e buon cibo. La realtà è neomelodia, imbarazzi, pizza, champagne e gelato artigianale. Con le ragazze che si arrampicano sulla dancefloor con stridore di palmi e di onore. La giostra del Cavaliere è ferma, il vulcano pure, il fiato è pesante. Devastante l'offensiva di coppia in cucina. Rimane la certezza di un rammarico: non vedremo mai Congo Diana. Servillo Premier.
E' la domanda che dovremmo porre tutti noi a Paolo Sorrentino, per averci regalato di nuovo un'esperienza cinematografica trascendentale quale è "Loro 2". Se la prima parte è una divertente e rutilante discesa nella Palus Putredinis del mondo di mezzo berluschino, la seconda parte è l'elephant foot radioattivo dell'universo di Villa Certosa.
Il film inizia dichiarando il suo tema, il dialogo con Ennio Doris (interpretato, con doppio ruolo, da Servillo stesso, pratica - quella del doppio ruolo - sempre più frequentata) è una lectio magistralis non solo di recitazione, ma un'autodichiarazione di poetica, essendo un cinema - quello sorrentiniano - che vende la stessa idea da ormai un bel po', ma che continua a fare presa sui suoi fan e continua a disgustare i suoi detrattori, in questo caso l'intero giornalismo italiano (che sembra impazzito per Garrone, che è come preferire un'opera di Salieri a una di Mozart, ma vabbè). Silvio Berlusconi è solo l'ennesimo di personaggi che devono vendere per stare al mondo, vendere un'immagine di se stessi, vendere per far soldi, vendere per essere accettati, amati, compresi. Sorrentino e i suoi alter ego sono ricchi grassi mercanti ebrei che mostrano a sprazzi il loro (grande) cuore.
Il dialogo con Ennio Doris fa da pendant a quello, ovviamente più pop, con Veronica. A metà sta quello con la ragazzina letterata che, come tutti i personaggi giovani dei film sorrentiniani, è infinitamente migliore dei tanti vecchi (dentro e fuori) che affollano questi carnevali.
Per quanto mi riguarda, Loro 2 rappresenta il culmine estetico raggiunto dalla doppia S(Servillo-Sorrentino), si vede che il regista partenopeo sta lavorando alacremente sul perfezionamento di una formula che avevamo già scoperto col suo primo film (L'Uomo in più) ma che abbiamo imparato ad apprezzare davvero a partire dai capolavori della maturità, Il Divo e La Grande Bellezza. Ma nel Divo c'è ancora tanto tarantinismo, nella Grande Bellezza c'è una sospensione commossa del Tempo chiaramente desunta dalla lettura dell'opera proustiana, in The Young Pope il Mercante entra nel tempio e dietro le maxi tende di San Pietro si intravvede un film enorme che dura dallo 0 a.C e arriva ai giorni nostri.
In Loro dietro le tende c'è Morra/Tarantini con la sua bella moglie, ma è tutto ben mostrato, ostentato, tutto arrogante e pecoreccio e soprattutto corrotto e cupo. Tutto documentato e tutto arbitrario.
E poi lo capisci. Che ci sono Loro e ci sono Loro. Ma lo capisci solo alla fine. Dopo le faide in cucina, le demagogie di un sogno, gli imbarazzi di una camera da letto, le fatiche di un vecchio. Ci sono Loro e ci sono tutti gli altri, eccoli in fila in divisa alla fine nell'unica festa che non c'è, condannati al silenzio di un altro dio. Decadenza per decadenza, c'è il crollo plastico di un viso trasformato in maschera e il crollo processuale di una speranza che si siede in fila per il prossimo miracolo. Ci sono Loro e poi ci sono i Loro 2, due mondi di un'italia impari. E poi c'è Lui. E l'Altro. Ognuno di Loro ha un lui. Calati tristemente nel silenzio di un sudario magenta. Cedevoli e ceduti. Adorati e fallimentari. Ma ancora (s)oggetti di Culto.