E' domenica e la pioggia su Salonicco ha il colore del crepuscolo. Alessandro si prepara a lasciare per sempre la sua casa sul mare dove ha sempre vissuto. Girovagando per casa ritrova una lettera di sua moglie, Anna che gli parla di un giorno d'estate di trent'anni prima. Allora, per lui, comincia uno strano viaggio nel corso del quale passato e presente si mescolano.
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Siamo di fronte alla quasi fine di un viaggio che ha visto Theo Angelopoulos prendere la sua formula, quella di un viaggio malinconico tra il reale e lo spirituale dove il passato e il presente si mischiano, e rimodellarlo delicatamente nei dettagli ogni volta. MIA EONIOTITA KE MIA MERA (L'Eternità e un Giorno) rispetto ai film precedenti non da niente di più in termini di estetica impressionista, in termini di narrazione surrealista, in termini di personaggi autoreferenziali e in termini di neorealismo greco. Il viaggio sta per raggiungere la sua destinazione.
La sceneggiatura scritta col grande Tonino Guerra si avverte eccome, così come la mano registica di Angelopoulos; il viso di Ganz poi è capace di adattarsi a qualsiasi ruolo, sia esso negativo o positivo.
Fabrizio Bentivoglio fà pure una piacevolisisma comporsata in abiti teatrali, parlando per un tratto pure in italiano.
Molto intenso sino al finale, molto sentito, molto riuscito soprattutto nelle parti trattanti l'incontro tra Ganz ed il bambino (in una sorta di richiamo al capolavoro Alice nelle città di Wenders), è un film ipnotizzante di alto spessore visivo.
L'eternità e un giorno si presenta allo spettatore con una dolcezza da togliere il respiro....i primi minuti sono di una stupenda malinconia....di un perdersi autentico con le immagini che magistralmente conducono chi osserva nei ricordi...o meglio nel riscoprire quel percorso mentale, unico ed identico per ogni essere umano, attraverso il quale si rincorrono sensazioni che fanno in noi rivivere assopiti ma intensissimi ricordi. successivamente il film si perde. mi attendevo tanto....forse troppo....sempre il solito errore.