le notti bianche regia di Luchino Visconti Italia 1957
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le notti bianche (1957)

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locandina del film LE NOTTI BIANCHE

Titolo Originale: LE NOTTI BIANCHE

RegiaLuchino Visconti

InterpretiMarcello Mastroianni, Maria Schell, Jean Marais, Clara Calamai

Durata: h 1.34
NazionalitàItalia 1957
Generedrammatico
Tratto dal libro "Le notti bianche" di Fëdor Dostoevskij
Al cinema nel Marzo 1957

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Trama del film Le notti bianche

Mario incontra Natalia che, come tutte le sere, sta aspettando di incontrare un uomo di cui è perdutamente innamorata. Sembra che un sentimento debba nascere tra i due, quando lo sconosciuto compare davvero.

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Voti e commenti su Le notti bianche, 19 opinioni inserite

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Gruppo COLLABORATORI atticus  @  27/07/2011 00:52:08
   8 / 10
"Mai fidarsi delle persone, soprattutto degli innamorati": per me in questa frase c'è tutto il senso di questa intensa reinterpretazione di Visconti del romanzo breve di Dostoevskij.
Nonostante i pareri fortemente ostili che la critica gli ha sempre riservato, io ho trovato "Le notti bianche" a dir poco incantevole, struggente, meravigliosamente malinconico, poetico, elegiaco.
Amore reso impossibile dal passato e dalle scelte nel presente in una Livorno infreddolita e notturna di superba suggestione emotiva, in cui si muovono due anime tristi e tenere a cui è difficile non affezionarsi.
Superlativo tecnicamente (le location sono tutte ricostruite in studio) e recitato in maniera eccezionale da Mastro.ianni e dalla Schell, che col suo accento straniero rende la sua Natalia ancora più autentica.
Uno dei Visconti più personali e sottovalutati di sempre.

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Ultima risposta 26/05/2013 03.01.31
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Gruppo COLLABORATORI ULTRAVIOLENCE78  @  08/01/2009 01:03:57
   8 / 10
Lei: “Perdonami… Ti scongiuro, perdonami! Ho ingannato te e me. E’ stato un sogno, un’illusione. Per un momento ho creduto che tu ed io…”

Lui: “Va da lui… Non devi avere rimorsi… Ho avuto torto io a credere… Va da lui... E che tu sia benedetta per l’attimo di felicità che mi hai dato. Non è poco anche in tutta un’intera vita”.

In questo passaggio da brividi (reso magnificamente dalla coppia formata da Marcello Mas*****nni e Maria Schell) è racchiuso il senso dell’omonima opera di Fëdor Dostoevskij, che riesce a condensare nel “breve incontro” (come non ricordare David Lean) con una giovane donna tutta la vita di un modesto e solitario impiegato, rischiarata dall’illusione di poter vivere un’amore che non si concretizzerà mai: ma è proprio questa speranza, quest’utopia, benché destinata a non realizzarsi, a dare un senso all’esistenza di un uomo che, fino ad allora, è vissuto come un cane randagio. Proprio come quel cane che, all’inizio e alla fine del film, Luchino Visconti riprende emblematicamente nel suo mesto e solitario peregrinare quasi a segnare circolarmente la struggente vicenda del protagonista sognatore, sulla quale si riflette altresì quella della meretrice i cui sogni, invece, si sono spenti da tempo.
Il film, che si presenta come un adattamento del romanzo giovanile dello scrittore russo (l’ambientazione non è San Pietroburgo, bensì una cupa, nebbiosa e gelida Livorno) è curato nei minimi particolari –del resto come tutti quelli di Visconti- tanto che alcune zone della città sono state integralmente riprodotte negli stabilimenti di Cinecittà; ed è inoltre esaltato da un B/N che spicca per la sua splendida nitidezza, nonché dall’eccelsa fotografia di Giuseppe Rotunno.
L’opera di Visconti è bellissima, ma l’esperienza del libro –che ve lo dico a fare- è un’altra cosa. E pensare quante pellicole –per non parlare dei testi letterari- si rifanno più o meno direttamente al tema al centro del romanzo di Dostoevskij: tra le tante, mi vengono in mente il succitato “Breve incontro” di David Lean e “I ponti di Madison County” di Clint Eastwood.

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Ultima risposta 07/07/2009 16.17.33
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Gruppo COLLABORATORI JUNIOR Marlon Brando  @  29/08/2007 15:24:22
   8½ / 10
La trasposizione cinematografica del meraviglioso racconto di Dostoevskiy è resa in modo eccezionale da Visconti soprattutto per quanto riguarda l'"italianizzazione" del racconto: traferito a Venezia, il regista trasforma bene il clima e le serate pietroburghesi nella realtà italiana, sicuramente di sfondo alla vicenda, ma curata nei particolari. Infatti la scenografia è quella di una Venezia anonima e incolore, in cui sono i sentimenti e gli stati d'animo dei personaggi a darle tono e vitalità, talvolta chiari, talvolta scuri. La trama è diversa in molti punti rispetto il romanzo breve da cui trae spunto, ma la dimensione della notte del protagonista è fedele e il contrasto con la nevosa alba della triste scoperta ne accentua il dramma. Mas*****nni, bravissimo come al solito, rende al meglio un personaggio vivido e concreto, in cui ci si ritrova soprattutto quando è incredulo dinnanzi alla cangiante e, purtroppo, insondabile natura femminile. La storia è stata inoltre "proustizzata" (pare faccia molto figo dirlo) in modo efficace, anche se forse con un po' troppa voglia di "stupire" del regista, con lo scambio dei luoghi del presente e del passato per quanto riguarda la storia d'amore di Natalia con l'inquilino.
Leone d'argento a Venezia.

4 risposte al commento
Ultima risposta 27/11/2007 14.33.29
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Gruppo COLLABORATORI Terry Malloy  @  05/07/2007 14:51:25
   8½ / 10
Dalla suprema opera di Dostoevskji, quel genio di Visconti trae un ottimo film, un superbo film, un discutibile film.
la cosa più geniale del film è sicuramente la scenografia costruita appositamente per il film e che poi verrà riutilizzata per I Soliti Ignoti dove la povertà dell'Italia anni'50 si sposa perfettamente con l'onirismo della storia e la drammaticità del personaggio di Natalia. le atmosfere di una Venezia (?) anonima sono sfumate, delicate, in lontananza si scorge, alle spalle del bravissimo Mas*****nni, il cielo nuvoloso che riporta a mondi lontani, mutevoli, silenziosi....
non mi sono mai divertito nel vedere un film italiano prima d'ora, l'autoironia di Marcello è deliziosa e a volte è ancora capace di strappare sorrisi e risate. brava anche la Schell e come sempre straordinaria Clara Calamai.
ottima la regia di Visconti, molto sapiente e capace nel dirigere la storia-macchina da presa e come sempre favolose fotografia di Rotunno e musiche di Rota (cast praticamente identico a quello del Gattopardo con la realizzazione di Notarianni).
tuttavia ho trovato forti imprecisioni nel trasporre il difficilissimo testo dello scrittore russo: le sequenze del ballo seppure divertenti sono da pretesto per sviluppare un concetto, quello del sognatore e della città, poco trattato nel film, Visconti invece lascia più spazio alla misoginia del racconto calcando la mano anche con personaggi inesistenti come la Calamai. anche lo stesso Mario personaggio protagonista e complesso è trattato piattamente e la figura di Natalia invece domina incontrastata.
quindi una personalissima interpretazione di Visconti del romanzo, a tratti di difficile condivisione.

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Ultima risposta 24/11/2007 14.03.49
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