leningrad cowboys meet moses (1994)

In questo caso Kaurismaki mi ha deluso. "Meet Moses" ricalca su falsa riga il precedente "Leningrad Cowboys" ma questa volta senza effetto novità e con una verve ed un brio decisamente inferiori. Rimane la strampalata simpatia del gruppo dai capelli a punta, ma una volta vista la prima pellicola questo sequel non rappresenta una visione essenziale seppur non priva di alcune assurde trovate.

Non ho visto il prequel (ho trovato tale LENINGRAD COWBOYS MEET MOSES assieme a Tatjana in un dvd preso in prestito in biblioteca) ma comunque non mi ha detto tanto visto che credo che almeno in questo caso lo stile intimo e minimale del regista gli si ritorca contro; una vera trama difatti non c'è e tirare avanti per 100 minuti non è facile.

Comunque belle trovate (come il naso della Statua della libertà rubato), la fotografia è molto buona (e il dvd widescreen fa la sua figura) e gli attori cantano decisamente bene.

Ancora il tema del viaggio, ancora un pò di ritratti sociali, un pò di inserti politici (solita diatriba capitalisti vs proletari), buoni attori in un film più che sufficiente, ma l'autore finlandese ha fatto di meglio.

Il ritorno a casa dei Leningrad Cowboys raccontato nel secondo e ultimo lungometraggio dedicato loro da Aki Kaurismaki. Non al livello del primo ma sorprendentemente ancora più folle e pieno di sorprese, non annoia mai e ci si diverte con le trovate grottesche del regista che qui attutisce (in parte) la malinconia dei suoi lavori per dare libero sfogo ad una comicità spensierata, nonsense. Eccezionale Matti Pellonpaa in uno dei suoi ultimi ruoli con il regista/amico, prima che la morte se lo portasse via troppo presto: è lui il Moses del titolo, avendo cambiato vita dopo averlo conosciuto come manager taccagno dei Cowboys; adesso si dedica all'attività di profeta e le risate sono assicurate.

La seconda parte (il ritorno) di un'Odissea dell'assurdo e del folle (musicale, cinematografico) che riesce a metterti di buonumore.

"Oh my darling, oh my darling, oh my darling Clementine..."

Sulla scia del primo film, sa regalare ottimi momenti comici disseminati in un soffice e melanconico manto d'attesa e di dubbi. Si conclude l'odissea di questi goffi vagabondi, senza città espugnate e senza nuove terre promesse. Ma il viaggio ne è valsa la strada. E la visione

è vero è meno originale rispetto al primo episodio, ma per assurdo è ancora più folle.

In questo sequel Kaurismaki si mantiene sulla stessa linea del primo film, con lo stesso genere di gag e trovate, ma rispetto al primo ovviamente perde in originalità! Comunque una commedia godibile e come sempre bellissimi i ciuffi e le scarpe dei Leningrad Cowboys!!!