l'enigma di kaspar hauser regia di Werner Herzog Germania 1974
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l'enigma di kaspar hauser (1974)

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locandina del film L'ENIGMA DI KASPAR HAUSER

Titolo Originale: JEDER FÜR SICH UND GOTT GEGEN ALLE

RegiaWerner Herzog

InterpretiBruno S., Brigitte Mira, Hans Masius, Clemens Scheinz

Durata: h 1.49
NazionalitàGermania 1974
Generedrammatico
Al cinema nel Giugno 1974

•  Altri film di Werner Herzog

Trama del film L'enigma di kaspar hauser

Nel 1824 nella piazza principale di Norimberga fa la sua comparsa un giovane che non sa parlare, maltenuto e cencioso. Dopo una serie di penose umiliazioni, il giovane viene preso in cura da un medico che riesce a ottenere da lui progressi insperati. Forse il giovane è un nobile di cui la famiglia si è disfatta per oscure ragioni dinastiche. Un giorno però, così come era apparso, il ragazzo scompare.

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Voto Visitatori:   8,50 / 10 (30 voti)8,50Grafico
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Voti e commenti su L'enigma di kaspar hauser, 30 opinioni inserite

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Gruppo COLLABORATORI JUNIOR Invia una mail all'autore del commento emans  @  05/09/2022 16:35:01
   8 / 10
L'incredibile storia vera di questo personaggio, Kaspar Hauser, è gia straordinaria di suo, poi se a filmarla c'è uno come Herzog l'impasto è perfetto.

Un regista che gia' in passato ci ha racconatao di persone solitarie e misteriose come il Kinski di Aguirre.

Ma il film è anche una critica ad alcune ottusita' dell'epoca che non da' spazio alla fantasia e che si basa solo su realta' scentifiche (vedi finale) o religiose.

La smisurata fantasia e naturalezza di questo personaggio coccia troppo con questo ambiente che ben presto lo fara' fuori non si sa per quale motivo.

Un film affascinante, diretto e interpretato con grande maestria.

Oskarsson88  @  16/09/2020 19:35:30
   7 / 10
Il titolo tedesco: "Ognuno per sé, e Dio contro tutti". Nella storia di Kaspar Hauser conosciamo una società spesso furba, diffidente e approfittatrice, nonostante alcuni personaggi che aiutano onestamente il nostro protagonista, contrapposto con la sua ingenuità da fanciullo e la sua fantasia ad un mondo rigido e schematico di protocolli e religione. Herzog ci avvicina al protagonista e mette a nudo il mondo ipocrita e rigido in cui si trova. Belle le immagini poetiche e sognanti, chissà perché sono stati usati i templi di Bagan per mostrare il Caucaso.

Invia una mail all'autore del commento nocturnokarma  @  24/01/2013 12:47:21
   10 / 10
Kaspaur Hauser è un film prezioso ed unico.

Può risultare difficile, oggi, entrare in sintonia con il mondo descritto da Herzog, ma il film come le migliori opere sinfoniche cresce piano, e la partecipazione emotiva da relativa a partecipe si trasforma in vera e propria compenetrazione.

La riflessione di Herzog non è solo storica, ma soprattutto sociologica, sfiora la religione, ma soprattuto è anti-razionale e ironica su qualsivoglia istituzione e pensiero. La sua regia di un'eleganza esemplare, le fughe oniriche modernissime e senza tempo.

Capolavoro.

JOKER1926  @  23/12/2012 20:26:57
   7 / 10
"L'enigma di Kaspar Hauser" è il canto che stravince ogni didascalia sociale; il prodotto perpetrato da Werner Herzog è un progetto che ha la forza, lo scopo di mettere in gioco ,contro tutto e tutti, un uomo, anzi, un fanciullo eterno…
Il soggetto adottato dalla regia in questione è un soggetto abbastanza famoso, la storia che si snocciola intorno a Kaspar Hauser è, effettivamente, allettante.
Il film del 1974 si avvale di un buonissimo lavoro tecnico e di storia.
Oltre gli attori idonei all'interpretazione (Bruno S.) segue su larga scala l'ottimo lavoro che riguarda la fotografia. Invece, per quanto concerne la storia, lo spettatore assiste a dinamiche importanti, fra psicologia e filosofie di vita.
"L'enigma di Kaspar Hauser" di Herzog ispira anche "The elephant man".


L'analisi del personaggio, il fine essenziale della regia

Herzog con questo film dunque cerca di illustrare il suo pensiero che va aldilà dello stesso protagonista.
Fino ad un certo punto si ama e si esalta Kaspar; alla fine ciò che deve salire sul carro del trionfo non è altro che il messaggio anticonformista della regia. I sogni di Kaspar e le sue storie non sono altro che un biglietto da visita chiaro; "L'enigma di Kaspar Hauser" ha lo scopo cardine di educare e di dar senso ad ogni senso.
La natura ha una vita (vedere l'episodio della mela) e va rispettata nella sua fattispecie. L'analisi intorno al personaggio vive la sua maggior enfasi concettuale nel contesto della personalità e della contemporanea ingenuità che impregna l'animo di chi si trova in una società bigotta e di pensiero unilaterale.
L'epilogo che circonda il film e il protagonista, secondo noi, va oltre la semplice perfidia visiva, qui si vuol parlare di mali eterni, di mali incarnati dalla contraddittoria società.
Film ideologico.

Gruppo COLLABORATORI SENIOR Invia una mail all'autore del commento pompiere  @  22/05/2012 15:41:51
   8 / 10
Alla larga da copioni stanchi, nel 1974 Werner Herzog rovistò, in vena di rielaborazioni avanguardiste, nella nozione di genesi, alla ricerca del primo concetto di Mondo, della prima volta che qualcuno avesse aperto gli occhi, dell'alba dell'uomo. Non gli importava se c'erano da attraversare deserti, navigare mari o scalare montagne. Quello di Kaspar Hauser (Bruno S.), trovatello esistito veramente intorno al 1830 nei pressi della città di Norimberga e lì condotto per mano da un losco figuro "padre" pentito, fu un percorso ispirato e sognante che dal mare si allontanò per salire, non senza affanni, la montagna irta e faticosa del rischio.

Più volte assistiamo, durante la proiezione, a scenari sfocati, sospesi tra il sogno e un antico ricordo. Il forte desiderio di conquista delle origini va oltre il sapere, è al di là della scienza, dell'istruzione, degli avvenimenti: Herzog vuole esaminare il lato oscuro e primordiale di noi stessi. Ecco perché Kaspar nasce dal nulla, dal buio di una cantina nella quale ha vissuto per ben 16 anni, incatenato e isolato da qualsiasi realtà. Non sa parlare, non sa scrivere, non è in grado di camminare.

Una volta che da una piazza di Norimberga viene trovato e accudito, inizia una formazione di coscienza che provoca più "danno" che giovamento. Vero è che, fino a che Kaspar era rimasto nello stato pressoché vegetativo, rudimentale e primitivo, chiunque aveva avuto il piacere, vantandosi, di misurarsi con lui sul piano dell'intelletto. Ma una volta che egli è cresciuto tramite la capacità di osservazione e l'educazione classica della società dell'epoca, allora le sue idee si scontrano, forti di una mirabile indulgenza, con quelle del quieto vivere, della religione assunta passivamente come dogma e imposizione, della stratificazione sociale come unica strada per riconoscere il potere e l'influenza della personalità. Kaspar diviene un acrobata che vive di schegge rubate nel tentativo di percorrere l'ambigua strada della comparazione tra sé e il mondo: per questo "cede" a Mozart e Albinoni, prestandosi corpo e anima a una situazione sociale sterile che non può essere la sua.

Uno degli aspetti più seducenti del lavoro di Herzog è l'opportunità che il regista si concede nel tentativo di creare una nuova sintassi visiva, uscendo dalla narrazione convenzionale e introducendo immagini che lasciano lo spettatore in balia di un black out percettivo. Un modo di girare certamente ambizioso, uno sguardo proteso verso un cammino mai battuto prima, che azzarda un modello che somiglia tanto a un'indagine perpetua, un work in progress incessante e tormentato. La storia lacunosa e insoluta di Kaspar Hauser non poteva che affascinare il regista tedesco: aveva tutto ciò che gli serviva per ribadire la sua stimata idea di morte del linguaggio.

Gruppo COLLABORATORI Compagneros  @  10/05/2012 17:36:17
   8 / 10
La storia di Kaspar Hauser ha sempre attirato l'attenzione di artisti e pesatori vari, da Verlaine a Steiner per esempio.
Herzog confeziona un film raffinato dalla narrazione appassionata. Perfetto Bruno S.
Un film che torna a proporre l'interessantissima vicenda del Fanciullo d'Europa.

7219415  @  31/01/2012 16:52:14
   7 / 10
Riconosco che è un bel film...ma non mi ha coinvolto troppo...

Gruppo COLLABORATORI JUNIOR Blutarski  @  11/01/2012 17:18:37
   9 / 10
Quello di Werner Herzog è un film che descrive perfettamente tutti gli aspetti più interessanti della vicenda del leggendario Kaspar Hauser. La storia di per sè è davvero suggestiva, un fanciullo forse di nobili origini tenuto segregato sin dalla nascita risulta essere una finestra verso il lato selvaggio e asociale dell'uomo. Herzog ci illustra dalle prime immagini ovattate e sfocate il risveglio dal sonno di Kaspar, delle immagini che personalmente mi hanno istintivamente richiamato certi impressionisti come Monet se non ancor di più Turner. Un risveglio della mente dalle tenebre, che invade lo spirito di forme e colori che "stringono il petto" di Kaspar. Il film di Herzog traccia una infinità di domande sulla natura della mente umana, specialmente ciò che riguarda il potere del linguaggio, se non addirittura la sua tirannia. Kaspar infatti non solo non ha esperienza del mondo reale, ma come un bambino non avendo imparato le parole con cui classifichiamo e allo stesso tempo eloboriamo il mondo, non è in grado di distinguere le cose che lo compongono, non è in grado di percepire il mondo se non come una massa informe in cui sogno e realtà sono la stessa cosa. Tra le infinite questioni che il giovane Kaspar instilla tra scienziati, gente comune e religiosi del tempo, quella che più mi ha interessato è stata quella col logico-matematico. Mi ha interessato perchè Kaspar è il sogno proibito di ogni psicologo, una mente sostanzialmente priva della nozione di ciò che è accademico e ciò che non lo è, un essere capace di un pensiero autonomo e indipendente in grado di rispondere con fantasia ad un quesito logico senza necessariamente dare una risposta (accademicamente) errata. Sostanzialmente la società e il cosiddetto "modello intellettuale della mente" (per citare il prof Sir Ken Robinson) che costituisce il paradigma socio-culturale dalla rivoluzione industriale ad oggi, ci ha abituato ad organizzare il mondo in ciò che è accademico e ciò che non lo è, facendo coincidere questo schema mentale con ciò che è giusto da ciò che è errato. Non deve quindi sbalordire che il matematico si infuri alla risposta di Kaspar, perchè pur essendo corretta esce dai binari tracciati da tale paradigma. Invece di parlare di difetto cognitivo, come aihmè spesso tutt'oggi è consuetudine, si dovrebbe parlare di quello che viene oggi definito come "pensiero divergente", la capacità di dare risposte "diverse" ad una singola domanda, diverse rispetto a ciò che la società si aspetterebbe e ciò che la maggior parte della gente istruita sosterrebbe. Non è assolutamente un caso infatti se alla fine del film quando dissezionano il cervello di Kaspar, oltre a notare una ipertrofia del cervelletto,
i medici denotano anche che l'emisfero destro è più sviluppato di quello sinistro (deformazioni che erroneamente, dato che la vicenda è relativa alla prima metà dell'800, loro ritengono essere la causa della sua "stupidità"). Emisfero destro che, guarda caso, secondo gli studi più recenti è invece la parte del cervello che riguarda l'emotività e in un certo qual modo la creatività della mente umana. Questo aspetto del film almeno per me, è tremendamente affascinante. Il fatto che Herzog, consciamente o inconsciamente, mostri tutto ciò per me è segno di grandissima lungimiranza di un regista che ha saputo porre l'accento sugli aspetti più attuali e misteriosi di questo enigma vivente. Altro che Roussau o Platone, l'intuizione di Herzog mi sembra incredibilmente più profonda delle loro.

trillina  @  17/10/2011 21:02:06
   10 / 10
Film favoloso, commovente e splendido.
Lui è qualcosa di struggente, rimani tutto il film con la paura che possa capitargli qualcosa di male, la sua vulnerabilità è toccante.
Io apprezzo molto Herzog e ho visto parecchio della sua filmografia ma al momento questo è in assoluto uno dei miei preferiti.
Fotografia suggestiva e atmosfere quasi magiche, della vecchia Germania.
Bello, bello, bello...

The BluBus  @  29/09/2011 20:48:12
   8½ / 10
Herzog sempre a livelli molto molto alti..

Gruppo COLLABORATORI JUNIOR pier91  @  24/07/2011 02:08:43
   9½ / 10

Non è poi così calzante parlare di Rousseau e del mito del buon selvaggio, poiché il protagonista della storia non ha avuto rapporti né con la natura né con il prossimo. Ha sempre visto a destra, a sinistra, davanti e dietro di sé solo le pareti della sua prigione. Non è una primitività edenica, è una primitività annichilente, inumana. Eppure l'ingresso nella civiltà si rivela un'esperienza altrettanto terribile ed alienante. Come scendere una scala al buio senza sapere quale sarà l'ultimo gradino. A nulla vale chiedere informazioni lungo il tragitto. Gli interrogativi sono troppo disturbanti e le risposte sono inevitabilmente costruite, sfumate, false. Fra un belato e l'altro del gregge ammaestrato, le parole partorite con fatica da Kaspar raccontano uno spassionato amore per il sapere, chiamiamolo pure filosofia, una dilaniante vertigine, un senso d'infinità incolmabile. Kaspar è l'Uomo per (alta) definizione: animale curioso, tutto nervi ed elettricità, mai pago, sempre anelante.

Invia una mail all'autore del commento Suskis  @  30/08/2010 17:12:50
   8 / 10
Davvero molto bello: sapere che si tratta di una personaggio vero colpisce particolarmente. Una specie di alieno che tenta di inserirsi tra gli uomini, con una sua visione delle cose che è spiazzante. Rousseau o no (di certo Hauser non l'aveva letto!) è notevole che quest'uomo sia esistito ed Herzog non poteva non rimanerne affascinato e, con la sua bravura, affascinare anche noi.

Manu90  @  30/08/2010 16:42:16
   6½ / 10
Sono il primo a mettere un voto così "basso" a questo film. Parto col presupposto che amo particolarmente lo stile e la regia di Herzog, ma questo film non mi ha convinto appieno. Sarà forse la storia, una sorta di "Elephant Man" ambientato nell'800. Ok, è tratto da una storia vera, ma non mi ha appassionato come successo con film tipo "Aguirre" o "Fitzcarraldo". Bruno S. perfetto nella parte, ma credo sia stato anche aiutato dal suo passato XD

Gruppo COLLABORATORI SENIOR elio91  @  28/04/2010 16:53:25
   8 / 10
Tra Rousseau e Platone,Herzog racconta la storia di una delle personalità più affascinanti degli ultimi 200 anni.
Lo fa con grande sensibilità,con sequenze straordinarie e con uno straordinario Bruno S.,perfetto per questo ruolo dato che una storia travagliata e particolare l'ha avuta pure lui.
L'argomento è quello tanto caro ad Herzog del diverso,del freak (Anche i nani hanno cominciato da piccoli viene ricordato nella sequenza del circo).
Volendo usare un paragone che risulta improprio data la diversità stilistica dei due film,questo è l'Elephant man di Herzog.
Ma il paragone rimane improprio perché come Merrick,anche Kaspar Hauser è esistito davvero. E ha trovato una società che lo ha amato e disprezzato,deriso e amato ma mai capito.
Anzi,volendo essere onesti come Herzog è una società che si è interessata alla sua personalità diversa per educarlo secondo le proprie leggi,per insegnargli a pensare e a pregare chi dicevano loro. Salvo poi,visto il suo evidente anticonformismo,tirare un sospiro di sollievo alla risoluzione dell'Enigma: non è come noi. è un diverso per difetto.
Chissà chi ha la vera malformazione al cervello?

2 risposte al commento
Ultima risposta 28/04/2010 22.56.06
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BlackNight90  @  17/04/2010 18:05:33
   9 / 10
Kaspar Hauser canta:
Sono venuto, calmo orfano,
ricco soltanto dei miei occhi tranquilli,
verso gli uomini delle grandi città:
non m'han trovato scaltro.
A vent'anni un nuovo turbamento,
sotto il nome di amorose fiamme,
m'ha fatto trovar belle le donne:
loro non m'han trovato bello.
Benché senza patria e senza re,
né certo troppo valoroso,
in guerra ho voluto morire:
la morte non mi ha voluto.
Son nato troppo presto o troppo tardi?
Cosa ci faccio in questo mondo?
O voi tutti, la mia pena è profonda:
pregate per il povero Kaspar! (P. Verlaine)

Un uomo completamente diverso dagli altri che lo guardano come se appartenesse ad un'altra specie, un uomo fuori dall'ordinario e dalle regole, veramente libero perché in grado di provare empatia con la Natura: Herzog racconta con commosa partecipazione il mito di Kaspar Hauser dandone una personale interpretazione e adattando la sua regia al punto di vista diverso e dunque eversivo di questo buon selvaggio, non limitandosi accademicamente al semplice riferimento rousseauiano, spero, ma svelandone il lato più onirico e magico, quello dei sogni che il cinema permette di rappresentare al meglio.
Credo che la caratteristica migliore del film sia appunto questo scontro tra prospettive diverse, quella forzatamente logica e presuntamente scientifica dei borghesi dell'ottocento, che non possono permettere l'esistenza di un'anomalia come Kaspar per cui lo disprezzano, ne fanno un freak da deridere (qui torna l'Herzog di Anche i nani ecc.), peggio ancora lo vogliono educare, riempirlo delle loro piccole convinzioni e insegnarli cosa credere e come farlo; la prospettiva di Kaspar è più infantile, pura, ancora in grado di sognare, e proprio perché esterna, fuori dall'ordinario, riesce a cogliere quello che gli uomini altro non sono: lupi nei confronti degli altri.
Kaspar (e anche Herzog con la colonna sonora) prova ad aprirsi con la musica, ma tra lui e i "normali" la distanza è troppa.
Può un deformazione del corpo, una piccola distrazione della Natura spiegare tutto questo?
Bruno S. per le sue vicende personali è l'attore non-attore perfetto per interpretare un uomo che veniva dal paese del silenzio e dell'oscurità e che è stato costretto a tornarci nel modo più violento.

Gruppo REDAZIONE VincentVega1  @  15/03/2010 12:33:02
   9½ / 10
Il "buon selvaggio" descritto come se fosse una parabola, un uomo che si prende gioco di tutte le istituzioni e scardina letteralmente una dopo l'altra le nostre povere certezze.

La sua non può che essere una fine tragica, orchestrata da un Herzog immenso e interpretata da un Bruno S. perfetto nella sua innocenza.

Alla fine nessuno ha imparato nulla. Peccato.

bulldog  @  16/07/2009 11:41:29
   8 / 10
Strepitosa pellicola di Herzog.

1 risposta al commento
Ultima risposta 05/09/2009 10.18.57
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Gruppo COLLABORATORI JUNIOR Gilles  @  17/06/2009 00:20:51
   9 / 10
Un inconsapevole anarchico disperde con candore e passione dubbi fra gli uomini, sulle loro idee di verità, di società e di umanità. Guardare Kaspar vuol dire scorgere su uno specchio irriflesso la meschinità e insieme la bontà d'animo di cui sono capaci gli uomini. Da "esterno" alla condizione umana, Kaspar parla meglio di chiunque altro del mondo in cui viviamo e del modo in cui ci siamo rapportati ad esso. Grandissima regia di Herzog.

Gruppo COLLABORATORI JUNIOR Gatsu  @  29/05/2009 21:10:50
   8 / 10
Certo è, che lo stile e il modo di fare cinema di Herzog è esemplare e unico, ma anche particolare e non conforme alle regole. Il suo film, che vede protagonista uno straordinario Bruno S., ci racconta una storia dove il protagonista all'apparenza "diverso" e "inconsapevole" Kaspar, si ritrova a comprendere gli usi e i costumi, le credenze e lo strano comportamennto dell'uomo nei confronti della vita stessa, ogni giorno in maniera progressiva. Tuttavia, non mi ha fatto impazzire tecnicamente e in tutta onestà si poteva far meglio sotto quest'aspetto, e poi alcuni punti andavano approfonditi ulteriormente. La sostanza però rimane, molto enigmatica, tagliente.

Gruppo COLLABORATORI JUNIOR Freddy Krueger  @  10/02/2009 15:17:07
   7 / 10
Buon film, soprattutto la prima parte. Kaspar Hauser è un gran personaggio, caratterizzato con sensibilità e inserito in un mondo bello ma non del tutto accogliente. Herzog ha uno stile unico.

forzalube  @  25/11/2008 16:46:02
   8 / 10
Prendendo spunto da un fatto di cronaca Herzog tratta il mito del buon selvaggio che non accetta le convenzioni e le imposizioni di una società che

Nascondi/Visualizza lo SPOILER SPOILER.
Molte le sequenze riuscite e memorabili

Nascondi/Visualizza lo SPOILER SPOILER; forse il film difetta un po' nel montaggio e nella struttura narrativa perché le varie sequenze risultano un po'troppo sconnesse come se si assistesse ad una serie di episodi a sé stanti.

Gruppo REDAZIONE amterme63  @  01/05/2008 14:11:10
   8 / 10
In Germania nel 1828 avvenne un fatto che interessò tutta l’Europa. Venne trovato un ragazzo dall’apparente età di 16 anni che non sapeva né camminare né parlare. Fu chiamato Kaspar Hauser. Del suo passato non si sapeva niente. Riuscì piano piano a imparare l’essenziale, ma non si inserì mai completamente nella società del tempo. Alla fine, dopo 5 anni, morì assassinato in circostanze misteriose. Ce n’era abbastanza per accendere la fantasia di scrittori, poeti e drammaturghi.
Anche Werner Herzog non si è sottratto al fascino di un tema che racconta di un essere “speciale”, unico, al di fuori di tutte le regole e le convenzioni sociali. A lui non interessano i fatti spiccioli di questa strana esistenza, vuole indagare il rapporto che si è creato fra questo essere “piovuto” sulla terra e il mondo che ha trovato dopo il suo “risveglio”. Il film si struttura quindi come una serie di scene distaccate l’una dall’altra, che ritraggono vari momenti anche molto banali. Si approfondisce quindi l’animo dei personaggi e il loro comportamento. Seguendo una logica descrittiva più che rappresentativa, nel film s’inframezzano piccole scene in cui la protagonista è la natura (personaggio dei film di Herzog tanto importante quanto le persone in carne e ossa). Il ritmo è molto lento, giusto per scandire il ritmo di vita di quell’epoca e far venire a galla l’atmosfera dei luoghi. La fotografia è splendida: le immagini sono tutte nitide, precise, ampie, luminose, con colori pieni, cariche di estetica. La Germania dell’epoca Biedermeier è ricreata molto bene, con la sua atmosfera immobile, provinciale e sonnacchiosa. A volte le scene sembrano riprese da pitture dell’epoca, con accenni alla pittura di Kaspar Friedrich. Sulle scene più introspettive domina la splendia musica di Pachelbel, Albinoni, Orlando di Lasso e Mozart. Soprattutto la scena iniziale con un campo di grano verde spazzato dal vento, con le magnifiche note del Canone di Pachelbel e la didascalia: “Non sentite questo terribile rumore che chiamate silenzio?”, mi è rimasta molto molto impressa.
Herzog sceglie sempre attori speciali per i propri film: per poter rendere al meglio il personaggio di Kaspar ha scelto un non-attore: Bruno S., all’epoca famoso per essere stato oggetto di un documentario basato sulla sua vita, vissuta fra il riformatorio e il manicomio. Certamente lui sentiva benissimo il senso di estraneità ed esclusione che caratterizzava Kaspar e lo poteva rappresentare al meglio, attingendo alle proprie esperienze. Per avere lui, però, Herzog ha forzato la veridicità della storia, visto che Bruno S. aveva più di 40 anni; non era certo un sedicenne.
Herzog descrive il tutto in maniera distaccata, stando però dalla parte di Kaspar. Lo studipo non è lui ma la gente che lo circonda. Kaspar entra in contatto con le autorità e la gente di paese, con scienziati e studiosi, con religiosi e atei, con poveri e ricchi curiosi e infine con l’alta società. In tutti i casi il suo comportamento istintivo, spontaneo riesce a far risaltare la falsità, la pochezza, l’ipocrisia, la prosopopea e la falsa superbia di tutte le categorie. Inoltre per tutti è un oggetto di studio, qualcosa di estraneo, che va in tutti i modi “educato”, “civilizzato” e portato sul retto e logico pensiero. Non sorprende quindi che Kaspar si esprima sempre in maniera negativa sul mondo che lo circonda (“gli uomini sono come i lupi”) e che senta la sua “caduta” nel mondo come una disgrazia, come un grande peso da sopportare. C’è poco sentimentalismo e poco eroismo nella sua figura, ma tanta modestia, spontaneità e semplicità. Il suo rifugio diventa la musica e la fantasia, con splendide visioni di posti esotici come il Caucaso (il realtà la Birmania) o il deserto del Sahara. Su tutte, la visione angosciante di un pendio sassoso in mezzo alla nebbia, con tanta gente che sale faticosamente verso la cima, dove sta la morte.

Gruppo COLLABORATORI SENIOR The Gaunt  @  23/03/2008 12:44:09
   8 / 10
La naturalezza di Kaspar Hauser di fronte ad una società piccolo borghese con i suoi precetti: sia razionali, sia religiosi che Kaspar rifiuta. Un ragazzo che non trova conforto in un modo che non capisce e che, a sua volta, non viene capito. Un corpo estraneo della società alienato dalla sua nascita fino alla morte. Un film cupo e rigoroso, fra i migliori del regista tedesco.

Crimson  @  18/11/2007 21:24:15
   9 / 10
Film straordinario, graffiante e toccante, sulla condizione di uomo puro di pensiero e incontaminato, al cospetto della società circostante in cui viene catapultato ormai adulto.
Kaspar si burla inconsapevolmente dei precetti religiosi, del razionalismo più cieco (la memorabile sequenza del matematico e del suo quesito), della mondanità, e persino della 'scienza' (certo una scienza un bel pò grossolana) nell'ultima magistrale sequenza.
Le sequenze oniriche sono di grande impatto emotivo e riflessivo, specie l'allegoria della montagna.
Interpretato da un superbo Bruno S., Kaspar - l'enigma, è qualcosa che và al di là dell'uomo: un'entità che esprime un modo diverso di guardare la realtà e di affacciarsi alla vita.

2 risposte al commento
Ultima risposta 18/11/2007 21.38.45
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Gruppo COLLABORATORI JUNIOR Requiem  @  13/11/2007 09:18:11
   10 / 10
Uno dei migliori film del grande regista tedesco: Herzog racconta la storia del "ragazzo selvaggio" puro, catapultato nel mondo degli umani.

Lucido e molto pessimista, "L'enigma di Kaspar Hauser", è un vero capolavoro: Herzog alterna momenti concreti e reali con gli squarci onirici delle sequenze indimenticabili dei sogni.
E in più stavolta non c'è Kinski con Herzog ma un memorabile Bruno S., che era davvero orfano ed era stato in riformatorio.

"L'enigma di Kasper Hauser" è uno dei film fondamentali del nuovo cinema tedesco degli anni '70-'80.

Gruppo COLLABORATORI ULTRAVIOLENCE78  @  19/09/2007 14:10:58
   9 / 10
HERZOG E' VERAMENTE UN GRANDE! E' RIUSCITO A RENDERE CINEMATOGRAFICAMENTE L'IDEA DEL BUON SELVAGGIO, DEL CANDIDO, DELL'IDIOTA IN MANIERA SUBLIME E POETICA. BELLISSIMO.

hawk  @  24/06/2007 09:56:21
   10 / 10
capolavoro di romanticismo

davil  @  18/01/2007 16:21:54
   10 / 10
per me è un capolavoro, il miglior film di herzog. Tratteggia la figura del buon selvaggio in maniera incomparabile

Rusty il Selvag  @  07/09/2006 17:45:07
   10 / 10
Il buon selvaggio

L'idea centrale della filosofia di Rousseau è che ogni uomo nasce buono e giusto, e se diventa ingiusto la causa è da ricercare nella società che ne corrompe l'originario stato di purezza. Questo stato originario di purezza è il cosiddetto "stato di natura", ovvero quella condizione propria dell'uomo selvaggio che vive assecondando le sole leggi naturali. Questi concetti vanno a definire la teoria del "buon selvaggio", ovvero la teoria che la condizione migliore di vita sia propria solamente dell'uomo pre-civile.

L'uomo naturale trova in modo innato il giusto equilibrio con il mondo in cui vive, non desidera nulla che non possa avere, guarda il mondo con un'ingenuità benevola che lo porta necessariamente ad agire secondo principi giusti. Tutta la struttura morale delle società civili è quindi, per Rousseau, imposizione arbitraria e artificiale di un codice di comportamento che va a sovrapporsi, cancellandolo, ad uno stato di correttezza morale innata. Il buon selvaggio agisce infatti secondo il proprio istinto, un istinto che si armonizza naturalmente e necessariamente con la realtà che vive (è in questa armonia che si trova rappresentata la giustezza della sue azioni), mentre la società favorirebbe il pensiero razionale che porta al freddo calcolo e al cinismo tipico delle civiltà moderne.

benzo24  @  23/06/2005 12:19:56
   8 / 10
un'opera d'arte completa, piena di immagini che sono dei veri e propri quadri. Herzog crea un film bello e profondo.

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