Rèmy, cinquant'anni, divorziato, si trova all'ospedale. L'ex moglie Louise, chiama il figlio Sébastien a Londra per convincerlo a tornare a casa in questo momento. Sébastien prima esita, poi parte per Montreal per aiutare la madre e sostenere il padre.
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Il predominante tema che marchia "Le invasioni barbariche" è correlato alla morte; al capezzale di un uomo arrivano una manciata di persone, fra cui il figlio ormai distante dal padre. Anche la locandina del film è abbastanza chiara, attraverso il disegno e quindi a delle caricature è espressa un po' la forma di tale produzione di Denys Arcand. Nonostante il fondale mortuario il film cerca di vivere attraverso cose diverse, fra il filosofico e il simbolo politico. Aiuta in tutto una durata relativamente breve e quindi "Le invasioni barbariche" si fa senza troppe esitazioni accettare da più fette di pubblico.
Il rapporto padre/figlio è con il film di Arcand tirato in ballo con una sorta di dinamismo che verte anche in una decente spensieratezza che fa rima con serenità e lucidità. Il dramma è ammortizzato da un alone che possiamo definire notevolmente positivo. Senza queste peculiarità il prodotto cinematografico del 2002 sarebbe stato il solito film serioso e tremendamente stereotipato. L'operazione è portata al termine con onestà e disinvoltura.