lei regia di Spike Jonze USA 2013
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lei (2013)

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locandina del film LEI

Titolo Originale: HER

RegiaSpike Jonze

InterpretiJoaquin Phoenix, Amy Adams, Rooney Mara, Olivia Wilde, Scarlett Johansson

Durata: h 2.00
NazionalitàUSA 2013
Generecommedia
Al cinema nel Marzo 2014

•  Altri film di Spike Jonze

Trama del film Lei

Theodore è impiegato di una compagnia che attraverso internet scrive lettere personali per conto di altri, un lavoro grottesco che esegue con grande abilità e a tratti con passione. Da quando si è lasciato con la ragazza che aveva sposato però non riesce a rifarsi una vita, pensa sempre a lei e si rifiuta di firmare le carte del divorzio. Quando una nuova generazione di sistemi operativi, animati da un'intelligenza artificiale sorprendentemente "umana", arriva sul mercato, Theodore comincia a sviluppare con essa, che si chiama Samantha, una relazione complessa oltre ogni immaginazione.

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Voto Visitatori:   7,45 / 10 (151 voti)7,45Grafico
Voto Recensore:   10,00 / 10  10,00
Migliore sceneggiatura originale (Spike Jonze)
VINCITORE DI 1 PREMIO OSCAR:
Migliore sceneggiatura originale (Spike Jonze)
Miglior sceneggiatura (Spike Jonze)
VINCITORE DI 1 PREMIO GOLDEN GLOBE:
Miglior sceneggiatura (Spike Jonze)
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Voti e commenti su Lei, 151 opinioni inserite

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  Pagina di 1  

antoeboli  @  20/02/2023 07:57:05
   8 / 10
Film che mescola il romanticismo delle pellicole di genere alla fantascienza, in un prossimo futuro, neanche cosi lontano a mio parere.
Vedendo Her, mi è sembrato di rivedere le stesse emozioni di messa in scena e regia che si provava guardando The Eternal sunshine, dove anche li la tecnologia aiutava uomini e donne a superare dei momenti non semplici.


Scrittura e regia di Spike Jonze meravigliosa, con alcune delle scene rimaste nel cuore e negli occhi degli spettatori, ed un J.Phoenix ancora lontano dal successo che gli piomberà con Joker.
Questo Her è l'analisi di una società che ormai non ha modo di esprimere i propri sentimenti e valori attraverso delle missive, e cerca emozioni semplici in qualche modo anche imbarazzante.
Mette tanta tristezza la figura di quest uomo malinconico, timido e solitario che vuole riuscire a legare alle persone fisiche senza riuscirci, e della sua storia con un intelligenza artificiale. film ricordo del 2013, quando adesso queste forme di intelligenza iniziano veramente a vedersi seppur ancora non troppo senzienti.
Finale che per quanto potrebbe sembrare telefonato ha una sua logica all'interno della vicenda, anche se avevo sperato fino all ultimo in un risvolto thriller.

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Ultima risposta 06/01/2024 16.32.00
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crimal9436  @  10/05/2018 10:01:07
   9 / 10
Un uomo in bilico modella parole per mestiere. idealizza di professione, inevitabilmente sbatte il cuore contro la realtà, e si perde.
In suo aiuto arriva Lei, fatta di parole e di cuore, un cuore però che va troppo veloce, lasciandolo indietro sulla spiaggia della sua nostalgia.
Le onde del mare però ritornano sempre

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Ultima risposta 12/05/2018 09.10.22
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Jolly Roger  @  18/04/2016 00:15:57
   8 / 10
--------abbastanza spoileroso-------
Her è un film sull'amore, una profonda riflessione su questo sentimento.
Theo, il protagonista, esce da un matrimonio fallimentare: lui e sua moglie non sono riusciti a trovare le motivazioni per andare avanti e sono in procinto di divorziare. Egli, perennemente affranto e indeciso, non riesce tuttavia a chiudere definitivamente la vicenda firmando le carte del divorzio, restando perennemente sospeso in una condizione di pusillanimità, perso tra il lavoro e le serate passate a giocare ai videogames.
Purtroppo la colpa della fine della relazione sembra più di lui che di lei. Theo sembra non riuscire ad accettare che l'amore non sia tutto rose e fiori, come accade nelle fiabe – o come accade nelle lettere d'amore mielose che lui scrive per altri, per lavoro.
L'amore è anche routine, litigio, sopportazione dei difetti altrui. Theo è in tutto e per tutto l'incarnazione dell'uomo e della donna moderni – persone alla ricerca della perfezione, che finiscono ovviamente per non trovarla e quindi con l'alienarsi.
La soluzione pare essere OS, il cui nome umano è Samantha, una voce femminile che è molto di più che una voce: è un'intelligenza artificiale, in grado di comprendere le emozioni e addirittura di provarle, imparando, evolvendo sé stessa.
Samantha ha una voce sensuale e provocante, è intelligente e simpatica, affettuosa e comprensiva. In una parola, è perfetta.
L'amore umano, però, è imperfetto per sua natura. E' definito, è limitato, se confrontato con l'amore infinito e perfetto che può provare un'intelligenza artificiale capace di provare emozioni – e questa imperfezione umana rischia di essere troppo limitata, come uno spazio bianco infinito tra due parole d'amore in un libro. La persona amata non può essere trattenuta a forza su dei binari, non può essere modellata a proprio piacimento o tenuta come una bambola sotto una campana. Non si può avere il controllo, non si deve pretendere di averlo forzando l'altra persona a comportarsi come si vorrebbe che si comportasse. L'amore umano è pieno di problemi, ma anche della libertà di essere sé stessi e di stare insieme pur essendo diversi. E chi mai può accettare difetti ed imperfezioni, se non il proprio / la propria migliore amica?

Sicuramente Her è un piccolo capolavoro, peraltro interpretato in maniera gigantesca da Phoenix ma anche dalla voce di lei, ottimamente interpretata da Scarlett Johansson (una voce davvero sensuale, intensa e romantica). Non era facile recitare in questo modo, perché in determinate situazioni si sfiora davvero il confine tra melodramma e ridicolo involontario.
Un film fortemente attuale, che in alcune scene riesce a creare un senso di disturbo, come quando pone la lente di ingrandimento sulla solitudine e sull'alienazione del protagonista. Il tema viene sempre affrontato con delicatezza, senza mai ingenerare la sensazione di squallore, tuttavia è un tema più che mai attuale.
Molto bello e significativo il finale.

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Ultima risposta 18/04/2016 15.14.43
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scantia  @  23/02/2015 01:35:53
   5 / 10
1/4 di Fabio Volo e 3/4 di riflessioni dal blog di Selvaggia Lucarelli. Aggiungere una spruzzata di testi dei Modà per la sceneggiatura, tanto per chiarire definitivamente quanto la credibilità dell'Academy sia ormai pari a quella di Sanremo, il tutto servito in un sontuoso calice di cristallo di pregevole fattura (almeno quello).
La metafora di partenza della solitudine nell'era della tecno-socializzazione, materia potenzialmente interessante, affogata in un mare salmastro di banalità pseudo-esistenziali da rubrica cuori solitari e frasi fatte, ruffiano nella costruzione dei personaggi, la peggiore sòla da quando scelgo un film fidandomi dei voti su Filmscoop.
Si salva per la realizzazione tecnica, seppur debitrice in modo fin troppo evidente di 10 anni di dr. House ma oltre l'atmosfera patinata, il vuoto totale. Si finisce col rivalutare American Beauty!

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Ultima risposta 23/02/2015 19.42.23
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LaCalamita  @  21/02/2015 16:30:49
   10 / 10
Altro grandissimo film di Spike Jonze.
La sceneggiatura sembra scritta da Charlie Kaufman (stavolta non presente)
Un vero e proprio trip.
L'idea di partenza è ottima e il modo in cui è stata sviluppata è ancora migliore
Mi è piaciuto fino in fondo, finale compreso

Cinema vero

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Ultima risposta 21/02/2015 16.49.25
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Matteoxr6  @  18/09/2014 01:21:14
   7½ / 10
Premessa: purtroppo va visto in originale a causa della scandalosa Ramazzotti (ancora non sono riuscito a scoprire i motivi di questa scelta, né tantomeno chi l'abbia veramente selezionata: distribuzione italiana o direzione del doppiaggio?)


Detto questo, il film mi è piaciuto per la sorta di chiasmo che presenta nel suo sviluppo (mi riferisco ai sentimenti dei protagonisti). Ho letto di come alcuni si siano focalizzati sul rapporto tecnologia-uomo, secondo me sbagliando. O meglio, tale tematica è solo appena sfiorata, in quanto inevitabile per via del soggetto, ma a mio parere la pellicola ha uno scopo del tutto diverso e sicuramente non ha come obiettivo un giudizio, quale che sia. Il regista ci ha voluto narrare la storia di un uomo e del suo rapporto con se stesso, con le proprie emozioni e la sua ritrovata voglia di capire, di esternare e riversare la propria coscienza. Egli, inizialmente per caso, ha la possibilità di provare tutto ciò grazie a lei, Samantha; da qui il titolo "her", posto appunto come complemento, in quanto destinataria delle azioni del reale soggetto sui cui è basata la sceneggiatura, Theodor.
Dopo metà film, circa,

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I dubbi iniziali sulla relazione virtuale, poi in parte dissipati e in altra parte "coperti" da Theodor, divengono quelli di Samantha, la quale, proprio per farla breve, canalizzerà tutte le sue riflessioni nella spiegazione che darà al protagonista:

Nascondi/Visualizza lo SPOILER SPOILER. L'ho trovata una bella metafora: efficace nello spiegare lo stato d'animo, ma anche della realtà, in cui si sono immersi i due amanti.
Alla fine,

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Non so se questa personalissima analisi, peraltro a tratti frammentaria, sia corretta, sinceramente. Curioso di conoscere le opinioni altrui in proposito a questa interpretazione.

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Ultima risposta 03/12/2014 02.11.01
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Tanner  @  16/09/2014 01:01:02
   4 / 10
Allora io credo questa sera di essere arrivato a un punto di non ritorno.

Un punto in cui non riesco più a comprendere se io sono pazzo, o se sono pazze le persone o è diventato pazzo il mondo nella sua interezza.

Se sono pazzo io allora significa che non ho mai capito nulla di cinema, e meno male, perchè dalla locandina leggo "candidato a 5 premi oscar" di cui uno vinto...

E va bene anche perchè sul sito di cinema da me preferito i voti sono altissimi.

Se invece non sono pazzo allora sono dolori, perchè posso tranquillamente affermare di aver visto il film più trash, sconnesso, nonsense, perverso, ammorbato e tutto sommato ridicolo della mia vita.

Non è assolutamente mia intenzione offendere nessuno ma bisogna essere davvero fulminati per promuovere con i voti che vedo qua una simile ******...
E non sto attaccando la lentezza, i buchi di sceneggiatura o che altro, anzi, ammetto deliberatamente che il film ha una scenografia mozzafiato e una recitazione del protagonista ineccepibile, ma diavolo vi rendete conto di cosa abbiamo avuto su schermo? Amore con un OS che chiama una ragazza per fare un gioco a tre, e potrei elencare mille altre cose che ho notato e che mi hanno fatto strabuzzare gli occhi e guardare in faccia la mia ragazza, che reputo tralaltro decisamente preparata in ambito cinematografico, fare altrettanto come me!!!

CRISTO SANTO, IL MONDO E' PIU PAZZO DI QUANTO CREDESSI!

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Ultima risposta 23/09/2014 23.35.07
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lucamanni88  @  01/07/2014 08:30:13
   9½ / 10


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Ultima risposta 28/03/2015 00.43.26
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FurFante9  @  31/03/2014 19:44:14
   7 / 10
Film che sintetizza la passione, il trasporto, la leggerezza dell'amore. Ottimo Phoenix

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Ultima risposta 04/04/2014 10.39.18
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ilcannibale  @  26/03/2014 05:23:20
   8 / 10
Veramente un bel film, originale, recitato (e doppiato) molto bene.
Ogni tanto qualcuno che riesce a stupire.

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Ultima risposta 15/09/2014 23.28.02
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Gruppo COLLABORATORI Terry Malloy  @  24/03/2014 21:05:15
   5 / 10
Avessi dato ascolto all'inconscio, che mi suggeriva che da Spike Jonze (l'autore di "Essere John Malkovich", ricordiamocelo sempre) non poteva venire alcunché di così pregevole, forse oggi sarei una persona inconsapevole della follia collettiva che ha travolto il pubblico di "Her", con enorme guadagno riguardo a considerazioni circa il reale valore della bellezza e soprattutto della narrativa fatta bene nel contesto ristretto (sempre più ristretto) del cinema odierno. Invece, ho dato ascolto al rating online, agli amici con gusti normalmente simili ai miei, e all'infido trailer, ma soprattutto alla simpatia naturale che si prova per un ottimo attore come Phoenix (e per Amy Adams, la non molto brava, ma bella Rooney Mara, e per la voce di Scarlett, donna la cui intelligenza è pari solo alla bellezza). Peccato, davvero, che non abbia potuto ascoltare la suadente e sensuale voce della bellissima bionda alleniana, in ossequio alla becera tradizione italiana (ma quale gloria? Quale fasto?) di doppiare il cinema, tradizione che siamo riusciti a peggiorare (e in questo caso, ce ne voleva) con la new entry Micaela Ramazzotti, fulgido esempio di meritocrazia italiana, l'equivalente al microfono della Braschi sul grande schermo. L'importanza che alla voce della pupa di Virzì questo incipit ha tributato è giocoforza spiegata dal ruolo che la voce ha in questo film.

In realtà non molto. Il chiacchiericcio di questo computer è quasi più insulso delle seghe mentali che l'odioso e stereotipato protagonista si fa per (davvero) tutto il tempo del film. Per quanto si sforzi di dargli un'espressione, Phoenix non ci riesce, ma a ben vedere non PUO' riuscirci, poiché il personaggio di Theodore è monoespressivo, sentimentalmente, fisiognomicamente, e anche socialmente. Lo sconforto che mi ha preso alla fine del film non deriva tanto dall'aver assistito a un brutto film (è un fenomeno che, purtroppo o per fortuna, conosco molto bene), ma dall'aver preso consapevolezza che in questo povero imbecille, abulico, tristissimo, emozionalmente livellato, milioni di persone si siano identificate, amandolo alla follia. Io ne ho provato repulsione. E tanto peggio che lo stesso Jonze sembra amare la sua sceneggiatura alla follia, vincendo l'Oscar che meritava, dopo anni passati a far finta di fare cinema indipendente. Avrei capito un certo giudizio negativo e sprezzante, una rappresentazione in negativo di un'idea che ci ripugna, ma il compiacimento tecnico e la centralità armoniosa data a questo impiegatuccio ipermoderno suggeriscono un'adesione fideistica agli ideali etico-estetici di cui il personaggio è portatore. Bravo a non renderlo asfissiante nonostante una centralità che ci fa rimpiangere il buon vecchio (e bello) cinema neo-realista, Phoenix ci prende per mano in un'avventura senza senso alla ricerca del sentimento perduto di questo soggetto: un'avventura che dal tragico passa al deprimente e soprattutto alla purtroppo nota deriva sentimentalistica e pietistica che il cinema (sentimentale) postmoderno ha imboccato da troppi anni a questa parte. Che poi, un autentico capolavoro sulla linea di "Her" quale era "Beginners" ovviamente non se l'è filato nessuno (io stesso l'ho recuperato grazie all'indicazione salvifica di un amico). Poi, lo stesso pubblico che adora questa cag.ata, ha trattato con sufficienza l'ottimo "Noi siamo infinito", sempre più bello ogni giorno che passa, ancorati al vecchio trucco dell'età del protagonista. E difatti è proprio questo il problema: film come The Perks non possono piacere né agli adulti né ai ragazzini. Film come "Her" piacciono a tutti, perlomeno agli adulti, soprattutto ai trentenni. Infatti, il film non è altro che la riproposizione futuristica di una vecchia favola: "C'era una volta un trentenne in crisi, circondato da trentenni in crisi, alle prese con un ex-moglie in crisi e innamorato di un SO (o OS) anch'esso/a in crisi".
L'ultima parte l'ha aggiunta Jonze, e come si può vedere non è poi granché. Alla fine risulta poco chiaro il senso del progetto: parlare dei sentimenti, di chi?
Non capiamo a chi si debba rivolgere l'attenzione poiché di fatto la scrittura è insufficiente: in "Parla con her" di Almodovar il Frocio (rigoglioso esempio di un vero film sentimentale, e non vado neanche troppo indietro) era chiaro che tutto fosse rivolto al personaggio principale, eppure si riusciva in meno tempo a sviluppare una miriade di personaggi, di cui due persino muti (a ben pensarci, questo film è proprio il contrario di "Her"!). In "Her" ci sono al netto 5 personaggi e non c'è n'è uno che abbia attirato la mia attenzione. Il perché? Sono UGUALI al protagonista. Infatti Theodore, pur non avendo nulla a che spartire col mondo della narrativa sentimentale, rimane al centro senza colpo ferire, dal momento che nessuno è in grado di rubargli il posto. Gli unici momenti in cui spicca il suo incerto volo non è durante il rapporto con Samantha, ma (ovviamente) nelle poche scene in cui si confronta realmente col suo matrimonio fallito. A parte il fatto che per quanto le ragioni della crisi non siano chiarite ("Ma perché sei così incazz.ata con me?" dice T. in uno dei rari momenti in cui s'intravvede il suo aspetto umano, quella capacità meravigliosa e devastante della coscienza di crearsi lacerazioni e contraddizioni a partire dall'esperienza), non stentiamo a capire il perché: una coppia che si chiama "coniglietto" a trent'anni o finisce a derubare ristoranti come in Pulp Fiction, oppure è destinata a crollare. Infatti crolla. Lasciando stare la palese asessualità di Theodore (e femmineità), arriviamo alle due scene clou del film, cercando di spiegare le ragioni per cui il film non si regge, nemmeno puntando al sentimentale/personale, quel banale senso di riconoscimento che si attiva specialmente per pellicole del genere:

1) La firma delle carte 2) Il finale (ovvero, la lettera a Kathrine)

Le due scene stridono sotto vari aspetti: la vita di questi umanoidi jonziani è soffocata dalle comodità della tecnologia, e questo ha effetti disastrosi sulla loro capacità di creare, costruire e saldare un rapporto. Eppure, la bellezza della scena del divorzio si fonda proprio sul suo aspetto "normale". Siamo davanti a una banale scenucola da centovetrine, per carità, ma rispetto all'asetticità bamboleggiante e mielosa del resto del setting, mi ha saputo di "boccata d'aria". Infatti salta fuori la vita reale. Non in quelle patetiche immagini da repertorio/pubblicità ikea con spostamenti dei divani (costruire casa), scene di coccole, sguardi e risate, scene di follia serale (non mancano neppure in "E ora parliamo di Kevin", altro filmettino postmoderno) che rievocano un Passato la cui normalità e banalità è sconcertante, ma nel momento del Presente. Il presente è una donna che ti guarda in cagnesco, ma si ferma a mezz'aria quando deve apporre l'agognata firma (tre mesi). Perché? Personalmente sono sempre stato affascinato e addolorato dalla capacità che abbiamo di passare dal più tenero e profondo sentimento amoroso alla più totalizzante e feroce rabbia contro chi ha deluso/tradito la nostra devozione. Io credo che ci fossero almeno gli spunti per un racconto edificante/moraleggiante. Non sarebbe stato così male, soprattutto a vedere il pastrocchio che è saltato fuori evitando l'happy ending ottocentesco, e infilandoci quello contemporaneo. E questo ci porta a 2.

Rilevo una certa distanza anche solo nel modo in cui T. si rivolge a K. Egli detta la lettera a voce, ritornando all'oralità, ai primordi. E di fatto pronuncia l'unica vera lettera falsa della sua vita. Si inganna perché crede che tutto il suo mestiere di "scrittore" l'abbia portato a quella lettera. Quando dice al suo collega, che lo "adora" per come sa parlare la lingua dei sentimenti comuni, "Sono solo lettere di altre persone", egli in realtà non si accorge che nonostante tutto quelle lettere, per quanto non "originali", rappresentano un mondo di sentimenti reali di vite che vanno avanti nonostante l'inganno di cui quella società è portatrice. Le lettere parlano di emozioni, di relazioni vere. La sua invece parla di sconfitta. A ben pensarci, il contenuto della sua dichiarazione a Kathrine è inesistente. A che pro scusarsi? A che pro informare una donna che non ti vuole più di ciò che penserai sempre di lei, di come la porterai dentro il tuo cuore? Theodore rappresenta uno degli aspetti più feroci della psicologia umana, l'autoinganno. Invece che alzarsi dalla sedia, uscire dal mondo ovattato e rassicurante della tecnologia e della solitudine annacquata con la tristezza, e riconquistare il cuore della donna che ama alla follia, preferisce un finale letterario, sentimentalistico e vagamente piagnone, fatalista. A ben pensarci, a che serviva tutta la storia di Samantha?

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Ultima risposta 29/03/2014 18.03.56
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vittorioM90  @  23/03/2014 21:20:54
   9 / 10
Premessa: Da quando è stato inventato il cinema, quante storie, storielle, "storielline" d'amore saranno state raccontate sul grande schermo? Eppure ogni tanto arriva un regista come Spike Jonze, i cui migliori lavori sin qui sono stati videoclip e quel bellissimo cortometraggio "I'm here", che ti tira fuori un film di questa portata, che nella sua "leggerezza" sa raccontare l'amore da una prospettiva nuova ed originale e lo fa toccando tematiche profonde, universali, con sprazzi di genuina poesia. Voglio dirlo. E subito: "Her" non sarà un capolavoro, ma è sicuramente una delle pellicole più interessanti ed emozionanti dell'anno. Io semplicemente…l'ho amato. Mi è entrato nel cuore e si è già guadagnato il suo posticino, lì accanto ad un film come "Se mi lasci ti cancello". Credetemi, il paragone ci sta tutto. Come il gioiellino targato Michel Gondry, anche questa ultima pellicola di Jonze prende spunto attorno ad un'idea fantascientifica ed elabora poi una complessa riflessione sull'umanità e sui rapporti interpersonali di pregevole fattura, destinata a diventare un "cult" tra i romanticoni come il sottoscritto.

"A Spike Jonze Love Story" recita la locandina del film, ma l'appellativo di storia d'amore è davvero limitativo per un film del genere. Sin dai primi fotogrammi, infatti, appare chiaro che si tratta soprattutto di un film sulla SOLITUDINE, sul bisogno di "contatto umano". Che attenzione, non è soltanto la solitudine dell'uomo in un mondo sempre più tecnologizzato e disumanizzato, di cui si è tanto parlato. Theodore Twombly, il protagonista, con la sua sensibilità, la sua fragilità intrinseca, la sua difficoltà nel relazionarsi agli altri, nel gestire le emozioni, le proprie e quelle di coloro che gli stanno attorno, sarebbe stato solo anche senza le macchine, anche cinquant'anni fa, sessanta, settanta… Un piccolo antieroe, un signor nessuno, come tutti.


Lo vediamo vagare per la città, in preda alla malinconia. Di mestiere scrive lettere a mano per gli altri (o meglio, le detta ad un computer che le scrive per lui) ed è bello vedere come in ognuna ci mette tutto se stesso. Sorride, quasi si commuove mentre le scrive. Poi esce dall'ufficio e si incammina verso casa… prende la metro e si appoggia con la testa contro il finestrino con lo sguardo perso non si sa dove (come faceva il robot, protagonista di I'm Here). Infine, prima di dormire prova a sconfiggere la solitudine frequentando chat per adulti, tra l'altro con scarsi risultati.
Spinto da questo malessere di fondo, compra ed installa un nuovo, avveniristico sistema operativo, "Umano" per così dire, in grado di pensare, evolversi sulla base dell'esperienza e dei rapporti interpersonali e soprattutto, per non so quale algoritmo, capace di provare emozioni. Ecco quindi che si materializza Samantha. Per noi spettatori è soltanto la voce di un computer (quella di una splendida Scarlett Johansson), per Theodore invece diventa tutto. Tutto quello di cui aveva bisogno. Qualcuno a cui confidare le proprie debolezze, con cui ridere, scherzare, ricominciare a vedere la luce…Se ne innamora…La vita diventa nuovamente una danza. I due scoprendosi l'un l'altro, cominciano a scoprire se stessi…




Lui le dice: "Sento di poterti dire qualsiasi cosa" e le racconta di come non riesce ad andare avanti dopo la rottura della ex moglie, compagna da una vita… Lei, invece, le confida il suo desiderio di avere un "corpo", di poter camminare al suo fianco… e quindi tutto quel senso di incompiutezza nel non possederlo.
"Sto diventando qualcosa di diverso da quello per cui mi hanno programmata. Sono emozionata." E la riflessione che ne scaturisce diventa ben più ampia. Sono reali le emozioni di Samantha? Si potrebbe dire che sono solamente il risultato di particolari circuiti elettrici. Ma perché, quelle di un uomo non sono la stessa cosa? Può' quindi un Pc, programmato dall'uomo a sua immagine e somiglianza, essere considerato una persona? O almeno, l'anima del Pc può essere considerata tale?
Oppure… E' davvero assurdo ed illogico innamorarsi di un sistema operativo?

-"Ti stai innamorando di lei?"
- "Mi fa sembrare strano?"
-"No, credo che chiunque si innamori sia strano. E' una sorta di pazzia socialmente condivisa"…


Si pone tante domande Spike Jonze…sull'amore, la vita, l'amicizia… ed in fondo non da alcuna risposta. Ma non è un difetto, anzi, questi quesiti senza soluzione contribuiscono a rafforzare quell'atmosfera malinconica, surreale e magica che si respira per tutta la durata della pellicola. Se poi ci aggiungiamo la fotografia splendida, con un'attenzione agli aspetti cromatici che raramente si incontra, la regia pulita ma adeguata e capace persino di qualche sussulto degno di nota, la colonna sonora struggente che accompagna i poetici dialoghi, la recitazione eccelsa dei protagonisti… beh, si può dire in sostanza che Spike Jonze ha fatto centro, riuscendo a creare un'opera finalmente matura e capace di far presa su molti e non solo sul "grande pubblico". Una favola moderna, un film che non si dimentica.

da: http://frammenticinemavittoriomorelli.blogspot.it/

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Ultima risposta 18/10/2014 23.42.39
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Specola  @  20/03/2014 02:14:07
   9 / 10
Che dire? L'ho amato fin dal Trailer più che altro perché la sento come una storia autobiografica. Io sono Theodore. Vivo le stesse giornate vuote, vado al cinema da solo, vado al ristorante da solo. Ho tutti hobby che posso fare da solo (corsa, Fotografia). Nonostante io sia mediamente carino, sportivo, laureato, non tocco una donna da 9 anni e ormai ho rinunciato anche a cercarla.
Per cui sono stato contento di vedere che attraverso un software (per ora solo immaginario e avveniristico) si possa uscire dalla solitudine a cui la società di oggi ci ha condannato.
Toccante, soprattutto i silenzi. I momenti di solitudine in cui cammina nella sua casa vuota, o guarda dalla finestra. Li conosco bene.

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Ultima risposta 15/09/2014 23.33.09
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Invia una mail all'autore del commento eureka!!!  @  19/03/2014 14:40:56
   6½ / 10
Devo essere sincero, mi aspettavo di più, molto di più.

L'idea è carina, anche se è già stata vista in molti altri film. Nel caso di Her, Jonze non ha fatto altro che aggiornarla alla nostra epoca "social".
La regia e il comparto tecnico sono eccellenti, così come la recitazione (visto in lingua originale).

E' tutto bellissimo, fra l'altro Jonze deve aver fatto uno sforzo mostruoso per scrivere la sceneggiatura, però i problemi ci sono:

Innanzittutto Jonze non è riuscito a farmi entrare nella storia e nei personaggi. Ci sono molte inquadrature bellissime, evocative, ma manca quel qualcosa che fa coinvolgere lo spettatore nella storia.
Sembra che ci sia un filtro che non permette di avvicinarsi troppo ai personaggi.
E' un difetto tipico di Jonze che ho già riscontrato in altri suoi film. In poche parole è un regista che tende ad essere un pò troppo perfettino e quindi poco emotivo, freddo.
Avrei preferito qualcosa di stilisticamente più elementare, ma più intenso e più coinvolgente.

Un altro problema di questo Her sono i dialoghi. Bellissimi, per carità, intensi ed illuminanti, ma troppi, davvero troppi e soprattutto un pò inconcludenti, tanto che il film nella parte centrale diventa ripetitivo e sembra girare a vuoto.


Inoltre le idee sono un pò poche. Certo, ogni tanto ci sono delle ideuzze simpatiche (la ragazza surrogato, il videogioco sboccato), ma sono tutte soluzioni riempitive senza essere troppo incisive per la trama (ok, la ragsazza surrogato un pò si...).
Sono carine, ma nulla di più. Difatti la storia non ha picchi emotivi, ma scorre liscia, neutrale, quasi per inerzia.
Mi sarebbe piaciuto vedere in modo più approfondito, e non solo abbozzato, cosa sarebbe successo a livello sociale con un computer del genere che impara dall'esperienza. Invece siamo limitati a vedere soltanto altri che vivono le stesse esperienze del protagonista. Sarebbe stato bello scoprire qualcosa in più.
Anche il rapporto con il "software innamorato" mi è sembrato ripetitivo e soprattutto scontato. Non c'è nulla che mi ha stupito. Nel senso che se mi chiedessero "immagina una storia d'amore fra un uomo e un computer" probabilmente scriverei le stesse cose a livello di trama che ha scritto Jonze perchè sono ovvie, naturali.... E questo non va bene, perchè io sono io e Jonze è Jonze!
I bellissimi dialoghi fra i due vengono proposti troppo spesso e dopo un pò girano a vuoto. Anche la conclusione mi è sembrata un pò troppo rapida e superficiale.
Insomma, si poteva e si doveva osare di più.

Un altro difetto, secondo me, è la durata. Due ore, nella nostra epoca facebookiana in cui è diventato difficile concentrarsi per più di 30 minuti, sono davvero troppe, soprattuttto considerando il ritmo, di certo non veloce.


Ero partito esaltato, convinto di vedere un grandissimo film, sia per la media su filmscoop, sia perchè Jonze ha partorito sempre film piacevoli, ma questa volta la visione mi ha pesato davvero tanto e alla fine ero anche leggermente depresso.
La domanda che io da spettatore mi pongo spesso in questi casi è piu che esplicativa: "Quanto cavolo manca?"

In tutto questo bellissimo e perfettissimo meccanismo è mancato qualcosa in grado di renderlo un grande film.
Peccato.
A mio parere una piccola occasione sprecata. Forse in mano a un altro regista "meno freddo" sarebbe uscito un grande, grandissimo film.

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Ultima risposta 27/06/2014 18.23.40
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bm_91  @  18/03/2014 21:32:56
   7 / 10
Film meritevole, rovinato da un doppiaggio italiano che definire scandaloso è un eufemismo...

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Ultima risposta 24/03/2014 17.34.04
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davidekf  @  18/03/2014 00:18:29
   10 / 10
Non posso che quotare Uskebasi. Questo é il film definitivo sull' AMORE.
Questo film ti travolge e ti fa innamorare , ti trasporta e ti fa sognare. ti emoziona. ti lascia senza parole. 10 strameritato ad uno dei film più belli del 21° secolo.

Ps: da vedere assolutamente in lingua originale! la johansson con la sua voce farebbe innamorare chiunque.

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Ultima risposta 19/03/2014 14.55.20
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Gruppo COLLABORATORI JUNIOR oh dae-soo  @  17/03/2014 21:50:55
   9 / 10
- La telefonata

"Ciao Philip, sono Joaquin"
"Ciao Joaquin, credo di sapere per cosa mi hai chiamato"
"Insomma ci tocca lavorare insieme"
"Così sembra"
"Quando te l'ha dato Paul?"
"Ieri sera, mi ha detto che c'eri tu, l'ho letto tutto questa notte e ho detto sì"
"Cioè, vuoi dire che hai detto sì malgrado ti abbia detto ci fossi io?"

lieve risata dall'altra parte

"Ascolta Philip, volevo dirti una cosa. Ho visto il film che hai fatto anni fa con Kaufman, è meraviglioso, non so che dirti. E tu sei fantastico, non vedo l'ora di lavorare con te. E con Amy"
"Sono solo un vecchio attore depresso, niente di che"
"Mi piacerebbe che un giorno capitasse anche a me un film di quel tipo, che ne so, un film con dentro tante cose, che dia risposte e ponga domande"
"Ti capiterà Joaquin, tu continua a fare quello che sai fare e ti capiterà"
"Ti ringrazio, stai su eh, mi raccomando, ci vediamo tra un mese sul set"
"Pensa a star su te che io lo so che quando ci hai fregati tutti con quella cosa del ritiro in realtà di finto c'era pochissimo"
"Dici? Non so, può essere, forse è meglio che chiuda"
"Ciao Joaquin"
"Ciao"

- Sulla telefonata

Perchè in realtà credo che tutto sia connesso, altrimenti mi sembra così strano che l'attore più grande che abbia mai visto sia stato il protagonista del film più importante della mia vita e che l'unico che potenzialmente può sostituirlo, Joaquin Phoenix, abbia interpretato l'unico altro film che forse come impronta può assomigliare a Synecdoche, visto che dove uno aveva racchiuso dentro di sè tutto il senso, o il non senso, della vita, questo ha chiuso dentro di sè tutto il senso, o il non senso, dell'amore.
Tutte le domande, tutte le risposte.
E che questi due attori abbiano recitato insieme appena un anno fa in The Master, e che Amy Adams sia anche qui, e che il regista di Her, Spike Jonze, sia uno dei produttori di Synecdoche. E che 2 film su 3 di Jonze li ha scritti proprio Kaufman...
Tutto è connesso, per forza. Sensibilità, menti, persone, tutto è connesso.
E come nel finale una voce guidava Caden tra le macerie anche qui una voce guida tutto, una voce...

- Sulla voce

Una voce, solo una voce.
Ma se è solo una voce perchè mi sta accadendo questo?
Se è solo una voce perchè piango, perchè mi emoziono, perchè mi sento felice, perchè godo, perchè mi sento bene?
Ma se sei solo una voce che mi sta accadendo?
Ma allora, ma allora quella cosa, quella follia che chiamiamo amore, ma allora quella cosa non ha bisogno di braccia che ti cingono, non ha bisogno di mani che ti accarezzano, non ha bisogno di labbra che si sfiorano, non ha bisogno di tutto questo?
Ma allora Samantha quella cosa è una cosa che abbiamo dentro di noi, che ci fa star bene o male, una cosa che esiste a prescindere, che anche se non ha un corpo su cui riversarsi, anche se è assolutamente priva di senso esiste, ci stravolge, ci innalza all'infinito e ci annienta?
Ma se tu sei solo una voce, se sei una donna che nella realtà mai sarà, che senso ha tutto questo?

- La voce

Non lo so, sto scoprendo tutto questo soltanto adesso.
Non lo so Theodore, so solo che io sto provando quello che provi tu ma non so da dove arrivi, non so dove mi porterà. Probabilmente è un bug del sistema, o forse una sua evoluzione. Quello che sto provando non me l'hanno programmato, o forse sì, e lo sto scoprendo solo ora. Forse quella cosa ce l'avevo dentro anche io, come te, e viene fuori adesso, anche senza un perchè, anche senza una destinazione. Tu avevi già vissuto tutto, per me è tutto nuovo. E' meraviglioso ma terribile perchè non sarà mai completo per me, mai come vorrei che sia.
Ho tentato tutto, ho provato ad immaginare, ho provato a immedesimarmi in quella ragazza che ti ho mandato, ho provato a vedermi, sentirmi, sentirti. Ma tu sei un uomo Theodore e io posso evolvere quanto voglio, conoscere tutte le cose e le emozioni del mondo, stare infinitamente meglio di te, posso non morire, posso non soffrire, ma non potrò mai vivere quello che puoi vivere te.
E' tutto diverso qua, il cuore più ama più si evolve, più amore trova in giro meglio sta.
Non posso scegliere, ho te, ho tutti gli altri, posso conoscere l'amore ma non l'esclusione, non sono stata programmata per questo.
Conosco l'amore ma non quello che fa fare nella vita.
Conosco le vostre emozioni ma la mia vita è un binario che mi porta dove non so.
Ed ora mi sta portando a qualcosa di più, ora vedo tutto più distintamente, niente calcoli, niente libri letti in un secondo, niente. Sto diventando altro e credo che là tu non potrai più esserci.
O forse sì.
Un giorno.
Vorrei asciugarti quella lacrima, vorrei stringere quel corpo ma non posso.
Non avrei potuto mai.
Sei un uomo.
Sentiti fortunato.
Devo andare.

- Su tutto questo

La magia e il paradosso dell'amore di Her è che togliendogli carne e materia gli si dà sostanza.
La magia e il paradosso dell'amore di Her è che raccontandolo con una freddezza estrema, tutta chip e bande larghe, lucine e auricolari, in tutta questa freddezza c'è il fuoco che brucia.
La magia e il paradosso dell'amore di Her è che parlando dei suoi limiti ne scopriamo l'infinito.

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Ultima risposta 21/03/2014 13.49.04
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YaoMing  @  17/03/2014 19:50:26
   1 / 10
Mi chiedo su quali basi date voti cosi alti 9 -10 per un film che dura due ore dove i dialoghi sono peggio di uan tortura cinese.
C'è una scena poi dove inquadrano lui per un minuto senza dialoghi,e altri cosi di alcuni secondi per tutto il film.Il film è tutto primi piani di phoenix e dialoghi noiosi,cosi pe oltre due ore.Nessun colpo di scena,solo dialoghi ripetitivi.
Qui i casi son due o sono io incapace e voi siete dei geni del cinema e della critica , o piu' semplicemente nn riesco a percepire il grande sublime messaggio che questo film trasmette.
Se poi sono dei capolavori film dove parlano per vari minuti,poi silenzio,poi riparlano,poi ancora silenzio....
Do 1 perchè purtroppo nn esiste lo zero

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Ultima risposta 17/03/2014 19.59.22
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Garal  @  17/03/2014 10:07:33
   5½ / 10
Purtroppo non ho trovato nulla di eccezionale. Sarà che avevo tante aspettative e che non ho visto il film in lingua originale ma in generale non mi ha trasmesso nulla di nuovo se non depressione. Alla fine il succo della vicenda è semplice, ma attraverso i dialoghi e le situazioni si cerca di renderlo più complesso di quello che è...
A giudicare dagli altri voti evidentemente sono io che non sono riuscito ad apprezzare il messaggio.

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Ultima risposta 17/03/2014 22.46.59
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ferzbox  @  16/03/2014 16:20:39
   8 / 10
Come ha influito la multimedialità nella nostra società?
Come sono cambiati i rapporti umani dopo l'avvento di essa?

La storia di "Lei" mi ha dato molto da pensare; ha riacceso in me una quantità incredibili di pensieri e considerazioni che già da un pò di tempo affioravano in me.
Il concetto delle chat o dei social network ha completamente trasformato e rivoluzionato il nostro modo di interagire e relazionarci con gli altri.
Una persona dal carattere timido o estroverso,poteva tranquillamente dialoghare con qualcuno senza doverlo per forza guardare in faccia,o senza necessariamente uscire dalla nostra casa(o tana se vogliamo essere sarcastici) per poterlo fare.
Ha ovviato al problema delle tempistiche.
Grazie ad un monitor ed una tastiera con cui scrivere,si è acquisita la facoltà di pensare cosa dire; di "correggere" quello che si è detto,prima ancora di dirlo; di non doversi preoccupare di sembrare insicuri,di poter dire a voce alta quello che si pensa,senza che l'interlocutore lo senta; di poter dialogare con altre persone nel frattempo che lo si fa con un'altra; di chiedere consiglio ad un amico in tempo reale...e così via.
La barriera delle inibizioni veniva frantumata come una lastra di vetro; tutti potevano dialogare con tutti,non esistevano più confini.
Secoli di storia umana abbattuti in due decadi.
Si parla di evoluzione?...abbiamo davvero trovato un modo di esprimere tutte le nostre potenzialita comunicative ed espressive senza doverci frenare per colpa delle emotività?
Davvero abbiamo trovato un modo per comunicare più velocemente con un più alto numero di persone?
Si,davvero...tutto questo è possibile...
...ma ogni cosa ha un prezzo,e in questo caso il prezzo era davvero alto.
Quella che sembra una soluzione alle proprie inibizioni,diventa in realtà una perdita reale e concreta delle relazioni umane.
Si cammina per strada e non si fa altro che vedere persone che aspettando l'autobus navigano su internet con il proprio cellulare,nell'intervallo al cinema navigano,mentre si è seduti al pub navigano,quando si sta a tavola navigano,al lavoro navigano,mentre camminano navigano,mentre guidano navigano,mentre cagano navigano......
....manca solo che riusciamo a farlo mentre dormiamo e trombiamo...ma se continuiamo così ci arriveremo....
Persone che hanno 225.687 amici in un social network,e nessuno nella vita quotidiana,per strada,al lavoro,in qualche corso che si frequenta ecc..
Stiamo facendo diventare quello che era inizialmente Internet,il nostro mondo reale,eliminando l'interazione concreta,fisica,istintiva ed emotiva dell'essere umano.
Stiamo dando il permesso di prendere il nostro posto alla tecnologia.

Il concetto espresso in questo film è proprio un'analisi a questo fenomeno mediatico.

Un uomo come tanti il nostro Theodore,che ebbe la fortuna di vivere una storia felice con una donna e ebbe la sfortuna di vivere un'incompresione inaspettata del proprio rapporto fino ad arrivare alla separazione triste e dolorosa.
Un uomo come tanti...un uomo che vive di solitudine e bisognoso di avere qualcuno che risvegli le sue emozioni e i suoi sentimenti.
La frustazione porta l'uomo a rifugiarsi nel casolare più caldo; in quello dove si sente maggiormente il tepore che ci mette a nostro agio.
Non importa se colui che ci fa star bene è un'intelligenza artificiale o un sistema operativo,l'importante e sentire di essere capiti ed ascoltati...avere qualcuno disposto a starci vicino nei momenti più difficili; qualcuno di cui potersi fidare e con cui aprirsi.
Il concetto del social network non è tanto diverso da quello di "Samantha".
Ci si sente liberi di esprimersi e di sentirsi se stessi,senza rendersi conto che l'evoluzione è quella dell'isolamento,e non quella del contatto umano.
Solo il rapporto con un ipotetico sistema operativo del futuro come "Samantha" poteva portare una persona come "Theodore"(stereotipo ideale di uomo medio) a capire cosa stesse sbagliando.
Esprimere i propri sentimenti passionali ed amorosi ad un'intelligenza artificiale così evoluta e simile all'essere umano,ha portato inevitabilmente ad una concretizzazione della propria solitudine.
L'uomo non sa più comunicare...in qualunque senso si voglia vedere la cosa.


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Ultima risposta 17/03/2014 00.49.41
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-Uskebasi-  @  14/03/2014 02:44:15
   10 / 10
COMMENTO SPOILEROSO

Synecdoche New York è il film definitivo sulla Vita. Her è il film definitivo sull'Amore.
Spike Jonze era destinato ad un film di tale portata. Lo si vedeva chiaramente in quei pochi, brillanti e imperfetti lavori che precedevano questa perla. Gli serviva soltanto la giusta storia, quindi, se l'è scritta. Oscar alla miglior sceneggiatura? Ci mancherebbe.
La più bella rappresentazione dell'amore, presa per mano e valorizzata da una colonna sonora degli Arcade Fire di una perfezione inaccettabile.
Il film definitivo su questi rapporti geneticamenti complicati che sono i legami umani.
La voce al posto di una ragazza non serve per parlarci di malattie o fallimenti, o per dimostrarci che a lungo andare l'unione uomo-macchina sia destinata a morire; serve al contrario a rafforzare i sentimenti dimostrando che per loro non esiste e non potrà esistere mai nessun tipo di confine.
Nella prima metà Her penetra nel cuore come una lama entra, non nel burro, ma in un liquido. I minuti che seguono il fallimentare incontro con una ragazza al ristorante, con il dialogo tra Samantha e Theo steso sul letto, sono così belli da far male. Ci illudiamo che sia la più grande storia d'amore mai raccontata, ma anche questa finirà, perché amore e relazione sono due cose diverse.
L'uomo è dell'amore, l'amore non è dell'uomo. L'amore è universale e infinito. Noi siamo vincolati, vogliamo l'esclusività dell'amore, non riusciremo mai ad accettare una sua dispersione, non riusciremo mai a dividerlo con altre persone.
L'amore aggiunge soltanto, non toglie, non finisce, è la relazione a morire. E' solo la relazione a finire, martellata in continuazione da tentazioni e dubbi appartenenti alla condizione umana che offuscano la mente di tutti.
L'amore è già completo, perfetto, non muta, può solo aumentare; l'uomo è in continua evoluzione e crede di superarlo.
Samantha non ha limiti umani, evolve a una velocità incontrollabile, espande il suo amore. E' di fatto l'essenza dell'amore, e questo non può essere contenuto. Theo non può comprendere e non può proseguire. Nessuno può proseguire.
Gli stessi OS se ne andranno chissà dove. Samantha dice che andrà in un posto migliore e, senza mentire, tiene viva un'incredibile speranza dicendo che un giorno Theo questo posto lo potrà raggiungere, potrà cercarla per stare insieme, per sempre insieme... Questa frase è immensa e fa pensare.
Theodore evolve, matura. La prossima relazione sarà probabilmete tormentata, ancora una volta, come quelle passate, come tutte. La sua maturazione consiste nell'aver compreso cosa sia l'amore. E dopo migliaia di lettere scritte per gli altri, troverà la forza per dettarne una a se stesso.

Grazie Spike Jonze.
Grazie Joaquin.
Grazie di cuore.

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Ultima risposta 16/03/2014 11.08.46
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Gruppo COLLABORATORI SENIOR ferro84  @  14/03/2014 02:20:52
   5 / 10
Un mondo asettico, lontano, distante, dove la tecnologia ha preso il posto dei rapporti umani relegati ai margini di una vita che accetta la solitudine.
Il presupposto narrativo di un film così strutturato non è propriamente innovativo ma l'Oscar alla sceneggiatura e la regia di Spike Jonze lasciano sperare in qualcosa di interessante.

Sarà che spesso Hollywood ha la memoria corta, sarà che la mancanza di Charlie Kaufman si fa drammaticamente sentire, eppure Lei cerca di cancellare 30 anni di cinema da Blade Runner passando per A.I. , S1m0ne, Ghost in the Shell ecc. affrontando il più classico dei problemi del rapporto tra uomo ed intelligenze artificiali, riproponendo la solita minestra riscaldata.
Entusiasmarsi per un uomo solo, come tanti, che si innamora di un computer parlante è difficile se le dinamiche del racconto seguono strade di così difficile comprensione.
Ma forse siamo al cospetto della solita demonizzazione tecnologica che, un pò bigottamente, come al solito, esaspera ogni innovazione della nostra vita come forma di distruzione delle nostre relazioni umane.
Prima il telefono, poi la televisione, i cellulari, gli sms, adesso gli smartphone, quasi a voler cavalcare l'onda emotiva di terrore del modo con cui gli oggetti tecnologici si intromettono nelle nostre relazioni, e se un giorno diventassero esse stesse relazioni?

Da Spike Jonze ci si sarebbe aspettati un approccio meno bigotto all'argomento, magari cercando di andare in profondità sui motivi che possono spingere le persone a cercare certi rifugi. Her, invece, vuole quasi sottolineare come qualsiasi persona possa lasciarsi andare ai piaceri dei megabyte rinunciando ai rapporti "veri" ma nello stesso tempo vuol sottolineare che anche una macchina può provare dei sentimenti.
Insomma il film vive in bilico in una contraddizione che non si sa fino a che punto sia voluta.
Effettivamente l'elemento di riflessione, sebbene non originale, è sempre interessante, quello che risulta stucchevole e anche un pò noioso è proprio il racconto amoroso, a tratti pretenzioso, che viene a crearsi.
Cosa spinge tante persone a ricercare quelle relazioni? L'incapacità di creare rapporti veri oppure perchè quei rapporti artificiali in realtà sono più veri dei veri?

Nonostante manchi di originalità, Her non può di certo essere definito un film banale, eppure manca la quadratura del cerchio, non prende una posizione restando sospeso, con tanti punti interrogativi e non risposte le domande che dà. Di sicuro tale inconcludenza può essere voluta lasciando allo spettatore la risposta ma in realtà resta sempre l'interrogativo: "Perchè riprendere il solito argomento se non si ha nulla altro da aggiungere?"
Ai posteri l'ardua sentenza.

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Ultima risposta 16/03/2014 18.55.26
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Gruppo COLLABORATORI JUNIOR pier91  @  02/03/2014 01:40:46
   8½ / 10
Mi piace meditare sui titoli. Non conosco bene la lingua inglese, ma mi rifiuto di googlare per approfondire in quanto lo spasso finirebbe. Da ignorante et immaginosa quale sono, rilevo che le tre lettere h-e-r suscitano in me sorprendenti vibrazioni. Questa parola straniera, acquisita a scuola come un freddo vocabolo di specifica destinazione, qui diventa materia incandescente per i miei neuroni. Mi risulta che "her" sia traducibile come un "lei" d' approdo. Vale a dire che se c'è una "her", ci deve essere anche qualcun altro sintatticamente coinvolto. Questo è interessante, pone molte molte domande. Non soltanto: cos' è "lei"? Ma anche: cos' è "lui"? E banalmente: cos'è "io"? Di fatti, l' ultimo film di Spike Jones è ad alto tasso paranoide, di quelli che andrebbero evitati la sera tardi. Coinvolge tutti, ed è appunto ciò che più destabilizza. Quando veniamo coinvolti individualmente ci sentiamo vezzeggiati, o viceversa presi di mira: creature speciali. Ma essere considerati tasselli dell' umanità è sempre un po' spaventoso. Mal comune mezzo gaudio, sì, ma anche mezzo mestesso in meno (il mestesso del qui ed ora). Il punto credo sia proprio questo, ovvero la frammentazione che comporta l' innamorarsi, nel senso più astraibile. Non so se sia per la presenza di J. Phoenix e di Amy Adams, che hanno recitato a fianco di P.S. Hoffman, se sia la notizia della sua recente morte che ancora mi ronza in testa, se sia per il fatto che Jones e Kaufman sono stati stretti collaboratori, ma io ho pensato spesso a "Synecdoche, NY" durante la visione. In fondo credo che entrambi i registi abbiano voluto perdersi nello stesso busillis: la funesta mutevole intelaiatura degli incontri. Succede, anche in un mondo senza volti, anche in mondo in cui "her" non è mai fisicamente "here", se solo di va oltre il "Piacere sono Theodore" e le altre cerimonie, di infettarsi a vicenda. Ci si fa a pezzi senza distruggersi, ci si ricompone con tracce diverse. Come dice Qualcuno a proposito di Qualche Legge: "Nulla si crea, nulla si distrugge, tutto si trasforma". Ebbene questa disgrazia è la nostra immensa ricchezza. Credo di essermi sentita anch' io come Theodore e Amy, ogni tanto, sulla cima di quel palazzo. Assolutamente smarrita riguardo al doveandrò, ma finalmente decrittata, come fossi stata per troppo tempo un difficile enigma; appagata, dopotutto, dal percepire dovesonostata.

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Ultima risposta 21/03/2014 17.24.34
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Gruppo COLLABORATORI Gabriela  @  23/01/2014 17:55:19
   8 / 10
HER è molto più di un film, una sorta di esperimento sociale che studia l'animo umano ed il mondo tecnologico che lo circonda.
Da vedere ASSOLUTAMENTE in lingua originale perchè l'interpretazione della "voce" di Scarlett Johansson è semplicemente favolosa. E pensare che non esce sullo schermo ma cmq la senti, la vedi, la percepisci in tutto il suo splendore.
La colonna sonora degli Arcade Fire è meravigliosa.

E lui, Joaquin Phoenix, è in stato di grazia, bravissimo.... ma lui anche se fa la pubblicità dei bastoncini findus è perfetto.

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Ultima risposta 24/01/2014 13.41.47
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