la voce della luna regia di Federico Fellini Italia, Francia 1989
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la voce della luna (1989)

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locandina del film LA VOCE DELLA LUNA

Titolo Originale: LA VOCE DELLA LUNA

RegiaFederico Fellini

InterpretiRoberto Benigni, Paolo Villaggio, Nadia Ottaviani, Marisa Tomasi, Angelo Orlando, Sim, Syusy Blady, Dario Ghirardi

Durata: h 1.58
NazionalitàItalia, Francia 1989
Generedrammatico
Al cinema nel Settembre 1989

•  Altri film di Federico Fellini

Trama del film La voce della luna

Ivo Salvini, uscito dal manicomio va in giro per una immaginaria pianura padana, dove si imbatte in un pozzo dal quale esce una voce, la voce della luna.

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Voto Visitatori:   7,29 / 10 (35 voti)7,29Grafico
Migliore attore protagonista (Paolo Villaggio)Miglior montaggioMigliore scenografia
VINCITORE DI 3 PREMI DAVID DI DONATELLO:
Migliore attore protagonista (Paolo Villaggio), Miglior montaggio, Migliore scenografia
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Voti e commenti su La voce della luna, 35 opinioni inserite

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VincVega  @  20/03/2020 10:15:16
   6 / 10
Film surreale e grottesco che arriva alla sufficienza soprattutto per la componente scenografica, veramente notevole, per il resto c'è molta confusione. Certi temi vengono aperti senza chiuderli, così come alcuni personaggi vengono introdotti per non farli più apparire. "La Voce della Luna" è felliniano al 100%, ma non riesce a trasportare come vorrebbe e come in altre occasioni passate. Benigni fuori ruolo, meglio Villaggio.

Filman  @  13/10/2019 21:01:26
   7 / 10
Intriso di ricordi di una giovinezza in campagna e di un avventuroso arrivo in città, LA VOCE DELLA LUNA riesce ad ammaliare nonostante la sua vaghezza, nonostante si perda costantemente senza che lo spettatore se ne renda conto. Non sarà il vero testamento di Federico Fellini e non sarà un film che trasporta nel migliore dei modi il suo stile all'interno degli anni 90. Ma è l'ultimo film di Federico Fellini, e ancora una volta ci ricorda che i suoi film sono pressoché unici e inimitabili, e ci ricorda che non tutti sono capaci di rendere letteralmente il cinema pura magia.

topsecret  @  04/07/2017 19:19:54
   5 / 10
Non amo particolarmente Fellini e sono pochi i film che ha diretto che mi hanno affascinato completamente. Non fa eccezione LA VOCE DELLA LUNA, sua ultima regia prima della scomparsa (e parlando di morti, forse non è il miglior modo per ricordare Villaggio), poichè non mi ha coinvolto, lasciandomi indifferente, quasi annoiato, certamente svogliato nel seguirlo fino alla fine. Benigni e Villaggio sono credibili nei loro ruoli, visto che non si discostano completamente da quelli abituali, la storia però procede in maniera lenta, con poca vivacità nei dialoghi e poca presa emozionale, anche se l'aspetto peggiore di tutti è il doppiaggio fuori sincrono e quasi sempre diverso dal labiale.
Per quanto mi riguarda, trovo LA VOCE DELLA LUNA uno dei peggiori lavori nella filmografia del regista riminese.

Oskarsson88  @  04/04/2017 17:59:44
   4½ / 10
Accozzaglia di eventi, situazioni, personaggi, in un due ore di sostanziale grossa noia. Ci sarà poesia, ci saranno messaggi profondi, ma a me ha soltanto irritato duramente.

Gruppo REDAZIONE amterme63  @  10/11/2013 22:47:54
   7½ / 10
"La voce della Luna" è forse l'opera più artistica e astratta di Fellini. Certamente è quella in cui rappresenta volutamente e coscientemente i suoi ideali estetici e artistici, ne fa l'oggetto stesso del film.
Infatti non c'è una vera e propria trama logica e sequenziale. Tempo e luogo sono indeterminati e generici, di fantasia, anche se rimandano al tempo presente (cioè la fine degli anni 80/inizi 90). Troviamo poi quasi tutti i temi cari al maestro: una vivace accozzaglia di umanità di tutti i generi, per lo più un po' stramba e caratteristica, ognuna con un dialetto diverso; il caos creativo prodotto da questa massa di umanità assortita; il senso di appartenenza al passato, un continuo ricordare e confrontare con ciò che era; il fastidio per l'invadenza dei mezzi di comunicazione mediatica di massa, come la televisione e la pubblicità; la constatazione dell'involgarimento del livello culturale generale.
Forse è proprio quest'ultima preoccupazione che ha spinto Fellini a realizzare un'opera che testimoniasse il valore della poesia e dell'arte come il più "sano" mezzo di interpretazione della realtà; un'opera che fosse un invito a "fare silenzio", ad ascoltare più che a parlare, a contemplare più che a giudicare.
Quest'atteggiamento è rappresentato dal personaggio di Ivo e il suo valore comunicativo sta tutto nella sua espressione trasognata, nel suo sguardo meravigliato e ammirato di fronte a tutti i fenomeni della vita, con una particolare attrazione per ciò che si intuisce e non si vede (il fondo di un pozzo, il mondo illuminato dalla luce argentea della luna). Il suo essere isolato e incompreso la dice lunga sul pessimismo e la sfiducia che pervade l'ultima opera del maestro.
Essendo un film tutto basato sulla comunicazione estetica di idee e sensazioni, non ha ritmo o pretesa di coinvolgimento diretto dello spettatore. E' quindi un film da seguire con spirito attento, sveglio e riflessivo. La raccomandazione è di vederlo con calma, magari freschi e riposati. Io purtroppo l'ho visto in una sera in cui ero abbastanza stanco e stressato e l'effetto è stato piuttosto soporifero (e non è detto che questo sia per forza un effetto negativo!).
Ennesima grande opera visiva di Fellini, non facile da seguire e apprezzare, animata dall'appello a non buttare via l'ingenuità e la meraviglia nei nostri rapporti con il mondo che ci circonda.

Fifì  @  14/05/2012 22:54:56
   8 / 10
Bello, divertente e poetico... che dire di più? Un ottimo modo per concludere la carriera cinematografica di un grande maestro.

tris  @  21/06/2011 04:05:32
   4½ / 10
L'eclisse del Maestro. Questo film non mi convince: Fellini scende di molti standard: sceneggiatura molto confusa, una certa sciatteria di messa in scena (specie nell'episodio dell'uomo sui tetti che gli parla della moglie-vaporiera) e di alcuni personaggi, aria di senile retorica. Ha solo il merito di aver profetizzato l'era berlusconiana (ma non solo: è tutta la ns società a imbarbarirsi dopo il capitolo Ginger e Fred). Non ci siamo.

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Ultima risposta 21/01/2012 23.09.30
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Gruppo COLLABORATORI SENIOR elio91  @  12/06/2011 00:32:59
   8½ / 10
Premetto che adoro smisuratamente Federico Fellini; uno dei registi più grandi ed importanti della storia del cinema e sicuramente mi ha insegnato e dato moltissimo. Avevo visto tutto della sua fimografia ma l'ultima sua opera per un motivo quasi folle l'avevo messa da parte,non che me ne fossi dimenticato: stupidamente vedere La Voce della Luna avrebbe rappresentato per il sottoscritto il distacco finale dal mondo del maestro. Quasi come se in virtù del non aver visto il suo ultimo film,Fellini potesse ancora dirigere e regalarmi emozioni. In verità il maestro se ne è andato e questa sua ultima fatica è davvero il suo testamento,purtroppo frainteso e dimenticato da molti se non dai fan ed è un gran peccato. Il rammarico più grande rimane quel film mai realizzato sul viaggio di Mastorna e ad interpretarlo doveva essere proprio Villaggio e allora viene spontaneo chiedersi: c'è anche qualcosa di quel film mai realizzato ne La Voce della Luna? Perché questo lavoro è una sorta di summa dell'arte di Fellini. Ma a pensarci bene non lo sono tutti i suoi ultimi tre film?

Trovo molto superficiali quelli che parlano in maniera snobistica e disinteressata dell'ultima produzione felliniana,come se non avesse alcuna importanza di fronte ai capolavori degli anni '60 e '70. Vero che stilisticamente si avverte un certo rilassamento nello stile e nella verve dovuta però non tanto ad una mancanza di idee,quanto ad interessi che con la vecchiaia si fanno via via più difficili da comunicare con uno stile come quello del Federico nazionale,fatto di eccessi festaiolo,oniricità ed eccessi. Se si prendono in considerazione Ginger e Fred,Intervista e La Voce della luna si noterà che in quest'ultimo trittico il viale dei ricordi del regista si apre definitivamente al percorso della vecchiaia e della morte già cominciato in un certo senso col Casanova di tanti anni prima.
Belle le musiche di Piovani che pur ricalcando Rota,ed era inevitabile,dimostra di essere uno dei compositori più grandi cavando fuori musiche di grandissimo tasso emotivo.

Solitudine,anzianità,morte e l'imbruttimento del mondo odierno sono le tematiche attorno cui girano i due protagonisti de La Voce della Luna,due pazzi: Benigni con un ruolo preponderante è un folle che sente le voci (vero protagonista del film),suo compagno d'avventura è un Villaggio paranoico fino all'eccesso. Il loro viaggio è in un territorio caciarone e tipicamente felliniano ma si nota come le scene di confusione e di ressa del regista si siano tramutate in qualcosa di più "fastidioso" sotto molti aspetti,mentre quando si dedica ai ricordi di Ivo tutto diventa sognante e più poetico.
Come in un fiume in piena inoltre arrivano personaggi da tutte le parti,ognugno con una storia da raccontare e ognuno che riempie con le proprie voci e la propria figura lo schermo,salvo poi lasciare sempre spazio a Ivo che,pur se ogni tanto quasi dimenticato da Fellini in un angolo,ecco che torna a prendersi giustamente la scena. Lui fa quasi sempre da spettatore nella parte centrale del film di un mondo assurdo e incerto in cui la donna che ha idealizzato lo tradisce; la ricerca di Ivo,e non del suo amico Gonnella (grande Villaggio) perso nella paranoia,è votata da domande esistenziali che vengono chiarite attraverso monologhi di rara potenza.
La critica di Fellini è forte anche se sempre col tono grottesco che contraddistingue i suoi lavori finali: la scena della discoteca alternata al ballocol Danubio Blu in sottofondo è semplicemente maestosa e semplice,eppure comunica tantissimo.
E in un mondo folle in cui anche la luna viene imprigionata,luna che è un principio femminino per il protagonista in cui vengono riconosciute tutte le donne della sua vita,è proprio il pazzo a trovare la propria dimensione esistenziale. O meglio,ad averla capita ma a cercarla ancora. Il pazzo che ascolta le voci nel pozzo,il diverso da tutti ignorato e tenuto di poco conto è il vero saggio che nel silenzio trova il senso di tutto e la ricerca di una pace.
Dopo tanto rumore e tante orge visive (e questo non solo in questo ma in tutta la produzione felliniana),l'ultima sequenza dell'ultimo film di Fellini mi ha lasciato dentro una sensazione inspiegabile: la ricerca del silenzio,il silenzio come antidoto a tutto ciò che attorno ci ronza attorno con insopportabile rumore.
Non è filosofia spicciola,è l'ultima parola di uno dei più grandi artisti del secolo scorso che alla fine ci ha regalato un testamento da brividi. L'ultima sua parola è appunto: silenzio. E dopo? Il viaggio di Ivo continua dentro l'ignoto,ad ascoltare i pozzi. Il pazzo ha capito tutto.

Grazie Federico!

_Hollow_  @  10/06/2011 02:17:27
   5½ / 10
Un film che non ha nulla da dire. La filosofia che contiene e che cerca di comunicare tramite i soliti personaggi grotteschi da popolino italiano è spicciola e quasi per nulla poetica come il titolo vorrebbe far intendere, se non per un minimo di poesia intrinseca nella follia dilagante. Fellini ad un certo punto si permette di consigliare di fare un pò di silenzio, in modo da ascoltare l'essenza delle cose, la "voce della luna" dal pozzo. Avrebbe potuto ascoltare il suo stesso consiglio, evitando le 2 ore di un film sostanzialmente inutile.

Invia una mail all'autore del commento Suskis  @  09/09/2010 09:54:23
   5 / 10
Non mi ha convinto per niente. Forse Fellini era troppo nostalgico e aveva troppo da riassumere in questo suo ultimo film, non saprei. Di sicuro ha fatto male a prendere 2 attori ingombranti come Benigni e Villaggio, che normalmente hanno la mia stima, ma che qui continuano a fare i loro personaggi, stonando davvero tanto. E pur conscio che di Italia si tratta, il lato trash del film mi ha urtato parecchio. Magari un giorno lo rivedrò apprezzandolo maggiormente...

Dosto  @  18/08/2010 13:10:50
   9 / 10
Tra i migliori, se non il migliore, di Fellini. Benigni e Villaggio superlativi. Bellissimo il personaggio di Angelo Orlando(sarebbe quello che andava sempre al Costanzo Show, vero?)

Gruppo COLLABORATORI Compagneros  @  07/11/2009 14:58:56
   8 / 10
"Se tutti facessimo un po' di silenzio, forse potremmo capire".
Film molto bello dai tratti marcatamente poetici.
Ultimo film del maestro che chiude certamente in bellezza.
Bravo Benigni e eccellente Paolo Villaggio.
C'è poco da dire, meglio fare silenzio e godersi la visione di questa ottima pellicola.

Gruppo COLLABORATORI JUNIOR Invia una mail all'autore del commento emans  @  08/09/2009 12:45:54
   7 / 10
E Fellini riesce di nuovo a catturare la luna...forse non è un caso sia il suo ultimo film,l'ultimo saluto a un Mondo che non l'ha mai apprezzato al 100 per cento...forse perche autore difficile e controverso che fino alla fine non ha rinunciato a dirigere film difficili,onirici e complicati!
La cattura della luna è un evento che porta tutte le persone a porsi domande sul significato della vita...anche un inedito Benigni si pone gli stessi interrogativi nella splendida sequenza all'interno del cimitero!
Principalmente si parla di amore e di morte...
Alla fine questo è il classico film Felliniano tanto visionario che puo' anche non piacere per il suo lato,a volte,fin troppo grottesco.
Qui non si esagere particolarmente ed è quello che preferisco!

lupin 3  @  27/02/2009 06:20:31
   2 / 10
Mi dispiace andare controcorrente ma devo bocciare questo film...
Ho avuto l'impressione di guardare un film con una trama caliginosa e una sceneggiatura confusa, ne sono rimasto poco coinvolto.

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Ultima risposta 29/11/2011 20.25.08
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sweetyy  @  27/02/2009 05:22:23
   3 / 10
Niente da fare, non mi è piaciuto. Poetico ok.. ma troppo confuso, Benigni non in forma come negli altri suoi film..qui è quasi fuori parte.

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Ultima risposta 08/09/2012 00.01.32
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paride_86  @  08/10/2008 22:31:59
   8 / 10
Fellini ci accompagna nell'immaginifico mondo dei "matti", i freak di provincia tanto cari al suo cinema. Ci fa esplorare un modo di pensare e di vedere completamente slegato dalle convenzioni e ce lo descrive come genuino e semplice, in contrasto con quello delle persona cosiddette "normali". Morale: chi sembra appena sceso dalla Luna può essere migliore di uno coi piedi bien piantati per terra. Ad aiutare il Maestro ci sono le interpretazioni dolci e sofisticate di Roberto Benigni e Paolo Villaggio.

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Ultima risposta 08/10/2008 22.32.40
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Invia una mail all'autore del commento wega  @  21/07/2008 08:46:06
   8 / 10
Testamento "immagnifico" di Federico Fellini. Un ricapitolamento della sua arte degli anni '70, non eccessivamente strampalato come "La città delle donne", ma compatto e coeso come "Il Casanova" o "Amarcord". Un Fellini come ce lo si aspetta, non mancano neppure i terribili problemi di sincro, anzi mi sarei incazzato in caso contrario. Migliaia di istantanee della cultura italiana, dal centro alla periferia. Quotidianità, tradizioni e usanze, da Roma alla pianura padana in compagnia di questi due alter ego Felliniani; quello più sensibile ed artistico che riesce e vuole ascoltare la voce della luna, il personaggio di Benigni, e quello più duro, insofferente ed autoritario, il personaggio di Paolo Villaggio. Bellissimo.

Sanjuro  @  22/05/2008 14:15:37
   6½ / 10
Filmino di un Fellini vagamente retorico, appannato, che non riesce più a creare vortici drammatici o splendidamente comici come in passato. A volte riaffiora qualcosa del più grande regista di tutti, si manifesta la sua onnipotenza onirica, ma nel complesso questo rimane un filmetto minore. Mi pare una versione edulcorata e caciarona del suo splendido "La città delle donne"

Gruppo COLLABORATORI Zero00  @  27/04/2008 15:48:04
   9½ / 10
Fellini all'eccesso. Uneccesso che non disturba, forse un eccesso privato, non per tutti. Ormai la favola fa da padrona, il grottesco è in dosi maggiori, il realismo sono una facciata per alcune scene che diventano indimenticabili chicche. Un film dolce, bello, magico.

Gruppo COLLABORATORI Harpo  @  20/01/2008 20:50:26
   8½ / 10
L'epitaffio di Fellini. Federico, a fine carriera, ci regala una pellicola che trasuda "Fellini" da ogni poro. Visionario, onirico, poetico; molte sequenze rimangono indimenticabili: Villaggio nella discoteca, la Luna portata sulla Terra, la memorabile gnoccara... E poi la bellissima immagine finale, che quasi tende a mostrarci un nuovo Fellini. Non lo ricordavo davvero così tanto bello.

Gruppo COLLABORATORI SENIOR Invia una mail all'autore del commento kowalsky  @  17/12/2007 01:33:53
   8 / 10
Molte cose sono state dette dell'ultimo Fellini, e spesso esaltando il lato poetico dell'opera, che comunque costituisce il perno imperante della vicenda... il film costituisce un apologo per certi versi letterario (i rimandi ai francesi, all'esistenzialismo o al cinema surrealista di Vigo) ed è probabilmente il suo miglior film dopo molti anni... fuori-contesto, invece, Benigni che assurge a spaesato e stralunato Pierrot diventando "creazione felliniana" esattamente come Totò diventò "strumento nelle mani di Pasolini" ai suoi tempi, ma letteralmente magico, inebriante, assolutamente perfetto Villaggio-Gonnella che recita in modo a dir poco superlativo: finalmente valorizzato per il suo talento.
In un certo senso si avverte un'aria (falsa) di deja vu che però coincide con la temporale inquietudine di un'epoca come la fine degli anni ottanta, e le speranze successivamente fallite...
Una sorta di affresco onirico che cala il sipario sulla rappresentazione simbolica (o Pavesiana?) della luna

il felliniano  @  01/09/2007 04:39:03
   10 / 10
"La voce della luna" è uno dei più bei film di Fellini, e uno dei più sottovalutati film della storia del cinema. Ho notato un facile e ingiusto atteggiamento nei confronti dell'ultimo film del regista, nel confrontarlo con i suoi predecessori e considerarlo inferiore quasi soltanto per il fatto che appartenga a un Fellini vecchio e alla fine della sua carriera. Questo mi sa di pregiudizio. Credo, però, che la colpa sia anche di una società troppo "sorda", che non ascolta la voce dell'interiorità e della sensibilità (la voce della luna, appunto), proprio quella società che il regista critica. Questo capolavoro racchiude in sé una sintesi di tutti i temi felliniani principali, ed è un inno alla poesia. Si potrebbe definire, appunto, "poesia visiva". Il film, infatti, non segue una struttura narrativa prosastica, bensì "lirica", nel raccontare il viaggio di Ivo Salvini (Benigni) attraverso sogni e ricordi, tanto cari al regista riminese. "Quanto mi piace ricordare, forse più che vivere", afferma Salvini, alter-ego di Fellini. Il vagabondaggio onirico di Salvini, che gironzola nella campagna inseguendo voci provenienti da pozzi alla luce della luna, ponendosi domande sulla vita, si incrocia, poi, con quello dell'ex prefetto Gonnella (Villaggio), il quale si sente perseguitato dalla "vecchiezza", e da una gigantesca cospirazione, una rappresentazione fittizia, fatta di vane apparenze. La chiassosa piazza è, infatti, il simbolo di una società consumistica confusionaria (circense, per dirla alla Fellini), occupata in futili e precarie circostanze (l'elezione di Miss Farina), in cui l'individualità ha perso tutta la sua forza, sostituita da una alienata collettività, sorda alla voce della vitalità, dell'arte, dell'interiorità, alla voce della luna (parecchi passanti portano cuffie alle orecchie). Il rumore è in continua contrapposizione con il silenzio: alla caotica piazza, con la sua assordante ed eterogenea folla, si contrappone la quieta campagna, con la soggettività e la specificità individuale che essa comporta; le immagini che si danno della onnipresente televisione, della fragorosa discoteca, sono in netto contrasto con i momenti di pura poesia, comprese le citazioni leopardiane (la luna che si posa sui tetti, sui quali sta a sognare lo sposino Nestore). Non a caso Benigni è ripreso in un totale con Pinocchio e l'immagine di Leopardi: il suo personaggio è a metà tra un poeta e un burattino giocherellone. La poesia è la risposta alla società moderna che "non ascolta" la voce dell'io, che vegeta, in quanto assordata dal caos, dal trambusto prodotto dalla Macchina (la motocicletta, la lavatrice, le antenne televisive, i treni). Poesia intesa come volo, come inno alla vita, come ballo, come musica. Meravigliosa è, appunto, la scena del valzer che spezza il frastuono della discoteca. Soltanto i più incompresi (l'operaio dalla lingua indecifrabile), i più emarginati, alla fine, riescono a catturare la luna, quel bagliore di infinito. I politici aggiungono argomentazioni tanto ampollose quanto inutili, il clero dà tutto per già rivelato, in una passiva rinuncia alla conoscenza, e gli scienziati non riescono a dare spiegazioni. Forse, però, non è necessario capire. Basta solo fare un po' di silenzio ed ascoltare. La straordinaria recitazione dimostrata da Benigni e Villaggio, le musiche stupende di un Piovani che molto imita Rota, le simboliche e suggestive scenografie di Ferretti, sotto la direzione del maestro, permettono anche a noi di ascoltare, per un attimo, la voce della luna.

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Ultima risposta 30/03/2008 06.26.07
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Il Messere  @  09/06/2007 20:56:15
   6 / 10
È un'opera minore, quest'ultima del maestro romagnolo. La via mediana tra realtà e dimensione onirica non sembra replicare i fasti del passato ("Amarcord", "Roma", ma anche "Ginger e Fred"). Il lungimirante regista ha però efficacemente profetizzato l'imbarbarimento collettivo ad opera della televisione.

Gruppo COLLABORATORI JUNIOR Invia una mail all'autore del commento agentediviaggi  @  25/05/2007 16:27:27
   7 / 10
L'ultimo film di Fellini, voce sempre più sola e disperata alla ricerca non tanto del senso della vita, quanto del senso della vita in Italia dagli anni 80 in poi. E non è un caso che i protagonisti di questo film siano due emarginati, uno dei quali è uscito dal manicomio, a contrapporsi con la loro semplicità ingenua ma sobria allo stato mentale del Paese, coi suoi riti consumistici e del divertimento fine a stesso (memorabile in questo senso il pezzo techno con la musica martellante di una delle tipiche discoteche romagnole). C'è un pò di retorica e di rin********mento che si può accettare da un grande regista alla fine della carriera, ma credo che sia un film degno della sua splendida filmografia e che Villaggio e il poetico Benigni recitino più che dignitosamente.

John Locke  @  26/02/2007 23:21:47
   8½ / 10
L'ultima perla che ci ha regalato il maestro.
A metà tra Amarcord ed 8 1/2, ma a differenza di questi due con un'atmosfera molto più cupa e un finale molto malinconico.
Guardando le pellicole di Fellini spesso alla fine ci si chiede qual è il senso della vita e in fondo noi chi siamo?
Forse Federico prossimo alla morte aveva trovato la risposta: un popolo di *******.

chiara80  @  24/01/2007 15:01:02
   8 / 10
non vorrei essere fraintesa se scrivo che mi aspettavo di più.
ovvero prima di un film mi informo sulla trama e cerco di capire come poi si potrà svolgere la storia e speravo in alcuni sviluppi un pò più geniali per questa voce lontana, lunare.
comunque Fellini resta sempre nel mio cuore.

Gruppo COLLABORATORI JUNIOR Marlon Brando  @  23/12/2006 11:44:53
   8½ / 10
Ispirato a "Il poema dei lunatici" di Ermanno Cavazzoni, unica opera letteraria contemporanea a cui Fellini si sia mai ispirato, è un film che fa sorridere, ma ha un fondo amaro e sconsolato, forse direttamente collegabile all'anzianità del regista.
E' una lettura della società italiana di fine anni '80 (ritornano alcuni temi de La dolce vita) ed è un film sul bisogno del silenzio in un paese troppo rumoroso e confuso che sbanda senza una direzione precisa per colpa dell'ipocrisia dilagante che si contrappone all'innocenza e alla bontà dei protagonisti. Splendida opera ultima di uno dei più grandi registi italiani (e non solo).

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Ultima risposta 23/08/2007 18.10.29
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quaker  @  15/06/2006 22:29:29
   10 / 10
E' sconfortante che un simile film, vero compendio del genio di Fellini, passi quasi inosservato, abbia qui appena 8 commenti (con il mio) e non susciti, cisì come non ha susitato quando è uscito al cinema, discusssioni, dibattiti, polemiche. Siamo veramente un popolo di *******, come dice il barbuto professore al termine del film?
Si parla tanto del nido del cu**** (peraltro un capolavoro), e Fellini fa un film sulla follia che vale quello di Forman, ma quasi nessuno se ne accorge; ogni tanto (anche su filmscoop) si odono i gridolini di qualcuno in orgasmo per la fotografia di un certo film, e qui Tonino Delli Colli è difficilmente superabile; per non parlare della scenografia di Dante Ferretti, di costumi, della musica di Piovani. Ovviamente F. si avvale di Villagio, Benigni e della solita schiera di facce: facce straordinarie, che non sono il vezzo di un regista squinternato, ma ancora una volta la grandissima invenzione di un genio, purtroppo incompreso o peggio, odiato proprio perchè compreso, e condannato alla damnatio memoriae, cioè alla pena più severa per un artista.
Film assolutamente memorabile per come parla dell'Italia della fine degli anni '80: ma forse per questo dimenticato. Meglio gli sputi in faccia con cui Fellini venne accolto alla prima milanese de La dolce vita che questo silenzio. Ma del resto da allora il livello morale del Paese non è che scivolato verso il basso.
Guardate bene questo film, e vi prego, parlatene, perchè non può essere dimenticato.

1 risposta al commento
Ultima risposta 01/01/2007 03.19.23
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goophex  @  16/02/2006 17:58:57
   3 / 10
Questo film entra di diritto nella mia personale classifica dei film piu' brutti che io abbia mai visto .
Trama inesistente, sceneggiatura confusa, attori bravi ma mal sfruttati, per non parlare di un'atmosfera squallida che si nota per tutta la durata della pellicola.
In conclusione un film senza senso che non ha motivo di esistere.

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Ultima risposta 29/11/2011 20.32.32
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Gruppo COLLABORATORI bungle77  @  30/01/2006 12:36:00
   9 / 10
sospeso tra sogno e realtà... Fellini ci regala un ultimo gioiellino, con un Villaggio strepitoso.

andrea85  @  29/12/2005 13:25:46
   10 / 10
eccezzionale!!bellissima interpretazione di Paolo Villaggio,peccato per la voce di benigni (non so se è un problema del mio dvd o lo è di suo)....poi Fellini è sempre Fellini

controsenso  @  11/12/2005 15:26:35
   10 / 10
L'ultimo grande Fellini, forse ingiustamente sottovalutato.
Intriso di nostalgica amarezza e di poesia. Benigni e Villaggio a rappresentare i suoi due "alter ego" sono magnifici e malinconici.
Ritornano a tratti i temi di Otto e 1/2: il senso della vita, la follia, la morte, i sogni... Ma l'epilogo stavolta è amaro e aspro, di chi evidentemente sente la vita alle proprie spalle...
" Qunato mi piace ricordare, più di vivere! Del resto, che differenza fa?"

Zava  @  24/07/2005 21:52:31
   8 / 10
Davvero molto particolare, specchio del genio di Fellini... sicuramente non sui livelli degli altri suoi film, ma comunque ottimo. l'ultima opera di uno dei più grandi registi di tutti i tempi!

rose celavy  @  31/05/2005 11:47:30
   9 / 10
"Facciamo silenzio"!

Gruppo REDAZIONE maremare  @  25/09/2004 20:10:29
   9 / 10
L'ultimo Fellini, tenero e nostalgico come gli attori che interpretano la doppia anima del Maestro

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