la vittima designata regia di Maurizio Lucidi Italia 1971
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la vittima designata (1971)

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locandina del film LA VITTIMA DESIGNATA

Titolo Originale: LA VITTIMA DESIGNATA

RegiaMaurizio Lucidi

InterpretiTomas Milian, Pierre Clementi, Katia Christine, Luigi Casellato, Marisa Bartoli

Durata: h 1.40
NazionalitàItalia 1971
Generegiallo
Al cinema nel Novembre 1971

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Trama del film La vittima designata

Stefano vive nel lusso grazie ai soldi della moglie, ma, ora che s'è innamorato di una fotomodella, non sa se divorziare o meno. In suo aiuto arriva il conte Tiepolo che gli propone un patto: se Stefano gli uccide il fratello, lui eliminerà la moglie ricca e ingombrante. Stefano rifiuta, ma il conte va avanti col suo piano.

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Voti e commenti su La vittima designata, 12 opinioni inserite

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  Pagina di 1  

CyberDave  @  23/06/2023 11:29:26
   5 / 10
Film che non rientra nel filone del giallo all'italiana, è un thriller che cerca di tenere alta la tensione ma con scarsi risultati.
La vicenda si basa sul protagonista che deve discolparsi dall'accusa di omicidio della moglie, che sembra non lasciargli scampo, però non si riesce mai ad immergersi bene in quel che succede, le indagini fanno acqua da tutte le parti e alcuni comportamenti dei protagonisti sono totalmente senza senso.
Il finale è super telefonato e non convince per niente, cercando di far rimanere lo spettatore con qualche dubbio.

Insomma, un film da ricordare solo per l'ottima colonna sonora, per il resto meglio passare ad altro.

masso4321  @  27/12/2021 09:21:01
   8½ / 10
Il film se lo divora quasi tutto la presenza ipnotizzante di Pierre Clémentima Thomas Millian è in grandissima forma anche grazie al fatto che recita in una delle poche volte senza essere doppiato. Chi pensa che questa sia solo una copia mediocre del film di Hitchcock non riflette sul fatto che il cinema che ha sempre vissuto fin dalla sua nascita di contaminazioni e omaggi. Anche solo il fatto che la storia sia ambientata in Italia tra Milano e Venezia cambia tutti i riferimenti così come diverso è il finale perchè diverso è il percorso interiore del protagonista. Il brano di Bakalov,la cornice della Milano del mondo pubblicitario con le sue donne bellissime, i vestiti anni 70, gli scorci di una Venezia poetica e decadente.
Il ritmo è un po lento ma rimane fino alla fine la curiosità di sapere come finisce

Alpagueur  @  15/01/2021 18:32:41
   7 / 10
Dopo "A Venezia...un dicembre rosso shocking" (1973, di Nicolas Roeg), "Solamente nero" (1978, di Antonio Bido) e "Paganini Horror" (1989, di Luigi Cozzi), film straordinari (soprattutto i primi due), ero desideroso di tornare a respirare le atmosfere 'gialle' lagunari (Venezia è sempre Venezia) e così sono inciampato in questo insolito thriller psicologico, che mi era sempre sfuggito per un motivo o per l'altro. L'industria cinematografica italiana ama Alfred Hitchcock, questo è un fatto comunemente noto, e molti registi (ad esempio Dario Argento) hanno preso in prestito lo stile e gli elementi sostanziali dalla ricca opera del regista inglese per usarli nei loro gialli. I quattro (!) sceneggiatori de "La vittima designata" (Augusto Caminito, Aldo Lado, Maurizio Lucidi, Antonio Troisio) portano ancora di più la loro ammirazione per il maestro della suspense, poiché questo è fondamentalmente un combo-giallo-remake di due dei thriller più iconici di Hitchcock, "L'altro uomo" (1951) e "Il delitto perfetto" (1954). Tomas Milian, tra il periodo degli spaghetti western e quello dei poliziotteschi, interpreta il dirigente pubblicitario di successo Stefano Augenti che desidera vendere tutte le sue azioni per 250 milioni (di lire) ed emigrare in Venezuela (paese che non ha estradizione verso l'Italia) con la sua calda amante Fabienne, una fotomodella. Il piccolo problema, tuttavia, è che le azioni di Stefano appartengono alla moglie Luisa e lei si rifiuta di vendere o addirittura concedere il divorzio a Stefano. Mentre è a Venezia con Fabienne, Stefano incontra l'eccentrico giovane conte Matteo Tiepolo, il quale si presenta con una peculiare proposta. Si offre di uccidere la moglie di Stefano, se Stefano accetta di uccidere suo fratello. Sebbene Stefano non sia mai veramente d'accordo con il piano, Tiepolo va già avanti con la sua parte e uccide comunque la moglie. Stefano ora dipende dal conte per il suo alibi e quest'ultimo aumenta la pressione per portare a termine la sua parte dell'affare. "La vittima designata" è decisamente un thriller approssimativo, abbastanza raffazzonato (il finale lo conferma). Tomas Milian e Pierre Clementi sono eccezionali, le location delle riprese (in particolare Venezia) sono mozzafiato e la trama conosce alcuni momenti di notevole tensione, ma il ritmo è nel complesso troppo lento e la mancanza di azione è piuttosto frustrante. Il regista Maurizio Lucidi non ha lo stesso estro e maestria di alcuni dei suoi colleghi contemporanei, risultando in un film spesso noioso da guardare. Il colpo di scena è prevedibile e, a mio modesto parere, non risolve nulla per Stefano e lo spinge solo più a fondo nella miseria. È interessante però come il film si allontani dal romanzo di Patricia Highsmith e dal film di Hitchcock. Il conte Matteo (Pierre Clementi), come i suoi omologhi della Highsmith e di Hitchcock, proviene da un ambiente privilegiato, libero dalle esigenze di doversi guadagnare da vivere e da un posto nella società. L'infelice marito Stefano era un disegnatore da quattro soldi che sua moglie aveva sollevato dalla totale insignificanza sociale, ora che è ricco (grazie a lei) pensa come un uomo d'affari ma sua moglie lo preferisce così com'era e non lo ama più, dice. Sempre a differenza dei film di Hitchcock qui abbiamo una fotografia ricca e barocca, una grande atmosfera e meravigliose performance di recitazione: Milian e Clementi interagiscono perfettamente aggiungendo all'intera storia un tenue senso di ambiguità che la arricchisce e potrebbe aver portato a percorsi sconosciuti al film di Hitchcock. Venezia e il palazzo del nobile Matteo Tiepolo sono perfettamente metafora della decadenza morale di Viscontiana memoria. Buona direi anche la colonna sonora: la ninna nanna gotica "My shadow in the dark" con il suo fatalistico ritornello "morire, dormire, forse sognare" è cantata dallo stesso Tomas Milian e accompagnata dalle chitarre dei New Trolls (si sentirà all'inizio, alla fine, e in poche scene chiave come quella in cui Stefano, accompagnato da Fabienne, acquista il medaglione col "12" stilizzato a forma di uccello in una bancarella di Venezia, e nello stesso momento Matteo gli mette sopra la sua mano, in quello che sarà il loro primo incontro). Ma non c'è solo questa nenia...tutto il film è impregnato dei violini del maestro argentino Luis Enríque Bacalov, che in certi frangenti mi hanno riportato alla mente le tipiche sonorità di Vivaldi (siamo a Venezia dopotutto...quindi chi meglio di Vivaldi poteva renderle omaggio?) e a cui non sono potuto restare indifferente, con mio sommo (dis)piacere. Eh si, lo ammetto, avevo un po' sottovalutato la colonna sonora de "La vittima designata", invece tutto sommato si è rivelata interessante. Non è potente e devastante (a livello di emozioni e di adrenalina pura) come certe ost di Nicolai e Cipriani o dolce come certe di Ortolani o Morricone, però ti lascia il segno in qualche odo. In combinazione con le atmosfere della laguna veneta fa il suo 'sporco' lavoro. Come dicevo sopra c'è una ricorrenza di questo numero 12 durante tutto il plot (al casino, al secondo incontro, alla roulette, Matteo punta sul 12 rosso e fa perdere 100.000 lire a Stefano...Matteo vuole far uccidere il fratello di giovedi a mezzogiorno, le 12, al 12° rintocco della campana dei 'Do Mori'...Matteo uccide Luisa Monti, la moglie di Stefano, alle 11:22...), non è casuale, il numero ha un profondo significato esoterico (nella mitologia greca gli dei principali del monte Olimpo sono 12, come 12 sono le 'fatiche' di Ercole e il numero dei Titani e delle Titanidi...nella letteratura medievale, 12 sono i Paladini di Carlo Magno e 12 sono i Cavalieri della Tavola Rotonda alla corte di re Artù). Il numero 12 viene considerato il più sacro tra i numeri, insieme al 3 e al 7. Il 12 è in stretta relazione con il 3, infatti la sua riduzione equivale a questo numero (12 = 1 + 2 = 3). Questo numero indica la ricomposizione della totalità originaria. In altre parole indica la discesa in terra di un modello cosmico di pienezza e di armonia. Infatti, il significato del numero 12 indica la conclusione di un ciclo compiuto. Il 12 è il simbolo della prova iniziatica fondamentale, la quale permette di passare da un piano ordinario ad un piano superiore, sacro. Il 12 possiede un significato esoterico molto marcato in quanto associato alle prove fisiche e mistiche che deve compire l'iniziato. Ecco che allora questo background esoterico e mistico del numero finisce per accomunare perfettamente Venezia ed il carattere malinconico, decadente del conte (che sembra quasi provare 'fatica', così come dicevo poco sopra a proposito delle 'fatiche' del 12, anche solo a respirare), in questo che forse è più uno psicodramma che un thriller canonico. Inoltre anche Lucidi, così come Martino ne "I corpi presentano tracce di violenza carnale", sembra voler toccare (senza approfondire troppo però come nell'altro film) certe tematiche di filosofia naturale (Jacques Monod), come il legame tra il caso e la necessità. Infatti così come il killer del film di Martino, anche l'emaciato conte Tiepolo qui sembra voler sottolineare come il primo sia figlio della seconda, per giustificare i suoi ripetuti incontri con Stefano ("tu vuoi sempre sapere tutto, sei sempre così logico, quello che conta è la fatalità, la fortuna" gli dice al terzo incontro all'aeroporto). Il finale è bello, teso, poco prevedibile, e la lunga sequenza finale della fuga di Stefano ricorda molto quella di John Baxter in "A Venezia...un dicembre rosso shocking", anche se l'epilogo del film di Roeg è decisamente più impressionante. Come dicevo sopra questo film è più un dramma psicologico che un giallo/thriller (quindi il voto va dato considerandolo non come un giallo, perchè come giallo 'puro' risulterebbe scadente), che cerca di intenerire lo spettatore con un sentimento antico e importante come l'amicizia (fra uomini), che per Matteo è un sentimento vero, forte, virile e non di degrado, di depravazione, come l'amore fra uomo e donna (Matteo sembra odiare le donne, sparla da subito della sua accompagnatrice vantandosi con Stefano di averla prostituita una volta a Londra e poi sbeffeggia la stessa moglie di Stefano, dopo averla uccisa, dicendogli "come sono povere di fantasia le donne" in riferimento al fatto che lei si era bevuta tutte le balle che gli aveva raccontato durante l'incontro preliminare a casa sua), il problema è che alla fine si tratta di un'amicizia dettata dalle rispettive necessità (anche se il nobile veneziano parla di 'vocazione' ma lui non è disposto solo a dare tant'è che dopo aver ucciso la moglie di Stefano pretende che lui ricambi allo stesso modo, tenendo così fede ai patti) e non da una effettiva e spontanea presa di coscienza di ambo le parti. Lo stesso conte parla a Stefano di "un superbo delitto gratuito", uno scambio reciproco di favori, e sin dal primo incontro è quello il suo scopo. C'è anche una scena, molto toccante, a casa di Stefano, davanti allo specchio (che fa un po' molto il William Wilson di E.A. Poe, con l'alter ego riflesso e il mantello da nobile soldato...) in cui Matteo dice "e guarda, guarda Stefano, tu sei il mio vero fratello, per questo devi essere tu a eliminare quello falso, e d'ora in poi, guardandoti allo specchio, tu vedrai anche me, perchè io ho fatto tutto ciò che tu sognavi di fare, sono il prolungamento d te stesso, la tua volontà in atto!" (le parole stesse ricordano quelle dell'alter ego, buono, del celebre bellissimo romanzo di Poe). Ecco, una cosa che ho notato, in nessuna recensione viene mai accennato a questo parallelismo tra Matteo Tiepolo e William Wilson...questo dualismo metafisico viene rivelato anche attraverso altre perle di saggezza (chiamiamole così) che Matteo non perde occasione di dispensare ad ogni occasione buona al povero Stefano, che non può far altro che ascoltarlo ("Il delitto è un rito, devi uccidere per amicizia, non per odio", "non è me che devi uccidere, ma mio fratello", "io ho ucciso qualcosa che era già morto in te", "siamo come Caino e Abele, ci cerchiamo solo per farci del male, per distruggerci", "no, lui è molto forte, tra noi c'è una maledetta attrazione, non possiamo fare a meno l'uno dell'altro, siamo come una persona sola", "io parlo di mio fratello, da quando esisto lo scopo della sua vita è quello di impedirmi di vivere, vuole distruggermi, sadicamente e lucidamente, vuole convincermi che sono un verme, e questo per sentirsi un essere d'eccezione, vuole schiacciarmi e per questo lo odio e ho deciso che deve morire"). Curioso infine il fatto che l'unico delitto del film sia avvenuto fuori campo (insomma, le ipotesi si sprecano...). Come film drammatico/psicologico è buono, e come tale lo giudico, mentre come 'giallo' non soddisfa le mie attese (non c'è un serial killer, non ci sono traumi scatenanti, non c'è un movente intrigante, l'unico delitto avviene fuori campo etc. solo le musiche e il finale sono piuttosto interessanti). 7 forse è una valutazione eccessiva, ma ci può stare.

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Ultima risposta 27/12/2021 09.36.09
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libero1975  @  25/09/2019 20:25:43
   9 / 10
Goldust  @  23/09/2017 11:01:28
   5 / 10
All'inizio del film il soggetto viene spacciato per originale ed invece ci si trova davanti un aggiornamento più sciatto e volgare del celebre " "L'altro uomo - Delitto per delitto " di Hitchcock. Eppure là c'era un luciferino Robert Walker nella parte del villain, qui c'è un Conte decaduto che sembra Freddy Mercury; là c'erano invenzioni registiche a profusione e una suspance a tratti insostenibile, qui nulla; là c'era un finale che riusciva a stamparsi nella memoria, qua si ride per non piangere. Insomma, non ci siamo. Si salvano solo le belle musiche di Luis Bacalov e dei New Trolls.

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Ultima risposta 23/09/2017 11.08.19
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Gruppo COLLABORATORI JUNIOR Angel Heart  @  21/09/2016 17:38:14
   6 / 10
Lo spunto iniziale sembra ben promettere ma alla fin fine il film è tenuto in piedi solo dalla caratterizzazione del personaggio di Milian, visto che la vicenda anzichè prendere una svolta rimane a girare su se stessa tra il nulla ed il surreale per gran parte della durata.
Il finale poi è abbastanza intuibile e di sicuro non soddisfa pienamente.

Poteva essere un buon thriller psicologico ma sfortunatamente si dimentica in fretta.

peppe87  @  19/05/2013 02:54:30
   6½ / 10
un bel giallozzo con tomas milian in versione originale senza amendola, fa un certo effetto i primi minuti XD

benzo24  @  18/03/2013 13:00:59
   7½ / 10
Ottimo film con due grandi protagonisti.

sweetyy  @  09/01/2013 03:40:18
   6 / 10
Buon giallo che coinvolge appieno lo spettatore.
Delude parecchio il finale, peccato!

Gruppo COLLABORATORI SENIOR The Gaunt  @  15/07/2012 14:06:55
   7 / 10
Molto più vicino all'atmosfera noir che al giallo all'italiana il film di Lucidi possiede come elemento positivo principale la caratterizzazione dei personaggi, specialmente quello di Milian cosi ipocritamente borghese da negare fino all'ultimo la vera essenza dei suoi desideri. Speculare in questo senso è il suo avversario Conte Tiepolo, intepretato dal mefistfelico clementi. Come evidenziato dai dialoghi quest'ultimo personaggio dalle caratteristiche cosi romantiche e decadenti non è altro che la proiezione inconscia del protagonista. Non presenta delle soluzioni registiche di particlare originalità, ma l'intreccio è ben congegnato anche se intuibile nel suo finale, ma come ripeto i personaggi sono ben tratteggiati e vale la pena di dare un'occhiata.

h.chinaski  @  06/10/2009 10:47:34
   8½ / 10
Bellissima questa rivisitazione all'italiana di Delitto per delitto,ottima la colonna sonora(ci sono pezzi di Concertogrosso dei newtrolls,che forse è uno dei più grand album progressive italiano),splendidi miliam e clementi.
atmosfera decadente e disperato
a voi/noi futuri registi che siano questi film fondamenta per la rinascita del cinema italiano!!!
Gloria e vita all nuova carne!!!(non c'entra un *****,ma cosi giusto per dire...)

castelvetro  @  16/10/2008 17:21:26
   6 / 10
Nonostante la presenza di uno degli attori
che più ammiro e di una colonna sonora veramente
fiammante come quella dei New Trolls diretti da Luis Bacalov
(e accompagnati dalla voce di Tomas Milian)
trovo questo film un impresa non riuscita.

Mi sono stupito dai suoi risvolti polizieschi
molto incalazanti, ma non posso di certo dire lo
stesso dal punto di vista del personaggio principale.

Mi spiego meglio, Tomas Milian è un gran attore
e qui ne da piena conferma, ma a mio avviso risulta
mal diretto e in balia di un personaggio in una sceneggiatura
un pò incerta. Lasciamo stare il

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e guardiamo in faccia ai personaggi, la moglie fin dal primo
istante sà che verrà uccisa (ma come è possibile?)
e lui non tenta di dissuaderla...!

Poi perchè avrebbe dovuto scappare con i soldi di lei..?
Questo non viene spiegato, come del resto non si spiega
il piano alternativo del protagonista...

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